Irapuato
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May 1 Saint Joseph the Worker. CCTNtv on June 9, 2011More
May 1 Saint Joseph the Worker.
CCTNtv on June 9, 2011
dvdenise
👏 👏 👏 Merci Irapuato.
Irapuato
Eremitin 🤗 Bitte, bitte.. 😇
Eremitin
thank you, wonderful 😁 🤗 👏
Irapuato
Thursday of the Second week of Easter
Acts of the Apostles 5:27-33.

When the court officers had brought the Apostles in and made them stand before the Sanhedrin, the high priest questioned them,
"We gave you strict orders (did we not?) to stop teaching in that name. Yet you have filled Jerusalem with your teaching and want to bring this man's blood upon us."
But Peter and the apostles said in reply …More
Thursday of the Second week of Easter

Acts of the Apostles 5:27-33.

When the court officers had brought the Apostles in and made them stand before the Sanhedrin, the high priest questioned them,
"We gave you strict orders (did we not?) to stop teaching in that name. Yet you have filled Jerusalem with your teaching and want to bring this man's blood upon us."
But Peter and the apostles said in reply, "We must obey God rather than men.
The God of our ancestors raised Jesus, though you had him killed by hanging him on a tree.
God exalted him at his right hand as leader and savior to grant Israel repentance and forgiveness of sins.
We are witnesses of these things, as is the holy Spirit that God has given to those who obey him."
When they heard this, they became infuriated and wanted to put them to death.

Psalms 34(33):2.9.17-18.19-20.
I will bless the LORD at all times;
his praise shall be ever in my mouth.
Taste and see how good the LORD is;
blessed the man who takes refuge in him.

The LORD confronts the evildoers,
to destroy remembrance of them from the earth.
When the just cry out, the LORD hears them,
and from all their distress he rescues them.

The LORD is close to the brokenhearted;
and those who are crushed in spirit he saves.
Many are the troubles of the just man,
but out of them all the LORD delivers him.

Holy Gospel of Jesus Christ according to Saint John 3:31-36.
The one who comes from above is above all. The one who is of the earth is earthly and speaks of earthly things. But the one who comes from heaven is above all.
He testifies to what he has seen and heard, but no one accepts his testimony.
Whoever does accept his testimony certifies that God is trustworthy.
For the one whom God sent speaks the words of God. He does not ration his gift of the Spirit.
The Father loves the Son and has given everything over to him.
Whoever believes in the Son has eternal life, but whoever disobeys the Son will not see life, but the wrath of God remains upon him.

Commentary of the day : Saint Irenaeus of Lyons
"Whoever believes in the Son has eternal life, but whoever disobeys the Son will not see life"
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Irapuato
Heiliger Joseph von Nazaret, der Arbeiter
Gedenktag katholisch: 1. Mai

Fest im Erzbistum Katowice
Fest I. Klasse Im alten Messbuch entspricht die I. Klasse einem Hochfest.
gebotener Gedenktag bei den Söhnen der heiligen Familie, den Missionstöchtern der Heiligen Familien und den Dienerinnen des heiligen Joseph
Biografie: Joseph von Nazaret
Papst Pius XII. verkündete 1955 den 1. Mai als Fest für …More
Heiliger Joseph von Nazaret, der Arbeiter
Gedenktag katholisch: 1. Mai

Fest im Erzbistum Katowice
Fest I. Klasse Im alten Messbuch entspricht die I. Klasse einem Hochfest.
gebotener Gedenktag bei den Söhnen der heiligen Familie, den Missionstöchtern der Heiligen Familien und den Dienerinnen des heiligen Joseph
Biografie: Joseph von Nazaret

