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Fausto
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FILOSOFIA DEL GENDER- seconda parte.

SECONDA PARTE DEL CONVEGNO FILOSOFIA DEL GENDER : UN PROGETTO PLANETARIO DI CONFUSIONE DEL GENERE MASCHILE E FEMMINILE. A Civitavecchia Teatro Buonarroti gremito, domenica 20 ottobre 2013, per il convegno sulla filosofia del Genere, organizzato dall’Ufficio Diocesano per la pastorale della Famiglia, dal movimento per la vita di Civitavecchia e dai salesiani cooperatori. Relazione dell'On. Santolini, presidente della Fondazione Sublacense “Vita e Famiglia”. Conclusioni On. Roccella, giornalista, scrittrice, già sottosegretario al Ministero della Salute. Interventi del pubblico. Video realizzato da Fausto Demartis, Movimento per la Vita Civitavecchia.
Fausto
«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una …Altro
«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una vera opposizione», si sta diffondendo nelle scuole dei nostri figli. Tra l’altro «mettendo a repentaglio il diritto dei genitori di scegliere liberamente l’educazione dei propri figli (riconosciuto dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e la libertà d’insegnamento dei docenti, ma anche la laicità dello Stato». In Francia, dove i tempi di comprensione dei fenomeni e quelli di reazione sono decisamente più rapidi, la società ha già reagito: 18mila studenti francesi restano a casa un giorno al mese e questo è bastato perché il governo facesse un passo indietro.
Il problema è che da noi il tarlo dell’ideologia gender scava gallerie mentre ancora la gran parte non sa di che cosa si tratti, da qui l’appello del presidente nazionale dell’Age, Fabrizio Azzolini: «Insegnanti e presidi, state uniti a noi genitori, facciamo sentire insieme la nostra voce, anche attraverso le nostre associazioni e rappresentanze sindacali. Informiamo gli altri docenti e genitori, facciamo conoscere i contenuti della teria del gender, il tipo di società che vuole costruire ». Ed è Azzolini a riassumere allora tale teoria: «Afferma che la differenza tra i due sessi è solo un pregiudizio, che il maschile e il femminile sono costruzioni sociali e storiche da abbattere. Si insinua l’utopia sottile e pervasiva dell’indifferenziazione sessuale e la presunta uguaglianza tra individui tutti asessuati, cioè astratti...». Non si nasce maschi e femmine, ma «individui che rimandano la propria identità a future scelte». Il tutto tra l’altro con l’alibi di eliminare discriminazioni e bullismo (l’assurda 'Strategia nazionale 2013-2015' che teorizza il gender ha come sottotitolo 'per la prevenzione e ilcontrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale...'). Se maschio e femmina non esistono e tutti noi possiamo 'scegliere' cosa vogliamo essere, ne deriva che anche le figure di padre e madre non hanno più alcun senso, i ruoli naturali e tradizionali decadono, tutti gli individui sono disumanizzati e indifferenziati. Sembra un film di fantascienza, ma di fantasia qui c’è ben poco, dato che ogni giorno queste teorie sono davvero accolte da qualche Comune o scuola: «Da mesi insieme ad altre associazioni familiari denunciamo il rischio di rieducazione al gender attraverso la formazione dei docenti e i progetti didattici per gli studenti, attivati dal ministero dell’Istruzione, dall’Unar (presidenza del Consiglio dei ministri) e da alcuni Comuni, Province, Regioni. Come docenti e genitori dobbiamo proteggere il nostro mestiere di educatori – prosegue il presidente dell’Age –. L’impressione è che lo Stato cerchi disepararci, nonostante nella scuola italiana la legge ci unisca nel patto di corresponsabilità educativa: ai genitori nasconde l’obiettivo delle strategie, agli insegnanti lo impone».
Basti pensare ai famigerati tre volumetti partoriti dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni) e diretti alle scuole primarie e secondarie, di nuovo con un obiettivo ingannevole ('Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze'), in realtà espliciti nel definire 'uno stereotipo da pubblicità' la famiglia in cui il padre sia un uomo e la madre una donna. Tre libri pagati con i soldi dei contribuenti. «I sostenitori del gender – sottolinea Azzolini – non si limitano a proporre un’opinione, ma conducono a una nuova educazione, orientano il governo in Italia, in Europa, in Occidente». Quell’Occidente che, come ha scritto nella sua prolusione al Consiglio permanente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco (vedi Avvenire di ieri) si sta allontanando dall’Umanesimo e dai suoi valori di civiltà, cedendo a ideologie che credevamo sepolte con il secolo scorso. «Esprimiamo gratitudine al cardinale Bagnasco – scrivono anche i genitori dell’Agesc, Associazione genitori scuole cattoliche – e accogliamo il suo invito a non farci intimidire, a non lasciarci esautorare nel diritto di educare i nostri figli. In vista dell’incontro con il Papa del 10 maggio, i genitori dell’Agesc sentono la responsabilità di riaffermare, secondo le parole del presidente della Cei, 'l’urgenza del compito educativo, la sacrosanta libertà nell’educare i figli, il dovere della società di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi...».
D’altra parte, come rileva l’Age, «non occorre essere cristiani» per comprendere che la differenza tra i due sessi è una realtà ontologica: «Lo scriveva anche Marx... Una presunta uguaglianza tra individui asessuati e astratti apre la strada a una società che non può sopravvivere». Ma soprattutto che è grigia e disperata come nel peggior film di fantascienza.
La protesta
Age e Agesc: «Informiamo famiglie e prof sui contenuti di un’ideologia che vuole una società asessuata e astratta». Un giorno al mese di ritiro dalla scuola come protesta: in Francia è servito
Paul
Dall’emergenza educativa all’allarme educativo.
Comunicato di Osservatorio Card. Van Thuan
Le notizie che giungono dal fronte dell’educazione ci dicono che un grande cambiamento è in atto rispetto a quanto ormai siamo soliti chiamare “emergenza educativa”. Il primo a parlare di emergenza educativa è stato, come si ricorderà, Benedetto XVI. Il 21 gennaio 2008, nella Lettera alla diocesi di Roma …
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Dall’emergenza educativa all’allarme educativo.

Comunicato di Osservatorio Card. Van Thuan

Le notizie che giungono dal fronte dell’educazione ci dicono che un grande cambiamento è in atto rispetto a quanto ormai siamo soliti chiamare “emergenza educativa”. Il primo a parlare di emergenza educativa è stato, come si ricorderà, Benedetto XVI. Il 21 gennaio 2008, nella Lettera alla diocesi di Roma sui problemi dell’educazione, egli disse che le difficoltà ad educare da parte della famiglia, della scuola e della società intera derivano dal fatto che non si sa più chi educare e a cosa educare. Derivano da «una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Diventa difficile, allora, trasmettere da una generazione all'altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita».

Ora, l’accelerazione dei fenomeni di degenerazione nell’educazione ha superato questa visione. Il fronte dell’emergenza educativa è ormai diventato un altro, al punto che bisogna ormai parlare di nuova emergenza educativa o, meglio, di allarme educativo.

