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Il fariseo e il pubblicano. La parabola del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio a pregare: Gesù la racconta per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli …Altro
Il fariseo e il pubblicano.

La parabola del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio a pregare: Gesù la racconta per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri.
Se potessi uscire dallo schermo video e incontrarvi direttamente, proverei a chiedere per alzata di mano chi di noi pratica il digiuno almeno due giorni la settimana (io credo che forse ci riusciamo sì e no due giorni l’anno); oppure sarebbe interessante vedere chi di noi versa regolarmente il dieci per cento di quanto possiede in elemosina per la Chiesa e per i poveri.
I farisei lo facevano, e lo facevano sul serio. Erano brave persone, estremamente osservanti: “non sono un ladro, un ingiusto o un adultero”, confessa il fariseo della parabola e non abbiamo motivi per non credergli.
Per questo il finale del racconto di Gesù è sconvolgente: il pubblicano peccatore, ladro per definizione, che si batteva il petto torna a casa giustificato (cioè reso giusto da Dio) a differenza del fariseo, che resta tale e quale come si trovava.
Il nocciolo della questione è che il discorso di Gesù non è un discorso moralistico. Non è questione di atteggiamenti, ma di sostanza.
Questo è l’annuncio di un fatto nuovo che è accaduto, è la Nuova Alleanza che subentra all’Antica.
Nella prospettiva dell’antico Testamento, la devozione autentica consisteva e poteva consistere solo nella osservanza delle regole e delle prescrizioni della legge mosaica: di Dio conosciamo solo ciò che egli ha rivelato, cioè la legge di Mosè. Ecco il motivo di questo rigorismo, che poteva poi facilmente diventare puramente formale, perché la legge chiedeva solo di essere rispettata alla lettera.
San Paolo arriverà a dire che questa è una maledizione, perché il legalismo genera la presunzione, e la fede diventa un commercio: “O mio Dio, io ho fatto la mia parte, adesso tocca a te benedirmi”, “Io ti do, tu mi dai”.
La nuova Alleanza ruota attorno ad un'altra prospettiva: è la prospettiva della misericordia. È Cristo che ha compiuto l’opera, l’unica opera necessaria per la redenzione del mondo: il dono di sé fino alla morte per noi.
La salvezza dunque è un dono puro, e lo può accogliere chi fa spazio a questo dono con l’umiltà e la disponibilità ad una vita nuova, nella prospettiva dell’amore puro e disinteressato. (mons. Andrea Caniato).