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Paul
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GENITORE 1 e GENITORE 2 ? CONSEGUENZE DELLA TEORIA DEL GENDER. GENITORE 1 e GENITORE 2 : SONO UNA DELLE APPLICAZIONI CONCRETE, NELLE SCUOLE, DELLA TEORIA DEL GENDER. QUESTA TEORIA, CHE NEGA CHE VI …Altro
GENITORE 1 e GENITORE 2 ? CONSEGUENZE DELLA TEORIA DEL GENDER.

GENITORE 1 e GENITORE 2 : SONO UNA DELLE APPLICAZIONI CONCRETE, NELLE SCUOLE, DELLA TEORIA DEL GENDER. QUESTA TEORIA, CHE NEGA CHE VI SIANO DIFFERENZE TRA I SESSI E VUOLE DIFFONDERE LE IDEE LGBT(LESBICHE GAY BISESSUALI E TRANSESSUALI) FINANZIATA DAL NOSTRO GOVERNO CON 10 MILIONI DI EURO, VERRA' INSEGNATA NELLE SCUOLE ATTRAVERSO APPOSITI LIBRETTI. video Fausto Demartis -movimento per la vita civitavecchia.
Francesco I e un altro utente si collegano a questo post
Marcellino
(Italo Carta – Ordinario di psichiatria e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria all’Università degli studi di Milano)."quando si abolisce il principio di evidenza naturale la mente compensa con squilibri psicotici gravissimi. Per questo pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso poi ai più deboli: i bambini. Se …Altro
(Italo Carta – Ordinario di psichiatria e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria all’Università degli studi di Milano)."quando si abolisce il principio di evidenza naturale la mente compensa con squilibri psicotici gravissimi. Per questo pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso poi ai più deboli: i bambini. Se gli si insegna sin da piccoli che quel che vedono non è come appare, li si rovina. Ripeto, pur non essendo solito fare affermazioni dure, dato che gli omosessuali sono persone spesso duramente discriminate, non posso non dire che introdurre l’idea che la differenza sessuale non esiste, e che quindi non ha rilevanza, è da criminali
Marcellino
"quando si abolisce il principio di evidenza naturale la mente compensa con squilibri psicotici gravissimi. Per questo pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso poi ai più deboli: i bambini. Se gli si insegna sin da piccoli che quel che vedono non è come appare, li si rovina. Ripeto, pur non essendo solito fare affermazioni dure, …Altro
"quando si abolisce il principio di evidenza naturale la mente compensa con squilibri psicotici gravissimi. Per questo pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso poi ai più deboli: i bambini. Se gli si insegna sin da piccoli che quel che vedono non è come appare, li si rovina. Ripeto, pur non essendo solito fare affermazioni dure, dato che gli omosessuali sono persone spesso duramente discriminate, non posso non dire che introdurre l’idea che la differenza sessuale non esiste, e che quindi non ha rilevanza, è da criminali“.
Maurizio Muscas
E la Kienge é cattolica fin quando avranno voce i cattocomunisti con appoggi potenti in Vaticano questo é il risultato. Sconichino questi politici invece della Tradizione.
Francesco Federico
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Ha vinto la Kyenge: basta 'padre' e 'madre' c'è solo 'genitore'
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Paul
Al Convegno sul gender, tenuto ieri a Cremona, il prof. Matteo D’Amico lancia un allarme che non può non essere raccolto da chiunque abbia a cuore la difesa della gioventù, che proprio nella scuola, dove dovrebbe essere educata e istruita, subisce un’inaccettabile educazione totalitaria alle follie del “gender”
di Michele Majno
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Nei locali del Seminario vescovile di Cremona si è tenuto ieri,…Altro
Al Convegno sul gender, tenuto ieri a Cremona, il prof. Matteo D’Amico lancia un allarme che non può non essere raccolto da chiunque abbia a cuore la difesa della gioventù, che proprio nella scuola, dove dovrebbe essere educata e istruita, subisce un’inaccettabile educazione totalitaria alle follie del “gender”
di Michele Majno
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Nei locali del Seminario vescovile di Cremona si è tenuto ieri, davanti a un folto pubblico, l’atteso convegno dal titolo “Teoria del gender: abolizione dell’umano?”. Oltre trecento persone hanno affollato la sala del Seminario, seguendo con attenzione gli interventi che si sono succeduti nell’arco della mattinata e intervenendo alla fine con domande ai relatori.
In attesa di pubblicare gli Atti del convegno, vi riportiamo qui alcuni passaggi dell’intervento del prof. Matteo D’Amico. Un intervento lungo e dettagliato, svolto con estrema chiarezza e lungamente applaudito. Un applauso, vogliamo sottolineare, ampiamente meritato.
Il prof. D’Amico ha spiegato che siamo di fronte a una “strategia planetaria della menzogna”. La diffusione e l’imposizione nelle scuole della teoria del gender non sono un problema che riguarda solo l’Italia, né del resto la cosa deve stupire, poiché le nuove “dottrine” partono dall’ONU, che attraverso le sue agenzie specializzate elabora quello che potremmo chiamare un “nuovo modello di uomo”, da imporre in tutto il mondo. Il verbo “imporre” non è usato a caso perché, restando nell’ambito scolastico, la famiglia risulta sempre più emarginata, se non del tutto esclusa, da scelte didattiche che incidono drammaticamente sulla crescita e la maturazione della gioventù. Siamo di fronte a un progetto totalitario in cui il diritto/dovere di educazione viene sottratto alla famiglia, per passare a uno “Stato” sempre più indefinibile, perché sempre più a sua volta scavalcato dalle onnipotenti organizzazioni internazionali, o di queste vassallo.
Accadono cose che sembrano nate da una fantasia malata, ma che purtroppo sono la drammatica realtà quotidiana. Solo per fare alcuni esempi tra i più recenti si ricorda che, mentre in Italia in diverse scuole i maschi sono stati invitati a indossare una camicia rosa in occasione della “giornata mondiale contro l’omofobia”, in Francia in ventisette scuole il Provveditore agli studi ha invitato gli studenti di sesso maschile a recarsi a scuola indossando la gonna. In Croazia diversi Presidi, che si sono opposti a queste devastanti follie, hanno già perso il posto di lavoro… e del resto ogni giorno le cronache ci riportano fatti che dimostrano l’aggressiva e incessante attività omosessualista.
In questa strategia planetaria della menzogna, in sede ONU è già stata avanzata la proposta di parificare la lotta all’aborto alla tortura. Chiunque in futuro si batterà per la difesa della vita subirà quindi pesanti conseguenze penali, come già accade in diverse parti del mondo per chi si oppone all’omosessualismo, e come accadrà a breve anche da noi, se la famigerata “legge Scalfarotto” sarà approvata anche in Senato.
Senza dubbio il grande sviluppo dei movimenti pro-life nel mondo sta mettendo in allarme i potentati che a livello mondiale hanno ormai gettato la maschera e operano esplicitamente per la diffusione della cultura della morte. Chi realmente si può opporre alle dottrine mortifere, e alle altrettanto devastanti dottrine omosessualiste, a loro volta in totale contraddizione con la difesa della vita? La Chiesa Cattolica, depositaria della Verità, custode della vera Fede.
Ed ecco che di recente abbiamo assistito a un fatto che ha dell’incredibile e al quale non è stato dato il giusto rilievo: l’ONU ha “messo in termini” la Chiesa Cattolica, affinché modifichi la Dottrina in materia di aborto e di omosessualità, essendo l’attuale non più accettabile.
Siamo alla follia? Sì, ma la follia ha in mano il potere e ormai pretende di riscrivere l’etica, non curandosi del fatto che essa non può essere costruita a tavolino in deliranti laboratori di idee, ma proviene da Dio ed è perciò immutabile. È base di quel diritto naturale che i nuovi “padroni del mondo” pretendono di rifare.
Ricordando l’intensa attività di Papa Leone XIII per l’educazione della gioventù, il prof. D’Amico ha indicato come solo ricostruendo le scuole cattoliche sia possibile opporsi al dilagare del nuovo totalitarismo e salvare la nostra gioventù . La ricostruzione delle scuole cattoliche, anche a livello di scuole parentali, è stata indicata come l’assoluta urgenza, che viene prima di ogni altra cosa.
Infine, rispondendo alla domanda di un partecipante al convegno, il prof. D’Amico ha ribadito il ruolo insostituibile della Chiesa Cattolica, custode della Verità, nell’educazione della gioventù. E di questa precisazione, fatta con molta chiarezza, gli siano infinitamente grati.
Questi, ripeto, non sono che appunti. Sono però sicuro che siano sufficienti a far comprendere la drammatica emergenza di fronte alla quale ci troviamo e che dobbiamo affrontare se vogliamo salvare la nostra gioventù dalla corruzione e dalla distruzione. È auspicabile che i cattolici perdano ogni complesso di inferiorità e anziché cercare “dialoghi” e “confronti” si rendano conto che l’educazione “laica”, contraddizione in termini, è giunta all’inevitabile capolinea. Riaffermare il primato della Chiesa nell’educazione non è solo un diritto, ma anche un preciso dovere.
IgorHaring
gender ideológiu neschvaľujem! 😡
znenie jedného článku:
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Itálie: Zákon proti homofobii
Vatikán kritizuje zákon proti homofobii, předložený do italského parlamentu. Předseda papežské rady pro interpretaci zákonů, kardinál Francesco Coccopalmerio, řekl 20. září: „Zákon, podle něhož všichni musejí říci, že homosexualita je něco dobrého, je urážka svobody myšlení.“
Kardinál zopakoval učení …Altro
gender ideológiu neschvaľujem! 😡

znenie jedného článku:
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Itálie: Zákon proti homofobii