Papst Pius XII. verkündete 1955 den 1. Mai als Fest für Joseph, den Arbeiter.
Irapuato
San Giuseppe Lavoratore
1 maggio - Memoria Facoltativa
Sotto la sua protezione si sono posti Ordini e Congregazioni religiose, associazioni e pie unioni, sacerdoti e laici, dotti e ignoranti. Forse non tutti sanno che Papa Giovanni XXIII, di recente fatto Beato, nel salire al soglio pontificio aveva accarezzato l’idea di farsi chiamare Giuseppe, tanta era la devozione che lo legava al santo falegname …More
San Giuseppe Lavoratore
1 maggio - Memoria Facoltativa
Sotto la sua protezione si sono posti Ordini e Congregazioni religiose, associazioni e pie unioni, sacerdoti e laici, dotti e ignoranti. Forse non tutti sanno che Papa Giovanni XXIII, di recente fatto Beato, nel salire al soglio pontificio aveva accarezzato l’idea di farsi chiamare Giuseppe, tanta era la devozione che lo legava al santo falegname di Nazareth. Nessun pontefice aveva mai scelto questo nome, che in verità non appartiene alla tradizione della Chiesa, ma il “papa buono” si sarebbe fatto chiamare volentieri Giuseppe I, se fosse stato possibile, proprio in virtù della profonda venerazione che nutriva per questo grande Santo. Grande, eppure ancor oggi piuttosto sconosciuto. Il nascondimento, nel corso della sua intera vita come dopo la sua morte, sembra quasi essere la “cifra”, il segno distintivo di san Giuseppe. Come giustamente ha osservato Vittorio Messori, “lo starsene celato ed emergere solo pian piano con il tempo sembra far parte dello straordinario ruolo che gli è stato attribuito nella storia della salvezza”. Il Nuovo Testamento non attribuisce a san Giuseppe neppure una parola. Quando comincia la vita pubblica di Gesù, egli è probabilmente già scomparso (alle nozze di Cana, infatti, non è menzionato), ma noi non sappiamo né dove nè quando sia morto; non conosciamo la sua tomba, mentre ci è nota quella di Abramo che è più vecchia di secoli. Il Vangelo gli conferisce l’appellativo di Giusto. Nel linguaggio biblico è detto “giusto” chi ama lo spirito e la lettera della Legge, come espressione della volontà di Dio. Giuseppe discende dalla casa di David, di lui sappiamo che era un artigiano che lavorava il legno. Non era affatto vecchio, come la tradizione agiografica e certa iconografia ce lo presentano, secondo il cliché del “buon vecchio Giuseppe” che prese in sposa la Vergine di Nazareth per fare da padre putativo al Figlio di Dio. Al contrario, egli era un uomo nel fiore degli anni, dal cuore generoso e ricco di fede, indubbiamente innamorato di Maria. Con lei si fidanzò secondo gli usi e i costumi del suo tempo. Il fidanzamento per gli ebrei equivaleva al matrimonio, durava un anno e non dava luogo a coabitazione né a vita coniugale tra i due; alla fine si teneva la festa durante la quale s’introduceva la fidanzata in casa del fidanzato ed iniziava così la vita coniugale. Se nel frattempo veniva concepito un figlio, lo sposo copriva del suo nome il neonato; se la sposa era ritenuta colpevole di infedeltà poteva essere denunciata al tribunale locale. La procedura da rispettare era a dir poco infamante: la morte all’adultera era comminata mediante la lapidazione. Ora appunto nel Vangelo di Matteo leggiamo che “Maria, essendo promessa sposa a Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di essere venuti ad abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla in segreto”(Mt 18-19). Mentre era ancora incerto sul da farsi, ecco l’Angelo del Signore a rassicurarlo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Giuseppe può accettare o no il progetto di Dio. In ogni vocazione che si rispetti, al mistero della chiamata fa sempre da contrappunto l’esercizio della libertà, giacché il Signore non violenta mai l’intimità delle sue creature né mai interferisce sul loro libero arbitrio. Giuseppe allora può accettare o no. Per amore di Maria accetta, nelle Scritture leggiamo che “fece come l’Angelo del Signore gli aveva ordinato, e prese sua moglie con sé”(Mt 1, 24). Egli ubbidì prontamente all’Angelo e in questo modo disse il suo sì all’opera della Redenzione. Perciò quando noi guardiamo al sì di Maria dobbiamo anche pensare al sì di Giuseppe al progetto di Dio. Forzando ogni prudenza terrena, e andando al di là delle convenzioni sociali e dei costumi del suo tempo, egli seppe far vincere l’amore, mostrandosi accogliente verso il mistero dell’Incarnazione del Verbo. Nella schiera dei suoi fedeli il primo in ordine di tempo oltre che di grandezza è lui: san Giuseppe è senz’ombra di dubbio il primo devoto di Maria. Una volta conosciuta la sua missione, si consacrò a lei con tutte le sue forze. Fu sposo, custode, discepolo, guida e sostegno: tutto di Maria. (…) Quello di Maria e Giuseppe fu un vero matrimonio? E’ la domanda che affiora più frequentemente sulle labbra sia di dotti che di semplici fedeli. Sappiamo che la loro fu una convivenza matrimoniale vissuta nella verginità (cfr. Mt 1, 18-25), ossia un matrimonio verginale, ma un matrimonio comunque vissuto nella comunione più piena e più vera: “una comunione di vita al di là dell’eros, una sponsalità implicante un amore profondo ma non orientato al sesso e alla generazione” (S. De Fiores). Se Maria vive di fede, Giuseppe non le è da meno. Se Maria è modello di umiltà, in questa umiltà si specchia anche quella del suo sposo. Maria amava il silenzio, Giuseppe anche: tra loro due esisteva, né poteva essere diversamente, una comunione sponsale che era vera comunione dei cuori, cementata da profonde affinità spirituali. “La coppia di Maria e Giuseppe costituisce il vertice – ha detto Giovanni Paolo II –, dal quale la santità si espande su tutta la terra” (Redemptoris Custos, n. 7). La coniugalità di Maria e Giuseppe, in cui è adombrata la prima “chiesa domestica” della storia, anticipa per così dire la condizione finale del Regno (cfr. Lc 20, 34-36 ; Mt 22, 30), divenendo in questo modo, già sulla terra, prefigurazione del Paradiso, dove Dio sarà tutto in tutti, e dove solo l’eterno esisterà, solo la dimensione verticale dell’esistenza, mentre l’umano sarà trasfigurato e assorbito nel divino. “Qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada”, sosteneva S. Teresa d’Avila. “Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso s. Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, in cui era in gioco il mio onore e la salute dell’anima. Ho visto che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare...”( cfr. cap. VI dell’Autobiografia). Difficile dubitarne, se pensiamo che fra tutti i santi l’umile falegname di Nazareth è quello più vicino a Gesù e Maria: lo fu sulla terra, a maggior ragione lo è in cielo. Perché di Gesù è stato il padre, sia pure adottivo, di Maria è stato lo sposo. Sono davvero senza numero le grazie che si ottengono da Dio, ricorrendo a san Giuseppe. Patrono universale della Chiesa per volere di Papa Pio IX, è conosciuto anche come patrono dei lavoratori nonché dei moribondi e delle anime purganti, ma il suo patrocinio si estende a tutte le necessità, sovviene a tutte le richieste. Giovanni Paolo II ha confessato di pregarlo ogni giorno. Additandolo alla devozione del popolo cristiano, in suo onore nel 1989 scrisse l’Esortazione apostolica Redemptoris Custos, aggiungendo il proprio nome a una lunga lista di devoti suoi predecessori: il beato Pio IX, S. Pio X, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI.

