Müller denuncia una “secolarizzazione del concetto di Chiesa”

Si dice che tutti i nodi vengono al pettine… e tanti di questi “nodi” sono stati trattati meticolosamente e con tanto di prove, dal sito amico di cooperatoresVeritatis, alla voce Dossier, in particolare la pagina dedicata al gesuitismo modernista, vedi qui, ma anche all’ultimo articolo dedicato all’eresia del sacerdote Ernesto Buonaiuti, vedi qui, leggendo il quale potrete comprendere meglio quanto stiamo per offrire alla vostra attenzione.

Praedicate Evangelium oppure predicate il gesuitismo modernista?

E’ davvero preoccupante l’allarme lanciato dalla stessa Nuova Bussola, a firma di Riccardo Cascioli, qui, riguardo all’ennesimo e nuovo Documento a firma di papa Francesco che avrebbe, al momento, un titolo molto interessante: Praedicate Evangelium con la fondazione di un nuovo Dicastero per l’evangelizzazione e, al tempo stesso, dovrebbe essere il punto centrale della definitiva riforma della Curia.

Ed oggi a firma di Marco Tosatti che riporta l’intervista del cardinale Müller, vedi qui, a riguardo di una “bozza sulla riforma della Curia che svilisce la Dottrina della fede a vantaggio di un dicastero dell’Evangelizzazione i cui compiti non sono chiari…” I due articoli dalla Bussola, con questo editoriale, vanno insieme e non sono separabili, per capire i fatti, o almeno una parte sostanziosa.

Prima di analizzare queste preoccupazioni vogliamo ricordare come, in tempi non sospetti, ricevemmo la email – vedi qui “Da Roma un grido di dolore” – di una persona che lavorava presso il vicariato e fra le varie cose che ci disse (tutte avveratesi), ci avvisò di un cambiamento STRATEGICO presso proprio la Congregazione per la Dottrina della Fede (CdF), perché non fosse stata più ciò per cui era stata creata fin da quando portava il nome di Sant’Uffizio, ossia: DIFENDERE LA VERA FEDE CATTOLICA, ma che assumesse una nuova veste pastorale e di dialogo con il mondo… ecco le sue parole:

“Non so se hai conosciuto il card. Muller, una persona davvero efficientissima ma soprattutto un santo sacerdote, un uomo che prega molto. Anche lui nel mirino ha i giorni contati, le voci che lo vogliono presto fuori dalla CdF sono fondatissime (infatti il card. Muller fu cacciato dalla CdF il 1° luglio del 2017, ndr). Il Papa vuole trasformare la C. della Dottrina della fede, nella “pastorale per la fede”, così si parla da tempo nei posti di comando, con a capo un gesuita, fedelissimo al Papa” (guarda caso a capo della CdF è stato messo il gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer, ndr).

Questa email era firmata nel maggio 2017… fate i conti voi! PASTORALE DELLA FEDE, ma di quale FEDE? E’ questo il problema sollevato già dalle indiscrezioni sul nuovo Documento, come riporta bene Cascioli e soprattutto oggi con l’intervento di Tosatti, con l’intervista del cardinale Müller e che riporteremo a termine articolo.

Bergoglio ha dimostrato fin dagli inizi del suo pontificato una certa allergia al mondo prettamente “cattolico” con il quale si è sempre inteso non solo l’aspetto dottrinale ma anche del cuore del governo stesso della Chiesa: Roma e, quale sinonimo certamente, anche la sua Curia, le Congregazione e così via. Tanta allergia da arrivare a confidare all’amico Scalfari che per lui “Dio non è cattolico“….

Ma cuore di tutto il problema è IL SUO GESUITISMO MODERNISTA… lo andiamo spiegando da qualche anno, ma pochi vogliono aprire gli occhi e del resto, se non vi convince neppure la recente beatificazione di Angelelli, vedi qui, che è stato un pretesto per glorificare la PASTORALE DELLA LIBERAZIONE che dalla Teologia della liberazione è confluita nella teologia del popolo, un programma scaturito dallo “spirito del concilio” per quanto riguarda i problemi innescati (proprio dai gesuiti) in America latina… il cui progetto è stato predisposto da Pedro Arrupe di cui Bergoglio era un giovane discepolo fedelissimo, allora significa proprio non voler andare alla radice dei problemi di questo pontificato che sta letteralmente cancellando l’opera di Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI, come abbiamo dimostrato anche in questo recente editoriale.