Il fatto nuovo è stata l’irruzione dell’ideologia del gender nell’educazione, soprattutto nelle scuole.
La Francia, dopo l’approvazione della “Charte de la laïcité” predisposta dal ministro Peillon, si prepara ad introdurre nei licei, a partire dal 2015, un’ora di insegnamento di “morale laica”. Lo Stato impone una propria religione civile ed una propria etica pubblica tese a riplasmare i cittadini, secondo gli insegnamenti di Rousseau.

In Italia, la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”[1], elaborata dal Ministero per le pari opportunità e dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a difesa delle differenze), sta producendo i suoi effetti nelle scuole: i corsi per docenti sono impostati secondo l’ideologia del gender. A ciò contribuisce la RE.A.DY, la Rete delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, che fornisce sostegno e patrocinio. Sul piano locale c’è una collaborazione educativa ideologicamente orientata tra aziende sanitarie locali, comuni, scuole statali e associazioni Lgbt.

Il governo attualmente in carica in Italia ha approvato un decreto[2], che ha superato l’esame della Camera ed ora è in discussione al Senato, che destina risorse per 10 milioni di euro nel 2014 per la formazione dei docenti al «superamento degli stereotipi di genere»[3].

La legge cosiddetta sull’omofobia, anche questa già approvata alla Camera ed ora in discussione al Senato, se approvata, creerebbe un quadro di intolleranza ideologica e, insieme al decreto suddetto, stabilirebbe nella scuola un clima culturale di completa estromissione della famiglia. Diventerebbe impossibile educare alla famiglia naturale.

Un ulteriore allarme deriva da come viene attuata l’educazione sessuale nelle scuole italiane. Prevale un pensiero unico basato su contraccezione e aborto a cui ora si aggiunge l’ideologia gender. Nel Discorso al Corpo diplomatico del 10 gennaio 2011, Benedetto XVI aveva detto: «Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione»[4].

Comincia anche ed esserci un allarme libri di testo. Durante la discussione alla Camera del Parlamento italiano del suddetto decreto scuola, il governo ha fatto proprio un ordine del giorno che introduce il rispetto del codice delle pari opportunità nei libri di testo[5]. In Francia c’è già stato un grande dibattito negli anni scorsi che tuttora continua, ma la cosa comincia a preoccupare seriamente anche in Italia. Questo è sempre stato un problema, data la forte caratterizzazione ideologica di molti libri che si usano nella scuola italiana, ma ora la cosa si fa allarmante in quanto i manuali scientifici sempre più veicolano una pseudoscienza del gender.

La nascita di scuole materne in cui bambini e bambine non sono aiutati a coltivare correttamente la propria identità sessuata, ma educati in modo “neutro” in attesa che siano loro, in futuro, a scegliere; la diffusione di favole per bambini o di spettacoli e sceneggiati per le scuole in cui il naturale approccio alla diversità sessuale viene stravolto in base alla nuova ideologia gender; la pianificazione centralizzata da parte dei governi di una educazione sessuale praticata in modo discutibile fin dai primissimi anni di vita, come previsto dagli orientamenti dell’OMS-Europa[6], tutto questo getta una luce molto inquietante sulla educazione dei nostri figli, davanti a cui nessuno può ritenere di poter tacere.

Questi fenomeni hanno trasformato l’emergenza educativa in allarme educativo. Non si tratta più solo di non sapere chi sia l’uomo da educare, il fatto nuovo è che lo si sa benissimo. Non ci si astiene dall’educare, abbandonando i bambini e i giovani a se stessi, ma si agisce attivamente per educare contro natura. Non ci si limita a prescindere dalla natura umana, la si vuole trasformare e ri-creare.

Lo smarrimento educativo, la fiacchezza, lo sconforto di tanti educatori, che Benedetto XVI ha descritto benissimo parlando dell’emergenza educativa nella Lettera del 2008, oggi è qualcosa di ben più grave: si rischia l’accondiscendenza passiva ad una contro-educazione. Ed infatti, i gravissimi casi che abbiamo nominato sopra, non hanno visto grandi proteste o levate di scudi, se non quelle di alcune agenzie di informazione e di associazioni che si stanno faticosamente mobilitando.

Davanti a questa nuova situazione, il nostro Osservatorio fa tre riflessioni.

La prima è che si ripropone in modo nuovo il problema della concreta libertà di educazione. E’ questo un argomento che di solito emerge solo in situazioni di difficoltà economica delle scuole non statali. Il popolo cattolico deve sentire in profondità l’importanza formidabile di questa libertà e venire adeguatamente educato a sentirla. Il fronte laico lo considera un terreno pericoloso. Davanti ai pericoli gravissimi che l’allarme educativo fa trapelare, la lotta per la libertà di educazione deve essere posta in primo piano e condotta con costanza e consapevolezza. I genitori stanno perdendo la possibilità di educare i loro figli non su cose di marginale importanza ma sulla identità della natura umana.

La seconda osservazione è che siamo davanti ad una logica a suo modo coerente e rigorosa. In molti pensano che possa darsi una laicità moderata ed aperta. Ma davanti a questi fenomeni, che ormai interessano non solo le nazioni rette da sistemi “giacobini”, ma anche quelle caratterizzate in origine o in passato da un rispettoso equilibrio tra politica e religione, si constata che la moderazione può anche darsi in via temporanea e in alcune contingenze, ma che, una volta eliminato Dio dalla pubblica piazza, si procede coerentemente con l’eliminazione dell’umano. E’ una secolarizzazione sempre più esigente e aggressiva, che spesso invece viene scambiata per semplice laicità.

La terza osservazione è di invito alla mobilitazione. I cattolici, come del resto ogni persona emancipata dalle sirene del proprio tempo, non possono girarsi dall’altra parte. Si tratta, in questo caso, di una grande testimonianza di carità che ci viene richiesta. Sì, di carità e non solo di verità.

Trieste, 12 novembre 2013
Fausto
SU TEMPI.IT :
Eutanasia, teoria del gender, aborto: il Demonio ha un progetto culturale, noi abbiamo la “gioia del Vangelo”
Dicembre 8, 2013 Pippo Corigliano
L’orizzonte non sembra sereno. La lobby finanziaria mondiale non si limita alla speculazione ma impone un progetto culturale. A qualche anno dalla fine della guerra è cominciata una campagna di demolizione della morale popolare.
Nel ’67 i …Altro
SU TEMPI.IT :
Eutanasia, teoria del gender, aborto: il Demonio ha un progetto culturale, noi abbiamo la “gioia del Vangelo”

Dicembre 8, 2013 Pippo Corigliano

L’orizzonte non sembra sereno. La lobby finanziaria mondiale non si limita alla speculazione ma impone un progetto culturale. A qualche anno dalla fine della guerra è cominciata una campagna di demolizione della morale popolare.
Nel ’67 i produttori cinematografici americani hanno abolito il codice Hays di autoregolazione che garantiva la moralità dei film di Hollywood, nel ’68 la contestazione giovanile ha portato la rivoluzione sessuale e il rifiuto dell’autorità sotto qualsiasi forma; il divorzio e l’aborto sono stati considerati “conquiste civili”, l’edonismo reaganiano ha caratterizzato gli anni Ottanta mentre dal ’90 in poi è cominciata l’esaltazione dell’omosessualità che ora dilaga con la teoria del “gender” che non riconosce la distinzione dei sessi e considera l’unione omosessuale un vero matrimonio. La tutela della vita scompare con l’eutanasia, applicata in Belgio anche ai bambini.
Non sono “mode”, c’è un’organizzazione capillare che porta avanti queste campagne secondo un progetto. I grandi burattinai sembrano al servizio del Demonio. Dietro le persecuzioni (che aumentano ovunque) dei cristiani s’intuisce una strategia che punta allo scontro di civiltà (utile a petrolieri e guerrafondai) e all’intimidazione della Chiesa. D’altro lato abbiamo papa Francesco che ci ha regalato l’esortazione Evangelii Gaudium (da studiare bene) che spiega il suo pensiero e la sua azione. «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa», confida il Papa. La Provvidenza provvede.

