“Perché distruggere i cattolici cinesi?”. Analisi delle parole rivolte al papa dalla signora asiatica

Ci sono novità circa la vicenda della donna asiatica che la sera del 31 dicembre strattonò il papa e fu rimproverata da un irato Bergoglio con alcuni colpi sulla mano. Che cosa disse la signora al papa? Quale appello gli rivolse? Finora abbiamo avuto solo ricostruzioni sommarie, ma adesso Vik van Brantegem, che per tanti anni ha lavorato nella sala stampa della Santa Sede occupandosi di noi vaticanisti specie durante i viaggi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI (a proposito, ciao Vik!), propone su korazym.org un interessante contributo di Eric Mader che va in profondità nell’analisi delle parole pronunciate dalla donna.

Mader, che lavora a Taipei (Taiwan) e parla inglese e mandarino, ascoltando e riascoltando le parole della signora è giunto alla conclusione, come scrive nel suo sito, che la frase rivolta al papa sarebbe stata la seguente: “Perché distruggere la loro fede? Perché distruggere i cinesi? [Cerca] i cinesi [sentimenti]. [Parla] con me!”.

Tra parentesi sono le parole sulle quali Mader non è assolutamente certo, ma quel che risalta è che la donna si rivolge al papa in tono accorato circa la questione dei cattolici cinesi dopo gli assai discussi, e discutibili, accordi fra Cina e Vaticano, accordi rispetto ai quali l’indomito cardinale Joseph Zen, in una lettera inviata a tutti i cardinali, ha scritto di recente che stiamo assistendo all’”uccisione della Chiesa in Cina da parte di chi dovrebbe proteggerla e difenderla dal nemico”.

Spiegando che “la qualità della registrazione audio non è poi così male”, Mader afferma che dal comportamento, dal tono e dal linguaggio risulta chiaro che la donna “è sconvolta”. Ricordiamo anche che la signora, prima di rivolgersi al papa, si fa il segno della croce, comportamento del tutto inusuale fra le tante persone che di solito inneggiano a Francesco e allungano le mani per toccarlo o riceverne un saluto.

Scrive Mader: “Parlo il mandarino e ho una lunga esperienza nell’ascolto dei madrelingua cinesi che comunicano in inglese e in cinese. Quindi ho capito subito che la donna nel video non parla cinese, e non parla nemmeno il cantonese, la lingua principale di Hong Kong. Ho anche verificato con un linguista giapponese che la donna non è giapponese e neanche coreana. Alla fine ho concluso, e molti altri concordano, che la donna parla un inglese fortemente accentato. Come è tipico di molti la cui lingua madre è il cinese, non pronuncia bene le consonanti, ed è il problema principale. Ma dopo aver ascoltato ripetutamente l’audio, anche rallentato, penso di essere abbastanza sicuro”.

Per chi non ha imparato al meglio una seconda lingua è molto comune usare la fraseologia tipica della lingua madre. In questo caso, le parole inglesi pronunciate dalla donna risultano strane ai madrelingua inglesi, ma rispecchiano l’uso cinese. È ciò che si chiama chinglish, un inglese parlato secondo le costruzioni verbali cinesi e con un forte accento cinese.

Ecco dunque di nuovo la traduzione a cui è giunto Mader: “Perché distruggere la loro fede? Perché distruggere i cinesi? Cerca i sentimenti cinesi. Parla con me!”.

Ed ecco, per chi fosse in grado di leggerla,  la corrispondente  versione cinese:

為何 打擊 他們 的 信仰? 為何 摧毀 中國 信徒? 傾聽 中國 信徒 的 感受! 請 說明!

Ora, ammesso che il papa sia riuscito a capire che cosa ha detto la donna, possiamo supporre che la sua irritazione si stata provocata non solo dall’essere stato strattonato, ma dall’essersi sentito rivolgere un forte rimprovero.

Lo stesso Mader afferma che molti cattolici cinesi pensano che il papa si sia schierato dalla parte delle autorità comuniste e che davvero la Chiesa cattolica cinese rischi di essere distrutta.

Per quanto riguarda la frase che suona come “cerca i sentimenti cinesi”, Mader spiega che si tratta di un costrutto tipico e che lo potremmo tradurre: “Verifica che cosa pensano veramente i cinesi”.

Infine l’appello “Parla con me!” potrebbe nascere dal fatto che il papa stava andando via e che dunque la donna, delusa, ha tentato il tutto per tutto per farlo tornare da lei.

Insomma, conclude Mader, “questa è la mia ricostruzione per dare un senso alle parole di quella donna disperata”. Una ricostruzione corretta? Al cento per cento non lo possiamo dire, però, in attesa di eventuali traduzioni migliori e più convincenti, questa al momento è la più accurata.

Quanto alla situazione dei cattolici in Cina, Mader osserva: “Come cattolico che vive a Taiwan, una nazione libera e democratica di 23,5 milioni di persone ripetutamente minacciata da Pechino, sono particolarmente preoccupato per il destino che ora devono affrontare gli amici cattolici in Cina. E resto preoccupato per la sicurezza di Taiwan e rattristato dalla prospettiva che questo papa possa in definitiva tagliare i legami diplomatici con la nostra fiorente democrazia taiwanese al fine di rendere omaggio ai brutali dittatori di Pechino. È un momento profondamente preoccupante per la Chiesa. Se sei cattolico, ti chiedo di pregare per i cattolici cinesi”.

In quanto taiwanese, l’autore dell’articolo non potrebbe parlare diversamente, ma che la situazione dei cattolici cinesi sia oggettivamente disperata è fuori discussione. Scrive il cardinale Zen ai confratelli porporati: “Dalla mia analisi del Documento della Santa Sede (28 giugno 2019) Orientamenti pastorali circa la registrazione civile del clero in Cina, risulta abbastanza chiaro che esso incoraggia i fedeli in Cina a entrare in una Chiesa scismatica (indipendente dal papa e agli ordini del partito comunista)…. Mi fa ribrezzo anche che sovente [i responsabili vaticani] dichiarino che ciò che stanno facendo è in continuità con il pensiero del papa precedente, mentre è vero l’opposto. Ho ragioni per credere (e spero un giorno di poterlo dimostrare con documenti di archivio) che l’accordo firmato è lo stesso che papa Benedetto aveva, a suo tempo, rifiutato di firmare”.

A.M.V.

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