Alberi e piante nella tradizione cristiana

Alberi e piante nella tradizione cristiana

Nell’antichità il rapporto tra uomo e natura era molto più stretto rispetto a oggi. La vita quotidiana era legata in modo indissolubile all’alternarsi delle stagioni, alle precipitazioni atmosferiche, all’eccessivo caldo, o all’eccessivo freddo. I nostri antenati non vivevano certo un’esistenza facile, vittime di un mondo troppo grande e insidioso, per loro, troppo difficile da assoggettare, da controllare. Le comodità e le sicurezze che noi tendiamo a dare per scontate, i farmaci efficaci contro malattie per noi banali, ma che un tempo mietevano migliaia di vittime, i servizi oggi alla portata di tutti, sono conquiste a cui si è arrivati in un tempo relativamente breve, per la storia dell’umanità, infinitesimale nella vita del nostro pianeta,

Ora vogliamo fare un passo indietro, a quando l’uomo viveva, volente o nolente, più a stretto contatto con l’ambiente che lo circondava, e la sua sopravvivenza dipendeva esclusivamente da come egli avrebbe saputo trarre vantaggio dalle poche risorse messe a sua disposizione, per nutrirsi, coprirsi, proteggersi.

In questo mondo l’esistenza dell’uomo dipendeva in larghissima misura dagli alberi e dalle piante. Da questi i nostri antenati traevano nutrimento, sotto forma di bacche e frutti, legname per costruire capanne, case, palizzate per difendersi, legna da ardere per illuminare la notte e scaldarsi, ma anche preziosi distillati e rimedi per curare le malattie.

Alleati preziosi, gli alberi, amici fedeli, ma anche misteriosi, sentinelle silenziose e, forse, custodi di un sapere ancestrale. Così dovevano considerarli gli uomini dell’antichità, perché fin dagli albori del tempo agli alberi sono stati attribuiti grandi poteri e un ruolo di comunicazione tra i vari piani dell’esistenza. Infatti le loro radici affondavano nel terreno, i loro tronchi crescevano robusti e rigogliosi in superficie, e le loro cime svettavano verso il cielo, a volte perdendosi tra le nubi. Non è difficile immaginare come, nelle menti dei nostri progenitori, questo sviluppo prodigioso coincidesse con la capacità di collegare il mondo degli Inferi, quello degli Uomini e quello degli Dei.

Non solo, ma spesso gli alberi venivano assimilati direttamente alle divinità. Non esiste una religione del passato che non contempli miti che riguardano gli alberi. Per esempio, gli antichi Egizi credevano che la dea Nut versasse l’acqua dell’immortalità sull’anima dei defunti dall’alto di un Sicomoro, mentre per gli Scandinavi la nascita dell’universo stesso era legata a quella di Yggdrasill, un immenso frassino, che affondava le sue radici tra passato, presente e futuro, e abbracciava con le sue fronde tutta la terra e il cielo. Per i Sioux un grande albero era al centro del Cerchio del Mondo.

I miti Greci poi sono ricchissimi di riferimenti agli alberi: pensiamo alle mele d’oro nel giardino delle Esperidi, che donavano l’immortalità, all’olivo sacro ad Atena, all’alloro e al cipresso caro ad Apollo, e così via.

Anche i simboli religiosi e esoterici spesso si ispirano ad alberi o parti di alberi. L’albero della vita è un’immagine universale, un archetipo potente che assume infinite forme. Gli antichi egizi raffiguravano spesso le cipolle nei geroglifici e nelle tombe dei faraoni: per loro erano efficacissimi lasciapassare per l’oltretomba. Il cipresso, nato dalla metamorfosi del giovane Ciparisso a opera di Apollo, è da sempre simbolo del lutto e dell’eternità.

Anche la tradizione cristiana ha attribuito molta importanza alle piante.

Antico e Nuovo Testamento contengono numerosissime menzioni a piante, fiori e arbusti. Altri sono stati associati nel tempo al culto della Madonna, di Gesù o di alcuni Santi. Vogliamo prendere in esame quelli che ci sembrano più significativi e interessanti.

Abete, Peccio (Picea abies)abete rosso

Può sembrare banale voler partire proprio dall’abete, quello che noi tutti conosciamo fin da bambini come Albero di Natale, ma non lo è. Prima ancora di diventare un simbolo della cristianità, associato alla Resurrezione di Cristo, come tutti i sempreverdi, l’Abete era un albero che richiamava l’idea di longevità e immortalità. Nell’antichità l’Abete veniva usato per i fuochi sacrificali e la divinazione. I Celti lo associavano alla fertilità, i Greci alla speranza. La diffusione degli alberi di Natale, esulando in parte dal simbolismo cristiano, lo ha legato tuttavia a un senso di calore, gioia e famiglia che ben si sposa con la tradizione natalizia. L’Albero di Natale richiama l’inizio del ciclo annuale e quindi della vita. L’abete rosso rappresenta invece Cristo nella sua incarnazione umana, come simbolo di sacrificio, morte e vita eterna.

