La flagellazione di Cristo spiegata da sant'Alfonso M. de'Liguori

1. Entriamo nel pretorio di Pilato fatto un giorno orrendo teatro dell'ignominie e dei dolori di Gesù; vediamo quanto fu ingiusto, ignominioso e crudele il supplicio ivi dato al Salvatore del mondo. Vedendo Pilato che i Giudei continuavano a tumultuare contro Gesù, egli, l'ingiustissimo giudice, lo condannò ad esser flagellato: Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare (Gv 19, 1). Pensò l'iniquo giudice con questo barbaro modo di guadagnarsi la compassione dei nemici e così liberarlo dalla morte: Lo castigherò severamente, disse, e poi lo rilascerò (Lc 23, 22). Era la flagellazione castigo solo degli schiavi. Dunque, dice S. Bernardo, il nostro amoroso Redentore volle prender la forma non solamente di servo per soggettarsi all'altrui volontà, ma anche di servo malvagio per esser castigato coi flagelli e così pagare la pena meritata dall'uomo fatto già servo del peccato.
O Figliuolo di Dio, o grande amante dell'anima mia, come voi Signore d'infinita maestà avete potuto tanto amare un oggetto sì vile ed ingrato come sono io, che vi siate sottoposto a tante pene per liberare me dalla pena dovuta? Un Dio flagellato! Fa più maraviglia un Dio soffrire una minima percossa, che se fossero distrutti tutti gli uomini e tutti gli angeli. Ah Gesù mio, perdonatemi le offese che vi ho fatte e poi castigatemi come vi piace. Ma basta solo che io vi ami e voi mi amiate, e poi mi contento di patire tutte le pene che volete.

2. Giunto che fu al pretorio l'amabile nostro Salvatore, come fu rivelato a S. Brigida al comando dei ministri egli stesso si spogliò delle vesti, abbracciò la colonna, e poi vi applicò le mani per esservi legato. Oh Dio, già si dà principio al crudele tormento! O angeli del cielo, venite ad assistere a questo doloroso spettacolo; e se non vi è permesso di liberare il vostro re dal barbaro strazio che gli preparano gli uomini, almeno venite a piangere per compassione.
E tu, anima mia, immaginati di trovarti presente a questa orrenda carneficina del tuo amato Redentore. Guardalo come sta egli, il tuo afflitto Gesù, col capo dimesso, guardando la terra e tutto verecondo per lo rossore aspetta quel gran tormento. Ecco che quei barbari come tanti cani arrabbiati già si avventano coi flagelli sopra l'innocente agnello. Vedi là chi batte il petto, chi percuote le spalle, chi ferisce i fianchi e chi le gambe; anche la sacra testa e la sua bella faccia non vanno esenti dalle percosse. Oimè già scorre quel sangue divino da tutte le parti; già di sangue sono pieni i flagelli, le mani dei carnefici, la colonna e la terra. Piange S. Pier Damiani: Viene ferito e dilaniato per tutto il corpo dai flagelli: ora colpiscono le spalle, ora le gambe: alle ferite aggiungono ferite e piaghe alle piaghe appena aperte.
Ah crudeli, con chi ve la pigliate? Fermate, fermate: sappiate che avete errato. Quest'uomo che voi tormentate egli è innocente, è santo: io sono il reo; a me, a me che ho peccato toccano i flagelli ed i tormenti. Ma voi non mi sentite. Eterno Padre, e come voi potete soffrire questa grande ingiustizia? come potete vedere il vostro Figlio diletto così patire e non soccorrerlo? che delitto egli ha mai commesso che meriti un castigo così vergognoso e così fiero?

3. Per l'iniquità del mio popolo lo percossi (cf Is 53, 8). Io ben so, dice l'Eterno Padre, che questo mio Figlio è innocente, ma poiché egli si è offerto a soddisfare la mia giustizia per tutti i peccati degli uomini, conviene che io così l'abbandoni al furore dei suoi nemici. Dunque, o adorato mio Salvatore, voi per pagare i nostri delitti, e specialmente i peccati d'impurità che è il peccato più comune degli uomini avete voluto che fossero lacerate le vostre carni purissime? E chi non esclamerà con S. Bernardo: O ineffabile amore del Figlio di Dio per i peccatori!
Ah Signor mio flagellato, vi ringrazio di tanto amore, e mi addoloro che anche io coi miei peccati mi sono aggiunto a flagellarvi. Odio, Gesù mio, tutti quei piaceri malvagi che vi han costato tanto dolore. Oh da quanti anni dovrei bruciar nell'inferno! Ma voi perché mi avete aspettato finora con tanta pazienza? Mi avete sopportato, acciocch'io vinto finalmente da tante finezze d'amore, mi rendessi ad amarvi con lasciare il peccato.
Amato mio Redentore, non voglio no più resistere al vostro affetto; io voglio amarvi quanto posso per l'avvenire. Ma voi già sapete la mia debolezza, sapete i tradimenti che vi ho fatti. Staccatemi voi da tutte le affezioni terrene che mi impediscono l'esser tutto vostro. Ricordatemi spesso l'amore che mi avete portato, e l'obbligo che ho di amarvi. In voi ripongo tutte le mie speranze, mio Dio, mio amore, mio tutto.