In rete ci sono i difensori accaniti del gesuitismo, perché pensano ingenuamente che si voglia attaccare la Fondazione di sant’Ignazio, ma questo è ridicolo! Si rifiuta – o sapendo lo si nega – che esiste già dalla fine dell’800 un cambiamento di rotta all’interno della Compagnia tanto che, nella famosa Congregazione XXXII, sarà Pedro Arrupe a “rifondarla“, con tutta una nuova serie di norme tratte, secondo loro, dal concilio, ma che in verità andavano a servire lo “spirito” di quel concilio condannato sia da Giovanni Paolo II quanto da Benedetto XVI e che di recente è stato invece sdoganato da Bergoglio con tanto di enfasi: “bisogna mettere in pratica lo spirito del concilio…” (ai gesuiti incontro privato, riassunto da La Civiltà Cattolica).

Nell’ultima intervista ufficiale, 8 settembre 1988, il cardinale Giuseppe Siri fece una specie di appello ai gesuiti: “Rahner ha rovinato tutto e non capisco come mai i gesuiti l’abbiano sopportato fino all’ultimo. Chi di voi gesuiti se ne vuole andare se ne vada, ma chi resta deve essere come sant’Ignazio” (vedi qui).

I due articoli riportati sopra dalla Bussola, ben curati a riguardo dei contenuti dei fatti, evitano tuttavia – forse non si sa, forse non si vuole – di andare alla radice del problema, alla radice di queste presunte “riforme”… Se non si studia la rivoluzioneavvenuta dentro la Compagnia – qui trovate molto su cui riflettere – è pressoché impossibile capire che cosa stanno facendo oggi. Noi lo diciamo da anni con una battuta: VOGLIONO GESUITIZZARE – scristianizzare o decattolicizzare – LA CHIESA…. c’è ancora chi ride ma, parafrasando Nostro Signore Gesù Cristo, ride ben chi ride ultimo, o se preferite: quanti ora ridono, poi piangeranno!

C’è ed esiste tutto un excursus a riguardo del progetto MODERNISTA dei Gesuitidalla fine Ottocento agli anni Settanta del Novecento perchè, ciò che è avvenuto dopo ad oggi è “solo” il metterlo in pratica. L’articolo precedente lo spiega bene ed è stato detto dagli “Amici” di Bergoglio, noi ne abbiamo preso atto. La battaglia interna alla Compagnia è stata dura e feroce, poco si racconta della triste sorte toccata a quei tanti (si contano a centinaia) gesuiti che si rifiutarono di cedere alla rivoluzione Modernista interna e molti di loro furono costretti ad abbandonare la Compagnia e chiedere asilo alle diocesi facendosi incardinare tra il clero diocesano, altri approdarono silenziosamente in varie congregazioni religiose.

Pedro Arrupe sapeva bene di questa emorragia interna alla Compagnia, ma la classificò solo come un evento che aveva colpito tutta la Chiesa, definendoli a volte traditori, ma elencando solo quelli che avevano abbandonato non solo la Compagnia ma anche la Chiesa, di quest’altro esercito davvero ignaziano, non si seppe mai nulla. Pedro Arrupe premiava e mandava avanti solo quei giovani gesuiti fedelissimi ai cambiamenti, tra questi c’era Jorge Mario Bergoglio il quale racconterà lui stesso di essersi meravigliato quando fu promosso – così giovane e senza esperienza – niente meno che superiore provinciale della Compagnia in Argentina.

In tutti gli editoriali e cronache che stiamo realizzando almeno da due anni ad oggi, non ci sono solo “cronache”, ma tutti i vari episodi – riportati con tanto di prove – che ci offrono un quadro generale della situazione e del perché insistiamo a dire che si sta, si vuole “gesuitizzare la Chiesa”. Di questo Praedicate Evangelium ne ha parlato al momento la Bussola e noi attenderemo il testo ufficiale, ma qui è ora necessario fare una sorta di riepilogo di fatti incontestabili che ci aiuteranno a capire cosa accadrà e naturalmente lo faremo molto sinteticamente pregandovi di accedere ai link postati, come anche questo, per studiare quanto andiamo ad analizzare.

Come tutto il Progetto di Arrupe descritto nella famosa Congregazione XXXII, alla base c’è il tormentato clima, arroventato, dell’America Latina finita in mano dei Gesuiti Modernisti con le famose “lotte sociali”, le lotte di classe… si legga qui. Quali sono dunque i frutti del gesuitismo novatore? Stiamo cercando di mostrarli in questi modesti studi, in cooperazione con il sito citato, divisi in più parti (cliccare qui). Fin ora, il bilancio tende a mostrare i frutti dell’apostasia.

