Tra lupi e zizzania (Mt 7,15; 13, 25-43)

“Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato?” (At 7,52). La risposta al grido di Stefano verso le autorità religiose può essere la base di partenza per quel processo di purificazione e rinnovamento necessario alla Chiesa. I profeti hanno sempre denunciato quei pastori che, chiamati a prendersi cura del gregge ad essi affidato dal Signore, si comportano come “lupi che dilaniano la preda, versano il sangue, fanno perire la gente per turpi guadagni” (Ez 22,27). Si sono impossessati del popolo di Dio portandolo alla rovina. In nome del Signore sfruttano il popolo, sacrificandolo alla loro sete di potere, insensibili ai sacrifici che impongono e alle sofferenze che causano. Ma il popolo, pur sottomesso per paura, ha sempre conservato la speranza in un Pastore liberatore. I capi sono stati ubbiditi, ma non ascoltati (“ma le pecore non li hanno ascoltati”, Gv 10,8) e, quando appare Gesù, le folle riconoscono in lui il Pastore liberatore, perché mentre i pastori-lupi, per il loro interesse, sacrificano il popolo, Gesù, per il bene degli uomini, non esiterà a sacrificare se stesso. Gesù può proclamarsi (unico) pastore, perché prima ancora di essere pastore è l’“Agnello di Dio” (Gv 1,29). Solo chi dà la sua vita per gli altri può essere il pastore del popolo. Lupi lo sono anche i falsi profeti: “Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci” (Mt 7,15). Mentre il profeta è a servizio di Dio, il falso profeta è al soldo del potente di turno. Il profeta denuncia le ingiustizie, il falso profeta le copre. L'annuncio del profeta inquieta, quella del falso profeta rassicura (Ez 22,28). Ma la veste di pecora non riuscirà mai a nascondere le zanne del lupo. Il criterio di autenticità è la coerenza con ciò che il profeta insegna e, in modo particolare, l'assenza di ogni meschino interesse (Mi 3,5-6; Ez 13,1-23). Una Chiesa capace di accogliere la voce dei profeti, e non di spegnerla, non avrà mai paura del nemico che semina la zizzania. Gesù, infatti, ammonisce i discepoli che, più pericolosa della zizzania seminata dal diavolo, è l'azione degli zelanti servi che si propongono di andare a estirparla, col rischio di sradicare pure il grano (Mt 13, 25-43), e la storia della Chiesa insegna che, troppo spesso, quanti si erigono a guardiani della fede non solo hanno sradicato il grano con la zizzania, ma, accecati dal loro pio fanatismo, hanno eliminato il grano lasciando invadere il campo dalla zizzania.

ISTRUZIONE CATTOLICA

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Come si legge in un uno dei commenti, paragonando le due immagini si evince che la zizzania è la "scimmiottatura" del grano buono....è facile essere ingannati se non si guarda con attenzione. Signore apri i nostri occhi 🙏
Acchiappaladri
La meditazione ben richiama, con riferimenti scritturali, gravi peccati che si ripetono in ogni generazione umana: complimenti all'autore. Ma un particolare complimento voglio farlo per la comparazione visiva fra Zizzania e Grano: da decenni non riuscivo ad associare un'immagine mentale alla Zizzania e finalmente ora ce l'ho :-) E' una "scimmiottatura" del grano buono: quindi è importante capire …Altro
La meditazione ben richiama, con riferimenti scritturali, gravi peccati che si ripetono in ogni generazione umana: complimenti all'autore. Ma un particolare complimento voglio farlo per la comparazione visiva fra Zizzania e Grano: da decenni non riuscivo ad associare un'immagine mentale alla Zizzania e finalmente ora ce l'ho :-) E' una "scimmiottatura" del grano buono: quindi è importante capire che il Vangelo non ha voluto riferirsi a un'erba infestante qualunque, ben distinguibile dal grano buono.
Vagliare l'ingannevole zizzania dal grano buono richiede un attento discernimento.
GesùCristo
Vani autem sunt
Omnes homines
In quibus non subest Scientia Dei
Et de his quae viderunt bona
Non potuerunt intelligere Eum qui Est
Neque operibus attendentes
Agnoverunt quis esset Artifex