“Le pandemie non durano mai più di due anni”. Ma si preparano a vaccinare i bambini nel 2022

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Se dovessimo ascoltare le ragioni della storia delle epidemie, anche la pandema da Sars-Cov 2 dovrebbe essere in via di esaurimento. Ovviamente non è il sottoscritto a poterlo dire, avendo ormai la società accettato il luogo comune che solo i “competenti” hanno il diritto di farlo.

E allora non ci resta niente altro che lasciare la parola a quello che è considerato il N. 1 dei virologi italiani, il professore Giorgio Palù, professore emerito dell’Università di Padova, già presidente della Società italiana ed europea di Virologia e attualmente Presidente dell’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), l’autorità nazionale che autorizza la commercializzazione dei farmaci in Italia.

Il professor Palù, prima di diventare presidente dell’AIFA, aveva fatto alcune affermazioni che avevano messo in allarme la congregazione dei baroni scientifici, abituati al calduccio del politicamente corretto. Il virologo opitergino aveva infatti fatto sobbalzare dalla sedia più di qualcuno, quando osò affermare che il Sars-Cov 2 conteneva innesti che “possono arrivare dagli animali ma anche dagli uomini“, rilanciando quindi la possibilità che il Covid sia un prodotto dell’uomo, uscito più o meno involontariamente dal laboratorio di Wuhan. Calcò la mano fino ad arrivare a dire che “non va dimenticato che viene dalla Cina, che è stato taciuto per mesi con la disattenzione dell’Oms e che anche nel 2002 per Sars-Cov-1 i cinesi stettero zitti a lungo”.

Ma, al di là della questione se il virus sia artificiale o naturale, Palù, in più occasioni ha avuto modo di spiegare un concetto che a noi pare fondamentale: “Noi [virologi] non abbiamo conoscenza di una pandemia che sia durata più di due anni. Lascio ai politologi le analisi sui provvedimenti, ma ricordo quello che abbiamo appreso dalla Spagnola del 1918, dall’Asiatica del ’57, da quella di Hong Kong del ’68 e dalla Suina del 2009: nessuna pandemia è durata più di 2 anni”.

Il 31 dicembre del 2019 le autorità cinesi informarono il mondo dell’esistenza di un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan. Come è ormai noto i cinesi tennero nascosta per molto tempo l’epidemia, che quindi va retrodatata di molti mesi. In Italia gli studi sierologici dell’Università statale di Milano hanno provato l’esistenza del Covid nel Belpaese già nel novembre del 2019.

Il prolungamento dello stato di emergenza a due anni, fino al 31 dicembre di quest’anno, segue quindi anche questa logica.

Il virus nel tempo tende quindi ad adattarsi all’ospite per sopravvivere e l’epidemia diventa naturalmente endemica.

Se questo è quello che sostengono gli esperti, quale ragione, anzi quale buonsenso potrebbe mai sostenere il tentativo di vaccinare i bambini, che già sappiamo quasi immuni da contagio severo, proprio nella fase calante dell’epidemia? Domande alle quali le autorità politiche (se ancora esistono) dovrebbero rispondere, se non altro per fugare i dubbi dei sostenitori della tesi che il continuo allargamento della platea dei vaccinabili sia più un’esigenza delle multinazionali del farmaco, che non della società. Nei giorni scorsi le multinazionali Pfizer (americana) e Biontech (tedesca), produttrici del principale vaccino anti-Covid, hanno chiesto l’autorizzazione alla commercializzazione del loro vaccino fino ai bambini di 5 anni. In Italia il vaccino non è consentito sotto i 12 anni. Nel nostro paese è stato quindi applicato quel principio di “massima precauzione” che era in vigore in Europa fino al Covid. Sappiamo però dell’esistenza di una norma non scritta: quando un farmaco viene autorizzato dalla FDA americana, a parte qualche “ammuina” dell’EMA (agenzia europea del farmaco) e dell’AIFA (agenzia italiana del farmcao), alla fine tutti si adeguano alla volontà delle Big Pharma americane.

La Pfizer scommette sul business anti-Covid anche nel 2022, tanto da essere pronta a commercializzare una “pillola anti-Covid”, molto simile nel suo aspetto al suo prodotto più famoso, il viagra.

Vuoi mai che, per abituare la gente alla vaccinazione eterna, oltre al “cocktail dei vaccini” non si prospetti per gli arzilli anziani italiani un altro tipo di coktail?

Dott. Stefano Salmè

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

Responsabile culturale dott. Stefano Salmè, nato a Udine, iscritto all’ordine dei giornalisti dal 2002. Collaboratori: dott.ssa Stefania Toffoli, prof.ssa Alessandra Pagnutti, Simonetta Vicario, Dott.ssa Irene Giurovich, Giulia Peres, Daniele Bulfone

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