Sull’immigrazione non ci sono posizioni diverse tra il Papa e il presidente della Cei. Lo assicura Parolin. Il Cardinale Segretario di Stato vaticano afferma: «Si può accogliere a braccia aperte con prudenza». Il Porporato parla anche dei cristiani in Iraq: siano artefici di pace, mai diventino minoranza protetta.

Parolin è intervenuto questa mattina, 28 settembre 2017, alla conferenza internazionale alla Pontificia Università Lateranense organizzata dalla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), intitolata «Iraq, ritorno alle origini», sul piano di aiuti per consentire ai cristiani iracheni sfollati di tornare nei loro villaggi. La Santa Sede «appoggia il progetto» di Acs sul rientro nella Piana di Ninive dei cristiani rifugiati a Erbil a seguito dell’invasione dell’Isis, dichiara il Segretario di Stato. Si tratta del cosiddetto «Piano Marshall per i cristiani nella piana di Ninive» progettato da Acs. Parolin sottolinea che «il progetto mira a ridare ai cristiani quell’ambiente di normalità di vita necessario per superare la paura e la disperazione e per poter guardare con speranza al futuro. La ricostruzione delle case e dei villaggi – puntualizza - è il primo fondamentale requisito per avviare il rientro dei cristiani nelle proprie terre. Vi è poi l’onere ancora più impegnativo di ricostruire la società irachena e di ricucire la sua coesistenza armoniosa e pacifica».

La Santa Sede ribadisce inoltre «l’importanza di tutelare la presenza e i diritti dei cristiani in Medio Oriente attraverso strumenti giuridici adeguati». Parolin conferma «il diritto al ritorno degli sfollati e dei rifugiati assicurando adeguate condizioni di sicurezza, il rispetto della libertà religiosa, l’importanza dell’applicazione del concetto di cittadinanza che implica uguaglianza nei diritti e nei doveri». Inoltre, «bisogna affrontare il fenomeno del terrorismo nelle sue cause e favorire il dialogo interreligioso, la conoscenza reciproca e l’istruzione». Il «numero due» del Vaticano evidenzia poi come sia «fondamentale la presenza dei cristiani per un Medio Oriente pacifico, stabile e plurale». Presenza che «diminuisce costantemente a causa del flusso migratorio di molte famiglie che fuggono dalla barbarie dell’Isis e abbandonano le regioni storiche dove hanno vissuto, in cerca di sicurezza e di un futuro migliore».

I cristiani «hanno una missione specifica, di essere artefici di pace, di riconciliazione e di sviluppo» e «tale missione è più che mai necessaria nell’attuale contesto iracheno che ha urgente bisogno di un processo di riconciliazione nazionale e di uno sforzo congiunto di tutte le componenti della società per il raggiungimento di soluzioni condivise per il bene dell’intero Paese».

Parolin sottolinea: «I cristiani non vogliono essere una “minoranza protetta” e benevolmente tollerata. Essi vogliono essere cittadini i cui diritti sono difesi e garantiti assieme a tutti gli altri cittadini».

Sulla possibile visita di Francesco in Iraq, dice: «C’è un grande desiderio da parte dei cristiani e dei vescovi, anche per favorire la riconciliazione. Ma per il momento, non ci sono piani concreti».

Nell’occasione odierna il Cardinale parla poi della legge italiana sullo Ius Soli: «Bisogna trovare misure, sia per l’accoglienza dei migranti sia per la loro integrazione, al fine di permettere loro di inserirsi»: la Santa Sede conferma «i suoi principi, poi toccherà alla politica italiana decidere, osservo che il dibattito è molto acceso».

Un accenno poi alla presunta differenza di espressioni usate da Papa Bergoglio e il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), sul tema migranti: Francesco all’udienza generale di ieri ha invitato ad accogliere i migranti «a braccia aperte»; mentre Bassetti ha invitato più volte alla necessaria prudenza, sempre senza mai contraddire le parole del Papa, il quale peraltro ha espresso lo stesso concetto sul volo di ritorno dal viaggio in Colombia; infatti Parolin conferma: sul tema dell’accoglienza degli immigrati non ci sono posizioni diverse tra il Papa e il presidente della Cei. Il Cardinale Segretario di Stato vaticano dichiara: «Si può accogliere a braccia aperte con prudenza. Spesso si mettono in contrapposizione singole frasi ma la Chiesa è per l’accoglienza e per l’integrazione. Sono fratelli che si trovano nella necessità».

Infine, un breve commento sulla lettera con l’accusa di eresie del Pontefice argentino: «Le persone che non sono d’accordo esprimano il loro dissenso, ma su queste cose si deve ragionare: è importante dialogare anche all’interno della Chiesa, cercare di capirsi».

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