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Il Vaticano conferma: la Chiesa cattolica in Cina sarà sacrificata al regime

La chiesa cattolica in Cina che è costretta a vivere clandestinamente, e la chiesa di regime controllata dallo stato sono “non due chiese, ma due comunità di fedeli” secondo il segretario di stato vaticano cardinale Pietro Parolin. Egli ha detto a La Stampa (31 gennaio) che vuole che esse “vivano la loro fede insieme” [sotto il controllo comunista].

Parolin prevede sofferenze [per la chiesa cattolica], “se si chiede a qualcuno di fare un sacrificio, piccolo o grande, deve essere chiaro per ciascuno che questo non è il prezzo di un accordo politico”. Attraverso la sua negazione Parolin conferma ciò che è evidente.

Il cardinale tenta di imporre la sua controversa posizione con la forza, chiedendo “fedeltà al successore di Pietro” e “obbedienza”, anche quando “non tutto appare immediatamente chiaro e comprensibile”. Egli chiede inoltre “fiducia, che non risponde alle logiche terrene”, benché sacrificare il bene per il male assecondando il potente per guadagni a breve termine corrisponda a logiche terrene.

Parolin crede di cambiare la realtà cambiando le parole, “Espressioni come potere, tradimento, resistenza, resa, conflitto, fallimento, compromesso, dovrebbero far posto ad altre, come sevizio, dialogo, misericordia, perdono, riconciliazione, collaborazione, comunione”.

Egli conferma anche che papa Francesco segue personalmente i contatti in corso col regime cinese, “Tutti i suoi collaboratori agiscono in accordo con lui”.

Sacrificare i cattolici per compiacere governi anticlericali ha qualche tradizione nel Vaticano: Leone XIII ha sacrificato il cattolicesimo politico in Francia favorendo il governo massonico, e Pio XI fece lo stesso con i Cristeros messicani

Foto: Pietro Parolin, © wikicommons, CC BY-SA, #newsAeopoumbdl
maria immacolta
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