Come Israele utilizza gli scavi archeologici per riscrivere la storia di Gerusalemme

I tunnel sotto Gerusalemme  mirano a propagandare  una narrazione esclusivamente ebraica della città, mettendo nel contempo  a rischio le vite dei palestinesi, dicono i critici.

Fonte: English version

Immagine di copertina: Un uomo si scatta un selfie durante l’apertura di un tunnel nel sito archeologico e turistico israeliano “City of David”, nella città palestinese di Silwan nella Gerusalemme est occupata il 30 giugno 2019 (AFP)

Juman Abu Arafeh –  Gerusalemme est occupata – 27 luglio 2020

Impugnando un martello, nel giugno 2019 l’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman  ha dato il via all’apertura, durante l’inaugurazione del tunnel “Path of the Pilgrims”(Sentiero dei pellegrini).

Poco più a  sud del complesso della moschea Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata, il tunnel – lungo circa 850 metri e largo otto, corre da tre a quattro metri sotto le case dei residenti palestinesi del quartiere Wadi Hilweh di Silwan, una zona di Gerusalemme.

Il progetto, finanziato dal governo e facente parte del più grande progetto turistico israeliano denominato “City of David”, è guidato da Ir David (noto anche come El-Ad), un’organizzazione privata di coloni ebrei,  che conduce gli scavi in collaborazione con la Israel Antiquities Authority.

Israele afferma che gli scavi sotto Silwan e la Città Vecchia di Gerusalemme mirano a  portare alla luce i resti del primo e del secondo tempio ebraico, che gli ebrei credono siano stati costruiti tre millenni fa dove ora sorge la moschea Al-Aqsa. Ad oggi, Israele ha investito almeno 40 milioni di shekel ( 11,7 milioni di dollari) nell’iniziativa.

Il progetto archeologico, tuttavia, è diventato oggetto di controversie globali,  oltre a costituire  l’ennesima fonte di sofferenza per i palestinesi.

Con almeno 45.000 palestinesi che vivono a Silwan, molti hanno  denunciato come il progetto “City of David” e altri scavi archeologici siano parte integrante degli sforzi di Israele per rafforzare la sua presa fisica e politica sui quartieri che  circondano la Città Vecchia di Gerusalemme e per cementare  la posizione degli oltre 400 coloni ebrei che vivono a Silwan, il tutto in violazione del diritto internazionale.

Spinte verso una narrativa sionista

Proprio come il “Path of the Pilgrims” , inaugurato lo scorso anno, l’ex sindaco di Gerusalemme Nir Barakat ha dichiarato che chiunque visiti il ​​tunnel “sa esattamente chi è il padrone di casa  in questa città”.

Scendendo in uno di questi tunnel, i visitatori sono circondati da resti che rappresentano ciò che una volta sarebbe lì esistito. Ma mentre Gerusalemme ha una storia lunga, culturalmente e religiosamente variegata, le informazioni trasmesse nei tunnel si concentrano esclusivamente sulla storia ebraica della città.

Gli schermi illuminati mostrano modelli tridimensionali della struttura del tempio ebraico e un’animazione sugli operai che costruiscono il tempio e ne trasportano  le pietre.

Una tavola informativa nei tunnel sotto Silwan nella Gerusalemme est occupata (MEE / Juman Abu Arafeh)

Alcuni rotoli di carta recanti versi della Torah sono esposti dietro  alcune vetrine insieme a strutture topografiche in miniatura.

I tunnel sono stati dotati di importanti infrastrutture, trasformandoli in una città sotterranea con pareti rivestite di cemento, strutture di supporto in ferro e aria condizionata. Includono anche punti di preghiera e di abluzione, nonché spazi per cerimonie e conferenze religiose.

Nel 2018, un rapporto dell’Unione Europea  di cui il Guardian era venuto in possesso, affermava che Israele stava sviluppando siti archeologici e turistici per legittimare gli insediamenti illegali nei quartieri palestinesi di Gerusalemme. Il rapporto  dichiarava che tali progetti venivano utilizzati “come strumento politico per modificare la narrazione storica e sostenere, legittimare ed espandere gli insediamenti”.

“Gerusalemme est è l’unico posto in cui sono stati istituiti parchi nazionali israeliani in quartieri abitati “, si legge nel rapporto, che individuava il progetto “City of David” come parte di “una narrativa intenzionale basata sulla continuità storica della presenza ebraica nell’area a spese di altre religioni e culture “.

Il rapporto continuava  criticando le organizzazioni di coloni privati ​​ in quanto  “promuovono una narrativa esclusivamente ebraica, mentre  aliena il  luogo dall’ambiente palestinese”. Nel corso degli anni anche i rapporti delle Nazioni Unite hanno fatto eco a tali preoccupazioni.

‘Pessima archeologia’

Gli scavi su larga scala sono iniziati nel 1967 sotto l’egida del Ministero della Religione, poco dopo la guerra di quell’anno.

Il primo tunnel che venne scavato, soprannominato ” Hasmonean tunnel “, è lungo 500 metri e si trova sul lato occidentale della moschea di al-Aqsa, dove una volta si trovava il quartiere marocchino della città vecchia di Gerusalemme.  A cavallo del muro occidentale, il quartiere fu completamente demolito dalle autorità israeliane tre giorni dopo la conquista di Gerusalemme est.

Abdel-Razzaq Matani, un ricercatore di archeologia con sede a Gerusalemme, ha detto a Middle East Eye che il numero esatto di tunnel scavati sotto la moschea di al-Aqsa e la Città Vecchia rimane sconosciuto. Le autorità israeliane hanno annunciato solo alcuni tunnel, ha detto, ma hanno impedito a qualsiasi archeologo o perito esterno di studiare la zona.

