La resistenza dei cattolici dell' Alcazar – Salvati da Maria!

L'amore a Maria, l'attaccamento alla fede porta, spesso, anche l'amore alla patria ai fastigi dell'eroismo. Siamo nel 1936. Mosca aveva mandato le sue truppe per capeggiare la rivoluzione, occupare la Spagna, per invadere quindi tutta l'Europa e far sparire la religione cattolica dalla faccia della terra. Ma sulla Spagna vegliava Maria, amatissima dagli Spagnuoli. La rivoluzione rossa trionfava, in gran parte della Spagna, contrastata solo dalle truppe del generale Franco. Uno degli episodi più gloriosi della resistenza, avvenne nella famosa fortezza di Alcazar, presso Toledo. Circondata da tutte le parti, continuamente sotto il fuoco dell'artiglieria, su di essa si rovesciavano dalla terra e dal cielo tonnellate di esplosivi ad alto potenziale.

L'Alcazar di Toledo

I difensori resistevano, ma fino a quando avrebbero potuto farlo?... Si trattava di arrendersi o di immolarsi del tutto. La decisione: arrendersi mai e poi mai! Morire se era il caso, per arrestare la marcia degli invasori. Perché, se umanamente non c'erano speranze, restava sempre la fiducia in Maria. Nell'infermeria della fortezza c'era, appunto, una statua della Vergine, proclamata solennemente dal comandamte la loro «Capitana» e alla quale si erano, tutti, votati. Davanti a Lei recitavano le loro preghiere; mai era lasciata sola, essendosi stabilito un servizio di onore e recandosi ai suoi piedi, ogni quarto d'ora, a recitare il santo Rosario. Ma ecco, un giorno, squilla il telefono. Si presenta a rispondere il comandante in persona, il colonnello Moscardò. «Con chi parlo»? «Col capo dei militi rossi. Esigo la capitolazione immediata. Vostro figlio è nelle mie mani e sta per essere fucilato, se voi non vi arrendete». «Voi potete uccidere mio figlio, tutta la mia famiglia, ma io non verrò meno al mio dovere». «Forse credete che le mie siano solo delle vane minacce. Ecco qui vostro figlio che vi parla...». «Addio, papà!». «Che c'è, figlio mio?». «Niente di particolare, papà. I rossi dicono che mi vogliono fucilare, se tu non ti arrendi». «Tu conosci il mio pensiero, e se sei sicuro che ti vogliono fucilare, raccomanda la tua anima a Dio; grida: Viva la Spagna! e tu sarai un martire».

«Ti mando un bacio affettuoso, babbo! ». «Anch'io, figlio mio, ti bacio col cuore». E il figlio diciottenne, morì gridando: «Viva la Spagna! Viva Cristo Re! ». Un giorno un raggio di sole, un sorriso dell'Immacolata venne a rallegrare gli assediati dell'Alcazar. Un aeroplano dai colori nazionali, lasciò cadere un involto e si dileguò. Fu aperto: ne uscì la bandiera rossa e gialla dei nazionali con un messaggio di Franco che incoraggiava la loro resistenza e giurava di liberarli: Fu una esplosione di entusiasmo: «Non siamo più soli. Viva la Spagna! Viva l'Immacolata! Essa ci salverà! ». Intanto gli assedianti avevano scavato un tunnel che, riempito di dinamite, doveva far saltare la fortezza e seppellire gli eroici difensori in un cumulo di rovine. La notizia che l'Alcazar stava per saltare in aria, fu data per radio. Lo seppero così anche gli assediati. Comprendono che solo un grande miracolo potrà salvarli.

Stringendosi ai piedi della loro celeste Patrona, implorano: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi adesso e nell'ora della nostra morte. Maria SS. noi confidiamo in Te! » Il 17 settembre 1936 avviene la formidabile esplosione. Le torri gigantesche sono crollate; tutti sono gettati a terra dalla violenza dello scoppio. Ma sono tutti salvi, neppure un morto, neppure un ferito. La statua dell'Immacolata è lì ritta sulle rovine e sembra sorridere ai suoi figli. I rossi, pensando che tutti gli assediati erano periti, irrompono tra le rovine, ma sono falciati dalle mitragliatrici dei difensori. Non contenti, i rossi scavano una seconda galleria. Un'altra spaventosa esplosione che scaglia in aria muraglioni di tre metri di spessore. I rossi avanzano con i carri armati, ma ancora una volta devono ritirarsi con molte perdite. Intanto, il 22 settembre arrivavano i soldati di Franco e i rossi, presi tra due fuochi, sono completamente sbaragliati. Gli eroici difensori dell'Alcazar, nell'ebbrezza della vittoria, cadono in ginocchio sulle rovine fumanti, e cantano a Dio e alla loro celeste Liberatrice l'inno della riconoscenza: «In Te, o Regina, abbiamo posto la nostra speranza e siamo stati esauditi! ».
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Da notare il fatto che S.Maria spesso esige, per intervenire, che l'autorità preposta la chiami in causa ufficialmente.
Francesco I
L'assedio dell'alcazar (film completo, 1940)
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