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Paul
RELAZIONE LUISA SANTOLINI : UN CONTRIBUTO ECCEZIONALE !
Filosofia del Gender
Conferenza - Dibattito
20 ottobre 2013 Teatro Salesiano Civitavecchia
Luisa Santolini

Un cenno storico:
1791 “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olympe de Gouges: la donna nasce libera e con gli stessi diritti degli uomini.
1792 “Rivendicazione dei diritti delle donne” di Mary Wollstonecraft : …Altro
RELAZIONE LUISA SANTOLINI : UN CONTRIBUTO ECCEZIONALE !

Filosofia del Gender

Conferenza - Dibattito
20 ottobre 2013 Teatro Salesiano Civitavecchia

Luisa Santolini


Un cenno storico:

1791 “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olympe de Gouges: la donna nasce libera e con gli stessi diritti degli uomini.
1792 “Rivendicazione dei diritti delle donne” di Mary Wollstonecraft : riconoscimento concreto alle donne dei diritti umani. Si delinea il paradigma dell’uguaglianza, nel significato di affrancamento e liberazione delle donne dall’oppressione sociale.
1851 “L’emancipazione delle donne” e “La soggezione delle donne” di Harriet Taylor e John Stuart Mill : confutare la pretesa inferiorità delle donne e individuare i modi per superare la subordinazione delle donne rispetto al potere dell’uomo. Si prefigura la libertà delle donne intesa come liberazione dalla cura della famiglia, come affrancamento dalla schiavitù nella famiglia, schiavitù esercitata non con la forza ma con il ricatto dell’affetto, che impedisce la ribellione collettiva. La discriminazione sessuale è ritenuta ingiusta e dunque si ritiene che la differenza sessuale debba essere irrilevante per l’accesso alla sfera pubblica.
XX secolo: entra in crisi la rivendicazione dell’uguaglianza perché si scopre
a - che in realtà esisteva solo una uguaglianza formale (affermazione della parità) e non sostanziale (accesso alla vita pubblica e alla carriera),
b - che le donne rischiavano di essere semplicemente uguali agli uomini anche in negativo, perché l’ignoranza delle differenze o la cancellazione delle differenze omologava la donna al maschio,
c - che “un individuo” in senso astratto privo di caratteristiche specifiche finiva per esprimere una soggettività indeterminata e indefinita priva di connotazioni specifiche legata alla realtà delle donne.
Inizia un nuovo paradigma: dalla rivendicazione dell’uguaglianza alla affermazione della differenza: si vuole un diritto alla differenza che si faccia carico della diversità sessuale. Da assimilazione all’uomo alla valorizzazione della specificità femminile.
La differenza al femminile si sviluppa in due filoni: la differenza “debole” che vuole estendere alle donne diritti già riconosciuti all’uomo e la differenza “forte” che vuole per le donne diritti esclusivi e specifici. Sono stati anni di rivendicazioni a volte confuse, di leggi non sempre coerenti alle aspettative, a volte ambivalenti e ambigue, a volte coraggiose ma con esiti sbagliati: si potrebbe parlare in questo caso di una eterogenesi dei fini, ricordando per esempio che il diritto giusto e naturale della tutela della gravidanza e della maternità di epoca recente ha avuto esiti anche negativi perché tutto ciò ha reso più difficile alle donne trovare un posto di lavoro in età feconda.
E si arriva ai giorni nostri, con il rischio di una discriminazione a rovescio che tende a garantire alle donne ( non in campo sociale e politico ma in quello della propria libertà e autodeterminazione) una condizione di privilegio rispetto all’uomo in una sorta di escalation di diritti che solo un serio ripensamento da parte delle donne potrà fermare (libertà sessuale, possibilità di disporre arbitrariamente del proprio corpo e della propria capacità riproduttiva, diritto all’aborto inteso come autodeterminazione e come diritto di decidere in solitudine la sorte del feto in quanto parte del proprio corpo, diritto alla contraccezione e alla sterilizzazione e quindi alla scissione tra sessualità e procreazione, il diritto ad un figlio ad ogni costo, il diritto ad un figlio “sano”, il diritto di procreare a prescindere dall’unione sessuale e quindi il diritto di accesso alle tecniche di procreazione artificiale anche in assenza di sterilità, il diritto di decidere non solo quando riprodursi – anche in età di menopausa - ma come riprodursi, il diritto alla fecondazione eterologa, il diritto a scindere la maternità dalla gravidanza – utero in affitto – e quindi il diritto alla irrilevanza della gestazione per avere un figlio, il diritto alla clonazione o alla autofecondazione (ipotesi per ora fantascientifica ma possibile in futuro) e quindi il diritto alla irrilevanza della diversità sessuale per la riproduzione. Dopo due secoli di battaglie si avrà come possibile esito la creazione di una drammatica asimmetria con l’uomo, spettatore perdente, perché a lui non è concesso di riprodursi e dunque non serve. In un delirio di onnipotenza la donna potrebbe non avere più bisogno dell’uomo. Si prospettano scenari di liberazione della donna non solo dal proprio corpo, ma dalla presenza in senso assoluto dell’uomo, con l’avvento di una totale polarità al femminile.

La Teoria del Genere.

Fin qui la storia passata presente e futura.