Vatikán kritizuje zákon proti homofobii, předložený do italského parlamentu. Předseda papežské rady pro interpretaci zákonů, kardinál Francesco Coccopalmerio, řekl 20. září: „Zákon, podle něhož všichni musejí říci, že homosexualita je něco dobrého, je urážka svobody myšlení.“
Kardinál zopakoval učení Církve, podle něhož je homosexualita „objektivně cosi negativního“. Řekl to během kongresu o právech rodiny, který se právě koná ve Vatikánu.
Vydáno: 25.09.2013 23:07, Zdroj: Kathnet
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Pravdepodobne si to najprv takto poistili - zákonom.
Fausto
«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una …Altro
«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una vera opposizione», si sta diffondendo nelle scuole dei nostri figli. Tra l’altro «mettendo a repentaglio il diritto dei genitori di scegliere liberamente l’educazione dei propri figli (riconosciuto dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e la libertà d’insegnamento dei docenti, ma anche la laicità dello Stato». In Francia, dove i tempi di comprensione dei fenomeni e quelli di reazione sono decisamente più rapidi, la società ha già reagito: 18mila studenti francesi restano a casa un giorno al mese e questo è bastato perché il governo facesse un passo indietro.
Il problema è che da noi il tarlo dell’ideologia gender scava gallerie mentre ancora la gran parte non sa di che cosa si tratti, da qui l’appello del presidente nazionale dell’Age, Fabrizio Azzolini: «Insegnanti e presidi, state uniti a noi genitori, facciamo sentire insieme la nostra voce, anche attraverso le nostre associazioni e rappresentanze sindacali. Informiamo gli altri docenti e genitori, facciamo conoscere i contenuti della teria del gender, il tipo di società che vuole costruire ». Ed è Azzolini a riassumere allora tale teoria: «Afferma che la differenza tra i due sessi è solo un pregiudizio, che il maschile e il femminile sono costruzioni sociali e storiche da abbattere. Si insinua l’utopia sottile e pervasiva dell’indifferenziazione sessuale e la presunta uguaglianza tra individui tutti asessuati, cioè astratti...». Non si nasce maschi e femmine, ma «individui che rimandano la propria identità a future scelte». Il tutto tra l’altro con l’alibi di eliminare discriminazioni e bullismo (l’assurda 'Strategia nazionale 2013-2015' che teorizza il gender ha come sottotitolo 'per la prevenzione e ilcontrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale...'). Se maschio e femmina non esistono e tutti noi possiamo 'scegliere' cosa vogliamo essere, ne deriva che anche le figure di padre e madre non hanno più alcun senso, i ruoli naturali e tradizionali decadono, tutti gli individui sono disumanizzati e indifferenziati. Sembra un film di fantascienza, ma di fantasia qui c’è ben poco, dato che ogni giorno queste teorie sono davvero accolte da qualche Comune o scuola: «Da mesi insieme ad altre associazioni familiari denunciamo il rischio di rieducazione al gender attraverso la formazione dei docenti e i progetti didattici per gli studenti, attivati dal ministero dell’Istruzione, dall’Unar (presidenza del Consiglio dei ministri) e da alcuni Comuni, Province, Regioni. Come docenti e genitori dobbiamo proteggere il nostro mestiere di educatori – prosegue il presidente dell’Age –. L’impressione è che lo Stato cerchi disepararci, nonostante nella scuola italiana la legge ci unisca nel patto di corresponsabilità educativa: ai genitori nasconde l’obiettivo delle strategie, agli insegnanti lo impone».
Basti pensare ai famigerati tre volumetti partoriti dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni) e diretti alle scuole primarie e secondarie, di nuovo con un obiettivo ingannevole ('Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze'), in realtà espliciti nel definire 'uno stereotipo da pubblicità' la famiglia in cui il padre sia un uomo e la madre una donna. Tre libri pagati con i soldi dei contribuenti. «I sostenitori del gender – sottolinea Azzolini – non si limitano a proporre un’opinione, ma conducono a una nuova educazione, orientano il governo in Italia, in Europa, in Occidente». Quell’Occidente che, come ha scritto nella sua prolusione al Consiglio permanente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco (vedi Avvenire di ieri) si sta allontanando dall’Umanesimo e dai suoi valori di civiltà, cedendo a ideologie che credevamo sepolte con il secolo scorso. «Esprimiamo gratitudine al cardinale Bagnasco – scrivono anche i genitori dell’Agesc, Associazione genitori scuole cattoliche – e accogliamo il suo invito a non farci intimidire, a non lasciarci esautorare nel diritto di educare i nostri figli. In vista dell’incontro con il Papa del 10 maggio, i genitori dell’Agesc sentono la responsabilità di riaffermare, secondo le parole del presidente della Cei, 'l’urgenza del compito educativo, la sacrosanta libertà nell’educare i figli, il dovere della società di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi...».
D’altra parte, come rileva l’Age, «non occorre essere cristiani» per comprendere che la differenza tra i due sessi è una realtà ontologica: «Lo scriveva anche Marx... Una presunta uguaglianza tra individui asessuati e astratti apre la strada a una società che non può sopravvivere». Ma soprattutto che è grigia e disperata come nel peggior film di fantascienza.
La protesta
Age e Agesc: «Informiamo famiglie e prof sui contenuti di un’ideologia che vuole una società asessuata e astratta». Un giorno al mese di ritiro dalla scuola come protesta: in Francia è servito
Fausto
ARTICOLO DI LUCA RONCELLA LA FAMIGLIA
La famiglia è la forma di tradizione più antica che conosciamo. Se l’umanità non si fosse organizzata in tribù, clan, famiglie, non avrebbe neppure potuto organizzarsi in nazioni. Per questo essa rappresenta l’organo più importante della società, difenderla e promuoverla è un dovere per qualsiasi Stato che voglia mantenere la pace nel proprio territorio. …Altro
ARTICOLO DI LUCA RONCELLA LA FAMIGLIA
La famiglia è la forma di tradizione più antica che conosciamo. Se l’umanità non si fosse organizzata in tribù, clan, famiglie, non avrebbe neppure potuto organizzarsi in nazioni. Per questo essa rappresenta l’organo più importante della società, difenderla e promuoverla è un dovere per qualsiasi Stato che voglia mantenere la pace nel proprio territorio. La famiglia, fin dall’antichità, ha avuto il compito di crescere le nuove generazioni, educandole al rispetto e all’amore per la propria cultura, per il proprio Paese, insegnando che in ogni istituzione esiste una gerarchia da rispettare e delle regole da amare. Il modo adeguato per comprendere la famiglia è osservarla all’interno di un contesto sociale. L’errore di oggi consiste nell’intendere la famiglia come un qualcosa di puramente individuale, come se fosse solo una questione tra due individui, mentre questa è un’istituzione naturale, su cui la società e le relazioni sociali trovano fondamento. Questo aspetto è particolarmente significativo per analizzare l’attacco che essa sta ricevendo in questo secolo. Proprio perché essa non è un qualcosa di privato cambiare il suo assetto, significa voler trasformare la società, la cultura ed i nostri modi di vita. Viviamo tuttavia in una società talmente individualista ed egoistica, che ci siamo oramai convinti della stupida idea che cambiare la forma della cellula fondamentale dell’umanità, non influenzerebbe la formazione dei nostri figli, non cambierebbe i nostri costumi, e sarebbe solamente un qualcosa circoscritto alle quattro mura di casa, che interesserebbe solo ai due sposi, e forse(se ce lo permettono) ai bambini. Vogliamo dire con questo che una famiglia, non può essere un diritto di tutti i cittadini che vogliano avere un bambino, ma un dovere di fronte alla propria società e alla propria nazione: un impegno, che un uomo e una donna, si prendono dinanzi a se stessi e agli altri, per contribuire allo sviluppo della comunità. La famiglia non è unicamente il rapporto coniugale tra padre e madre, ma anche e soprattutto una relazione di filiazione e di fraternità. La prima è un legame che si crea tra i genitori e i propri figli. Un rapporto che si basa innanzitutto sui vincoli di sangue, e che si stringe nella convivenza. La fraternità è invece possibile solamente in famiglie unite e coese, nelle quali nasce un rapporto di condivisione e fiducia tra genitori e figli. Altro aspetto di particolare importanza, è il rapporto tra padre e figlio ed è fondamentale capire come questo influisca nello sviluppo di una società. La filiazione è la radice della nostra identità e il primo passo per comprenderla. Le teorie che vengono spalleggiate dalle associazioni LGBT e che reputano identico per la crescita del bambino che questo cresca in una famiglia composta da due diversità complementari come l’uomo e la donna o che venga allevato all’interno di relazioni omosessuali, manifestano un voler respingere ad ogni costo non solo il diritto naturale ma, l’importanza stessa di potersi riconoscere in una storia con un’identità e una cultura. Ogni essere umano ha il diritto di conoscere i propri antenati e le proprie tradizioni, di poter essere abbracciato da una madre ed educato da un padre. Mai nessuna associazione potrà distruggere l’evidenza della natura umana e la bellezza di crescere e vivere in una famiglia vera.
Un altro commento da Fausto
Fausto
Articoli - Spazio di Confronto Tale spazio di dibattito all'interno del nostro blog è aperto a tutte e a tutti basta soltanto inviare il proprio articolo a : comitatostudentiliberi@gmail.com Non saranno pubblicati i contenuti offensivi e irrispettosi che violano le più basilari regole di confronto civile e pluralistico. Articolo 4 - 17/3/14 NEL LAZIO VINCE LA DONNA E SI DIFENDE LA FAMIGLIA! Il …Altro
Articoli - Spazio di Confronto Tale spazio di dibattito all'interno del nostro blog è aperto a tutte e a tutti basta soltanto inviare il proprio articolo a : comitatostudentiliberi@gmail.com Non saranno pubblicati i contenuti offensivi e irrispettosi che violano le più basilari regole di confronto civile e pluralistico. Articolo 4 - 17/3/14 NEL LAZIO VINCE LA DONNA E SI DIFENDE LA FAMIGLIA! Il giorno 5 marzo 2014, è stata raggiunta una grande vittoria nell’ambito della discussione della Proposta di Legge contro la violenza sulle donne approvata dal Consiglio Regionale del Lazio. E’ stato approvato all’unanimità un Ordine del Giorno di istruzione alla Giunta Regionale presentato dal consigliere Fabrizio Santori avente ad oggetto “Tutela della donna nel matrimonio tradizionale e tutela della libertà d’espressione a fronte della Proposta di Legge nazionale contro l’omofobia e la transfobia”. Nello specifico, con l’approvazione di questo atto di indirizzo, il Consiglio Regionale del Lazio ha impegnato il governatore Zingaretti a sostenere tutte le azioni per il contrasto alla violenza per tutti i cittadini e senza sottostare ai deliri degli "studi di genere", ad esprimersi sulla questione dei limiti incostituzionali alla libertà di espressione che verrebbero imposti dal disegno di legge, attualmente in discussione in Parlamento, dal titolo “Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della trans fobia”, a mettere in atto politiche concrete a favore della famiglia costituita intorno al vincolo del matrimonio tradizionale. Straordinario e unico è stato il riconoscimento da parte del Consiglio regionale, all’unanimità, dei valori descritti nella premessa e cioè dell'importanza della lotta alla violenza indifferentemente dal genere. Ancora più importante è stato il riconoscimento della centralità della famiglia, ribadendo l'importanza del matrimonio, non tanto come legame religioso, ma dell’istituto stesso come progetto di vita che tutela la donna. Nell’atto approvato particolari riferimenti sono stati riservati alle famiglie numerose con minori, alle famiglie con disabili o anziano non autosufficienti, alle politiche abitative per la famiglia, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che superi la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi. I consiglieri hanno sottoscritto un atto che certifica come la donna rappresenta il cardine della famiglia e nel proporsi come madre hanno coraggiosamente affermato come questo impegno vada tutelato con maggior forza e determinazione, senza letture ideologiche. L’ordine del giorno approvato rifiuta a chiare lettere le proposte faziose sulle cui basi era stata scritta la proposta di legge in origine, diffusamente e attentamente modificata dal Consiglio regionale, e la visione totalitaria che traspariva da quella scrittura, rappresentata dalle parole dell'ex ministro Carrozza e dell'assessore regionale del Lazio alla cultura Ravera, che con questo atto viene culturalmente sfiduciata. Questo documento rappresenta il vero dono fatto dal Consiglio Regionale per l’8 marzo e non solo alle donne ma a tutti i cittadini del Lazio che sono contrari alla violenza, all'ideologia e che credono fermamente nella famiglia tradizionale così come intesa dalla Costituzione Italiana. Impegni specifici per il Presidente della Regione Lazio - a perseguire l’obiettivo dell’educazione e prevenzione contro la violenza nella regione per tutti i cittadini indifferentemente dal sesso e senza sposare posizioni culturali marginali e marginalizzanti che puntano a segregare le donne dagli uomini in base alle pretese di “culture di genere” totalitarie e antidemocratiche; - ad esprimere la posizione della Regione Lazio in merito al disegno di legge, attualmente in discussione in Parlamento, dal titolo “Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della trans fobia” rappresentando al Governo le nostre preoccupazioni circa le limitazioni di libertà di espressione provenienti da un’eventuale approvazione di questa legge; - a farsi portavoce al Governo di problematiche ben più gravi ed urgenti che investono l’Italia, e nello specifico il Lazio, per cui tale legge non rappresenterebbe al momento una priorità; - A finanziare politiche concrete a sostengo della famiglia costituita intorno al vincolo del matrimonio, con particolare riferimento alle famiglie numerose con minori, alle famiglie con disabili o anziano non autosufficienti, alle politiche abitative per la famiglia, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che superi la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi. Articolo n°3 LA FAMIGLIA La famiglia è la forma di tradizione più antica che conosciamo. Se l’umanità non si fosse organizzata in tribù, clan, famiglie, non avrebbe neppure potuto organizzarsi in nazioni. Per questo essa rappresenta l’organo più importante della società, difenderla e promuoverla è un dovere per qualsiasi Stato che voglia mantenere la pace nel proprio territorio. La famiglia, fin dall’antichità, ha avuto il compito di crescere le nuove generazioni, educandole al rispetto e all’amore per la propria cultura, per il proprio Paese, insegnando che in ogni istituzione esiste una gerarchia da rispettare e delle regole da amare. Il modo adeguato per comprendere la famiglia è osservarla all’interno di un contesto sociale. L’errore di oggi consiste nell’intendere la famiglia come un qualcosa di puramente individuale, come se fosse solo una questione tra due individui, mentre questa è un’istituzione naturale, su cui la società e le relazioni sociali trovano fondamento. Questo aspetto è particolarmente significativo per analizzare l’attacco che essa sta ricevendo in questo secolo. Proprio perché essa non è un qualcosa di privato cambiare il suo assetto, significa voler trasformare la società, la cultura ed i nostri modi di vita. Viviamo tuttavia in una società talmente individualista ed egoistica, che ci siamo oramai convinti della stupida idea che cambiare la forma della cellula fondamentale dell’umanità, non influenzerebbe la formazione dei nostri figli, non cambierebbe i nostri costumi, e sarebbe solamente un qualcosa circoscritto alle quattro mura di casa, che interesserebbe solo ai due sposi, e forse(se ce lo permettono) ai bambini. Vogliamo dire con questo che una famiglia, non può essere un diritto di tutti i cittadini che vogliano avere un bambino, ma un dovere di fronte alla propria società e alla propria nazione: un impegno, che un uomo e una donna, si prendono dinanzi a se stessi e agli altri, per contribuire allo sviluppo della comunità. La famiglia non è unicamente il rapporto coniugale tra padre e madre, ma anche e soprattutto una relazione di filiazione e di fraternità. La prima è un legame che si crea tra i genitori e i propri figli. Un rapporto che si basa innanzitutto sui vincoli di sangue, e che si stringe nella convivenza. La fraternità è invece possibile solamente in famiglie unite e coese, nelle quali nasce un rapporto di condivisione e fiducia tra genitori e figli. Altro aspetto di particolare importanza, è il rapporto tra padre e figlio ed è fondamentale capire come questo influisca nello sviluppo di una società. La filiazione è la radice della nostra identità e il primo passo per comprenderla. Le teorie che vengono spalleggiate dalle associazioni LGBT e che reputano identico per la crescita del bambino che questo cresca in una famiglia composta da due diversità complementari come l’uomo e la donna o che venga allevato all’interno di relazioni omosessuali, manifestano un voler respingere ad ogni costo non solo il diritto naturale ma, l’importanza stessa di potersi riconoscere in una storia con un’identità e una cultura. Ogni essere umano ha il diritto di conoscere i propri antenati e le proprie tradizioni, di poter essere abbracciato da una madre ed educato da un padre. Mai nessuna associazione potrà distruggere l’evidenza della natura umana e la bellezza di crescere e vivere in una famiglia vera. Luca Roncella Articolo n°2 Ma gli omosessuali sono davvero orgogliosi di loro stessi? Da mesi assistiamo all’intensificarsi delle lotte delle lobby LGBT che, sotto il falso nome della tutela dei diritti umani, perseguono, con forza e isteria allo stesso tempo, esigenze individualistiche ed egoistiche volte ad affermare legalmente ciò che loro, in un’accezione assolutamente personalissima, chiamano diritti: matrimonio, adozione di bambini e più in generale pseudo-famiglia. Tralasciando il misconoscimento relativo a questi aspetti concreti della vita ormai declassati a mero diritto che ognuno nevroticamente può pretendere a proprio piacimento e a tutti costi, svuotando il concetto di famiglia, e oggettivando i bambini ormai in balia di capricciose pretese e imputate di piedi, ci chiediamo se davvero, stando così le cose, le persone LGBT siano davvero orgogliose di ciò che sono, dello stile di vita che gli appartiene, e se si sentano davvero così dignitosi in loro stessi. Domanda piuttosto ovvia che sorge spontanea nel momento in cui non possiamo fare a meno di notare che tutta la loro dignità e tutto il orgoglio non ruota attorno al loro status vitae, ma attorno al modello eterosessuale, che loro stessi PER PRIMI assolutizzano a canone di verità, confermando implicitamente quanto affermiamo e sosteniamo, senza rendersi conto della trappola per topi che da soli si costruiscono. Sembra quasi che l’affermazione del loro essere si concluda in una disperata imitazione delle prerogative esclusive per natura alle coppie eterosessuali. Non sarà forse il caso di dire che i primi omofobi siano loro verso loro stessi? Tale interpretazione è inoltre avvalorata da tutta quella frangia di omosessuali non gay (ignorata e derisa dai gay estremisti) che, coerentemente, si sentono sminuiti nel loro essere da tali pretese: gli omosessuali non gay non sono infatti dei “gay repressi”, ma individui che si apprezzano e amano per ciò che sono: non hanno bisogno di copiarci; non hanno bisogno di sposarsi perché si amano con coscienza, ossia nei pregi e nei limiti della loro natura che apprezzano e non considerano in nulla mancante; non hanno bisogno di comprare i bambini perché riconoscono il valore unico e irriducibile della famiglia da cui provengono e la difendono; e non hanno bisogno di indottrinare con teorie educative utopiche i figli altrui agendo a livello scolastico sin dalla più tenera età. Tali pretese dei cosiddetti gay “allegri”, che poi tanto allegri non sembrano, offendono e sminuiscono la dignitosità del restante mondo omosessuale (in netta maggioranza e oscurato da volontà lobbystiche e politiche perché scomodo), dipingendolo unicamente come un mondo privo di valori e di rispetto verso sé e verso gli altri. Ma allora, se non solo noi, ma anche la maggioranza degli omosessuali, non ha di queste pretese illegittime, quale sarà il vero intento di questa manovra lobbystica...? DIFENDIAMOCI DALL'AGGRESSIONE DEI VERI VALORI ANTROPOLOGICI OGGI MESSI IN CRISI ATTRAVERSO TATTICHE E STRATAGEMMI TUTT'ALTRO CHE TRASPARENTI. Articolo n°1 Il colmo della crudeltà umana: 'uomo che cerca la sua stessa fine Il XXI sarà ricordato nella storia dell'umanità come il secolo della guerra dell'uomo contro se stesso. Da oltre 50 anni infatti, un sistema disumano e corrotto sta mandando avanti un attacco contro l’uomo e la sua natura attraverso politiche abortistiche, celate come diritto della donna di disporre del “proprio” corpo, e mettendo in continua discussione la cellula fondamentale della società: la famiglia, da ultimo cercando di equiparare al matrimonio un qualcosa che solo per la sua composizione non potrà mai essere considerato tale. Già Spengler al principio del 900 parlava di "Tramonto dell'Occidente" e a ribadircelo sono ormai gli stessi dati che ci parlano di una netta diminuzione della natalità europea. La nostra è una società vecchia, e facciamo di tutto per peggiorare questa situazione. L'Europa, terra di eroi, simbolo di una grande civiltà fondatasi nella filosofia greca, nel diritto romano, nello spirito germanico ed unitosi nella fede cristiana, rischia oggi di capitolare per mano dei suoi stessi "padroni". Sembra quasi che il Vecchio Continente sia stufo di esistere, di essere luce e faro del mondo, un esempio per tutta l'umanità. L'ultima pugnalata arriva dal governo belga con l'approvazione dell'eutanasia minorile. Intanto, in Italia a fronte ad una crisi che strozza sempre più i propri cittadini, si pensa a come garantire maggiori agevolazioni per le coppie gay che pur rappresentando una minoranza davvero irrilevante sembrano avere la precedenza rispetto alle migliaia di coppie etero che ogni giorno devono affrontare le difficoltà per mantenere una famiglia; si punta ad annullare i concetti e le parole di padre e madre, considerati razzisti, per far spazio a "genitore 1" e "genitore 2". Tutto in nome di una non meglio specificata Dittatura di Stato. Di fronte a questa morte morale e culturale del nostro Paese e del nostro Continente, confidiamo in una reazione forte e coraggiosa proveniente dai giovani europei, i quali, ispirati da secoli di storia, decidano di dare ascolto alla voce della ragione e della tradizione chiudendo la porta a lobby e associazioni che fanno di tutto per creare un nuovo che è contro l'uomo, la sua storia e il suo futuro. La famiglia naturale, che fin dall'antichità è sempre stato il centro della vita di uno Stato ora è realmente minacciata, accusata di essere retrograda e distante dalle esigenze moderne. Le persone, bombardate da messaggi ad hoc, hanno forse dimenticato l'importanza di una famiglia con un padre ed una madre per un bambino, che NON è un DIRITTO, ma una persona che HA il DIRITTO di nascere da una madre, con accanto un padre, che possano educarlo a vivere, a rispettare gli altri, a crescere e a diventare una persona matura. Queste associazioni, che parlano di diritti civili, dimenticando doveri e diritti naturali, sono talmente accecate dall'egoismo e dall’edonismo che sono dimentichi della loro stessa natura. Da parte nostra, cercheremo sempre di lottare per la libertà di ogni bambino ad avere un padre e una madre, di una coppia di sposi a creare una buona famiglia e di ogni uomo perché sappia conoscere i propri diritti ed i propri doveri, senza confondere il diritto con il "volere" e il dovere come una semplice "obbligazione".
Marcellino
LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
di Massimo Introvigne
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Dopo il milione di persone in piazza contro il «matrimonio» omosessuale il 13 gennaio 2013, e le manifestazioni successive che hanno impedito al governo di legalizzare l’«utero in affitto», molti si attendevano che la Manif pour Tous francese presentasse liste alle elezioni. Non è un mistero che all’interno del …Altro
LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