Uno dei capo-stipite della caduta della Compagnia è stato il gesuita George Tyrrell a cavallo del Novecento, esponente di quell’umanesimo e di quel modernismo risalenti già dal 1700 che, per carità, fu anche sospeso a divinis e cacciato dalla Compagnia, ma egli continuò a fare adepti anche nella Compagnia stessa. Da qui possiamo fare una lunga carrellata di altri nomi di gesuiti illustri: da Pier Teilhard de Chardin – filo panteista – i cui scritti furono certamente condannati, ma le cui idee ritroviamo oggi, però, nel magistero di Bergoglio sull’ambientalismo, nella Laudato sì, nel suo ecologismo, persino qualcosa nell’Amoris laetitia…

Dobbiamo ricordare il fondatore della Nouvelle theologie a firma del gesuita de Lubac il quale ebbe una sorte più “fortunata” nel senso che, condannato in un primo momento per queste sue innovazioni anche sulla “NUOVA CHIESA”, obbedendo alle condanne ricevute, non venne mai sospeso o cacciato letteralmente via, così da potergli dar modo di MITIGARE il suo pensiero, riscriverlo e renderlo “più cattolico”…

Il gioco funzionò a tal punto che della sua “nuova teologia” anche sulla “nuova Chiesa”, sulla liturgia, sull’etica e sulla morale, rimanessero “abbagliati” un giovane e novello teologo tedesco “Joseph Ratzinger” (che poi da vescovo comincerà a correggersi e a correggere, ma i danni erano compiuti) si legga qui; , il papa “buono” Giovanni XXIII, e persino un giovane e brillante vescovo polacco “Karol Wojtyla” che si innamorerà della nuova visione di Chiesa di de Lubac, così come invece fu proprio discepolo un certo monsignore di Curia “Giovanni Battista Montini”, il futuro Paolo VI che tenterà di cattolicizzare ciò che riteneva buono della nuova teologia di de Lubac. Tutti loro, ed altri naturalmente, furono coinvolti nel concilio…

Accanto al gesuita de Lubac che verrà poi premiato con il cardinalato da Giovanni Paolo II… troviamo il teologo gesuita Karl Rahner, il cui successo lo deve proprio a tutta questa corrente che sottovalutò (sottovalutò??? il dubbio possiamo averlo) l’intrusione di dottrine moderniste all’interno di tutti i lavori del concilio, ma soprattutto per la sua applicazione. Ora dobbiamo sintetizzare perché ci sarebbe molto altro da portare in elenco, ma voi andate a leggere nei link per avere le prove… Importante di questo tempo è il tascabile fatto dal professore Stefano Fontana “La nuova chiesa di Karl Rahner“, vedi qui, perché sintetizza in modo davvero illuminante i “frutti” di questa nuova corrente con tanto di prove e ragione, tanto da non doverci far meravigliare neppure a cosa mira questo pontificato. Ricordiamo anche il libro di Aldo Maria Valli insieme con Aurelio Porfiri qui.

Jorge Mario Bergoglio è dentro questa “scia” ma a modo suo. Cosa significa? Egli è discepolo solo del suo superiore, Pedro Arrupe, tutto il resto viene da lui inglobato, ruminato, fatto proprio e poi riversato nella sua missione a modo suo. Egli non ama il “Papa” in quanto è per lui una “necessità” per la Chiesa, non altro, e l’unico Papa che ha veramente seguito è Paolo VI perché – lo racconta lui stesso nella biografia scritta dalla Piquè – egli ha avuto IL CORAGGIO DI OSARE DI CAMBIARE LA CHIESAe sostiene di aver sempre capito che il “progetto di Paolo VI” non si era ancora compiuto perché i suoi successori “non ne ebbero la possibilità.. alludendo così alla “malvagità e corruzione della Curia Romana“…

Dunque, per Bergoglio, sia Giovanni Paolo II quanto Benedetto XVI non solo non portarono a compimento un certo progetto di Paolo VI, ma è chiaro che lo stesso Bergoglio in quanto primate in Argentina, seguitò egli stesso per conto suo ignorando spesso gli ordini contrari che provenivano da Roma, gli ultimi editoriali che abbiamo fatto, lo dimostrano, così come l’ultima Lectio svolta da Benedetto XVI, vedi qui. Questo “progetto” è facilmente nascondibile con la frase ripetuta fino alla noia dallo stesso papa Francesco anche di recente: “L’APPLICAZIONE DELLO SPIRITO DEL CONCILIO“. Si legga anche qui: Ratzinger: abbiamo bisogno di una Chiesa divina non umana

Padre Paul Shaughnessy, è un sacerdote Gesuita abituale collaboratore del Catholic World Report che già nel 2002 affermava di un: “collasso della diserzione della Società di Gesù: Papisti che odiano il Papa (il riferimento è a Giovanni Paolo II, N.d.R.), evangelizzatori che hanno perso la fede.” vedi qui.

