Francesco I
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MA COME INFORMA BENE L'AVVENIRE!

Dapprima alcune note sul Convegno svoltosi ieri a Roma e promosso dalla ‘Comunità degli amici del cardinal Caffarra” – Come ne ha riferito il catto-fluido ’Avvenire? Stavolta si è rivelato migliore ‘Vatican Insider’, contenitore turiferario di Santa Marta…

Ieri, sabato 7 aprile 2018, si è svolto il Convegno “Chiesa cattolica, dove vai?” promosso dalla ‘Comunità degli amici del cardinal Caffarra”. Dove? A Roma – non dimentichiamo: la diocesi del Papa – presso il Church Village di via Torre Rossa 94. In sala, con lieta sorpresa anche per noi poiché nutrivamo in verità un po’ di scetticismo sulla riuscita dell’incontro, abbiamo contato oltre trecento persone (alcune in piedi per mancanza di sedie). Al tavolo dei relatori, introdotti da Francesca Romana Poleggi (ProVita), i cardinali Walter Brandműller e Raymond L. Burke, il vescovo Athanasius Schneider, il presidente emerito del Senato italiano Marcello Pera. il bioeticista Renzo Puccetti, lo storico Valerio Gigliotti. In video il saluto del cardinale Joseph Zen-Zekiun (con una riflessione sull’evoluzione dei rapporti Cina-Santa Sede) e alcune dichiarazioni del cardinale Carlo Caffarra (scomparso il 6 settembre scorso), cui si deve il sottotitolo del Convegno: “Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione”. Presente anche l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già segretario generale del Governatorato e nunzio apostolico negli Stati Uniti.

Titolo delle relazioni: “Sulla consultazione di fedeli in materia di dottrina” (card. Walter Brandműller), “I limiti dell’autorità papale nella dottrina della Chiesa” (card. Raymond L. Burke), “La Sede Apostolica di Roma come Cathedra Veritatis” (vescovo Athanasius Schneider), “Da Caffarra a Paglia: la rivoluzione nella bioetica” (Renzo Puccetti), “I limiti alla plenitudo potestatis del Papa nella storia del diritto e della Chiesa” (Valerio Gigliotti). Marcello Pera ha sviluppato una riflessione a braccio sui motivi del “momento grave” della Chiesa, caratterizzato da una “confusione” che è sorta in verità già da tempo e che papa Francesco ha solo aggravato. Per il presidente emerito del Senato italiano e amico di Joseph Ratzinger la Chiesa mostra di aver sacrificato l’obiettivo della “salvezza delle anime” (“che riguarda tutti allo stesso modo) a quello della “liberazione dall’ingiustizia” (“che riguarda solo alcuni, perdipiù non allo stesso modo”).

Nel corso dei lavori è stata letta da Giampaolo Barra e condivisa una declaratio, in cui si constatano dapprima “sconcerto e confusione” diffusi “tra i fedeli nel mondo” a causa di “interpretazioni contraddittorie” dell’Amoris laetitia e il “grave pericolo venutosi a creare per la fede e l’unità della Chiesa”. Tuttavia, si annota, “l’urgente richiesta da parte di circa un milione di fedeli, di più di 250 studiosi e anche di cardinali di una risposta chiarificatrice del Santo Padre a queste domande non è stata finora ascoltata”. Si ricorda il ruolo fondamentale affidato ai laici come testimoni di fede affermato dal Concilio Vaticano II e già nel 1859 evidenziato dal cardinale e beato John Henry Newman. Si ritiene dunque di testimoniare e confessare “in accordo con l’autentica tradizione della Chiesa” alcuni punti fermi a proposito del matrimonio tra due battezzati (che, “rato e consumato, può essere sciolto solo dalla morte”), compresa l’impossibilità di accedere alla Comunione per i divorziati risposati civilmente e non disposti a vivere in continenza. Nella declaratio si chiede infine al Papa e ai vescovi “di confermarci nella fede”.