4. Piange S. Bonaventura: Scorreva già da per tutto quel sangue divino; già quel sacro corpo era divenuto tutto una piaga; ma quei cani stizzati non cessavano di aggiungere ferite a ferite, come predisse il Profeta (cf Sal 68, 27). Sicché le sferze non solo impiagavano tutto il corpo, ma ne portavano seco anche i pezzi per aria, e talmente furono aperte quelle sacre carni che si poteano contare l'ossa. Dice Cornelio a Lapide, che in questo tormento Gesù Cristo naturalmente dovea morire, ma egli colla sua virtù divina volle riserbarsi in vita, affine di soffrire pene maggiori per nostro amore. E prima lo disse S. Lorenzo Giustiniani: Sarebbe certamente morto, ma volle restare in vita per soffrire dolori più grandi.
Ah! mio Signore amantissimo, voi siete degno di un amore infinito. Voi avete tanto patito, acciocch'io v'amassi. Non permettete che io, invece d'amarvi, abbia da offendervi più e disgustarvi. Deh quale inferno a parte sarebbe per me, se io dopo aver conosciuto l'amore che mi avete portato, misero mi dannassi, con disprezzare un Dio vilipeso, schiaffeggiato e flagellato per me! E che inoltre dopo averlo io offeso tante volte mi ha perdonato con tanta pietà! Ah Gesù mio, non lo permettete no. Oh Dio, che l'amore e la pazienza che avete avuta per me sarebbe colà nell'inferno un altro inferno per me più tormentoso.

5. Troppo crudele fu questo tormento della flagellazione al nostro Redentore, poiché per prima molti furono i ministri che lo flagellarono: giusta la rivelazione fatta a S. Maria Maddalena de' Pazzi furono non meno di sessanta. Or questi istigati dai demoni e più dai sacerdoti, i quali temevano che Pilato dopo quel castigo volesse liberare il Signore, come già si era protestato dicendo: Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò (Lc 23, 22), si posero coi flagelli a privarlo di vita.
Convengono poi gli autori con S. Bonaventura che essi scelsero a questo officio gli stromenti più fieri, in modo che ogni colpo fe' piaga, come asserisce S. Anselmo, e che le battiture giunsero a più migliaia, flagellando, come scrive il p. Crasset, non già all'usanza degli Ebrei, per i quali il Signore proibì che si passasse il numero di quaranta colpi: Non superino il numero di quaranta colpi, affinché il tuo fratello non resti ignominiosamente ferito davanti ai tuoi occhi (cf Dt 25, 3); ma alla maniera dei Romani, che non avea misura.
Quindi riferisce Giuseppe ebreo il quale visse poco dopo nostro Signore che Gesù fu lacerato in tal modo nella flagellazione che giungevano ad apparirvi scoperte le ossa delle coste; come fu anche rivelato a S. Brigida dalla SS. Vergine, la quale disse: Io, che ero presente, vidi il suo corpo talmente devastato dai flagelli, che si vedevano le ossa delle costole; ma la cosa più crudele era vedere che, ad ogni levata dei flagelli, le carni restavano squarciate.
A S. Teresa apparve Gesù flagellato: onde la santa volle che gli fosse dipinto appunto come l'avea veduto, e disse al pittore che nel gomito sinistro avesse espresso uno squarcio di carne appesa; ma dimandando poi il pittore in qual forma dovea dipingerlo, egli si rivoltò al quadro e trovò lo squarcio già formato.
Ah mio Gesù amato e adorato, quanto avete patito per amor mio! Deh non sian perduti per me tanti dolori e tanto sangue!

