60 anni fa il primo «Angelus»

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Il 15 agosto 1954 da Castel Gandolfo il primo Angelus radiofonico di un Papa
In onda
E a partire dall’autunno Pio XII iniziò a recitarlo dalla finestra del suo studio in piazza San Pietro

Schermata 08-2456883 alle 23.29.24«Angelus Domini nuntiavit Mariae». Così scandiva il tempo – le ore del giorno – il mistero dell’Incarnazione. Pare sia stato Luigi XI, Re di Francia, nel XV secolo, a codificare l’uso di ripeterlo tre volte al giorno. Così, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, il tocco della campana interrompeva il lavoro di tutti i cattolici, re e contadini, come l’uomo e la donna del famoso dipinto di Jean-François Millet, in mezzo ai campi, a capo chino e a mani giunte. E pure il goffo sacrestano, nel primo atto della Tosca, interrompeva il suo lavoro, e recitava sottovoce quella preghiera antica, interrotto solo dall’irrompere sulla scena del pittor Cavaradossi.

Forse oggi il pensiero non va più alla bella tela del Museo d’Orsay, né alle insuperate scene volute da Puccini in Sant’Andrea della Valle, ma anche le generazioni più giovani ricordano bene quell’ultimo Angelus dall’Appartamento Apostolico di Papa Giovanni Paolo II. Senza dimenticare quello di fine febbraio di due anni fa, con più di centomila persone a dire grazie a Benedetto XVI – «Dio mi chiama a salire sul monte». E ancora la preghiera dell’Angelus, se non segna più ormai il ritmo quotidiano all’uomo sofisticato dei nostri tempi, almeno segna il giorno del Signore, quando a Roma migliaia e migliaia di persone, dell’Urbe e dell’orbe, la pregano insieme a Papa Francesco.

Eppure si tratta di un appuntamento più antico di quanto si ricordi. Un appuntamento fisso – «Ci vogliono i riti», spiega saggiamente la volpe al Piccolo Principe – che quest’anno compie sessant’anni. E, a guardare le folle di ogni domenica, non porta neanche il segno di una ruga. Aveva cominciato Pio XII, nel 1954, Anno Mariano. Il papa iniziava già a non star bene: la gastrite, si sa, non perdona. Suor Pascalina, testimone fedele, annota: «Solo il 31 luglio 1954, quando il massimo della calura era ormai quasi passato, Pio XII poté muoversi e andare a Castel Gandolfo. Qui il suo soggiorno fu più che mai oberato dal lavoro, da udienze e da discorsi, e, per parte sua, non ci fu che piena disponibilità». E qui inizia la “nostra” storia. L’Osservatore Romano Schermata 08-2456883 alle 23.49.08del 16 agosto di quell’anno riportava: «Alle ore 12 di ieri domenica, festività di Maria SS. Assunta, il Santo Padre ha benevolmente acconsentito che la Sua recita dell’Angelus Domini venisse radiodiffusa dalla stazione radio del Vaticano a cui era collegata la rete nazionale della Radiotelevisione Italiana. In tal modo l’Augusto Pontefice, aderendo al filiale desiderio dell’Azione Cattolica Italiana, ha dato modo nella solennissima ricorrenza dell’insigne gloria della Vergine Santa, in questo radioso Anno Mariano, agli iscritti e a tutti gli altri fedeli di unirsi devotamente a lui, nel pio saluto alla Madre di Dio».

A convincere il Papa, allora, era stato il veneziano Prof. Luigi Gedda, in quegli anni Presidente generale di Azione Cattolica. E aveva dovuto insistere, per la verità, pur quanto è possibile insistere con un Papa. Ma vinta la reticenza iniziale, l’esperimento dovette piacere a Pio XII, tanto da accettare di buon grado di recitare l’Angelus insieme ai fedeli, a partire da quell’autunno, non più ai microfoni di Radio Vaticana, ma direttamente affacciato sulla Piazza dalla finestra del suo studio. Quella finestra che, da allora, il mondo cominciò a conoscere bene.

L’amore vuole i suoi riti, si diceva con Saint-Exupéry. E quello del dialogo alla finestra divenne, da quell’agosto 1954, realmente un rito – mai interrotto – di amore. Sempre Suor Pascalina racconta con espressione efficace: «Il Santo Padre, dietro la sua finestra, non aveva requie». La folla, soprattutto nelle grandi occasioni, si riversava nella piazza, e Pio XII non “resisteva”: 19328_19328«Doveva continuamente aprirla e benedire, benedire…». E proprio quando era a Castel Gandolfo – dove gli spazi danno il clima di una minore formalità – il dialogo si faceva più stretto. «Arrivavano nel cortile della villa papale e cantavano, gridavano, chiamando il Santo Padre; si accalcavano e si urtavano finché il Papa si presentava al balcone e intavolava con i suoi figli un dialogo così semplice e naturale, così modesto ed elevato che non è possibile descriverlo a parole». Fino all’ultimo giorno, quando dovettero impedirgli di alzarsi per dare alla piazza la benedizione che conservava per ogni sera.

Poi è venuto Giovanni XXIII, e la carezze da portare ai bambini; Paolo VI, con accenti a volte tragici; e poi il sorriso di Giovanni Paolo I. Il resto è storia recente. Un dialogo d’amore, tra Pietro e i suoi, che è concretezza di un legame sempre vivo. Oggi, la registrazione di quel primo Angelus, grazie ad una collaborazione con Radio Vaticana, la si può ascoltare dal sito ufficiale della Causa di Canonizzazione di Papa Pacelli (www.papapioxii.it). L’importante lavoro di digitalizzazione dell’Archivio Sonoro Pontificio, per la disponibilità della Direzione dell’emittente inaugurata da Pio XI, permette di riascoltare, nitida, la voce del Pastor Angelicus, sessanta anni dopo quel 15 agosto 1954 – primo appuntamento di un rito di “amore” che non si interrompe.

Luigi Testa

[L’Osservatore Romano, 14 agosto 2014]