Del resto, il 3 dicembre 1975, Paolo VI aveva scritto a Pedro Arrupe queste tremende parole (conosciute e condivise da Giovanni Paolo II): «Appunto in questa visuale Le esprimiamo il dubbio, causatoci da orientamenti ed atteggiamenti emersi dai lavori della Congregazione Generale: potrà la Chiesa confidare, come sempre, ancora in voi? Quale dovrà essere l’atteggiamento della Gerarchia ecclesiastica verso la Compagnia? Come potrà essa affidarle, con animo sgombro da timori, la prosecuzione di compiti tanto importanti e tanto delicati?» vedi qui.

E’ assai probabile che l’allora giovane Bergoglio avesse appreso ed imparato da Pedro Arrupe (il suo unico vero mentore), l’arte di “abbindolare” i Papi e la gerarchia perchè, a quelle parole di Paolo VI Arrupe tentò un vago rimestamento, ma continuando per la sua strada. Quando Arrupe una volta disse a Paolo VI che essi stavano svolgendo alla lettera i desideri di aperture volute dal Papa, Paolo VI con dolore rispose: “mi avete capito male“…. I dubbi restano su quanto i gesuiti di Arrupe avessero davvero capito male, ma intanto ciò che è fuori dubbio sono i contrasti e la dura battaglia oggi vinta, è evidente, dai Gesuiti modernisti. Non dimentichiamo che fino al 2013, Bergoglio, non aveva più “contatti” con la Compagnia che si era, bene o male, imbinariata sulle volontà espresse da Giovanni Paolo II, che fu tentato di richiuderla, vedi qui. A quanto sta accadendo oggi sembra più evidente che – questo gesuitismo modernista – non stesse aspettando altro che un “Papa nero” o comunque compiacente…

Per Bergoglio, oggi, la vera Missione della Chiesa – così ritorniamo al nuovo documento in uscita, Praedicate Evangelium – non è affatto la “nuova evangelizzazione” rimarcata da Giovanni Paolo II con le encicliche sulla DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, oppure le Lettere Apostoliche sulla nuova evangelizzazione, vedi qui, in modo speciale la prima del 1979 dove il Papa metteva in guardia da una evangelizzazione senza dottrina o peggio, senza il Catechismo… Catechesi Tradendae, vedi qui quando afferma: “il cristocentrismo, in catechesi, significa pure che mediante essa non si vuole che ciascuno trasmetta la propria dottrina o quella di un altro maestro, ma l’insegnamento di Gesù Cristo, la verità che egli comunica o, più esattamente, la verità che egli è…“(n.6)

Per non dilungarci poi su quell’Anno della Fede che Benedetto XVI volle fare proprio dando vigore e forza alla vera evangelizzazione cattolica… vedi qui, laddove afferma: ” L’insegnamento di Gesù, infatti, risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la via eterna” (Gv 6,27). L’interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” (Gv 6,28). Conosciamo la risposta di Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza…”

Mettendo paletti specifici e dando priorità in ordine giusto, con il Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione creato appositamente nel 2010 per i paesi di tradizione cristiana ormai secolarizzati… Così come è stata completamente cestinata e mai citata da Bergoglio (che avrebbe avuto tutto l’interesse di farlo) la Lettera Apostolica in forma di “Motu Proprio” Intima Ecclesiae natura sul servizio della carità, di Benedetto XVI (11 novembre 2012) dove, tanto per fare un esempio, all’Art.9 è affermato: § 3. E’ dovere del Vescovo diocesano e dei rispettivi parroci evitare che in questa materia i fedeli possano essere indotti in errore o in malintesi, sicché dovranno impedire che attraverso le strutture parrocchiali o diocesane vengano pubblicizzate iniziative che, pur presentandosi con finalità di carità, proponessero scelte o metodi contrari all’insegnamento della Chiesa.