di Massimo Introvigne

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Dopo il milione di persone in piazza contro il «matrimonio» omosessuale il 13 gennaio 2013, e le manifestazioni successive che hanno impedito al governo di legalizzare l’«utero in affitto», molti si attendevano che la Manif pour Tous francese presentasse liste alle elezioni. Non è un mistero che all’interno del movimento ci sia stato un dibattito sul punto. Ma alla fine si è deciso di non presentare liste di scopo – che in Francia, come in Italia, di rado hanno successo –, di concentrarsi sulle elezioni comunali, secondo una tesi cara alla scienza politica francese che vede negli «élus locaux», i consiglieri comunali e i sindaci, la spina dorsale della vita civile, e di proporre la firma via Internet a una Carta della famiglia, che comporta impegni molto precisi per i candidati.
La campagna è appena iniziata, e le firme sono già centinaia. Proponiamo la traduzione italiana dell’interessante documento, che nel nostro Paese è stato citato da qualche quotidiano, ma mai tradotto.
«Preambolo
Convinto che la famiglia, luogo principale dell’educazione e della solidarietà, è la cellula di base della società e garantisce il suo avvenire e progresso;
Consapevole che il contesto attuale, sociale, legislativo ed economico, richiede un rinnovamento della politica intorno ai valori della famiglia;
Consapevole che, di fronte a queste attese, è opportuno affermare le mie posizioni come candidato alle elezioni, come candidato alla carica di sindaco, assessore o consigliere comunale;
Aderisco alla Carta che comporta gli impegni seguenti:
Impegni
Politica familiare
La famiglia, cellula di base della società
Se sarò eletto/a, mi batterò per una politica comunale che tenga conto della famiglia e della sua composizione:
• In materia sociale, sportiva e culturale (trasporti, asili nido, mense e altri servizi comunali),
• In materia fiscale, per quanto di competenza del Comune.
Eletto/a, sapendo che il Comune è il primo luogo delle iniziative di coesione sociale e familiare:
• Cercherò di creare un ambiente favorevole alle famiglie,
• Orienterò in questo senso i progetti e i contributi del Comune,
• Favorirò la solidarietà tra le generazioni.
Eletto/a, deciderò e chiederò:
• Che sia nominato un assessore subito dopo le elezioni che si consacri specificamente alla messa in opera degli impegni di questa Carta,
• Che sia pubblicato ogni anno un rapporto sulla politica familiare del Comune.

Politica educativa: I genitori, primi e principali educatori dei loro figli
Eletto/a, opererò nel mio Comune e nell’esercizio delle mie funzioni per:
• Rispettare il ruolo dei genitori,
• Preservare i bambini e i ragazzi da qualunque iniziativa e sperimentazione ispirata all’ideologia di genere, diffusa con il pretesto della lotta contro gli stereotipi e dell’uguaglianza fra uomini e donne, in particolare nelle scuole materne, negli asili-nido e nelle attività extra-curricolari delle scuole.
Eletto/a, nominerò una persona per vigilare sui principi di questa Carta nei consigli di amministrazione delle scuole, asili, collegi e licei del Comune, per quanto di competenza comunale.
Eletto/a, utilizzerò tutti i miei poteri di polizia amministrativa per preservare i giovani dal traffico e consumo di droga e lottare contro la pornografia in tutte le sue forme.
Rappresentazione dei miei amministrati. La mia responsabilità politica nelle elezioni presidenziali e senatoriali
Eletto/a, m’impegnerò per le elezioni al Senato e darò al mio sostegno alle elezioni presidenziali ai candidati che s’impegneranno sul programma legislativo seguente:
• Abrogare la legge sul matrimonio e l’adozione per tutti, senza retroattività, per preservare e restaurare il rapporto padre-madre-bambino e favorire l’educazione dei figli da parte dei loro genitori,
• Rifiutare la commercializzazione dei corpi, in particolare rifiutando l’apertura della fecondazione assistita alle coppie di donne e ai celibi, e la legalizzazione dell’utero in affitto in qualunque caso,
• Con apposita legge permettere l’obiezione di coscienza nell’applicazione della legge sul matrimonio e l’adozione per tutti».
Come si vede, ci sono punti specificamente francesi. Ma il grande successo dell’iniziativa mostra come forme di «buona politica» per la famiglia possano battere strade diverse da quella della presentazione di liste e del negoziato con i partiti. Chissà che l’iniziativa francese non possa ispirare qualcuno anche in Italia.
Marcellino
Gay e scuola, cattolici di lotta e di governo
di Gabriele Toccafondi e Riccardo Cascioli
Caro direttore,
dopo aver letto con attenzione l'articolo di Vincenzo Luna, "Nuovo Centro Destra, contraddittorio sui temi etici", vorrei intervenire nel dibattito suscitato dalla Nuova Bussola Quotidiana, puntualizzando alcune questioni di primaria importanza. Vorrei, in primis, ricordare che è stata proprio …Altro
Gay e scuola, cattolici di lotta e di governo
di Gabriele Toccafondi e Riccardo Cascioli