Si noterà come la declaratio riguardi nei suoi contenuti solo la nota questione, pur connotata da importanti implicazioni dottrinali, dell’accesso alla Comunione dei divorziati risposati. Inoltre la stessa declaratio non richiede esplicitamente una pubblica correzione di atti papali, correzione però evocata più volte e con chiarezza nelle relazioni del pomeriggio.

Certamente non era scontato che la sala da trecento posti del Church Village (ai margini del centro di Roma) si riempisse completamente di sabato pomeriggio per un Convegno non proprio in linea con modi e contenuti del magistero di papa Bergoglio. Eppure – ne prendano buona nota i ciechi volontari, in prima linea i turiferari di Santa Marta e delle sue propaggini – è stato così. Gli oltre trecento in sala (diversi anche i giovani, con alcuni presbiteri) hanno sentito l’esigenza di ritrovarsi insieme per esprimere un disagio che si diffonde ogni giorno di più anche nelle parrocchie. Avanguardia di un disagio che è ormai di una parte non irrilevante di cattolici, sconcertati dall’evoluzione di questo Pontificato; e i media catto-fluidi, turiferari per vocazione e convenienza, farebbero bene a tenere conto del concretissimo fenomeno, invece di ignorarlo o minimizzarlo dall’alto delle loro cattedre saccenti. E’ prevedibile che il Convegno e la declaratio non abbiano (in ogni caso a breve termine) gli auspicati effetti, ma in ogni caso quella di sabato 7 aprile resta una testimonianza esemplare e pubblica di fede e di attaccamento alla Chiesa da parte di un folto gruppo di cattolici, in sintonia con alcuni cardinali e vescovi coraggiosi. E, nonostante i tentativi di ‘liquidarla’ sprezzantemente come espressione di ‘fondamentalismo’, sarà difficile ignorarne la portata ecclesiale.

Il popolo in sala avrebbe voluto probabilmente di più dalla declaratio, avrebbe voluto una esplicita correzione pubblica di atti di un Papa che da alcuni è considerato eretico. Basti evocare gli applausi scroscianti che hanno accompagnato diversi passi molto significativi delle relazioni. Di seguito qualche esempio:

il card. Brandműller sul sensus fidei dei fedeli: “Si pone la domanda su come discernere il sensus fidelium autentico, e quindi teologicamente rilevante. Nella fase preparatoria dei sinodi dei vescovi, per esempio, sono stati distribuiti dei questionari a tal fine. (…) Un problema è costituito dalla scelta, ovvero dalla formulazione delle domande proposte. In tal modo era facile poter manipolare i risultati. E’ alquanto dubbio che ciò consenta di sperimentare il vero sensus fidei fidelium. (applauso forte). Il sensus fidei fidelium, ritengo, si esprime in modo molto più autentico attraverso dichiarazioni spontanee. Un esempio molto evidente di ciò lo offrono le manifestazioni di massa della Manif pour tous in Francia. E’ degna di nota anche la partecipazione di centinaia di migliaia di persone alle marce per la vita. Infine, quasi un milione di cattolici hanno indirizzato al Santo Padre una petizione riguardo alle questioni sorte con Amoris laetitia (,,,) Sono queste le forme in cui si manifesta oggi il sensus fidei, l’istinto di fede del popolo credente. Sarebbe ora che il magistero prestasse la dovuta attenzione a questa testimonianza di fede (applauso forte e insistito). Nell’opera citata all’inizio, On Consulting the Faithful in Matters of Doctrine, John Henry Newman ha scritto: ‘…dunque non credo affatto che potranno mai ritornare tempi come quelli degli ariani…’. Oggi staremmo tutti meglio se avesse avuto ragione. (applauso finale, forte e insistito).