Vi ricordate cosa è accaduto al Pontificio Consiglio per la Famiglia fondato da Giovanni Paolo II ed affidato al cardinale Caffarra? Bergoglio lo ha CHIUSO e riaperto con un nuovo Statuto. Ora uno si ferma a ragionare: se andava bene e quegli Statuti erano stati voluti ed approvati da Giovanni Paolo II, perché chiudere e riaprire se non per infiltrarci regole diverse dall’originale? Ed infatti accadde ciò, obbligando Caffarra ad intervenire dolorosamente sulla chiarissima manipolazione e scopo stesso della ri-fondazione… E così – per la Famiglia – non c’è solo un inutile quale è il vescovo Paglia, ma ci ha infilato IL GESUITA James Martin, della lobby gay-friendly.. del quale abbiamo discusso in molte cronache. Così ora si chiuderà anche il Pontificio per la nuova evangelizzazione fondato da poco, neppure dieci anni, per rifondarlo come vuole Bergoglio.

Bergoglio è “allergico” alla dottrina cattolica, al concetto stesso dell’insegnamento “cattolico”, egli vive solo ed esclusivamente per un “progetto da realizzare“, questo è uno dei tanti motivi per cui il suo magistero è inconsistente, liquido… confusionario. Per papa Francesco la priorità (della sua chiesa) non è più “Credere in Gesù Cristo, l’unica via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza…”, il Cristo NON è più LA PERSONA DA SEGUIRE, ma è il povero, nuova immagine del Cristo, la priorità della nuova evangelizzazione… una carità che se è vero non è prettamente quella scellerata di Karl Rahner, ne ha però tutta la fisionomia e soprattutto il fine. Per Bergoglio chi segue e serve il povero, segue e serve il Cristo e di conseguenza non è più prioritario convertirsi a Lui.

Da qui si entrerebbe anche nel nuovo concetto gesuitico modernista sul PECCATO… ma non abbiamo ora il tempo di analizzare tutto, abbiamo fatto diversi editoriali e cronache sul tema, interessante questo del 2015, un vero campanello d’allarme che molti fingono di non sentire. Il “peccato” non è più considerato tale, ma sarebbe una “fragilità” dell’uomo e quindi spesso INCOLPEVOLE… e perciò “non è necessario che ricordi o dica tutti i suoi peccati in confessionale”, vedi qui, l’importante è che faccia la carità per salvarsi… ci basti ora sapere che questa teoria eretica è gesuitica modernista… Consigliamo di leggere anche qui: Il tradimento dei gesuiti (dalla Scure di Elia, febbraio 2019)

C’è infine, ma non per ultimo, l’aspetto marxista per parare il quale più di una volta Bergoglio ha risposto con battute del tipo: “volete che vi reciti il Credo? Ma dicono anche che Gesù era un comunista!! Ma questo non è comunismo è vangelo!.. Il vangelo? ma il vangelo è una rivoluzione..” e così via! Non sono “battute”, sono la verità di ciò in cui crede e vuole Bergoglio, vedi qui. E’ questa la sua nuova e personalissima “nuova evangelizzazione“. Quando sentite della teologia della liberazione, ed oggi del popolo, è proprio dell’aspetto marxista-gesuitico che si parla.

Qui c’è una intervista molto interessante di Aldo Maria Valli al professore Roberto de Mattei, leggetela…. poi chi la vuole capire, capisca.

Ricorda che:

“Fin dai primordi del nostro Pontificato rivolgemmo la massima cura all’istruzione religiosa del popolo cristiano e in particolare dei fanciulli, persuasi che gran parte dei mali che affliggono la Chiesa provengono dall’ignoranza della sua dottrina e delle sue leggi. I nemici di essa le condannano bestemmiando ciò che ignorano, e molti de’ suoi figli, mal conoscendole, vivono come se tali non fossero. Perciò insistemmo spesso sulla somma necessità dell’insegnamento catechistico, e lo promovemmo da per tutto, secondo il nostro potere, sia con le Lettere Encicliche Acerbo nimis e con le disposizioni riguardanti i catechismi nelle parrocchie, sia con le approvazioni e con gli incoraggiamenti ai congressi catechistici e alle scuole di Religione, sia con l’introdurre qui in Roma il testo del Catechismo usato da tempo in alcune grandi provincie ecclesiastiche d’Italia.” (San Pio X – Lettera al Card. Pietro Respighi, dal Vaticano, 18 ottobre 1912)