Autore: Maria Di Lorenzo
Irapuato
La fête de saint Joseph Artisan, fixée au 1er mai par le pape Pie XII, succède à la solennité de saint Joseph qui se célébra jusqu'en 1955. Le monde du travail prend une conscience grandissante de son importance et c'est le rôle de l'Église de lui enseigner toute sa dignité; la figure de saint Joseph y contribue merveilleusement. Cette fête de saint Joseph est une triple fête patronale: fête …More
La fête de saint Joseph Artisan, fixée au 1er mai par le pape Pie XII, succède à la solennité de saint Joseph qui se célébra jusqu'en 1955. Le monde du travail prend une conscience grandissante de son importance et c'est le rôle de l'Église de lui enseigner toute sa dignité; la figure de saint Joseph y contribue merveilleusement. Cette fête de saint Joseph est une triple fête patronale: fête de l'Église, fête de la famille et du foyer, fête du travail et de l'atelier. En était-il une qui fût davantage dans l'esprit de l'Évangile et dans l'esprit des temps nouveaux?
La présence de Jésus dans l'atelier de Nazareth enseigna à saint Joseph le prix des heures pénibles, et le dur labeur accepté comme une réparation pour l'impudence de l'homme à faire fi des lois de Dieu, a acquis grâce au Christ, une valeur rédemptrice. Artisan avec Dieu créateur, frère de travail de Jésus-Ouvrier, associé avec Lui au rachat du monde, saint Joseph n'attirera jamais trop les regards et la prière de notre siècle.
C'est pourquoi l'Église, s'inspirant de la Tradition qui baptisa autrefois quantité de fêtes païennes pour les doter d'un contenu chrétien tout nouveau, plaça la fête civile du travail sous le puissant patronage de saint Joseph. Ouvrier toute sa vie, qui mieux que lui rendit grâces à Dieu le Père en son labeur de chaque jour? C'est ce modeste artisan que Dieu choisit pour veiller sur l'enfance du Verbe incarné venu sauver le monde par l'humilité de la croix.
«N'est-il pas le fils du charpentier?» disait-on du Sauveur. Joseph, connu à Nazareth comme l'époux de Marie et le père de Jésus, homme juste, sans autres ressources que son métier, Joseph, ce fugitif de la grandeur, nous apparaît comme le modèle achevé de l'ouvrier selon le Coeur de Dieu.
Modèle de travail, de fidélité, de dévouement, Joseph était prédestiné à devenir le patron de toute la classe ouvrière, prédominante de nos jours. Diligence, application, constance, sérénité, abnégation de soi, telles furent les vertus du saint charpentier de Nazareth. Le souci de l'accomplissement de la Volonté du Père qui a dit: «Tu mangeras ton pain à la sueur de ton front,» animait l'âme de Joseph artisan.
Par ses paroles et par ses exemples, Joseph nous enseigne l'humilité, la pauvreté, la mortification du corps et le travail. Quand nous avons, comme dit l'Apôtre, la nourriture et le vêtement, contentons-nous-en; tenons-nous-en au nécessaire, sans aspirer au superflu. Apprenons du saint charpentier de Nazareth à envisager le travail, non comme un esclavage, mais comme un privilège de grandeur et de noblesse, car le travail expie le péché et sanctifie l'homme.
Rappelons-nous aussi que c'est l'effort et non le succès qui garantit le mérite et la récompense. Sur la terre, le travail est la suprême fonction de l'homme et toute sa vie dépend de la manière dont il sait l'accomplir. Comme saint Joseph artisan, imprégnons notre travail de foi, d'espérance et de charité afin d'obtenir cette transfiguration divine des besognes ordinaires. Cet esprit surnaturel nous évitera le mécontentement et la mauvaise humeur. A l'exemple du saint Patriarche, que la prière se joigne à notre travail afin que notre travail devienne une prière.
Prière de saint Pie X
au glorieux saint Joseph modèle des travailleurs:

Glorieux saint Joseph, modèle de tous ceux qui sont voués au travail, obtenez-moi la grâce de travailler en esprit de pénitence pour l'expiation de mes nombreux péchés; de travailler en conscience, mettant le culte du devoir au-dessus de mes inclinations; de travailler avec reconnaissance et joie, regardant comme un honneur d'employer et de développer par le travail les dons reçus de Dieu; de travailler avec ordre, paix, modération et patience, sans jamais reculer devant la lassitude et les difficultés; de travailler surtout avec pureté d'intention et avec détachement de moi-même ayant sans cesse devant les yeux la mort et le compte que je devrai rendre du temps perdu, des talents inutilisés, du bien omis et des vaines complaisances dans le succès, si funestes à l'oeuvre de Dieu. Tout pour Jésus, tout pour Marie, tout à votre imitation, patriarche saint Joseph! telle sera ma devise à la vie à la mort. Ainsi soit-il.
Tiré de R. P. Frédéric de Ghyvelde, o.f.m., édition 1902 -- Dom Guéranger, L'Année Liturgique, p. 386 -- Méditations A.M.D.G., Année Sainte 1950 -- Supplément aux missels de Dom Lefebvre et du Missel quotidien des fidèles, par le P. J. Feder, S. J., p. 1115
Irapuato
May 1 Saint Joseph the Worker
On May 1, 1955, Pope Pius XII granted a public audience to the Catholic Association of Italian Workers, whose members had gathered in Saint Peter's Square to celebrate the tenth anniversary of their society. They were solemnly renewing, in common, their promise of loyalty to the social doctrine of the Church, and it was on that day that the Pope instituted the liturgical …More
May 1 Saint Joseph the Worker
On May 1, 1955, Pope Pius XII granted a public audience to the Catholic Association of Italian Workers, whose members had gathered in Saint Peter's Square to celebrate the tenth anniversary of their society. They were solemnly renewing, in common, their promise of loyalty to the social doctrine of the Church, and it was on that day that the Pope instituted the liturgical feast of May 1st, in honor of Saint Joseph the Worker. He assured his audience and the working people of the world: You have beside you a shepherd, a defender and a father in Saint Joseph, the carpenter whom God in His providence chose to be the virginal father of Jesus and the head of the Holy Family. He is silent but has excellent hearing, and his intercession is very powerful over the Heart of the Saviour.
We can conclude from the role for which Saint Joseph was chosen and named by Heaven that he was a man of tried virtue and consummate holiness. No other mortal man would ever hold a higher office. Saint Joseph surpassed all the Saints of the Old Law in sanctity; in him the virtue of his ancestors reached its culmination and perfection. Like Abraham, he was a man of faith and obedience; like Isaac, one of prayer and vision; like Jacob, he was patient and self-sacrificing; like Joseph of Egypt, his chastity was inviolable. And like David, of whom he is the direct descendant, he is a royal intercessor according to the heart of God. Ite ad Joseph — Go to Joseph; to Joseph of Egypt, the pharaoh told the needy to go for assistance to receive the grain that would save their lives. To the new Joseph, the just man to whom the Son of God Himself was subject as to a father, all Christians can go with confidence, and he will see to their spiritual and temporal needs with paternal goodness.
Heavenly Friends: a Saint for each Day, by Rosalie Marie Levy, (Saint Paul Editions: Boston, 1958)