A partire dagli anni ’70, l’eccessivo rilievo della sessualità ha prodotto paradossalmente l’eclisse della identità sessuale, quando si fa strada l’idea che il sesso non sia semplicemente un dato biologico ma che comporti una elaborazione culturale in funzione della ripartizione dei ruoli nelle società di appartenenza. Il femminismo passa dalla differenza sessuale alla in-differenza attraverso l’uso della categoria del gender. Secondo questa ideologia la cultura occidentale si è sempre basata su strutture binarie come uomo/donna, naturale/artificiale, corpo/mente e su queste avrebbe costruito delle asimmetrie che giustificavano pratiche di dominio sulle donne, sugli animali, sulla natura. Al contrario queste differenze sono mere costruzioni culturali che possono essere superate o distrutte con l’aiuto della tecnologia che diventa così uno strumento di liberazione dalle pratiche di dominio e di oppressione. Culturale è dunque la differenza tra un uomo e una donna e puramente convenzionale (e non essenziale) è il matrimonio tradizionale. La differenza uomo-donna non più solo come differenza biologica, ma come identità psicologica e sociale, finendo con il ritenere irrilevante la diversità sessuale e invece determinanti la propria identità e il proprio orientamento psicologico. Così la categoria genere nel tempo ha significato ruoli che fino a quel momento erano stati considerati naturali e che invece la riflessione femminista prima e culturale poi ritengono sovrapposizioni per nulla naturali ma funzionali a posizioni di potere maschile. Si è estremizzata la libertà, la autodeterminazione, il grande totem del nostro tempo. La categoria genere è diventata in poco tempo autonome rispetto alla differenza sessuale biologica fino rivendicare una autonomia assoluta dichiarando la fine del dato naturale e il primato del dato culturale, in altre parole la affermazione senza riserve della preferenza individuale soggettiva. Si è arrivati a negare un dato di partenza, il più banale, il più ovvio: la persone nasce sessuata e lo è non solo nel suo fenotipo, ma nei suoi cromosomi, nei suoi ormoni, nelle sue cellule, nella conformazione della sua psiche, nel suo dato ontologico.
In altre parole il genere, che un tempo indicava il genere maschile e femminile ( e neutro nelle lingue anglosassoni), col tempo assume un significato diverso come contrapposizione tra natura e cultura: indica cioè la rappresentazione psicologica e simbolica, il condizionamento sociale e la costruzione storico-culturale della identità maschile e femminile a prescindere dalla natura. “Donne non si nasce ma si diventa” di Simon de Bouvoir, cioè si acquisisce una identità femminile o maschile in base al proprio vissuto interiore, in base al proprio modo di vivere la sessualità, in base alle funzioni e ai ruoli che la società codifica come maschili e femminili e che noi apprendiamo dai comportamenti diffusi dell’ ambiente. Si “è” uomini e donne alla nascita (l’essere indica una condizione di fatto), ma si diventa maschio o femmina in base alle scelte psicologiche individuali, alle aspettative sociali e alle abitudini culturali. Si nasce uomo, ci si comporta da uomo, ci si percepisce come uomo: ma questa sequenza, questa coincidenza tra nascita e comportamento si possono mescolare con l’altro sesso e avere esiti diversi anche più di una volta nel corso della vita. In questa prospettiva il matrimonio eterosessuale viene considerato la istituzione che esplicita in modo soffocante la gerarchizzazione del sessismo maschilista e la maternità come origine e fonte della oppressione femminile.

La differenza sessuale diventa relativa, la natura irrilevante, tutto si riduce ad una scelta individuale, il genere non deve essere costretto nel sesso, ma deve essere libero di esprimersi in base alle pulsioni e agli istinti, così la riappropriazione del corpo consentirà la trasformazione della società e della famiglia. Si auspica la “liberazione dalla famiglia tradizionale”: la famiglia non è negata, ma ridefinita, ridisegnata come luogo di affetti o unione tra individui a prescindere dalla appartenenza sessuale e senza delimitazione del numero (famiglie poligamiche o piandriche) senza figli o con figli ottenuti con l’adozione o con le tecnologie riproduttive, ritenendo che ciò che conta per la identificazione del bambino sia solo il rapporto affettivo.
Un cenno solo al movimento queer che rappresenta l’ala estrema delle gender teorie: queer dilata e oltrepassa il gender e si contrappone ad ogni normalità affinchè la eterosessualità non sia egeminica, obbligatoria e normativa. Queer indica la fluidità del genere che sfugge ad ogni categorizzazione naturale o sociale per essere “altro”. Si costituisce la comunità LGBT acronimo che indica un termine collettivo che si riferisce a lesbiche, gay, bisessuali, trans gender, con l’obiettivo del ribaltamento dei ruoli tradizionali: mascolinizzazione della donna e femminilizzazione dell’uomo, sia nel senso biologico, che psichico e sociale. Non ci sarà più oppressione perché non ci saranno più né donne né uomini e non ci sarà più famiglia perché la riproduzione sarà solo produzione meccanica e seriale. Sparisce il discorso fondato sul sesso, sul gender e sulla famiglia perché tali categorie non avranno più alcun significato. Di conseguenza l’autentica liberazione di una donna sta nel non considerarla più una “madre naturale” bensì nel consentire alla tecnologia di gestire questo processo nel quale non gioca più alcun ruolo la differenza di genere. Dunque lo scopo non è di mettere il matrimonio omosessuale accanto ad un altro, ma di fare del matrimonio un contratto qualsiasi tra “esseri” qualsiasi, in cui la specificità sessuale non interviene più e in cui le modalità di filiazione sono irrilevanti.

Dietro l’uso della parola Gender si nasconde dunque una concezione dell’uomo, dei rapporti interpersonali e della società, con enormi implicazioni sull’etica, sulla politica e sul diritto, come presa di posizione della cultura contro la natura.
Tutto si iscrive nella cornice del pensiero post moderno, un pensiero antimetafisico (la natura è un fatto contingente in senso meccanicistico e materialistico), antropologicamente empirista (l’individuo è pura pulsione e istinto non mediato dalla ragione), relativista (è impossibile la conoscenza attraverso la ragione di una qualunque verità nella natura, dunque norme e valori sono tutti uguali, hanno pari dignità e non sono giudicabili non essendoci un criterio oggettivo per poter esprimere un giudizio), individualista (non esiste altro che il proprio io con i relativi desideri/istinti), scientista (la scienza e la tecnologia possono risolvere ogni problema e soddisfare ogni desiderio), pragmatico ( regole e scelte, norme e valori devono essere tutti tollerabili, cioè pragmaticamente accettabili), anarchico (nega l’esistenza e la rilevanza del diritto naturale, separa radicalmente diritto ed etica, rifiuta il diritto positivo pubblico o se lo accetta è per una presa d’atto neutrale delle nuove esigenze sociali emergenti ed alternative), avaloriale (nel senso che non esistono e non sono comunque conoscibili valori comuni), antifamiliare (va legalizzata ogni opzione individuale, garantendo le diverse forme di famiglia e di matrimonio in modo paritetico, matrimonio che è e rimane una faccenda privata tra due persone, un contratto privato, una negoziazione tra due persone, da gestire in base alla volontà dei contraenti e a prescindere dal sesso di appartenenza.