Caro direttore,
dopo aver letto con attenzione l'articolo di Vincenzo Luna, "Nuovo Centro Destra, contraddittorio sui temi etici", vorrei intervenire nel dibattito suscitato dalla Nuova Bussola Quotidiana, puntualizzando alcune questioni di primaria importanza. Vorrei, in primis, ricordare che è stata proprio un'interpellanza del gruppo Ncd al Senato a portare all'attenzione dell'opinione pubblica e del mondo politico la vicenda dell'introduzione nelle scuole dei manuali di educazione alla diversità, curati dall'Unar, di cui come Ministero eravamo stati tenuti all'oscuro.
Noi siamo fermamente convinti della necessità di una lotta a ogni tipo di discriminazione, sia essa basata sul genere, la razza, la religione o le opinioni politiche. Siamo contro il bullismo e l'omofobia. Allo stesso tempo, siamo altrettanto fermamente convinti che su temi delicati come l'educazione sessuale e l'ideologia del genere, sia un grave errore la diffusione nelle scuole di opuscoli come quello voluto da Unar, che sembrava avere l'intendo di imporre un'impronta culturale a senso unico destando preoccupazione e confusione nel sistema educativo. Una materia così delicata richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio utilizzati, a maggior ragione visto che si rivolge a ragazzi di tutte le fasce di età. L'educazione alla diversità e al rispetto è importante, ma non è pensabile farlo imponendo una visione unilaterale che capovolge valori e tradizioni su cui si fonda la nostra civiltà.
Su questi temi - l'educazione alla sessualità e all'identità - il compito primario spetta alla famiglia, e non può essere nessun altro istituto educativo, neppure la scuola, a imporre una sua visione, a maggior ragione se orientata in senso ideologico e unilaterale, come i libri più volte richiamati, i quali oltre a presentare una lettura 'partigiana' della realtà, discriminano, come più associazioni hanno sottolineato, a loro volta le persone 'religiose' e 'credenti', considerate più propense all'omofobia proprio in ragione della loro religiosità. Dal mio canto, come sottosegretario all'Istruzione, vigilerò affinché libri e opuscoli non concordati con il Miur non vengano imposti nelle scuole, come da qualche parte sembra stia continuando ad avvenire, nonostante il mio intervento in senso contrario di alcune settimane fa. Non è accettabile, e spero non si ripeta più in futuro, che venga prodotto materiale per le scuole, per gli studenti e gli insegnanti, con un'impronta culturale a senso unico, senza nemmeno avvertire o coinvolgere il Ministero dell'Istruzione. Più in generale la speranza, e l'appello a tutti, è quello di non utilizzare la scuola come un campo di battaglia ideologico.
Cordiali saluti,
Gabriele Toccafondi (Ncd),
sottosegretario di Stato all'Istruzione

Caro on. Toccafondi,
la ringrazio per le sue puntualizzazioni perché permettono di chiarire ancora meglio alcune questioni su cui La Nuova BQ sta insistendo da tempo.
1. Anzitutto i rilievi critici al Nuovo Centro Destra (Ncd). Per quel che riguarda la politica quello che ci interessa non è la sigla di un partito o il suo schieramento; il criterio con cui giudichiamo gli atti sono anzitutto i princìpi non negoziabili (vita, famiglia, libertà di educazione) che – come già ribadito molte volte – riguardano i fondamenti di qualsiasi società che voglia avere un futuro. Vale a dire che non riguardano soltanto la sfera etica, come qualcuno pretende, ma ogni aspetto della società. Basti pensare all’enormità della spesa sociale generata dalla disgregazione della famiglia, o a quanto la denatalità stia incidendo sulla gravità della crisi economica. Per questo abbiamo sempre valorizzato il lavoro di quei (pochi) parlamentari che prima nel Pdl e poi nel Ncd hanno lavorato e combattuto instancabilmente per evitare o almeno frenare la deriva ideologica di questo Paese. I nomi di Giovanardi, Roccella, Pagano, Sacconi, Bianconi – insieme a qualche altro (raro) buon esempio proveniente da altri partiti - sono tornati più volte sulle colonne de La Nuova BQ proprio in merito a questo impegno.
La critica dell’articolo contestato riguarda invece l’atteggiamento dei rappresentanti del Ncd al governo, che appare molto più distratto se non accondiscendente nei confronti delle istanze laiciste. Il caso dell’indottrinamento all’ideologia di genere nelle scuole è solo un esempio (ci tornerò più avanti), ma si potrebbe citare anche una recente intervista del ministro Lupi ad Avvenire in cui si sdoganano le unioni civili (senza che peraltro Avvenire abbia avuto nulla da eccepire). E si potrebbe continuare. Le domande perciò sull’identità del Ncd mi sembrano giustificate, anche se riconosciamo che è soprattutto nelle fila di questo partito che finora abbiamo trovato politici seriamente impegnati a difesa di vita, famiglia ed educazione.
2. La vittoria di un’ideologia la si vede anzitutto dal cambiamento di linguaggio, e da questo punto di vista mi dispiace rilevare che il linguaggio della sua lettera rivela una resa incondizionata. Mi spiego: l’articolo 3 della nostra Costituzione, che tutti citano solo quando fa comodo, afferma che tutti i cittadini sono uguali «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche». Lei riprende questa formulazione ma sostituisce la parola “sesso” con “genere”. Dovrebbe sapere benissimo che sono due concetti ben diversi e che “l’ideologia di genere” è esattamente ciò che vuole sostituirsi alla “realtà del sesso”. Come si può combattere una battaglia contro l’ideologia di genere se poi se ne adottano i criteri?
E allo stesso modo come si concilia la sua affermazione di essere “contro l’omofobia” con il lavoro degli esponenti del Ncd che in Parlamento contestano non solo l’esistenza dell’emergenza omofobia ma anche la possibilità che possa essere usato il termine “omofobia”? La verità è che questo è un termine creato proprio per diffondere l’ideologia di genere; che una sua adozione nel contesto di una legge che la reprime è pericolosissima perché non c’è nessuna definizione giuridica di un tale presunto reato, il che lascerebbe un totale potere discrezionale nelle mani dei giudici; e infine sono gli stessi dati del ministero dell’Interno a smentire che un’emergenza del genere esista.
Ci aspettiamo perciò che anche chi sta al governo, nei modi più opportuni, si faccia carico di questa consapevolezza.
3. Ma veniamo alla questione centrale, i famosi opuscoli dell’Istituto Beck e dell’Unar che sono stati bloccati ma che, come lei stesso ammette, continuano a girare per le scuole italiane. Su questo punto è bene non prendersi in giro: questi volumetti sono un falso problema, uno specchietto per le allodole per distrarre dalla vera questione. Intendiamoci, la loro pubblicazione e diffusione è un fatto grave ma concentrare esclusivamente l’attenzione su questi libretti come se fossero tutto il problema è fuorviante.

Come La Nuova BQ ha denunciato fin dall’inizio – in perfetta solitudine – l’origine sta nell’adozione da parte del governo Monti della Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015). E’ qui che si trova il piano per far entrare l’ideologia di genere nelle scuole (clicca qui): come sottosegretario all’Istruzione lei non può non sapere che già da mesi in tantissime scuole italiane si fanno circolare questionari tra gli studenti allo scopo di “far superare gli stereotipi di genere”, tra cui rientra ovviamente il contemplare solo il sesso maschile e femminile e il considerare la famiglia solo quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Né lei può ignorare che è parte di questa Strategia far tenere nelle scuole corsi di “indottrinamento” tenuti esclusivamente da rappresentanti di associazioni Lgbt, e il caso sollevato in questi giorni dalla presenza di Wladimir Luxuria in tour per le scuole non è un caso (clicca qui).
Ed è sempre sviluppo di quella Strategia nazionale lo stampato distribuito dal suo Ministero dal titolo “Tante diversità, uguali diritti – Omofobia (Interventi contro la discriminazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere)”. Il contenuto di questa pubblicazione è perfettamente in linea con quello dei libretti che hanno fatto tanto rumore. Anche di questo ha parlato La Nuova BQ (clicca qui), al Miur è giunta anche la protesta delle associazioni di genitori. Lei non può non saperlo. E’ troppo comodo prendersela con dei libretti facendo ricadere tutta la responsabilità sull’Unar, quando è il suo Ministero che sta propagando quegli stessi contenuti. Non bastasse, il suo Ministero e l’Unar hanno creato insieme un sito internet (www.noisiamopari.it/index.php) in cui si invitano le scuole a condividere progetti in tal senso. Lei forse può non essere ritenuto responsabile dei volumetti dell’Unar, ma non può non sapere cosa fa il suo stesso Ministero.
La questione è che questo progetto di indottrinamento è stato iniziato dal governo Monti, continuato dal governo Letta e ora quanto meno non ostacolato dal governo Renzi, e sempre con esponenti cattolici all’interno dell'esecutivo che fanno finta di non vedere.
Lei, caro on. Toccafondi, ora si trova al Miur, il ministero al centro di questo progetto distruttivo per i ragazzi. Sono contento che sia intervenuto per bloccare i famigerati libretti, è già qualcosa; ma come è chiaro da quanto esposto fin qui ben altre sono le azioni necessarie.
Un altro commento da Marcellino
Marcellino
Non basta condannare i libretti UNAR. Dobbiamo creare un opuscolo nuovo, alternativo, che sostenga con forza le ragioni per cui è bene che la società continui a riservare il matrimonio come riconoscimento alla famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna, e ne spieghi ampiamente le ragioni. Naturalmente occorre spiegare con chiarezza che l'unione naturale tra un uomo ed una donna ed in …Altro
Non basta condannare i libretti UNAR. Dobbiamo creare un opuscolo nuovo, alternativo, che sostenga con forza le ragioni per cui è bene che la società continui a riservare il matrimonio come riconoscimento alla famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna, e ne spieghi ampiamente le ragioni. Naturalmente occorre spiegare con chiarezza che l'unione naturale tra un uomo ed una donna ed in generale la famiglia, è un bene unico,essenziale alla vita del genere umano, in virtù della sua potenzialità procreativa ed educativa.
Silvia80
è una vergogna!!!!!!!! 🤬 😡
preghiamo, preghiamo fitto! 🙏 🙏 e difendiamo la famiglia!!!!!! 😡
paolaandreali
GENDER : LA GIUSTA REAZIONE DELLA CHIESA
Giornalmente ormai la nota lobby ci propone svariati tentativi di introdursi in ogni ambito sociale per diffondere il suo verbo che, se applicato, comporterà guasti sociali enormi di cui saranno vittime le nuove generazioni, la cui identità personale verrà resa insicura. Tale propaganda socialmente irresponsabile (almeno per chi è abituato ad agire secondo …Altro
GENDER : LA GIUSTA REAZIONE DELLA CHIESA

Giornalmente ormai la nota lobby ci propone svariati tentativi di introdursi in ogni ambito sociale per diffondere il suo verbo che, se applicato, comporterà guasti sociali enormi di cui saranno vittime le nuove generazioni, la cui identità personale verrà resa insicura. Tale propaganda socialmente irresponsabile (almeno per chi è abituato ad agire secondo ragione e buon senso) ha ormai incominciato ad aggredire la scuola, già a partire dall’asilo, creando – laddove ha allungato i suoi tentacoli - prevedibili turbamenti nei pargoli e forti tensioni tra scuola e famiglia. E’ di questi giorni poi la notizia che la nota lobby tenta di utilizzare uno sport popolare come il calcio per lanciare i suoi messaggi devastanti con il pretesto consueto della ‘lotta all’omofobia’: ai calciatori è stato chiesto da un sito di scommesse (ma guarda guarda…), da Arcigay, Arcilesbica e Fondazione Cannavò (!) di ‘colorare’ gli scarpini di lacci arcobaleno. Manco a dirlo il presidente della Federazione gioco calcio ha già annunciato l’adesione alla campagna, che dovrebbe coinvolgere anche la Serie A e addirittura la nazionale azzurra guidata dal commissario tecnico più politicamente corretto della storia calcistica tricolore. Si può prevedere che non tutti gradiranno, calciatori e in particolar modo le curve, così che sarà fatalmente introdotto anche il ‘reato calcistico’ di discriminazione sessuale con conseguenti squalifiche a pioggia nell’Italia intera.