6. Ma dalle sole Scritture ben si argomenta quanto fu spietata la flagellazione di Gesù Cristo. E perché mai Pilato dopo la flagellazione lo dimostrò al popolo dicendo: Ecce homo, se non perché il nostro Salvatore era ridotto ad una figura sì compassionevole che Pilato con solo farlo mirare credette di muoverne a compassione gli stessi suoi nemici, sicché non ne chiedessero più la morte?
Perché mai nel viaggio che Gesù poi fece al Calvario, le donne giudee lo seguitavano con lagrime e con lamenti? Lo seguiva una grande folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui (Lc 23, 27). Forse perché quelle donne l'amavano o lo credevano innocente? No, le donne per lo più seguono i sentimenti dei loro mariti, e perciò anch'elle lo stimavano reo; ma perché Gesù dopo la flagellazione faceva una vista sì orrida e sì pietosa che muoveva a piangere anche coloro che l'odiavano, perciò le donne piangevano e sospiravano. Perché ancora in questo viaggio i Giudei gli tolsero la croce da sulle spalle e la diedero a portare al Cireneo secondo l'opinione più probabile e come si ricava chiaramente da S. Matteo e da S. Luca: E gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù (Lc 23, 26) forse perché essi ne aveano pietà e voleano alleggerirgli la pena?
No, che quegl'iniqui l'odiavano e cercavano affligerlo quanto più poteano. Ma, come dice il B. Dionisio Cartusiano Temevano che morisse durante il cammino. Vedendo che nostro Signore dopo la flagellazione era rimasto dissanguato e così sfinito di forze che quasi non potea più reggersi in piedi ed andava cadendo per via sotto la croce e camminando andava, per dir così, ad ogni passo spirando l'anima; perciò affin di portarlo vivo sul Calvario, e vederlo morto in croce, come essi aveano preteso acciocché restasse per sempre infamato il suo nome: Strappiamolo, essi diceano, come predisse il profeta, dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato (Gr 11, 19): a questo fine costrinsero il Cireneo a portar la croce.
Ah Signore, grande è il mio contento nell'intendere quanto mi avete amato, e che ora voi conservate per me lo stesso amore, che mi portavate allora nel tempo della vostra Passione! Ma quanto è il mio dolore in pensare di avere offeso un Dio così buono! Per lo merito della vostra flagellazione, Gesù mio, vi cerco il perdono. Mi pento sopra ogni male di avervi offeso e propongo prima morire che più offendervi. Perdonatemi tutti i torti che vi ho fatti, e datemi la grazia di amarvi sempre nell'avvenire.

7. Il profeta Isaia più chiaramente di tutti ci rappresentò lo stato compassionevole, in cui previde ridotto il nostro Redentore. Disse egli che la sua santissima carne nella Passione doveva divenire non solo impiagata, ma tutta franta e stritolata: E' stato piagato per le nostre iniquità, stritolato per i nostri delitti (cf Is 53, 5). Poiché, siegue a dire il profeta, il suo Eterno Padre per dare alla sua giustizia una maggior soddisfazione e per far comprendere agli uomini la deformità del peccato, non si contentò se non vide il Figlio pestato e consumato dai flagelli: Il Signore volle pestarlo con i dolori (ivi, 10): in modo che il corpo benedetto di Gesù dovette diventare come un corpo di un lebbroso, tutto piaghe da capo a piedi: Lo giudicammo come un lebbroso, e percosso da Dio (ivi, 4).
Ecco dunque, o mio lacerato Signore, a quale stato vi hanno ridotto le nostre iniquità. O buon Gesù, noi abbiamo peccato e tu paghi? (S. Bernardo). Sia sempre benedetta la vostra immensa carità, e siate amato come meritate da tutti i peccatori, e specialmente da me che più degli altri vi ho disprezzato.

8. Apparve un giorno Gesù flagellato a Suor Vittoria Angelini e dimostrandole il suo corpo tutto ferito: "Queste piaghe, le disse, Vittoria, tutte ti chiedono amore". Amiamo lo sposo, dice l'innamorato S. Agostino, e quanto più deforme ci viene dato, tanto più bello e amabile è diventato per la sposa.
Sì, mio dolce Salvatore, io ti vedo tutto pieno di piaghe: guardo la tua bella faccia, ma oh Dio, che non apparisce più vaga, ma orrida ed annerita dal sangue, dalle lividure e dagli sputi! Non ha apparenza né belleza, lo abbiamo veduto e non aveva sembianza (cf Is 53, 2). Ma quanto più difformato vi vedo, o mio Signore, tanto più bello ed amabile mi comparite. E qual'altri son questi, se non segni della tenerezza dell'amore che voi mi portate?
V'amo, Gesù impiagato e lacerato per me. Vorrei vedermi anche io lacerato per voi, come tanti martiri che hanno avuta questa sorte. Ma se non posso ora offerirvi ferite e sangue, vi offerisco almeno tutte le pene che mi accaderanno a soffrire. Vi offerisco il mio cuore, con questo voglio amarvi più teneramente che posso. E chi mai deve amare con più tenerezza l'anima mia, se non un Dio flagellato e dissanguato per me? V'amo, o Dio d'amore; v'amo, bontà infinita; v'amo, amor mio, mio tutto; v'amo e non voglio mai cessar di dire in questa vita e nell'altra, io v'amo, io v'amo, io v'amo. Amen.
Sam Gamgee
Una eccellente analisi di un medico fisiologo su cio' che provo' Gesu' durante la Passione quanto alle sofferenze fisiche si trova in inglese sul sito annbarnhardt.biz. Sconvolgente.
Tempi di Maria
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Spada
Pietà di noi, Signore. Per la nostra ingratitudine, abbi pietà.