Il messaggio di Lourdes come [forse…] non vi è stato mai spiegato

Ho, tempo fa, raccontato su questo canale gli avvenimenti straordinari legati alle apparizioni dell’Immacolata a Lourdes e gli splendidi esempi di virtù che Bernardette ci ha offerto.

Adesso proviamo a scoprire ciò che è racchiuso nel messaggio di LOURDES, anche al di là delle poche parole pronunciate da Maria. In effetti, le parole della Madonna durante le 18 apparizioni a Massabielle sono "dosate con il contagocce", ma ciascuna di esse racchiude un significato profondo. Ancora di più, ognuna rimanda ad altre parole implicite che costituiscono come la “trama nascosta” del messaggio, il messaggio implicito appunto.

Cosi Laurentin: «Direi che il messaggio va oltre le stesse parole della Madonna e si compone di un insieme di elementi: l'apparizione, lo sguardo della Vergine, i suoi gesti, gli atteggiamenti che Bernadette mimava in modo cosi suggestivo nel corso degli interrogatori, ma anche l'impatto del messaggio nella sua stessa vita e nell’ambiente che la circondava. Ogni messaggio profetico va sempre al di la delle parole. E’ come il lievito nella pasta. Le parole chiave del messaggio non sono solo quelle dette esplicitamente. vale a dire “Preghiera”, “Penitenza” e “conversione”, “Immacolata Concezione”. C’è anche, innanzitutto, la parola povertà (…). La prima parola del messaggio, anche se non detta esplicitamente dall’apparizione, è la parola povertà».[1]

Implicito non significa fantasioso ma semplicemente non manifesto, nascosto all’interno delle parole di Maria. Così si può dire che il messaggio totale di Lourdes risulta composito e variegato, costituito da una parte esplicita ed una implicita. Si sbaglierebbe chi pensasse di ridurre gli insegnamenti e gli appelli di Lourdes alle poche frasi pronunciate dall’Immacolata nel corso delle apparizioni, mentre la ricchezza del messaggio è di una portata ben maggiore.

Il messaggio implicito si compone di parole (implicite) ed elementi (espliciti) quali “l'apparizione, lo sguardo della Vergine, i suoi gesti, gli atteggiamenti che Bernadette mimava, ecc.” Per Laurentin, il messaggio esplicito non è quello più importante. La parola povertà, sebbene implicita, fa da sfondo a tutte le apparizioni, alla vita e alla vocazione personale di Bernardette e costituisce l’aspetto più genuinamente profetico di tutto il messaggio.

Anche papa Benedetto XVI gli fa eco esprimendo lo stesso pensiero, nell’omelia tenuta a Lourdes il 12 Settembre 2008, in occasione del 150 anniversario della apparizioni. Così, allora, si espresse il Pontefice: «Seguendo il percorso giubilare sulle orme di Bernardetta, l’essenziale del messaggio di Lourdes ci è ricordato. Bernardetta è la maggiore di una famiglia molto povera, che non possiede né sapere né potere, è debole di salute. Maria la sceglie per trasmettere il suo messaggio di conversione, di preghiera e di penitenza, in piena sintonia con la parola di Gesù: “Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25)».[2]

Per papa Benedetto, la povertà è come il canale che la Madonna ha scelto per trasmette al mondo il suo messaggio di conversione, preghiera e penitenza. È l’essenziale del messaggio di Lourdes, secondo le parole dello stesso Pontefice. Se L’Immacolata ha scelto Bernardette è proprio perché in lei risplendeva quella povertà ed semplicità di cuore che attirano lo sguardo di Dio: “Ha guardato l’umiltà della sua serva”(Lc 1, 48); Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia (Gc 4, 6b).

Ritorniamo alle parole di Laurentin. Se le sue considerazioni aprono le porte ad un’analisi del messaggio di Lourdes più approfondita e meno superficiale, mi sembra, però, che si possano completare. E’ bene sottolineare il carattere determinante della povertà che aiuta a comprendere anche perché la Madonna abbia scelto proprio Bernardette come sua referente privilegiata. Meditando però sul messaggio di Lourdes, mi sembra di trovare altre parole implicite che ne arricchiscono il contenuto.

Lo schema, potrebbe essere il seguente:

Parole esplicite del messaggio → conversione, preghiera, penitenza, Immacolata.

Parole implicite del messaggio → povertà, sofferenza, vita di grazia, consacrazione mariana.


Ancora di più, mi sembra di poter dire che, se è vero che tutte queste parole si richiamano a vicenda, ci sono però dei binomi (1 parola esplicita + 1 parola implicita) che presentano una connessione più stretta e luminosa.

Eccoli: preghiera/povertà, penitenza/vita di grazia, Immacolata/consacrazione, conversione/sofferenza

Gli accostamenti suggeriscono subito alcune riflessioni.

Conversione/sofferenza

La vita dell’uomo è una continua conversione, fino alla fine della vita non potrà mai dire di essere perfettamente convertito. E’ il cuore che deve convertirsi, attraverso dei comportamenti ed uno stile di vita coerente con il messaggio evangelico e questo significa decidersi una volta per tutte ad abbandonare il peccato per vivere nella grazia di Cristo Risorto. La determinazione avviene una volta per tutte, ma la realizzazione di questo proposito dura tutta la vita e richiede eroismo nella pratica costante delle virtù, tanta fortezza, costanza e pazienza. E certamente tutto questo comporta sofferenza, pene a volte intime e lancinanti che si prolungano lungo tutto l’arco della vita. Tutto questo per poter essere “felici non in questa vita ma nell’altra”, come disse la Madonna a santa Bernardette.