Uno scenario da incubo a mio avviso, che però sta entrando nel diritto vigente, sia a livello nazionale che internazionale.
Lo scenario internazionale

Ci si allontana sempre di più dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo che all’Art. 16 definisce la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come nucleo naturale e fondamentale della società e afferma che la famiglia ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato.
Infatti l’ONU sta “promuovendo la prospettiva di genere”, sostenendo anche finanziariamente i piani esplicitati nelle Conferenze del Cairo (1994) e di Pechino (1995) e “la diffusione dell’ Agenda di Genere”, in ambito istituzionale pubblico e privato.
Alla Conferenza del Cairo si è parlato dei diritti sessuali e riproduttivi (leggi sesso sicuro e aborto garantito) come diritti fondamentali delle donne, della libertà sessuale, della contraccezione e della sterilizzazione anche senza consenso come mezzi per il controllo demografico.
L’Istituto internazionale di ricerca per l’avanzamento delle donne (INSTRAW), che fa parte dell’Onu ritiene “opportuno rinegoziare i confini tra il naturale, e la sua relativa inflessibilità, e il sociale, e la sua relativa modificabilità”.
Il Comitato Latino Americano e dei Caraibi per la difesa dei diritti delle donne (CLADSEM) ha fatto circolare una “Proposta per la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo secondo la prospettiva di genere”, chiedendo di riconoscere i diritti degli omosessuali, dei bisessuali, dei transessuali ed ermafroditi; il diritto ad una educazione sessuale libera, il diritto alla sessualità ed all’orientamento sessuale, il diritto alla contraccezione, all’aborto, alla sterilizzazione, il diritto all’unione con individui di sesso opposto o simile al proprio.
Il 3 maggio 2008 l’Onu ha emanato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nell’ambito della quale, in nome della non discriminazione dei disabili, viene introdotto il riferimento alla salute riproduttiva e alla necessità di “incorporare la prospettiva di genere” nel contesto dei Diritti umani. L’espressione Genere è usata in modo ambiguo, tanto che il nostro CNB ha indicato al Parlamento la non univocità dell’espressione “genere”, per quando la Convenzione sarà ratificata.
Il Parlamento Europeo nel 1994 ha votato una risoluzione per la parità dei diritti degli omosessuali in cui si evoca l’orientamento sessuale.
Nel 2006 il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa hanno emanato una Direttiva (nell’ambito della attuazione del principio delle pari opportunità e del pari trattamento di uomini e donne nel lavoro) che estende la non discriminazione alle persone che hanno “rassegnato il genere” che in italiano è stato tradotto come “cambiamento di sesso”.
La Corte europea dei diritti dell’uomo e la Corte di giustizia hanno emesso delle sentenze che sostengono il diritto all’identità di genere come conformazione della sessualità alla scelta.
La Carta di Nizza (2000 – Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) all’Art.21 vieta la discriminazione sul sesso con espliciti riferimenti alle tendenze sessuali e all’Art. 9 riconosce il diritto di sposarsi e di mettere su famiglia senza specificare se questo debba avvenire tra un uomo e una donna, lasciando quindi la porta aperta al riconoscimento dei matrimoni omosessuali.
Per ragioni di tempo e di spazio non si possono citare le innumerevoli sentenze e leggi e convenzioni e mozioni che sono state prodotte da quasi tutti i Paesi membri della UE, anche in materia di adozioni da parte delle coppie omosessuali.
Anche in Italia ci sono state disposizioni urgenti (decreto sicurezza del 1° novembre 2007) in cui si sanziona chi compie atti omofobici affermando il divieto di discriminazione per “orientamento sessuale e identità di genere”.

Le prospettive

La filosofia del gender così non rimane confinata nel mondo degli addetti ai lavori e al dibattito tra esperti e scienziati, ma si insinua a livello politico, sociale e giuridico con molta rapidità e senza che nella cosiddetta società civile ci sia una adeguata e meditata presa di coscienza critica. Si gioca sulla ambiguità, sulla cosiddetta “Agenda di Genere”, sulla ignoranza di cosa significhi veramente la parola genere, che ormai è entrata nel lessico quotidiano senza sollevare obiezioni.
Questo ha preoccupanti conseguenze immediate:

a – tocca una visione più ampia ( la visione antropologica ) che rischia di trasformare in modo drammatico la nostra società perché non è vero che tutto questo riguarda solo la nostra sfera privata, perchè tutto questo contribuisce a disgregare il mondo sociale. Pensare solo a quello che fa piacere o che ci fa stare bene o che ci realizza significa andare verso una barbarie di egoismo e di autoreferenzialità che cancella la solidarietà, il senso del bene comune, il desiderio di relazionarsi agli altri in modo autentico. L’individualismo non assicura la felicità ed è inadeguato a rispondere alle aspettative che ognuno ha sulla propria vita, anzi instaura una violenza che è tipica di chi è insofferente ai legami e non conosce il rispetto dovuto alla dignità della persona umana ( e tutti i giorni la cronaca ci consegna tragedie impastate di violenza)
b – si arriva a decisioni politiche che equiparano giuridicamente tipi di vita differenti e dichiarano indifferenti le relazioni tra un uomo e una donna e quelle tra due persone dello stesso sesso. Vedi pdl sulla omofobia o la legge del Consiglio Regionale della Toscana su proposta unanime della Giunta il 10 Nov. 2004 ( La Regione garantisce il diritto alla autodeterminazione di ogni persona in ordine....alla propria identità di genere”)
c – si misconosce la verità e la realtà della famiglia trattando in modo uguale realtà diverse e si “appiattisce il concetto di uguaglianza, che non consiste nel dare a tutti la stessa cosa ma nel dare a ciascuno ciò che gli è coerente” . “La famiglia non può essere umiliata e modellata da rappresentazioni similari, che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento”. L’io si sviluppa non nel chiuso del proprio individualismo, ma quando si apre all’altro. La famiglia è una preziosa custode delle differenze e della loro alleanza, “la famiglia resta lo spazio delle “grandi differenze” che si completano e si promuovono a vicenda”. Sappiamo che non tutto è sempre ideale: ci sono conflitti, incomprensioni, sofferenze, ma alla fine la famiglia è il solo e prezioso rifugio sicuro in cui ognuno si riconosce e si ritrova per quello che è. “La famiglia non è un nido virtuale dove rifugiarsi per sfuggire dal mondo reale, ma un luogo dove si dà il giusto nome alle cose”, dove si impara la differenza tra il bene e il male e si capisce che non esistono diritti senza assumersi dei doveri.

In altre parole dobbiamo essere consapevoli delle enormi implicazioni sul piano umano e sociale che sta avendo e avrà questa “battaglia del gender” come qualcuno l’ha definita: implicazioni sulla educazione, sulle scelte di vita delle persone, sulla visione di società che vogliamo consegnare ai nostri figli e va registrato, con una certa apprensione, che la valanga di critiche a questa teoria, che non è stata mai scientificamente provata, non sono note al grande pubblico: sono critiche motivate e provate sul piano scientifico, sul piano filosofico, sul piano biologico, sul piano fenomenologico, sul piano psicanalitico, sul piano della antropologia strutturale, sul piano etnografico ed etnologico. Eppure tutti parlano di Genere senza rendersi conto di quello a cui alludono e senza comprendere che dobbiamo affrontare e dibattere questi temi per avere chiaro il quadro che ci si prospetta, per averne una consapevolezza critica e prenderne le distanze in ogni occasione, a difesa dell’uomo, della sua natura e della sua verità.