il card. Burke sui limiti dell’autorità papale: “C’è un rischio di fraintendimento dell’autorità del Papa, che non è magica, ma deriva dalla sua obbedienza al Signore” (applauso forte e insistito). “Come dimostra la storia è possibile che un Romano Pontefice esercitando la pienezza del potere possa cadere nell’eresia o nell’abbandono del suo primo dovere a salvaguardare e promuovere l’unità della Chiesa, del culto e della disciplina. (…) Si deve rimediare alla situazione con una procedura in due fasi: prima, la correzione del presunto errore o abbandono del suo dovere andrebbe rivolta direttamente al Romano Pontefice, e poi, se egli continuasse o non rispondesse, si dovrebbe procedere a una pubblica dichiarazione” (applauso forte e molto insistito, inviti vocali a procedere in tal modo da parte di un gruppo di convenuti). (…) (citando San Paolo) “Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi annunciassimo qualcosa di diverso da quello che vi è stato annunciato, sia anathema” (applauso forte e insistito)

l’intervento del vescovo Schneider è stato ricco di citazioni papali applauditissime, in particolare di Leone XIII (ad esempio: “L’arrendevolezza dei buoni aumenta l’audacia dei malvagi”) e si è concluso con questa frase non certo casuale: “Per tutta la storia Satana attacca continuamente la Chiesa e la cattedra di Pietro, che hanno avuto in casi rari una temporanea eclissi del magistero pontificio quando alcuni Pontefici hanno fatto affermazioni dottrinali ambigue creando confusione nella vita della Chiesa”. (applauso forte e insistito)

Insomma… anche da questi pochi esempi ognuno si sarà potuto rendere conto del carico da novanta insito nelle relazioni e molto apprezzato dalla sala. In tal senso la declaratio è apparsa sostanzialmente come espressione invece di un …vorrei, ma non posso (almeno per il momento), sollevando un po’ di delusione in una parte dei convenuti, più inclini all’azione diretta.
MA COME INFORMA BENE L’ AVVENIRE!

Èstato, anche giornalisticamente inteso, un evento che non capita tutti i giorni dentro Nostra Romana Chiesa. Basti constatare quanti colleghi stranieri hanno assistito al Convegno, oltre a diversi volti noti di vaticanisti italiani. Come ne avrebbe riferito Avvenire, il simbolo per eccellenza del cattolicesimo fluido?

Diciamo subito che Avvenire non ha deluso, confermando di avere una strana concezione (si potrebbe dire totalitaria) del come informare i suoi lettori su avvenimenti ecclesiali. Intanto, se confrontiamo quel che è apparso su Avvenire con quanto ha riferito Vatican Insider (contiguo, come è noto, a Santa Marta), il quotidiano catto-fluido italiano ne esce molto male. Su Vatican Insider Iacopo Scaramuzzi ha stilato una cronaca intesa certo a squalificare subdolamente i convenuti, però sostanzialmente non solo completa ma anche onesta. Scaramuzzi (titolare/turiferario ultrà della rubrica “Gazzetta di Santa Marta” sul mensile catto-fluido Jesus) ha buone orecchie, poiché giustamente ha preso nota ad esempio dei momenti non casuali dei tanti applausi a scena aperta. Sulla sua capacità visiva è legittima tuttavia qualche riserva, considerato come scriva che i partecipanti erano “oltre un centinaio di persone, con alcuni costretti a stare in piedi perché le sedie erano esaurite”. Oltre un centinaio?

E veniamo a Avvenire di stamattina, domenica 8 aprile 2018. In prima pagina ecco un richiamo già perentorio nella ‘striscia’ sotto la testata: “Amoris laetitia – La buona via dei vescovi italiani. E le inutili obiezioni”. Ah... obiezioni ‘inutili’? Andiamo a pagina 21.

Titolo a tutta pagina: “La via lombarda ad Amoris laetitia”. Sommario: “Diffusa una lettera dei vescovi della regione. Maturare orientamenti condivisi”. Firma? Quella del Turiferario Guastalamessa, al secolo Luciano Moia, de facto promosso teologo per acclamazione catto-fluida (un po’ come capiterà domani al Turiferario arcigno, al secolo Gianni Valente, chiamato a presentare la nuova esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”). A centro pagina titolo: “Così sta lavorando la Chiesa in Italia – Dalla Sicilia al Piemonte lo studio dell’Esortazione apostolica”. La firma è sempre quella del Turiferario Guastalamessa.