Tutti ormai ai piedi della nota lobby? Fortunatamente no. Gli attacchi portati nel settore dell’educazione scolastica stanno provocando una diffusa presa di coscienza tra molti genitori - fin qui assopiti- spaventati e indignati dal vedersi arrivare in casa, con i pargoli, anche opuscoli con storie di due papà o due principi azzurri. Si incomincia a organizzare in quelle parti d’Italia - come in Umbria, in Veneto, in Toscana, in Lombardia, in cui la propaganda è in netto crescendo - la resistenza da parte dei genitori, coadiuvati da associazioni laiche spontanee come la Manif pour tous o le Sentinelle in piedi o laiche istituzionali come il Forum delle Famiglie. Dalle segnalazioni ai dirigenti scolastici alle lettere di diffida, dalle manifestazioni di piazza alla prospettata obiezione di coscienza (tenere i figli a casa quando la nota lobby imperversa) è tutto un fiorire di iniziative tese a bloccare la degenerazione antropologica imposta ad allievi, studenti ed insegnanti. Un po’ nel solco di quanto è successo e sta succedendo in Francia, dove la grande mobilitazione popolare contro la legge del ‘mariage pour tous’ e sviluppi successivi ha già indotto il presidente Hollande a rinviare di un anno la discussione su una nuova legge riguardante la famiglia. “Si deve resistere, continuiamo a resistere” – ci ha detto battagliero a tal proposito l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin, all’uscita del Concistoro di sabato 22 febbraio.

In Italia è ‘Avvenire’ tra i quotidiani nazionali a condurre con tenacia e fermezza la battaglia, chè di battaglia si tratta, sia pure combattuta con le armi della ragione e del buon senso, così da cercare di risvegliare gli assopiti e di instillare qualche dubbio serio in tante menti ‘politicamente corrette’.

IL VICARIATO DI ROMA: “RIVOLUZIONE CULTURALE, MA LE FAMIGLIE NON NE AVVERTONO IL BISOGNO”
Dicevamo di Avvenire che la domenica ha nella capitale un inserto particolare, Roma sette, il settimanale della diocesi di Roma. Domenica 23 febbraio la prima pagina era quasi tutta dedicata all’ “operazione ideologica” del “gender in classe”, voluta sia dal noto Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) che dal noto Campidoglio targato Marino (uno che toglie alle famiglie numerose e promuove anche finanziariamente i programmi scolastici di ‘educazione’ gay). Sicuramente la pagina è apparsa sotto l’impulso del cardinale Vicario Agostino Vallini, che già qualche tempo fa aveva diramato una nota (giustamente) molto dura contro i gai maneggi del noto Marino in materia di registro delle ‘unioni civili’.

Nell’editoriale firmato da don Filippo Morlacchi, sacerdote tanto colto quanto pacato e direttore dell’Ufficio pastorale scolastica, si legge tra l’altro, riferendosi ai programmi di gaio indottrinamento che hanno ormai preso il via in diverse scuole (d’ogni ordine e grado) della capitale della Cristianità: “La priorità emergente, il pensiero dominante sembra, già nella prima infanzia, la proposta dell’ideologia gender, ossia la dottrina secondo cui il dato biologico originario del dimorfismo sessuale è marginale rispetto alla costruzione dell’identità di genere”. E’ evidente che “si vuole così avviare una vera rivoluzione culturale, di cui la maggioranza delle famiglie italiane, impegnata ad affrontare tanti problemi educativi con i figli, non sembra proprio sentire il bisogno. Tutto questo, si noti, già con bambini molto piccoli”. Sono programmi di “educazione alla diversità”, come è noto: “Peccato però che almeno una di queste diversità, cioè quella assolutamente originaria, quella che ogni bambino coglie al volo, quella tra maschietti e femminucce, quella tra mamma e papà, in breve la differenza sessuale, venga invece trascurata, fluidificata e perfino contestata come obsoleto stereotipo culturale”. Constata la “tristezza” di tale situazione, don Morlacchi annota infine: “Anche in altri Paesi europei (ad esempio la Francia) la potente minoranza favorevole al gender ha dettato l’agenda degli impegni scolastici; ma le associazioni di genitori hanno alzato la voce e prodotto agili pubblicazioni per avvertire le famiglie del fenomeno. Forse è tempo che anche in Italia non solo i cattolici, ma tutti gli uomini convinti della bontà della famiglia naturale si esprimano pubblicamente”. Un invito, quello di don Morlacchi in nome della diocesi di Roma, fatto con il suo garbo naturale, ma non per questo meno tranchant (per dirla nella lingua di un Paese il cui popolo in maggioranza si è risvegliato in nome prima di tutto del buon senso e della coscienza di corresponsabilità sociale).

A cura del direttore Angelo Zema appare poi a tutta pagina un’intervista al professor Tonino Cantelmi (psicoterapeuta) e a Elisa Manna (sociologa del Censis), i quali si occupano delle recenti, devastanti iniziative capitoline. “Colpo di mano ideologico” le definisce Cantelmi, autore tra l’altro (insieme con il collega Marco Scicchitano) del libro “Educare al maschile e al femminile” (presentazione venerdì 28 febbraio alle 20.30 presso la Chiesa Nuova). “Il sindaco Marino – rileva Cantelmi – è accecato dall’ideologia. (…) I progetti educativi del Comune sono terribili perché, con la motivazione di combattere il bullismo, propongono una visione confusa dell’uomo”. Per Elisa Manna un fondamento è incontrovertibile: “Gli esseri umani nascono dall’incontro tra un maschio e una femmina, e la società sopravvive grazie a quest’incontro (…) Bisogna rifuggire dagli stereotipi, ma è innegabile che esista uno specifico maschile e uno femminile e che l’educazione ne debba tener conto”. Nel taglio basso troviamo un articolo (a sigla r.s.) sui famigerati opuscoli dell’Unar (preparati dal noto Istituto Beck di Roma) in cui si legge tra l’altro un’affermazione gravissima, oltre che offensiva, come quella che segue: “I tratti caratteriali, sociali e culturali, come il grado di religiosità, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo”. Completa la pagina un ‘box’ sulla dinamica dei progetti capitolini, da “Le cosecambiano@Roma” a”Bulli e pupe, ragazzi che faticano a crescere” del Circolo omosessuale Mario Mieli (il ‘filosofo’ che in “Elementi di critica omosessuale” del 1977 scriveva tra l’altro: “Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”). Da notare che quest’ultimo progetto è in collaborazione con la Asl Roma E e finanziato dalla Regione Lazio, quella di Zingaretti.

IL CARD. BAGNASCO, I VESCOVI DEL TRIVENETO, I VESCOVI DELLA TOSCANA

Cardinal Bagnasco: “Nel torbido il male opera meglio”

Se allarghiamo lo sguardo all’Italia constatiamo che incominciano a levarsi diverse voci di vescovi responsabili e coraggiosi che non temono di essere etichettati come sappiamo. Ribadendo con forza quanto già detto nelle sue prolusioni da presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco il 15 febbraio ha parlato chiaro a Genova: “E’ in atto una strategia persecutoria, un attacco per destrutturare la persona e quindi destrutturare la società, mettendola in balia di chi è più forte e ha tutto l’interesse a che la gente sia smarrita”. Perché “nel torbido il male opera meglio”.

I vescovi del Triveneto: utilizzare pubblicamente i termini padre, madre, moglie, marito e l’espressione ‘famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna’

In precedenza, per la Giornata della Vita del 2 febbraio, la Conferenza episcopale del Triveneto aveva approvato una “Nota su alcune urgenti questioni di carattere antropologico ed educativo”. Un documento nitido, essenziale, inequivocabile, stimolato dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia e redatto in un “momento grave per il bene delle persone e della società”. A causa del dilagare dell’imposizione dell’ideologia gender che comporta una “vera emergenza educativa”, i vescovi triveneti si sentono “sollecitati” a una risposta proprio da alcune parole di papa Francesco che, nell’Evangelii gaudium (n. 182) scrive: “I Pastori (…) hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone, dal momento che il compito dell’evangelizzazione implica ed esige una promozione integrale di ogni essere umano. Non si può affermare che la religione deve limitarsi nell’ambito del privato”.

Sottolineano i vescovi triveneti “il grave pericolo che deriva, per la nostra civiltà, dal disattendere o stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi, veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona che non conducono al vero bene né dei singoli né della società”. Evidenziano poi: “Siamo consapevoli che la differenza dei sessi è elemento portante di ogni essere umano ed espressione chiara del suo essere ‘in relazione’; senza la comune salvaguardia delle ‘grandi differenze’ vi è un grave e concreto rischio per la realizzazione di un autentico e pieno sviluppo della vita delle persone e della società”. Perciò ribadiscono “il rifiuto di un’ideologia del gender che neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico”. Non solo: i vescovi del Triveneto invitano “a non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le più dolci e vere che ci sia mai dato di poter pronunciare: padre, madre, marito, moglie, famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.

I presuli difendono e promuovono poi “il carattere decisivo – oggi più che mai – della libertà di educazione dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre aiutati, di volta in volta, da soggetti istituzionali chiamati a coadiuvarli”. E rigettano “ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante ‘pensiero unico’, sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni”. Importante anche ciò che segue: i vescovi sostengono e incoraggiano “l’impegno e lo sforzo di quanti, a vari livelli e su più ambiti, affrontano ogni giorno, anche nel contesto pubblico e nella prospettiva di una vera e positiva ‘laicità’, tutte le più importanti questioni antropologiche ed educative del nostro tempo e che segnatamente riguardano: la difesa della vita, dal concepimento al suo naturale spegnersi, la famiglia, il matrimonio e la differenza sessuale, la libertà religiosa e di educazione”.

Una ‘Nota’ ,quella dei vescovi del Triveneto (tra cui si annovera l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, lottatore indomito per la dottrina sociale della Chiesa, contestato duramente l’anno scorso da gruppi appartenenti alla nota lobby), che si potrebbe definire anche con un aggettivo solo: esemplare.

I vescovi della Toscana: preoccupazione per il grave rischio

La Conferenza episcopale toscana, su forte spinta del suo presidente cardinale Giuseppe Betori, ha emesso il 12 febbraio (dopo la riunione all’eremo fiorentino di Lecceto) una ‘Nota’ in cui si fa riferimento in primo luogo alla propaganda della nota lobby in diverse scuole toscane. I vescovi si dicono “preoccupati per i tentativi di introdurre il tema della ‘valorizzazione delle differenze di genere’ nei percorsi formativi dei docenti e degli studenti, secondo modalità ispirate alla cosiddetta teoria del gender”. Grave “il rischio che, per motivi ideologici, venga propagata nelle scuole una concezione della famiglia lontana da quella della famiglia naturale, subordinando la stessa identità sessuale biologica a quella culturale, perdipiù soggettivamente determinata”. Ribadita poi la “dignità culturale di una visione antropologica fondata sulla differenza e complementarietà tra i sessi”.

Da tempo poi la Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, stimolata dal cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, insiste sulla difesa e il promuovimento dei ‘valori non negoziabili’. Anche singoli presuli – ad esempio, per quanto ci è noto, l’arcivescovo Luigi Negri a Ferrara, il vescovo Massimo Camisasca a Reggio-Emilia, l’arcivescovo di Crotone Domenico Graziani (vedi l’articolo in questo stesso sito sulla manifestazione anti legge ‘contro l’omofobia’ nella città calabrese), il già citato monsignor Gianpaolo Crepaldi a Trieste – promuovono con ammirevole continuità una riflessione critica sull’avanzata delle tesi della nota lobby.

Tra le reazioni laiche segnaliamo in particolare – oltre a quelle della ‘Manif pour tous –Italia’ e delle ‘Sentinelle in piedi’ – vari convegni tenutisi nella Penisola (in particolare quello di Roma, svoltosi dopo molte peripezie in Campidoglio e di cui abbiamo riferito ampiamente) e l’attivismo responsabile dei “Giuristi per la vita”. Ripetuti gli interventi del ‘Forum delle famiglie’, che in Umbria, per bocca del suo presidente Simone Pillon, ha invitato all’obiezione di coscienza dei genitori (un po’ come è accaduto in Spagna e sta accadendo in Francia) nel caso in cui le autorità scolastiche proseguano nell’indottrinamento venefico di bambini, ragazzi e studenti. Per i genitori sfortunatamente coinvolti nella trista questione segnaliamo il ‘dodecalogo’ dello stesso Forum delle famiglie dell’Umbria , “dodici strumenti di autodifesa dalla ‘teoria del gender’ per genitori con figli da 0 a 18 anni” (www.forumfamiglieumbria.org ).