Secondo Matani, la topografia dell’antica Gerusalemme è formata da diversi strati sotterranei. Ogni periodo ha visto la costruzione di case sugli archi delle case più antiche,  grazie anche alla conformazione naturale dello spazio, così  da formare diversi strati basati sulla roccia originale .

La maggior parte delle gallerie fu scavata durante il periodo ellenistico, crociato e islamico, e utilizzata  come vie d’acqua o come passaggi, e successivamente furono seppellite da costruzioni edificate sopra le precedenti .

Mentre la narrazione promossa  nei “tunnel del Muro Occidentale” oggi è quasi esclusivamente dedicata al Secondo Tempio, gli archeologi affermano che nei tunnel la maggior parte dei resti appartengono in realtà a periodi successivi.

Un esempio di questo tipo è un hammam storico del 14° secolo,in era mamelucca,  uno dei più grandi spazi all’interno delle gallerie. L’ONG israeliana Emek Shaveh, che si occupa della natura politicizzata degli  scavi archeologici israeliani, ha sottolineato come “nella storia del pellegrinaggio ebraico a Gerusalemme il significato storico del sito sia stato completamente ignorato “.

L’esperienza dei tunnel “rafforza una narrativa religiosa ebraica”, ha scritto il gruppo.

Oltre che di revisionismo storico, gli archeologi hanno accusato il progetto dei tunnel di Gerusalemme di ignorare palesemente le tecniche di base degli scavi.

Matani afferma che mentre gli attuali scavi archeologici vengono eseguiti in modo orizzontale, il modo corretto di farlo, in modo da non danneggiare  i vari strati storici, è in modo verticale, dalla superficie verso il basso.

Gli attuali scavi orizzontali sono stati criticati anche da Emek Shaveh e da alti funzionari dell’Autorità israeliana per le antichità, che li hanno definiti “pessima archeologia”.

All’interno dei tunnel, a causa degli scavi, si possono vedere le fondamenta della moschea Al-Aqsa scoperte.

Emek Shaveh ha dichiarato  che gli scavi israeliani vengono utilizzati come mezzo per giustificare l’insediamento israeliano a Silwan e come strumento politico. Minacciano inoltre il diverso tessuto sociale e culturale di Gerusalemme.

Case danneggiate, persone in pericolo

Gli esperti affermano che negli ultimi anni gli scavi hanno causato gravi danni strutturali alle case palestinesi e alle loro fondamenta , in particolare a Silwan.

Nel 2017, un gruppo di 25 residenti è stato costretto a lasciare le proprie case a causa di danni talmente gravi  da rendere gli edifici inabitabili.

I tunnel hanno anche iniziato a costituire una grave minaccia per le fondamenta del complesso della moschea di Al Aqsa.

La maggior parte dei tunnel sono concentrati sotto i bastioni occidentali del complesso della moschea Al-Aqsa e il muro occidentale – noto ai musulmani come il muro di al-Buraq – e sotto i palazzi omayyadi a sud della moschea,  estendendosi fino al centro di Silwan.

Il ricercatore Najeh Bkairat ha detto a MEE che la rete di tunnel si dirama e si estende fino al quartiere Al-Qarmi, a ovest della moschea Al-Aqsa nella Città Vecchia, nonché a est e nord vicino alla Porta di Damasco, insieme a rami meridionali che raggiungono Silwan .

Le conseguenze sono state gravi, ha detto Bkairat, con crepe in grandi edifici e danni alle basi di 16 monumenti islamici presenti lungo il percorso.

Secondo il Wadi Hilweh Information Center, con sede a Silwan, a causa dei recenti scavi l’area di Ein al-Hilweh ha subito frane, con il crollo di campi da gioco, parcheggi e terreni appartenenti alla Chiesa greco-ortodossa. I danni alle infrastrutture si sono aggravati durante la stagione invernale in occasione di forti piogge.

Bkairat afferma che le strutture maggiormente colpite dagli scavi si trovano nel complesso della moschea di Al-Aqsa, in particolare nella sala di preghiera di al-Marwani. Anche molti cipressi  hanno avuto le radici danneggiate.

Il ricercatore ha aggiunto inoltre che gli scavi non solo hanno  causato crepe e crolli in edifici storici a ovest di Al-Aqsa, ma hanno anche danneggiato  un certo numero di tombe, che sono scivolate verso il basso.

Dall’inizio degli scavi, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco) ha invitato Israele a fermare gli scavi, sottolineando l’illegalità di tali azioni nei territori occupati.

Gli scavi israeliani  si fermarono per diversi mesi solo nel 1974, dopo che l’Unesco sospese tutti gli aiuti a Israele. Più tardi quell’anno, la storica scuola di Jawahiriya, a ovest del complesso della moschea Al-Aqsa, crollò.

Nel 1996, il neoeletto Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu aprì un ingresso ai “tunnel del muro occidentale” adiacente al complesso della moschea di al-Aqsa, scatenando  le proteste dei palestinesi, nel corso delle quali le forze israeliane uccisero circa 80 dimostranti.

Dato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fornito un sostegno  assoluto a Netanyahu, riconoscendo nel 2017 tutta Gerusalemme come l’indivisa capitale israeliana, i palestinesi temono che gli sforzi per “giudeizzare” la città continueranno ad accelerare.

Con i residenti di Silwan coinvolti in lunghe battaglie contro lo sfratto, la lotta – sia sopra che sotto terra – continua.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invctapalestina.org

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