Preghiera/povertà

La preghiera è la vita, l’anima dell’esistenza cristiana. Senza preghiera non c’è grazia e senza grazia siamo, per dirla con sant’Agostino, “massa perditionis”, massa votata alla perdizione perché l’uomo senza la grazia di Dio è destinato a rimanere schiavo del peccato, della sua dittatura e della morte, prima temporale e poi eterna. Ma la preghiera può arricchire l’uomo solo se egli è vuoto, spoglio, libero dall’amor proprio e dagli altri vizi. Quanto più povero interiormente, tanto meglio disposto a ricevere la grazia di Dio. Si potrebbe anche dire, d’altra parte, che la preghiera sincera aiuta l’uomo a raggiungere questa condizione di povertà interiore. Le cose sono concatenate: quanto più e quanto meglio si prega tanto più poveri si diventa e quanto più poveri si diventa tanto più si riceve grazia e benedizione.

Penitenza /vita di grazia

Anche se si sente spesso dire che penitenza e conversione sono sinonimi e che l’unica vera ed autentica penitenza è la conversione del cuore, bisogna rifiutare questa riduttività che toglie agli atti e alle opere di penitenza ogni valore. Verrebbe da chiedersi, allora: senza le opere di penitenza, come si fa a raggiungere quella purezza del cuore che è lo scopo della conversione? Ogni vera conversione suppone una dura lotta, un “agone” contro se stessi, contro il mondo e contro il diavolo. È del tutto inutile e controproducente parlare un altro linguaggio, che sminuisca la necessità della penitenza “fattiva” delle opere perché la nostra natura è segnata dal peccato, come afferma l’Apostolo: «Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo (…); infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?» (Rm 7,19-20. 24).

D’altra parte, non ci si può illudere di trovare nel mondo un alleato, ma piuttosto un nemico del cristiano perché questo, secondo le parole del Maestro, è dominio del nemico: «La drammatica condizione del mondo che “giace” tutto “sotto il potere del maligno” (1 Gv5,19) fa della vita dell'uomo una lotta (…). L'uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio».[3]

Da parte sua, il diavolo sa anche intervenire direttamente, con seduzioni, tentazioni e vessazioni, contro gli amici di Dio per dissuaderli dal cammino di perfezione intrapreso. Colui che la Sacra Scrittura chiama «il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo» (Ap 12, 9) non dorme ma «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5, 8).

Veniamo alla connessione tra penitenza e vita di grazia. È abbastanza chiaro che la penitenza prepara il nostro cuore, lo dispone a ricevere la grazia. È lo strumento per eccellenza a nostra disposizione per far morire l’uomo vecchio che ancora dimora in noi, opera che poi la grazia di Dio, libera ormai di agire, completerà “rimodellando” «l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,24). Penitenza, allora, concreta e generosa, non per spirito masochista ma per vincere i nostri temibili e terribili nemici spirituali ed entrare, pieni di meriti, al cospetto del Giudice divino che ci introdurrà, finalmente, nel su Regno di luce.

Immacolata/consacrazione

La connessione potrebbe apparire gratuita e artificiosa. Invece è genuina. Sono in tanti quelli che hanno riflettuto su come il privilegio della Madonna interpelli ogi credente a seguire quella stessa “via di immacolatezza” che, se per la Vergine fu un privilegio, per la Chiesa è frutto di una preziosa conquista. Questa immacolatezza è il fine della vita cristiana che, in questo modo, potrà sperimentare la verità della beatitudine evangelica: “Beati i puri (…) perché vedranno Dio”. E questo vedere Dio, questa visione beatifica è il culmine della vita dell’uomo e si compirà pienamente nel Regno dei Cieli: «Questa sarà la tua gloria e la tua felicità: essere ammesso a vedere Dio, avere l’onore di partecipare alle gioie della salvezza e della luce eterna insieme con Cristo, il Signore tuo Dio».[4]

Come attuare questo programma? Semplice: si potrebbe dire che il fine deve diventare anche il mezzo, e cioè: il Cuore Immacolato di Maria, che guardiamo come fine a cui tendere, deve diventare anche “la via che ci conduce a Dio”, come disse Maria stessa a suor Lucia, veggente di Fatima. Diventerà via se ci consacreremo all’Immacolata, perché per la via dell’offerta incondizionata a Lei diventiamo in qualche modo “Ella stessa vivente e operante in questo mondo”, secondo la luminosa espressione di san Massimiliano Kolbe.

Note:
[1] R. Laurentin-A. Tornielli, Lourdes, inchiesta sul mistero a 150 anni dalle apparizioni, Ediz. Art, Roma 2008, pp. 139-140.
[2] Benedetto XVI. Omelia in occasione del 150° anniversario giubilare delle apparizioni di Lourdes, 14 settembre 2008.
[3] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 409.
[4] San Cipriano di Cartagine, Epistula 58, 10.