Gli insulti al vescovo di Cremona, Dante Lafranconi

Il vescovo di Cremona, Dante Lafranconi, è stato uno dei primi in Italia ad istituire un gruppo di accompagnamento pastorale degli omosessuali cristiani. Ciò non gli ha però risparmiato un attacco violentissimo da parte dell’eurodeputata Sonia Alfano (gruppo dei cosiddetti democratici e liberali), per aver osato inviare una mail, in cui il 31 gennaio chiedeva di non votare il famigerato rapporto Lunacek, intitolato “Tabella di marcia contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere”. Ricordiamo che il 4 febbraio l’Europarlamento ha votato il rapporto con 394 sì, 176 no e 72 astensioni (tra i favorevoli, oltre alla sinistra, ai verdi e a una minoranza ‘illuminata’ del PPE, anche deputati del centrodestra come Licia Ronzulli, Barbara Matera e Aldo Patriciello, mentre tra gli astenuti troviamo – secondo l’agenzia Ansa – addirittura il popolare Ciriaco De Mita). Ebbene Sonia Alfano ha dichiarato, a proposito dell’invito del vescovo Lafranconi: “E’ gravissimo che il vescovo di Cremona, con una mail inviata alla mia casella di posta elettronica, mi chieda di votare contro la relazione sui diritti degli omosessuali della collega europarlamentare Ulrike Lunacek. (…) Se votassi come mi chiede il vescovo Lafranconi, avallerei una discriminazione che non condivido e che non fa parte della mia storia politica. Dico questo anche alla luce della presa di posizione di Papa Francesco, che a proposito dell’omosessualità, ha detto: “Se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Anche perché ‘Dio ci ha reso liberi’. Da un esponente della Chiesa ci aspetteremmo ben altre indicazioni che non quelle della discriminazione”. Dopo Sonia Alfano gli esponenti lombardi e nazionali dell’Arcigay hanno fatto a gara nel lapidare monsignor Lafranconi. E pensare che la famigerata legge ‘contro l’omofobia’ ancora non è stata approvata!

Qui l'originale
Paul
Paul
FILOSOFIa , o meglio ideologia del GENDER
E' una teoria a largo respiro, che intende promuovere una nuova antropologia fondata essenzialmente in un artificio intellettuale che separa il sesso maschile e femminile ( dato biologico) dal genere, quale dato sociale e culturale. Mentre i sessi sarebbero due, dato naturale, il genere sarebbe indipendente da esso, per cui avremmo non più soltanto genere …Altro
FILOSOFIa , o meglio ideologia del GENDER
E' una teoria a largo respiro, che intende promuovere una nuova antropologia fondata essenzialmente in un artificio intellettuale che separa il sesso maschile e femminile ( dato biologico) dal genere, quale dato sociale e culturale. Mentre i sessi sarebbero due, dato naturale, il genere sarebbe indipendente da esso, per cui avremmo non più soltanto genere maschile e femminile, ma ben 23 generi a seconda delle diverse sensibilità delle persone, mutabile anche nel corso dell'esistenza.
Nella filosofia del GENDER o del genere,insomma, il sesso o meglio l'orientamento sessuale non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. I diversi orientamenti sessuali (lesbismo, omosessualità, transessualismo, ecc.) sarebbero “naturali varianti della sessualità umana”, a disposizione della scelta autonoma dell’individuo. Il genere sarebbe dunque la costruzione sociale o culturale del sesso, ovvero chiunque potrebbe determinare il proprio genere e modificarlo a suo piacimento (secondo la “Australian human rights commission”l’essere umano si distingue in ben ventitré generi: uomini, donne, omosessuali, bisessuali, transgender, trans, transessuali, intersex, androgini, agender, crossdresser, drag king, drag queen, genderfluid, genderqueer, intergender, neutrois, pansessuali, pan gender, third gender, third sex, sistergirl e brotherboy).
Dalla teoria del gender correttamente applicata alle legislazioni ( come accaduto negli USA ed in alcuni stati europei, come Germania, Francia Spagna, Inghilterra, derivano delle conseguenze pratiche, quali ad esempio la previzione dell'insegnamento di questa teoria nelle scuole, le leggi contro l'omofobia e le leggi per il matrimonio e l'adozione per coppie dello stesso sesso.
I tentativi delle organizzazioni internazionali di far scomparire vocaboli come madre e padre, in favore di definizioni prive di caratterizzazione sessuale, come ‘progetto parentale’ o ‘genitorialità’, e la stessa sostituzione delle parole uomo e donna con un termine neutro, ‘genere’, tendono ad annullare la differenza sessuale e la specificità dei ruoli di madre e padre”.
Insomma ci troviamo di fronte ad uno strumento ideologico volto a superare la naturale differenza uomo donna, maschio femmina, con un progetto planetario ben definito : quello di riconoscere ed aprire ad ogni tipo di unione tra due persone, indipendentemente dal sesso.
Tra i relatori avremo occasione di avere l'On. Eugenia Roccella, che, in un libro, ha messo a fuoco per la prima volta in modo diretto e documentato questo progetto che si risolve in una avversione anticattolica dell’ONU e dell’UE. Il titolo è esplicito: “Contro il cristianesimo. L’ONU e l’Unione Europea come nuova ideologia”. Le autrici sono Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia.
Nell’introduzione al volume, Roccella e Scaraffia individuano la radice della nuova ideologia nella
“separazione fra sessualità e procreazione”. Ne vedono lo sbocco “oltre i confini dell’aborto, nel ritorno
strisciante all’eugenetica”. E concludono:
“Più che di un modello di comportamento sessuale diverso, ma concettualmente analogo a quelli che
l’hanno preceduto nella storia, si tratta di una vera e propria utopia, perche si fonda sull’idea che gli esseri umani possano trovare la felicità nella realizzazione dei propri desideri sessuali, senza limiti morali, biologici, sociali e relazionali legati alla procreazione. Un’utopia che ha le sue radici nella rivoluzione sessuale occidentale degli anni Sessanta, e che risulta tuttora indiscussa anche se non sembra aver mantenuto le sue promesse. Un’utopia che ne riecheggia un’altra, di infausta memoria: che la selezione dei nuovi esseri umani possa creare un’umanità migliore, più sana, più bella.
“L’imposizione di questa utopia ai paesi del Terzo Mondo sembra costituire lo scopo principale dell’attività di molte organizzazioni internazionali, e condiziona aiuti finanziari e rapporti diplomatici.
“A questa si affianca, anzi, ne è il logico complemento, l’utopia irenica di chi crede che solo l’abolizione delle religioni – soprattutto quelle monoteiste – possa realizzare la fine dei conflitti per l’umanità. Si tratta di un pensiero così diffuso e così ben radicato che non si può facilmente mettere in discussione, soprattutto nelle sedi internazionali. E chi osa farlo, come la Chiesa cattolica, viene criticato, penalizzato e accusato di voler ostacolare la costruzione di un radioso futuro di armonia”.
* * *
Il libro è tutto da leggere. Basta qui richiamarne alcuni spunti di particolare interesse:
– l’indebolimento negli anni, attraverso successive varianti, della carta dei diritti universali del 1948, ove ad esempio l’originario diritto di “cambiare religione” si riduce ad “avere o adottare una religione” e infine, nel 1981, solo ad “avere una religione”;
– la tesi delle organizzazioni dell’ONU secondo cui la famiglia “rappresenta l’istituzione per eccellenza ove si definisce la subordinazione femminile” e quindi va combattuta e tendenzialmente smantellata;
– l’invenzione e la messa in opera su vasta scala della formula “salute riproduttiva”, secondo cui “il diritto alla vita è riservato solo alle donne, mentre una politica di severo contenimento demografico si oppone alla nascita dei figli”;
– la dettagliata ricostruzione del sostegno dato dall’ONU – e anche da esponenti cattolici – a “eventi e
organismi interreligiosi finalizzati a sostituire le religioni tradizionali con una religione unica, mondiale,basata sulla dichiarazione dei diritti dell’uomo”;
– la decisione della Santa Sede, annunciata nel 2000, di sospendere il proprio contributo finanziario
all’UNICEF, perché “trasformato da baluardo in difesa dei bambini e delle madri in ennesima agenzia per il controllo delle nascite”;
– i ripetuti attacchi della commissione sui diritti umani del parlamento europeo, nelle sue relazioni annuali, contro la Chiesa cattolica accusata di “fondamentalismo” in ogni campo, ma soprattutto in quello sessuale;
– l’intreccio strettissimo, fin dal primo Novecento, tra antinatalismo ed eugenetica, e la continuazione di quest’ultima sotto nuove vesti anche dopo il discredito ottenuto col nazismo;
– i casi esemplari di Iran, Cina, India, Bangladesh, dove la povertà e l’assenza di meccanismi democratici consolidati hanno reso le donne facili vittime di sperimentazione di contraccettivi rischiosi per la salute, di sterilizzazioni di massa e aborti forzati;
– il presupposto delle organizzazioni dell’ONU secondo cui l’offerta di aborto e contraccezione è, in
qualunque contesto, il primo elemento di emancipazione per le donne e il solo perseguito di fatto: come in Iran, dove i programmi per il controllo della fertilità hanno avuto grande successo ma le donne continuano a essere soggette all’oppressione maschile;
– l’impressionante contrasto tra l’impegno antinatalista profuso dalle organizzazioni internazionali nei paesi poveri e l’invarianza nell’ultimo decennio del numero delle donne morte per parto, più di mezzo milione l’anno.
Scrive a questo proposito Eugenia Roccella:
“I dati confermano come i cosiddetti servizi alla salute riproduttiva siano rivolti moltissimo alla prevenzione e interruzione delle gravidanze indesiderate, ma pochissimo alle cure per le gravidanze desiderate. Il modo principale con cui si intende ridurre la mortalità da parto è ridurre, semplicemente, il numero dei parti, e aumentare quello degli aborti”.
E ancora, a proposito dei linguaggi adottati in questo campo da ONU ed UE:
“Ad ogni appuntamento internazionale si apre una lotta terminologica che a un osservatore estraneo
potrebbe apparire incomprensibile. Ma dietro le differenze semantiche si nasconde lo scontro sui concetti.
Per esempio, la scomparsa di vocaboli come madre e padre, in favore di definizioni prive di caratterizzazione sessuale, come ‘progetto parentale’ o ‘genitorialità’, e la stessa sostituzione delle parole uomo e donna con un termine neutro, ‘genere’, tendono ad annullare la differenza sessuale e la specificità dei ruoli di madre e padre.
“C’è un progetto culturale molto diffuso, e in parte inconsapevole, che mira a sganciarsi il più possibile dal diritto naturale, fondamento dei diritti umani. Se non c’è più un diritto naturale inalienabile che garantisca l’eguaglianza degli esseri umani (per esempio per quanto riguarda il diritto alla vita e alla libertà personale), tutto diventa contrattabile e relativo. Rafael Salas, ex direttore dell’UNFPA, ha sostenuto che le spaventose violazioni dei diritti umani attuate in Cina durante gli anni della politica del figlio unico non erano tali per i cinesi. Aborti forzati, abbandono e uccisione dei neonati, secondo Salas, erano metodi che ‘per le loro norme culturali non erano affatto coercitivi’. Questo è relativismo etico: ma è chiaro che si tratta di una concezione che porta alla distruzione dell’idea stessa dei diritti umani”.
Altri 2 commenti da Paul
Paul
Secondo la FILOSOFIA DEL GENDER "Ciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie ".
In occasione della Conferenza di Pechino, Giovanni Paolo II scrisse una
famosa Lettera alle donne nel cui testo — richiamando la felice espressione «genio della donna»
(Mulieris dignitatem, n.30s)7— riaffermava che …Altro
Secondo la FILOSOFIA DEL GENDER "Ciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie ".

