Ecco "La Teologia in ginocchio" di Kasper sui divorziati risposati civilmente
Ma se ci si trova di fronte a un divorziato risposato che si pente per il fallimento del primo matrimonio, se questi ha chiarito gli obblighi provenienti da quel primo matrimonio (che per la Chiesa rimarrà l'unico valido e indissolubile), se è definitivamente escluso che possa tornare indietro, se non può abbandonare senza colpe gli impegni assunti con un nuovo matrimonio civile, se però si sforza di vivere al meglio delle sue possibilità questa seconda unione a partire dalla fede, se si impegna ad educare i figli nella fede, se ha il desiderio dei sacramenti quale fonte di forza nella sua situazione, è possibile negargli il sacramento della penitenza e poi quello della comunione sacramentale? Su queste domande si confrontano i cardinali.
Questa possibile via non sarebbe dunque una soluzione generale e generalizzata. Non interesserebbe la gran massa delle persone divorziate e civilmente risposate. Riguarderebbe invece con ogni probabilità la parte meno consistente dei divorziati risposati, cioè quelli veramente e sinceramente interessati ad accostarsi ai sacramenti, che vivono la mancanza della comunione sacramentale come una ferita profonda. Riammetterli all'eucaristia dopo un adeguato cammino penitenziale potrebbe essere un atto di discernimento che pensa anche alla fede dei figli di queste coppie, i quali vedono i genitori che non si accostano mai ai sacramenti. Le ipotesi di Kasper distinguono in modo molto netto la situazione dei divorziati che si sono impegnati con un secondo matrimonio civile, da tutte le altre forme di convivenza come le coppie di fatto. Temi spinosi, domande alle quali non è facile dare risposta. La Chiesa «ospedale da campo» sta cominciando ad affrontarli.
Questa possibile via non sarebbe dunque una soluzione generale e generalizzata. Non interesserebbe la gran massa delle persone divorziate e civilmente risposate. Riguarderebbe invece con ogni probabilità la parte meno consistente dei divorziati risposati, cioè quelli veramente e sinceramente interessati ad accostarsi ai sacramenti, che vivono la mancanza della comunione sacramentale come una ferita profonda. Riammetterli all'eucaristia dopo un adeguato cammino penitenziale potrebbe essere un atto di discernimento che pensa anche alla fede dei figli di queste coppie, i quali vedono i genitori che non si accostano mai ai sacramenti. Le ipotesi di Kasper distinguono in modo molto netto la situazione dei divorziati che si sono impegnati con un secondo matrimonio civile, da tutte le altre forme di convivenza come le coppie di fatto. Temi spinosi, domande alle quali non è facile dare risposta. La Chiesa «ospedale da campo» sta cominciando ad affrontarli.