Insomma la pagina è dominata dal supposto trionfo di Amoris Laetitia nell’intera Penisola, a partire dalla conferenza episcopale lombarda, il cui delegato per la pastorale familiare è il vescovo bergogliano di Cremona Antonio Napolioni (vedi in www.rossoporpora.org , rubrica Italia, “Cremona: dolore e smarrimento per la Chiesa odierna”).

Dove sono finite le ‘inutili obiezioni’ richiamate in prima pagina? In basso, nell’ultimo terzo di pagina, perdipiù in comproprietà con la replica del teologo catto-fluido Giuseppe Lorizio. A sinistra, sotto l’occhiello “Il Convegno a Roma”, ecco il titolo: “Lo ‘sconcerto’ di due prelati: nella forma di una ‘declaratio’ “. Da notare: “il” convegno a Roma, come se Avvenire avesse prima comunicato la notizia del Convegno ai suoi lettori. Ancora: ‘sconcerto’ tra virgolette, come se fosse cosa poco seria. Di più: due ‘prelati’: guai a mettere cardinali (c’era tutto il posto in riga)… si potrebbe pensare che fosse un convegno importante… il termine ‘cardinali’ è poi stato ‘recuperato’ nell’intertitolo, ma più in piccolo.

L’articolo è corredato da una foto piccola del tavolo dei relatori. Sempre meglio che quella, grande, pubblicata su Avvenire.it , in cui si riproduceva un folto gruppo di partecipanti all’incontro delle famiglie di Filadelfia… C’è un limite all’impudicizia giornalistica?

Fatto sta che degli oltre trecento partecipanti al convegno non c’è traccia nell’articolo di Mimmo Muolo (apparentemente più o meno ‘neutro’, in realtà assai malizioso). Dal testo non si riesce proprio ad evincere a chi abbiano parlato i relatori. Forse alle pareti della sala? E’ vero che i catto-fluidi sono ormai abituati a una piazza San Pietro semivuota… E’ vero che un recente libro (“Dio è giovane”) scritto a quattro mani da papa Bergoglio e dal giornalista Thomas Leoncini è stato presentato a pochi passi dalla Piazza davanti a una ventina di persone. Ma insomma… non è un’esagerazione (o forse una pulsione freudiana) trasferire automaticamente il vuoto sanpietrino anche agli incontri dei cattolici a disagio con l’attuale Papa?

Dicevamo della replica affidata a Giuseppe Lorizio, sulla destra dell’ultimo terzo di pagina. Manco a dirlo il Turiferario Guastalamessa dilaga: è infatti lui a intervistare il docente di teologia fondamentale alla Lateranense. Il titolo non lascia dubbi: “E’ una dichiarazione inutile, nessuno cambia le verità di fede”. Che nell’intervista suona ancora più saccente: “Che valore dare a questa dichiarazione? Del tutto inutile”. Esemplare poi una risposta dell’umile Lorizio a proposito dell’accoglienza ricevuta da Amoris laetitia nelle comunità: “Per limitarci all’Italia, quando oltre 150 diocesi avviano iniziative importanti per promuovere e tradurre in pratica pastorale l’Esortazione, vuol dire che non c’è confusione come è stato detto, ma gioiosa gratitudine per il cammino sinodale compiuto dalla Chiesa”. “Gioiosa gratitudine”… attento alle dosi di incenso, perché il troppo stroppia. Sull’entusiasmo per le 150 diocesi (su circa 220) è poi lecito nutrire qualche dubbio… quanta spontaneità in quell’adesione? E quante pressioni più o meno felpate?

Giuseppe Rusconi

rossoporpora.org
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