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Il pentecostalismo, una sfida per le Chiese storiche. Nei prossimi anni l’agenda ecumenica della Chiesa dovrà assolutamente confrontarsi con la sfida posta dalla forte espansione del movimento pentecostale …Altro
Il pentecostalismo, una sfida per le Chiese storiche.

Nei prossimi anni l’agenda ecumenica della Chiesa dovrà assolutamente confrontarsi con la sfida posta dalla forte espansione del movimento pentecostale. Ne è convinto il prof. Paolo Naso, che insegna presso l'Istituto di Studi Interdisciplinari su Religioni e Culture (ISIRC) della Pontificia Università Gregoriana.

Intervenendo il 12 aprile nell’ambito del corso organizzato dall'ISIRC sul tema “Conversione. Il cambiamento di Dio? Esperienze e riflessioni nel dialogo interreligioso”, il prof. Naso, docente anche di Scienza politica all’Università “La Sapienza” di Roma, ha parlato di questo movimento nato nel contesto protestante americano dei primissimi anni del Novecento, e che in poco tempo si è allargato a macchia d'olio.

Attualmente, i cristiani evangelici pentecostali nel mondo sono infatti 470 milioni e si avviano, a breve, a superare il mezzo miliardo di credenti. Ma ciò che colpisce è il loro tasso di crescita: se nel 1970 costituivano solo il 6,4% del totale della cristianità, attualmente sono circa il 25% - quindi almeno un cristiano su quattro - e si calcola che nel 2025 supereranno il 32%.

Un movimento quello pentecostale dalla forte accentuazione messianica, incentrato principalmente sull’esperienza religiosa del “parlare in lingue” - che consiste nell’emettere una serie di suoni o di parole che non corrispondono ad alcuna lingua conosciuta - e sulle guarigioni miracolose spesso inscenate come vere e proprie “performance”.

Dal 1972 la Chiesa cattolica porta avanti dei “colloqui” di carattere dottrinale con alcune Chiese pentecostali, i cui risultati tuttavia non sempre arrivano alla base delle comunità di fede.

Ma quali sono i fattori di successo del pentecostalismo?

Prof. Paolo Naso: “Indubbiamente, l'esperienza carismatica cioè il fatto di avere una grande densità simbolica: il pentecostale parla in lingue quindi ha un segno caratteristico distintivo della propria fede; la chiesa pentecostale è una chiesa leggera, trasportabile - ci dicono i sociologi - non ha bisogno di grandi apparati. Il pentecostalismo è una comunità di fede molto accogliente, in grado di abbracciare persone che vengono anche da percorsi esistenziali molto travagliati. E infine diventare pentecostale è, tutto sommato, una esperienza profondamente gratificante dal punto di vista della propria stabilità della propria psicologia. S'incontra una comunità di fede molto calda che accoglie e in qualche modo protegge”.

E i numeri parlano chiaro, soprattutto in America Latina ed Africa. In Brasile, per esempio, si assiste oggi ad un vero boom pentecostale, tanto che i pentecostali costituiscono il 15,6% degli abitanti del gigante sudamericano, mentre si calcola che nel 2045 saranno più della metà. Un fenomeno, quindi, da tenere ancora più in cosiderazione, alla luce dello spostamento del baricentro della cristianità nel Sud del mondo.

Prof. Paolo Naso: “Di fronte a questo, quindi, dobbiamo pensare nei prossimi anni al pentecostalismo come a un fenomeno emergente, molto importante e vorrei dire tipico di una religiosità postmoderna, ovvero di una religiosità che non si basa tanto sui dogmi, sulle strutture, sulle forme esteriori ma piuttosto sulla fluidità dell'esperienza spirituale. Insomma, nei prossimi decenni, questa è la previsione: sentiremo parlare del pentecostalismo con grande interesse, con grande vivacità e ovviamente le chiese storiche dovranno essere pronte alla sfida del confronto e del dialogo con questa comunità di fede”.
osturent60
🚬 molti i chiamati pochi gli eletti w il papa