In occasione della Conferenza di Pechino, Giovanni Paolo II scrisse una
famosa Lettera alle donne nel cui testo — richiamando la felice espressione «genio della donna»
(Mulieris dignitatem, n.30s)7— riaffermava che «femminilità e mascolinità sono tra loro
complementari non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma ontologico. È soltanto grazie alla dualità del “maschile” e del “femminile” che l’umano si realizza appieno». Questa lettera, unita aquella indirizzata nel 2004 ai vescovi — Sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo —, dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. Joseph Ratzinger, vede possibile un dialogo col neofemminismo «dell’uguaglianza differenziata», ma prende le distanze dal femminismo radicale o emancipazionista, sostenitore del gender. In particolare, in tale lettera la differenza sessuale è vista «come realtà iscritta profondamente nell’uomo e nella donna: la sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma
anche su quello psicologico e spirituale, improntando ogni loro espressione. Essa non può essere ridotta a puro e insignificante dato biologico, ma è una componente fondamentale della personalità, un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di vivere l’amore umano»8.
All’opposto, la prospettiva del gender —, come spiega un documento dell’Instraw —
«distingue tra ciò che è naturale e biologico e ciò che è costruito socialmente e culturalmente, e intende rciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedieinegoziare i confini tra il naturale e la sua inflessibilità, e il sociale». Questo comporta il rifiuto dell’idea che l’identità sessuale sia iscritta nella natura, nei cromosomi, e affermare che «»9. La teoria del gender, infatti, sviluppa questi
presupposti: la differenza sessuale non è unica — quella maschio/femmina — bensì molteplice, legata ai diversi orientamenti sessuali, di razza e cultura, nonché alla condizione sociale, «fino a destituire totalmente di significato la dualità maschio/femmina, operando una separazione sempre più netta tra la differenza sessuale biologica e la costruzione dell’identità, sociale e psicologica»
In realtà, la teoria del gender mira essenzialmente alla totale normalizzazione della sessualità omosessuale e rappresenta il primo passo verso lo sganciamento dell’identità sessuale dalla realtà biologica, tanto che il gender incontra il suo logico sviluppo nella prospettiva dell’identità sessuale come scelta mobile e revocabile, anche più volte nel corso della vita dalla stessa persona. Esso si propone come un movimento che, rimettendo in discussione le identità ritenute normative, nega la differenza biologica fra i sessi e punta a renderli uguali.
Paul
GENITORE 1 e 2, in ossequio alla ideologia del GENDER, studiata per diffondere l'omosessualismo nel mondo, in nome di un malinteso senso di uguaglianza.
Filosofia del Gender
Conferenza - Dibattito
20 ottobre 2013 Teatro Salesiano Civitavecchia
Luisa Santolini

Un cenno storico:
1791 “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olympe de Gouges: la donna nasce libera e con gli stessi …Altro
GENITORE 1 e 2, in ossequio alla ideologia del GENDER, studiata per diffondere l'omosessualismo nel mondo, in nome di un malinteso senso di uguaglianza.

Filosofia del Gender

Conferenza - Dibattito
20 ottobre 2013 Teatro Salesiano Civitavecchia

Luisa Santolini


Un cenno storico:

1791 “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olympe de Gouges: la donna nasce libera e con gli stessi diritti degli uomini.
1792 “Rivendicazione dei diritti delle donne” di Mary Wollstonecraft : riconoscimento concreto alle donne dei diritti umani. Si delinea il paradigma dell’uguaglianza, nel significato di affrancamento e liberazione delle donne dall’oppressione sociale.
1851 “L’emancipazione delle donne” e “La soggezione delle donne” di Harriet Taylor e John Stuart Mill : confutare la pretesa inferiorità delle donne e individuare i modi per superare la subordinazione delle donne rispetto al potere dell’uomo. Si prefigura la libertà delle donne intesa come liberazione dalla cura della famiglia, come affrancamento dalla schiavitù nella famiglia, schiavitù esercitata non con la forza ma con il ricatto dell’affetto, che impedisce la ribellione collettiva. La discriminazione sessuale è ritenuta ingiusta e dunque si ritiene che la differenza sessuale debba essere irrilevante per l’accesso alla sfera pubblica.
XX secolo: entra in crisi la rivendicazione dell’uguaglianza perché si scopre
a - che in realtà esisteva solo una uguaglianza formale (affermazione della parità) e non sostanziale (accesso alla vita pubblica e alla carriera),
b - che le donne rischiavano di essere semplicemente uguali agli uomini anche in negativo, perché l’ignoranza delle differenze o la cancellazione delle differenze omologava la donna al maschio,
c - che “un individuo” in senso astratto privo di caratteristiche specifiche finiva per esprimere una soggettività indeterminata e indefinita priva di connotazioni specifiche legata alla realtà delle donne.
Inizia un nuovo paradigma: dalla rivendicazione dell’uguaglianza alla affermazione della differenza: si vuole un diritto alla differenza che si faccia carico della diversità sessuale. Da assimilazione all’uomo alla valorizzazione della specificità femminile.
La differenza al femminile si sviluppa in due filoni: la differenza “debole” che vuole estendere alle donne diritti già riconosciuti all’uomo e la differenza “forte” che vuole per le donne diritti esclusivi e specifici. Sono stati anni di rivendicazioni a volte confuse, di leggi non sempre coerenti alle aspettative, a volte ambivalenti e ambigue, a volte coraggiose ma con esiti sbagliati: si potrebbe parlare in questo caso di una eterogenesi dei fini, ricordando per esempio che il diritto giusto e naturale della tutela della gravidanza e della maternità di epoca recente ha avuto esiti anche negativi perché tutto ciò ha reso più difficile alle donne trovare un posto di lavoro in età feconda.
E si arriva ai giorni nostri, con il rischio di una discriminazione a rovescio che tende a garantire alle donne ( non in campo sociale e politico ma in quello della propria libertà e autodeterminazione) una condizione di privilegio rispetto all’uomo in una sorta di escalation di diritti che solo un serio ripensamento da parte delle donne potrà fermare (libertà sessuale, possibilità di disporre arbitrariamente del proprio corpo e della propria capacità riproduttiva, diritto all’aborto inteso come autodeterminazione e come diritto di decidere in solitudine la sorte del feto in quanto parte del proprio corpo, diritto alla contraccezione e alla sterilizzazione e quindi alla scissione tra sessualità e procreazione, il diritto ad un figlio ad ogni costo, il diritto ad un figlio “sano”, il diritto di procreare a prescindere dall’unione sessuale e quindi il diritto di accesso alle tecniche di procreazione artificiale anche in assenza di sterilità, il diritto di decidere non solo quando riprodursi – anche in età di menopausa - ma come riprodursi, il diritto alla fecondazione eterologa, il diritto a scindere la maternità dalla gravidanza – utero in affitto – e quindi il diritto alla irrilevanza della gestazione per avere un figlio, il diritto alla clonazione o alla autofecondazione (ipotesi per ora fantascientifica ma possibile in futuro) e quindi il diritto alla irrilevanza della diversità sessuale per la riproduzione. Dopo due secoli di battaglie si avrà come possibile esito la creazione di una drammatica asimmetria con l’uomo, spettatore perdente, perché a lui non è concesso di riprodursi e dunque non serve. In un delirio di onnipotenza la donna potrebbe non avere più bisogno dell’uomo. Si prospettano scenari di liberazione della donna non solo dal proprio corpo, ma dalla presenza in senso assoluto dell’uomo, con l’avvento di una totale polarità al femminile.

La Teoria del Genere.

Fin qui la storia passata presente e futura.

A partire dagli anni ’70, l’eccessivo rilievo della sessualità ha prodotto paradossalmente l’eclisse della identità sessuale, quando si fa strada l’idea che il sesso non sia semplicemente un dato biologico ma che comporti una elaborazione culturale in funzione della ripartizione dei ruoli nelle società di appartenenza. Il femminismo passa dalla differenza sessuale alla in-differenza attraverso l’uso della categoria del gender. Secondo questa ideologia la cultura occidentale si è sempre basata su strutture binarie come uomo/donna, naturale/artificiale, corpo/mente e su queste avrebbe costruito delle asimmetrie che giustificavano pratiche di dominio sulle donne, sugli animali, sulla natura. Al contrario queste differenze sono mere costruzioni culturali che possono essere superate o distrutte con l’aiuto della tecnologia che diventa così uno strumento di liberazione dalle pratiche di dominio e di oppressione. Culturale è dunque la differenza tra un uomo e una donna e puramente convenzionale (e non essenziale) è il matrimonio tradizionale. La differenza uomo-donna non più solo come differenza biologica, ma come identità psicologica e sociale, finendo con il ritenere irrilevante la diversità sessuale e invece determinanti la propria identità e il proprio orientamento psicologico. Così la categoria genere nel tempo ha significato ruoli che fino a quel momento erano stati considerati naturali e che invece la riflessione femminista prima e culturale poi ritengono sovrapposizioni per nulla naturali ma funzionali a posizioni di potere maschile. Si è estremizzata la libertà, la autodeterminazione, il grande totem del nostro tempo. La categoria genere è diventata in poco tempo autonome rispetto alla differenza sessuale biologica fino rivendicare una autonomia assoluta dichiarando la fine del dato naturale e il primato del dato culturale, in altre parole la affermazione senza riserve della preferenza individuale soggettiva. Si è arrivati a negare un dato di partenza, il più banale, il più ovvio: la persone nasce sessuata e lo è non solo nel suo fenotipo, ma nei suoi cromosomi, nei suoi ormoni, nelle sue cellule, nella conformazione della sua psiche, nel suo dato ontologico.
In altre parole il genere, che un tempo indicava il genere maschile e femminile ( e neutro nelle lingue anglosassoni), col tempo assume un significato diverso comecontrapposizione tra natura e cultura: indica cioè la rappresentazione psicologica e simbolica, il condizionamento sociale e la costruzione storico-culturale della identità maschile e femminile a prescindere dalla natura. “Donne non si nasce ma si diventa” di Simon de Bouvoir, cioè si acquisisce una identità femminile o maschile in base al proprio vissuto interiore, in base al proprio modo di vivere la sessualità, in base alle funzioni e ai ruoli che la società codifica come maschili e femminili e che noi apprendiamo dai comportamenti diffusi dell’ ambiente. Si “è” uomini e donne alla nascita (l’essere indica una condizione di fatto), ma si diventa maschio o femmina in base alle scelte psicologiche individuali, alle aspettative sociali e alle abitudini culturali. Si nasce uomo, ci si comporta da uomo, ci si percepisce come uomo: ma questa sequenza, questa coincidenza tra nascita e comportamento si possono mescolare con l’altro sesso e avere esiti diversi anche più di una volta nel corso della vita. In questa prospettiva il matrimonio eterosessuale viene considerato la istituzione che esplicita in modo soffocante la gerarchizzazione del sessismo maschilista e la maternità come origine e fonte della oppressione femminile.

La differenza sessuale diventa relativa, la natura irrilevante, tutto si riduce ad una scelta individuale, il genere non deve essere costretto nel sesso, ma deve essere libero di esprimersi in base alle pulsioni e agli istinti, così la riappropriazione del corpo consentirà la trasformazione della società e della famiglia. Si auspica la “liberazione dalla famiglia tradizionale”: la famiglia non è negata, ma ridefinita, ridisegnata come luogo di affetti o unione tra individui a prescindere dalla appartenenza sessuale e senza delimitazione del numero (famiglie poligamiche o piandriche) senza figli o con figli ottenuti con l’adozione o con le tecnologie riproduttive, ritenendo che ciò che conta per la identificazione del bambino sia solo il rapporto affettivo.
Un cenno solo al movimento queer che rappresenta l’ala estrema delle gender teorie: queer dilata e oltrepassa il gender e si contrappone ad ogni normalità affinchè la eterosessualità non sia egeminica, obbligatoria e normativa. Queer indica la fluidità del genere che sfugge ad ogni categorizzazione naturale o sociale per essere “altro”. Si costituisce la comunità LGBT acronimo che indica un termine collettivo che si riferisce a lesbiche, gay, bisessuali, trans gender, con l’obiettivo del ribaltamento dei ruoli tradizionali: mascolinizzazione della donna e femminilizzazione dell’uomo, sia nel senso biologico, che psichico e sociale. Non ci sarà più oppressione perché non ci saranno più né donne né uomini e non ci sarà più famiglia perché la riproduzione sarà solo produzione meccanica e seriale. Sparisce il discorso fondato sul sesso, sul gender e sulla famiglia perché tali categorie non avranno più alcun significato. Di conseguenza l’autentica liberazione di una donna sta nel non considerarla più una “madre naturale” bensì nel consentire alla tecnologia di gestire questo processo nel quale non gioca più alcun ruolo la differenza di genere. Dunque lo scopo non è di mettere il matrimonio omosessuale accanto ad un altro, ma di fare del matrimonio un contratto qualsiasi tra “esseri” qualsiasi, in cui la specificità sessuale non interviene più e in cui le modalità di filiazione sono irrilevanti.