“La teoria del gender è la punta di lancia di una battaglia ideologica volta a distruggere quello che viene chiamato “l’essenzialismo” della cultura occidentale.” Per quanto detto in queste pagine sembra proprio che sia così e la possibilità che la tecnologia permetta di intervenire sul corpo per la costruzione di un essere misto che sia una miscela di naturale e di artificiale conferma questa cupa profezia. E tutto deve essere legittimo, tollerabile, sopportabile, garantito. Tutto è sullo stesso terreno.
Noi stiamo dicendo ai nostri figli che è tutto uguale e che ogni tipo di scelta nella vita è del tutto legittima e indifferente.
Ma tutto questo è fallace perché ad una asimmetria che ci si propone di distruggere se ne sostituisce un’altra più pervasiva che è una visione materialista e scientista che concepisce la persona come una macchina da manipolare a volontà, attraverso la tecnologia nuovo totem del nostro tempo.
Si tratta di un grande inganno che si accompagna a quello riduce ogni realtà ad un processo culturale: un idealismo radicale che sposa il materialismo più radicale.
Siamo di fronte ad una battaglia ispirata da una avversione profonda per le radici stesse della civiltà e della cultura occidentale. Avversione che viene da lontano e ha messo radici. Tutto ciò ha ben poco a che fare con il rispetto degli omosessuali, con la lotta contro l’omofobia, con la tolleranza e con il rispetto delle diversità: semmai è vero il contrario perché sono proprio le diversità che si vogliono abbattere. Difendere i diritti degli omosessuali non solo è giusto ma è doveroso, ma “l’ostinazione a impadronirsi del fortino del “matrimonio” e a demolire tutte le parole connesse ( come “padre e madre”) indica altri obiettivi. Primo tra i quali quello di additare al pubblico ludibrio come omofobo chiunque si opponga al matrimonio gay o alle adozioni gay o ad una legge sulla omofobia (la quale legge non vincerà l’omofobia per decreto perché questo richiede un processo lungo, faticoso, paziente e perseverante sul piano culturale ed educativo e non su quello legislativo).

Conclusione

Vale la pena di ricordare le parole che il Cardinale Bagnasco ha pronunciato lo scorso Settembre all’apertura della settimana sociale dedicata alla Famiglia:
“La differenza dei sessi costituisce la travatura di ogni essere umano e non può essere confusa senza che ne segua la disorganizzazione globale della persona e della società. Il fatto è che nel giro una tale persuasione ha preso una tale evidenza da diventare un problema. Come siamo arrivati a questo punto? E soprattutto chi ha paura della differenza?
La famiglia non è una invenzione stagionale e come tale soggetta a cicliche ridefinizioni. La roccia della differenza è fondamentale per ritessere l’umano che rischia diversamente di essere polverizzato in un indistinto egualitarismo che cancella la differenza sessuale e quella generazionale eliminando così la possibilità di essere padre e madre, figlio e figlia. La domanda che resta alla fine non è quella che risuona frequentemente “che mondo lasceremo ai nostri figli?” ma una più inquietante “ A quali figli lasceremo questo mondo?”

Bibliografia:

Gilles Bernheim - gran Rabbino di Francia “Quello che spesso si dimentica di dire” ottobre 2012 – Casa Editrice Cattolica e Casa Editrice Cultura Cattolica

Bagnasco Cardinale Angelo: Prolusione alla settimana sociale . Torino settembre 2013

Palazzani Laura : “Identità di genere? Dalla differenza alla indifferenza sessuale nel diritto” San Paolo Editore 2008

D’Agostino Francesco : “Introduzione alla biopolitica” Aracne Editrice s.r.l. Novembre 2009
Paul
Secondo la FILOSOFIA DEL GENDER "Ciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie ".
In occasione della Conferenza di Pechino, Giovanni Paolo II scrisse una
famosa Lettera alle donne nel cui testo — richiamando la felice espressione «genio della donna»
(Mulieris dignitatem, n.30s)7— riaffermava che …Altro
Secondo la FILOSOFIA DEL GENDER "Ciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie ".

In occasione della Conferenza di Pechino, Giovanni Paolo II scrisse una
famosa Lettera alle donne nel cui testo — richiamando la felice espressione «genio della donna»
(Mulieris dignitatem, n.30s)7— riaffermava che «femminilità e mascolinità sono tra loro
complementari non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma ontologico. È soltanto grazie alla
dualità del “maschile” e del “femminile” che l’umano si realizza appieno». Questa lettera, unita a
quella indirizzata nel 2004 ai vescovi — Sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa
e nel mondo —
, dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. Joseph
Ratzinger, vede possibile un dialogo col neofemminismo «dell’uguaglianza differenziata», ma
prende le distanze dal femminismo radicale o emancipazionista, sostenitore del gender. In
particolare, in tale lettera la differenza sessuale è vista «come realtà iscritta profondamente
nell’uomo e nella donna: la sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma
anche su quello psicologico e spirituale, improntando ogni loro espressione. Essa non può essere
ridotta a puro e insignificante dato biologico, ma è una componente fondamentale della personalità,
un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di
vivere l’amore umano»8.
All’opposto, la prospettiva del gender —, come spiega un documento dell’Instraw —
«distingue tra ciò che è naturale e biologico e ciò che è costruito socialmente e culturalmente, e
intende rciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedieinegoziare i confini tra il naturale e la sua inflessibilità, e il sociale». Questo comporta il
rifiuto dell’idea che l’identità sessuale sia iscritta nella natura, nei cromosomi, e affermare che
«
»9. La teoria del gender, infatti, sviluppa questi
presupposti: la differenza sessuale non è unica — quella maschio/femmina — bensì molteplice,
legata ai diversi orientamenti sessuali, di razza e cultura, nonché alla condizione sociale, «fino a
destituire totalmente di significato la dualità maschio/femmina, operando una separazione sempre
più netta tra la differenza sessuale biologica e la costruzione dell’identità, sociale e psicologica»10.
In realtà, la teoria del gender mira essenzialmente alla totale normalizzazione della sessualità
omosessuale e rappresenta il primo passo verso lo sganciamento dell’identità sessuale dalla realtà
biologica, tanto che il gender incontra il suo logico sviluppo nella prospettiva dell’identità sessuale
come scelta mobile e revocabile, anche più volte nel corso della vita dalla stessa persona. Esso si
propone come un movimento che, rimettendo in discussione le identità ritenute normative, nega la
differenza biologica fra i sessi e punta a renderli uguali.
Fausto
IDEOLOGIA DEL GENDER
DALL’ONU E L’UNIONE EUROPEA una ideologia anticattolica fondata sui “diritti riproduttivi”.

Il prossimo 20 ottobre, in un apposito convegno organizzato dall' Ufficio per la pastorale della Famiglia e dalla Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia, in collaborazione con il Movimento per la Vita di Civitavecchia, l'Associazione Salesiani Cooperatori e con l'adesione di numerose …Altro
IDEOLOGIA DEL GENDER
DALL’ONU E L’UNIONE EUROPEA una ideologia anticattolica fondata sui “diritti riproduttivi”.