Dietro l’uso della parola Gender si nasconde dunque una concezione dell’uomo, dei rapporti interpersonali e della società, con enormi implicazioni sull’etica, sulla politica e sul diritto, come presa di posizione della cultura contro la natura.
Tutto si iscrive nella cornice del pensiero post moderno, un pensiero antimetafisico (la natura è un fatto contingente in senso meccanicistico e materialistico),antropologicamente empirista (l’individuo è pura pulsione e istinto non mediato dalla ragione), relativista (è impossibile la conoscenza attraverso la ragione di una qualunque verità nella natura, dunque norme e valori sono tutti uguali, hanno pari dignità e non sono giudicabili non essendoci un criterio oggettivo per poter esprimere un giudizio),individualista (non esiste altro che il proprio io con i relativi desideri/istinti), scientista (la scienza e la tecnologia possono risolvere ogni problema e soddisfare ogni desiderio),pragmatico ( regole e scelte, norme e valori devono essere tutti tollerabili, cioè pragmaticamente accettabili), anarchico (nega l’esistenza e la rilevanza del diritto naturale, separa radicalmente diritto ed etica, rifiuta il diritto positivo pubblico o se lo accetta è per una presa d’atto neutrale delle nuove esigenze sociali emergenti ed alternative), avaloriale (nel senso che non esistono e non sono comunque conoscibili valori comuni), antifamiliare (va legalizzata ogni opzione individuale, garantendo le diverse forme di famiglia e di matrimonio in modo paritetico, matrimonio che è e rimane una faccenda privata tra due persone, un contratto privato, una negoziazione tra due persone, da gestire in base alla volontà dei contraenti e a prescindere dal sesso di appartenenza.

Uno scenario da incubo a mio avviso, che però sta entrando nel diritto vigente, sia a livello nazionale che internazionale.
Lo scenario internazionale

Ci si allontana sempre di più dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo che all’Art. 16 definisce la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come nucleo naturale e fondamentale della società e afferma che la famiglia ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato.
Infatti l’ONU sta “promuovendo la prospettiva di genere”, sostenendo anche finanziariamente i piani esplicitati nelle Conferenze del Cairo (1994) e di Pechino (1995) e “la diffusione dell’ Agenda di Genere”, in ambito istituzionale pubblico e privato.
Alla Conferenza del Cairo si è parlato dei diritti sessuali e riproduttivi (leggi sesso sicuro e aborto garantito) come diritti fondamentali delle donne, della libertà sessuale, della contraccezione e della sterilizzazione anche senza consenso come mezzi per il controllo demografico.
L’Istituto internazionale di ricerca per l’avanzamento delle donne (INSTRAW), che fa parte dell’Onu ritiene “opportuno rinegoziare i confini tra il naturale, e la sua relativa inflessibilità, e il sociale, e la sua relativa modificabilità”.
Il Comitato Latino Americano e dei Caraibi per la difesa dei diritti delle donne (CLADSEM) ha fatto circolare una “Proposta per la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo secondo la prospettiva di genere”, chiedendo di riconoscere i diritti degli omosessuali, dei bisessuali, dei transessuali ed ermafroditi; il diritto ad una educazione sessuale libera, il diritto alla sessualità ed all’orientamento sessuale, il diritto alla contraccezione, all’aborto, alla sterilizzazione, il diritto all’unione con individui di sesso opposto o simile al proprio.
Il 3 maggio 2008 l’Onu ha emanato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nell’ambito della quale, in nome della non discriminazione dei disabili, viene introdotto il riferimento alla salute riproduttiva e alla necessità di “incorporare la prospettiva di genere” nel contesto dei Diritti umani. L’espressione Genere è usata in modo ambiguo, tanto che il nostro CNB ha indicato al Parlamento la non univocità dell’espressione “genere”, per quando la Convenzione sarà ratificata.
Il Parlamento Europeo nel 1994 ha votato una risoluzione per la parità dei diritti degli omosessuali in cui si evoca l’orientamento sessuale.
Nel 2006 il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa hanno emanato una Direttiva (nell’ambito della attuazione del principio delle pari opportunità e del pari trattamento di uomini e donne nel lavoro) che estende la non discriminazione alle persone che hanno “rassegnato il genere” che in italiano è stato tradotto come “cambiamento di sesso”.
La Corte europea dei diritti dell’uomo e la Corte di giustizia hanno emesso delle sentenze che sostengono il diritto all’identità di genere come conformazione della sessualità alla scelta.
La Carta di Nizza (2000 – Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) all’Art.21 vieta la discriminazione sul sesso con espliciti riferimenti alle tendenze sessuali e all’Art. 9 riconosce il diritto di sposarsi e di mettere su famiglia senza specificare se questo debba avvenire tra un uomo e una donna, lasciando quindi la porta aperta al riconoscimento dei matrimoni omosessuali.
Per ragioni di tempo e di spazio non si possono citare le innumerevoli sentenze e leggi e convenzioni e mozioni che sono state prodotte da quasi tutti i Paesi membri della UE, anche in materia di adozioni da parte delle coppie omosessuali.
Anche in Italia ci sono state disposizioni urgenti (decreto sicurezza del 1° novembre 2007) in cui si sanziona chi compie atti omofobici affermando il divieto di discriminazione per “orientamento sessuale e identità di genere”.

Le prospettive

La filosofia del gender così non rimane confinata nel mondo degli addetti ai lavori e al dibattito tra esperti e scienziati, ma si insinua a livello politico, sociale e giuridico con molta rapidità e senza che nella cosiddetta società civile ci sia una adeguata e meditata presa di coscienza critica. Si gioca sulla ambiguità, sulla cosiddetta “Agenda di Genere”, sulla ignoranza di cosa significhi veramente la parola genere, che ormai è entrata nel lessico quotidiano senza sollevare obiezioni.
Questo ha preoccupanti conseguenze immediate:

a – tocca una visione più ampia ( la visione antropologica ) che rischia di trasformare in modo drammatico la nostra società perché non è vero che tutto questo riguarda solo la nostra sfera privata, perchè tutto questo contribuisce a disgregare il mondo sociale. Pensare solo a quello che fa piacere o che ci fa stare bene o che ci realizza significa andare verso una barbarie di egoismo e di autoreferenzialità che cancella la solidarietà, il senso del bene comune, il desiderio di relazionarsi agli altri in modo autentico. L’individualismo non assicura la felicità ed è inadeguato a rispondere alle aspettative che ognuno ha sulla propria vita, anzi instaura una violenza che è tipica di chi è insofferente ai legami e non conosce il rispetto dovuto alla dignità della persona umana ( e tutti i giorni la cronaca ci consegna tragedie impastate di violenza)
b – si arriva a decisioni politiche che equiparano giuridicamente tipi di vita differenti e dichiarano indifferenti le relazioni tra un uomo e una donna e quelle tra due persone dello stesso sesso. Vedi pdl sulla omofobia o la legge del Consiglio Regionale della Toscana su proposta unanime della Giunta il 10 Nov. 2004 ( La Regione garantisce il diritto alla autodeterminazione di ogni persona in ordine....alla propria identità di genere”)
c – si misconosce la verità e la realtà della famiglia trattando in modo uguale realtà diverse e si “appiattisce il concetto di uguaglianza, che non consiste nel dare a tutti la stessa cosa ma nel dare a ciascuno ciò che gli è coerente” . “La famiglia non può essere umiliata e modellata da rappresentazioni similari, che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento”. L’io si sviluppa non nel chiuso del proprio individualismo, ma quando si apre all’altro. La famiglia è una preziosa custode delle differenze e della loro alleanza, “la famiglia resta lo spazio delle “grandi differenze” che si completano e si promuovono a vicenda”. Sappiamo che non tutto è sempre ideale: ci sono conflitti, incomprensioni, sofferenze, ma alla fine la famiglia è il solo e prezioso rifugio sicuro in cui ognuno si riconosce e si ritrova per quello che è. “La famiglia non è un nido virtuale dove rifugiarsi per sfuggire dal mondo reale, ma un luogo dove si dà il giusto nome alle cose”, dove si impara la differenza tra il bene e il male e si capisce che non esistono diritti senza assumersi dei doveri.

In altre parole dobbiamo essere consapevoli delle enormi implicazioni sul piano umano e sociale che sta avendo e avrà questa “battaglia del gender” come qualcuno l’ha definita: implicazioni sulla educazione, sulle scelte di vita delle persone, sulla visione di società che vogliamo consegnare ai nostri figli e va registrato, con una certa apprensione, che la valanga di critiche a questa teoria, che non è stata mai scientificamente provata, non sono note al grande pubblico: sono critiche motivate e provate sul piano scientifico, sul piano filosofico, sul piano biologico, sul piano fenomenologico, sul piano psicanalitico, sul piano della antropologia strutturale, sul piano etnografico ed etnologico. Eppure tutti parlano di Genere senza rendersi conto di quello a cui alludono e senza comprendere che dobbiamo affrontare e dibattere questi temi per avere chiaro il quadro che ci si prospetta, per averne una consapevolezza critica e prenderne le distanze in ogni occasione, a difesa dell’uomo, della sua natura e della sua verità.

“La teoria del gender è la punta di lancia di una battaglia ideologica volta a distruggere quello che viene chiamato “l’essenzialismo” della cultura occidentale.” Per quanto detto in queste pagine sembra proprio che sia così e la possibilità che la tecnologia permetta di intervenire sul corpo per la costruzione di un essere misto che sia una miscela di naturale e di artificiale conferma questa cupa profezia. E tutto deve essere legittimo, tollerabile, sopportabile, garantito. Tutto è sullo stesso terreno.
Noi stiamo dicendo ai nostri figli che è tutto uguale e che ogni tipo di scelta nella vita è del tutto legittima e indifferente.
Ma tutto questo è fallace perché ad una asimmetria che ci si propone di distruggere se ne sostituisce un’altra più pervasiva che è una visione materialista e scientista che concepisce la persona come una macchina da manipolare a volontà, attraverso la tecnologia nuovo totem del nostro tempo.
Si tratta di un grande inganno che si accompagna a quello riduce ogni realtà ad un processo culturale: un idealismo radicale che sposa il materialismo più radicale.
Siamo di fronte ad una battaglia ispirata da una avversione profonda per le radici stesse della civiltà e della cultura occidentale. Avversione che viene da lontano e ha messo radici. Tutto ciò ha ben poco a che fare con il rispetto degli omosessuali, con la lotta contro l’omofobia, con la tolleranza e con il rispetto delle diversità: semmai è vero il contrario perché sono proprio le diversità che si vogliono abbattere. Difendere i diritti degli omosessuali non solo è giusto ma è doveroso, ma “l’ostinazione a impadronirsi del fortino del “matrimonio” e a demolire tutte le parole connesse ( come “padre e madre”) indica altri obiettivi. Primo tra i quali quello di additare al pubblico ludibrio come omofobo chiunque si opponga al matrimonio gay o alle adozioni gay o ad una legge sulla omofobia (la quale legge non vincerà l’omofobia per decreto perché questo richiede un processo lungo, faticoso, paziente e perseverante sul piano culturale ed educativo e non su quello legislativo).

Conclusione

Vale la pena di ricordare le parole che il Cardinale Bagnasco ha pronunciato lo scorso Settembre all’apertura della settimana sociale dedicata alla Famiglia:
“La differenza dei sessi costituisce la travatura di ogni essere umano e non può essere confusa senza che ne segua la disorganizzazione globale della persona e della società. Il fatto è che nel giro una tale persuasione ha preso una tale evidenza da diventare un problema. Come siamo arrivati a questo punto? E soprattutto chi ha paura della differenza?
La famiglia non è una invenzione stagionale e come tale soggetta a cicliche ridefinizioni. La roccia della differenza è fondamentale per ritessere l’umano che rischia diversamente di essere polverizzato in un indistinto egualitarismo che cancella la differenza sessuale e quella generazionale eliminando così la possibilità di essere padre e madre, figlio e figlia. La domanda che resta alla fine non è quella che risuona frequentemente “che mondo lasceremo ai nostri figli?” ma una più inquietante “ A quali figli lasceremo questo mondo?”

Bibliografia:

Gilles Bernheim - gran Rabbino di Francia “Quello che spesso si dimentica di dire” ottobre 2012 – Casa Editrice Cattolica e Casa Editrice Cultura Cattolica

Bagnasco Cardinale Angelo: Prolusione alla settimana sociale . Torino settembre 2013

Palazzani Laura : “Identità di genere? Dalla differenza alla indifferenza sessuale nel diritto” San Paolo Editore 2008

D’Agostino Francesco : “Introduzione alla biopolitica” Aracne Editrice s.r.l. Novembre 2009