Il prossimo 20 ottobre, in un apposito convegno organizzato dall' Ufficio per la pastorale della Famiglia e dalla Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia, in collaborazione con il Movimento per la Vita di Civitavecchia, l'Associazione Salesiani Cooperatori e con l'adesione di numerose associazioni e movimenti regionali e locali, si parlerà della nuova Filosofia del Gender, sponsorizzata da ONU ed Unione Europea.
E' una teoria a largo respiro, che intende promuovere una nuova antropologia fondata essenzialmente in un artificio intellettuale che separa il sesso maschile e femminile ( dato biologico) dal genere, quale dato sociale e culturale. Mentre i sessi sarebbero due, dato naturale, il genere sarebbe indipendente da esso, per cui avremmo non più soltanto genere maschile e femminile, ma ben 23 generi a seconda delle diverse sensibilità delle persone, mutabile anche nel corso dell'esistenza.
Nella filosofia del GENDER o del genere,insomma, il sesso o meglio l'orientamento sessuale non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. I diversi orientamenti sessuali (lesbismo, omosessualità, transessualismo, ecc.) sarebbero “naturali varianti della sessualità umana”, a disposizione della scelta autonoma dell’individuo. Il genere sarebbe dunque la costruzione sociale o culturale del sesso, ovvero chiunque potrebbe determinare il proprio genere e modificarlo a suo piacimento (secondo la “Australian human rights commission” l’essere umano si distingue in ben ventitré generi: uomini, donne, omosessuali, bisessuali, transgender, trans, transessuali, intersex, androgini, agender, crossdresser, drag king, drag queen, genderfluid, genderqueer, intergender, neutrois, pansessuali, pan gender, third gender, third sex, sistergirl e brotherboy).
Dalla teoria del gender correttamente applicata alle legislazioni ( come accaduto negli USA ed in alcuni stati europei, come Germania, Francia Spagna, Inghilterra, derivano delle conseguenze pratiche, quali ad esempio la previzione dell'insegnamento di questa teoria nelle scuole, le leggi contro l'omofobia e le leggi per il matrimonio e l'adozione per coppie dello stesso sesso.
I tentativi delle organizzazioni internazionali di far scomparire vocaboli come madre e padre, in favore di definizioni prive di caratterizzazione sessuale, come ‘progetto parentale’ o ‘genitorialità’, e la stessa sostituzione delle parole uomo e donna con un termine neutro, ‘genere’, tendono ad annullare la differenza sessuale e la specificità dei ruoli di madre e padre”.
Insomma ci troviamo di fronte ad uno strumento ideologico volto a superare la naturale differenza uomo donna, maschio femmina, con un progetto planetario ben definito : quello di riconoscere ed aprire ad ogni tipo di unione tra due persone, indipendentemente dal sesso.
Tra i relatori avremo occasione di avere l'On. Eugenia Roccella, che, in un libro, ha messo a fuoco per la prima volta in modo diretto e documentato questo progetto che si risolve in una avversione anticattolica dell’ONU e dell’UE. Il titolo è esplicito: “Contro il cristianesimo. L’ONU e l’Unione Europea come nuova ideologia”. Le autrici sono Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia.
Nell’introduzione al volume, Roccella e Scaraffia individuano la radice della nuova ideologia nella
“separazione fra sessualità e procreazione”. Ne vedono lo sbocco “oltre i confini dell’aborto, nel ritorno
strisciante all’eugenetica”. E concludono:
“Più che di un modello di comportamento sessuale diverso, ma concettualmente analogo a quelli che
l’hanno preceduto nella storia, si tratta di una vera e propria utopia, perche si fonda sull’idea che gli esseri umani possano trovare la felicità nella realizzazione dei propri desideri sessuali, senza limiti morali, biologici, sociali e relazionali legati alla procreazione. Un’utopia che ha le sue radici nella rivoluzione sessuale occidentale degli anni Sessanta, e che risulta tuttora indiscussa anche se non sembra aver mantenuto le sue promesse. Un’utopia che ne riecheggia un’altra, di infausta memoria: che la selezione dei nuovi esseri umani possa creare un’umanità migliore, più sana, più bella.
“L’imposizione di questa utopia ai paesi del Terzo Mondo sembra costituire lo scopo principale dell’attività di molte organizzazioni internazionali, e condiziona aiuti finanziari e rapporti diplomatici.
“A questa si affianca, anzi, ne è il logico complemento, l’utopia irenica di chi crede che solo l’abolizione delle religioni – soprattutto quelle monoteiste – possa realizzare la fine dei conflitti per l’umanità. Si tratta di un pensiero così diffuso e così ben radicato che non si può facilmente mettere in discussione, soprattutto nelle sedi internazionali. E chi osa farlo, come la Chiesa cattolica, viene criticato, penalizzato e accusato di voler ostacolare la costruzione di un radioso futuro di armonia”.
* * *
Il libro è tutto da leggere. Basta qui richiamarne alcuni spunti di particolare interesse:
– l’indebolimento negli anni, attraverso successive varianti, della carta dei diritti universali del 1948, ove ad esempio l’originario diritto di “cambiare religione” si riduce ad “avere o adottare una religione” e infine, nel 1981, solo ad “avere una religione”;
– la tesi delle organizzazioni dell’ONU secondo cui la famiglia “rappresenta l’istituzione per eccellenza ove si definisce la subordinazione femminile” e quindi va combattuta e tendenzialmente smantellata;
– l’invenzione e la messa in opera su vasta scala della formula “salute riproduttiva”, secondo cui “il diritto alla vita è riservato solo alle donne, mentre una politica di severo contenimento demografico si oppone alla nascita dei figli”;
– la dettagliata ricostruzione del sostegno dato dall’ONU – e anche da esponenti cattolici – a “eventi e
organismi interreligiosi finalizzati a sostituire le religioni tradizionali con una religione unica, mondiale,basata sulla dichiarazione dei diritti dell’uomo”;
– la decisione della Santa Sede, annunciata nel 2000, di sospendere il proprio contributo finanziario
all’UNICEF, perché “trasformato da baluardo in difesa dei bambini e delle madri in ennesima agenzia per il controllo delle nascite”;
– i ripetuti attacchi della commissione sui diritti umani del parlamento europeo, nelle sue relazioni annuali, contro la Chiesa cattolica accusata di “fondamentalismo” in ogni campo, ma soprattutto in quello sessuale;
– l’intreccio strettissimo, fin dal primo Novecento, tra antinatalismo ed eugenetica, e la continuazione di quest’ultima sotto nuove vesti anche dopo il discredito ottenuto col nazismo;
– i casi esemplari di Iran, Cina, India, Bangladesh, dove la povertà e l’assenza di meccanismi democratici consolidati hanno reso le donne facili vittime di sperimentazione di contraccettivi rischiosi per la salute, di sterilizzazioni di massa e aborti forzati;
– il presupposto delle organizzazioni dell’ONU secondo cui l’offerta di aborto e contraccezione è, in
qualunque contesto, il primo elemento di emancipazione per le donne e il solo perseguito di fatto: come in Iran, dove i programmi per il controllo della fertilità hanno avuto grande successo ma le donne continuano a essere soggette all’oppressione maschile;
– l’impressionante contrasto tra l’impegno antinatalista profuso dalle organizzazioni internazionali nei paesi poveri e l’invarianza nell’ultimo decennio del numero delle donne morte per parto, più di mezzo milione l’anno.
Scrive a questo proposito Eugenia Roccella:
“I dati confermano come i cosiddetti servizi alla salute riproduttiva siano rivolti moltissimo alla prevenzione e interruzione delle gravidanze indesiderate, ma pochissimo alle cure per le gravidanze desiderate. Il modo principale con cui si intende ridurre la mortalità da parto è ridurre, semplicemente, il numero dei parti, e aumentare quello degli aborti”.
E ancora, a proposito dei linguaggi adottati in questo campo da ONU ed UE:
“Ad ogni appuntamento internazionale si apre una lotta terminologica che a un osservatore estraneo
potrebbe apparire incomprensibile. Ma dietro le differenze semantiche si nasconde lo scontro sui concetti.
Per esempio, la scomparsa di vocaboli come madre e padre, in favore di definizioni prive di caratterizzazione sessuale, come ‘progetto parentale’ o ‘genitorialità’, e la stessa sostituzione delle parole uomo e donna con un termine neutro, ‘genere’, tendono ad annullare la differenza sessuale e la specificità dei ruoli di madre e padre.
“C’è un progetto culturale molto diffuso, e in parte inconsapevole, che mira a sganciarsi il più possibile dal diritto naturale, fondamento dei diritti umani. Se non c’è più un diritto naturale inalienabile che garantisca l’eguaglianza degli esseri umani (per esempio per quanto riguarda il diritto alla vita e alla libertà personale), tutto diventa contrattabile e relativo. Rafael Salas, ex direttore dell’UNFPA, ha sostenuto che le spaventose violazioni dei diritti umani attuate in Cina durante gli anni della politica del figlio unico non erano tali per i cinesi. Aborti forzati, abbandono e uccisione dei neonati, secondo Salas, erano metodi che ‘per le loro norme culturali non erano affatto coercitivi’. Questo è relativismo etico: ma è chiaro che si tratta di una concezione che porta alla distruzione dell’idea stessa dei diritti umani”.
Fausto
LA TEORIA DEL GENDER : ATTACCO MORTALE ALLA FAMIGLIA.
Crediamo sia necessario trattare di un tema che investe ormai le famiglie italiane e l'educazione dei figli. Sono sempre più numerose le trasmissioni tv che tentano, in materia di identità sessuale, di far passare delle teorie che minano al cuore la struttura della famiglia, come fino ad oggi è stata intesa: genitori e figli. Le serie televisive …Altro
LA TEORIA DEL GENDER : ATTACCO MORTALE ALLA FAMIGLIA.

Crediamo sia necessario trattare di un tema che investe ormai le famiglie italiane e l'educazione dei figli. Sono sempre più numerose le trasmissioni tv che tentano, in materia di identità sessuale, di far passare delle teorie che minano al cuore la struttura della famiglia, come fino ad oggi è stata intesa: genitori e figli. Le serie televisive mostrano invece, sempre, famiglie cosiddette aperte, apparentemente felici, condite da tradimenti e quant’altro. In questi programmi, a volte anche raccomandati alle famiglie, è capitato anche di vedere delle scelte di “campo” ambigue da parte di uno dei genitori. Negli ultimi giorni, a seguito della vicenda che ha interessato l’ex presidente della Regione, si torna a parlare di transessuali, transgender, bisessualità ed altro ancora, con il rischio di confondere ancor più le idee ai giovani ed alle famiglie italiane. Il figlio di una mia collega ha chiesto alla mamma, assistendo ad una di queste trasmissioni : “Mamma, perché quel signore è vestito da donna ma ha la voce da uomo?”. Se quella mamma fosse stata meno preparata, avrebbe ripetuto il messaggio che va per la maggiore nei programmi TV “ E’ un uomo che si veste da donna, ed è una delle possibilità sessuali che ci vengono proposte oggi, nel mondo moderno,sono tutte scelte possibili per una persona libera ed adulta”. Ora, senza esprimere giudizi su chi vive l’esperienza della transessualità e, a volte, della prostituzione, crediamo che genitori e ragazzi vadano allertati sul pericolo di aderire a tali teorie, che equiparano tranquillamente il sesso naturale tra uomo e donna, ad altre situazioni e possibilità, affermate in una teoria che si sta affermando in tutto il mondo occidentale: quella del GENDER, cioè del “genere”, e della sua, diciamo così, flessibilità.
Alcuni Stati, molti media, lobby interessate – tentano di far passare questa filosofia,già assunta nei programmi scolastici ed educativi in Europa, per compiacere gruppi di pressione molto forti ed organizzati a livello internazionale e nazionale : il concetto di «gender» rappresenta un’altra sfida, a livello antropologico, nei confronti della famiglia. Oggi si può meglio constatare che si tratta di un elemento strategico della ideologia del femminismo radicale, secondo la quale l’identità sessuale sarebbe un problema di impostazione, non a livello di natura, ma una scelta prodotta da pressioni o dal contesto culturale. Dunque, l’identità sessuale diventerebbe una scelta e quella scelta «libera», nella sua varietà, andrebbe rispettata. Secondo la nuova ideologia del «gender», se non è rispettata la scelta di una identità libera — ed è questa la strada per rendere possibili le unioni di fatto a carattere omosessuale — allora la società deve cambiare (tale scelta deve, ad ogni modo, rifiutare l’immagine della donna come schiava della famiglia, della maternità e dell’uomo, ma anche di una sessualità che non sia totalmente libera).
Ma la vera ragion d'essere della teoria "gender" è essenzialmente sul piano politico, per la sua utilizzabilità ai fini della totale normalizzazione della sessualità omosessuale. Il concetto di "gender" rappresenta infatti il primo passo per sviluppare in modo più ampio lo sganciamento dell'identità sessuale dalla realtà biologica ( come dire, una personae che si percepisce donna anche se biologicamente è un uomo, o viceversa) tanto che il "gender" incontra il suo logico sviluppo nell'approccio "queer", cioè nella prospettiva dell'identità sessuale come scelta mobile e revocabile, anche più volte nel corso della vita dalla stessa persona.
L’identità sessuale, insomma, sarebbe un prodotto dovuto ad imposizioni, al consenso sociologico e alla cultura. In un mondo che tende sempre più verso la libertà, anche la scelta di un’identità sessuale deve diventare , secondo questa ideologia, libera. Quindi ogni persona sarebbe libera, secondo l’orientamento sessuale che vive in un certo momento della sua vita, di transitare da un sesso all’altro (transgender) e comportarsi di conseguenza. Fino alle estreme conseguenze della transessualità, attraverso operazioni chirurgiche.
E’ evidente che queste posizioni sono contro la natura umana e l’idea stessa di uomo, donna e di famiglia, ed hanno lo scopo di far passare norme nazionali ed internazionali favorevoli ad una ideologia che vede il sesso come qualcosa di relativo e superabile dall’orientamento psichico del momento.
Sono teorie apparentemente innocue ma in grado di distruggere la naturale complementarietà uomo-donna e distruggere l’idea stessa di famiglia. Immaginiamo un papà od una mamma che un giorno decidano –sostenuti dalla legge -di lasciare coniuge e figli e transitare verso un altro sesso. Non si distrugge così una famiglia scombinandone le basi fondanti ?
Per questo i genitori siano attenti alle nuove proposte che, apparentemente progressiste, sono in grado di sovvertire i valori fondamentali in cui la nostra civiltà si è sviluppata, e siano in grado di orientare i propri figli verso l’ordine naturale delle cose, senza per questo discriminare le persone omosessuali.