Acacia, Robinia (Robinia pseudoacacia)

Il legno dell’Acacia è molto duro e resistente, motivo per cui le varie religioni hanno attribuito a questa pianta l’idea della forza, del vigore. Presso gli egizi e i cinesi era un albero legato alla conoscenza. Nella cultura egizia in particolare l’Acacia era l’albero iniziatico: si credeva che molte divinità egizie fossero nate sotto le Acacie, e l’albero stesso era simbolo del passaggio dall’ignoranza alla conoscenza. In ambito biblico vale la pena ricordare che l’Arca di Noè era costruita interamente col durissimo legno dell’acacia.

Albero di Giudea (Cercis siliquastrum)

Originario di Israele, questo albero è detto anche “albero di Giuda”. Secondo la tradizione cristiana sarebbe l’albero a cui Giuda s’impiccò dopo aver tradito Gesù. I fiori che sbocciano direttamente dal tronco simboleggiano le lacrime di Cristo, mentre il loro colore rosa cupo rappresenta la vergogna di Giuda per il suo crimine spaventoso.

pianta aloe veraAloe (Aloe vera)

Conosciuta fin dall’antichità per le sue straordinaria proprietà farmaceutiche, l’Aloe veniva usata dagli egizi per imbalsamare i cadaveri. Anche il corpo di Gesù avrebbe dovuto seguire lo stesso destino. Infatti si racconta che Nicodemo portò dell’Aloe per profumarne il lenzuolo e, presumibilmente, per imbalsamarlo. Per molte culture antiche l’Aloe era simbolo di vita eterna, di immortalità.

Angelica

Il suo profumo soavissimo le ha meritato il nome di “erba degli angeli”, o anche “erba degli arcangeli”, dal momento che Raffaele in persona avrebbe reso note le sue eccezionali virtù curative agli uomini.

Efficacie contro molte malattie e disturbi, anticamente veniva messa intorno al collo dei bambini per proteggerli dal male.

Aquilegia (Aquilegia vulgaris)

L’Aquilegia è conosciuta anche come i “Guanti di nostra Signora”. Deve questo nome originale alla sua forma bizzarra: infatti i suoi fiori sono formati da cinque corni dai petali che ricordano le dita di una mano, la mano della Madonna, appunto.

Cardo di Maria (Silybum marianum)

Tipico di zone calde e assolate, il cardo di Maria, è legato alla leggenda per cui, durante la fuga dalla Giudea verso l’Egitto per sfuggire a Erode, Maria nascose il piccolo Gesù sotto un cespuglio di cardi per allattarlo. Un po’del suo latte cadde sulla pianta, le cui foglie da allora presentano nervature bianche.

Carrubo (Ceratonia siliqua)

Insieme al Cedro, all’Aloe e al Fico, il Carrubo era diffuso in Galilea. Non ha un significato simbolico particolare, ma è ricordato perché compare nella parabola del Figliol prodigo.

palma albero presepeCedro (Cedrus)

Originario della Cina e dell’India, fu il primo agrume a essere coltivato in Israele. La tradizione vuole che il tempio di Gerusalemme, il palazzo di Salomone e il Labirinto di Minosse, avessero maestose colonne di Cedro del Libano a sorreggerne i soffitti.

Durante la Festa dei Tabernacoli gli ebrei usavano le sue fronde, insieme a quelle di palma e ai rami di mirto. In tutto il mondo, la palma è una tipologia di albero che viene inserita sempre nei presepi. La palma per presepe simboleggia la connessione tra uomo e i misteri della vita. Inoltre costituisce una costante durante il periodo della settimana santa. Gli ebrei usano frutti di cedro durante le loro celebrazioni. Il cedro è un albero che simboleggia anche la conoscenza.

Cipolla (Allium cepa)

Se per gli egizi la cipolla era un lasciapassare per l’oltretomba e per i greci un emblema di valore e coraggio legato al Dio della Guerra Ares, nella Bibbia essa è simbolo di peccato e falsità. Il dolore e fastidio causati agli occhi dalla cipolla richiamano il senso di colpa di chi commette peccato, mentre i tanti strati di cui si compone rappresentano la falsità e l’inganno.

Fico (Ficus)

Il Fico ricorre come albero simbolico in molte religioni e culture, dall’Islam al Cristianesimo e all’Ebraismo, ma anche nell’Induismo. Era già conosciuto e apprezzato nella Grecia antica, dove veniva associato a Dioniso e Atena. Viene citato sia nell’Antico, sia nel Nuovo Testamento. Infatti era una delle sette piante della Terra Promessa. Presso tutte le civiltà ha sempre rappresentato all’incirca gli stessi valori: abbondanza, fecondità, prosperità, felicità terrena e ultraterrena, ma anche forza, luce e conoscenza.

pianta granoGrano (Grano duro)

Il grano è una delle piante più citate nella Bibbia. È ovvia la sua importanza, visto che la farina da esso ottenuta era alla base dell’alimentazione dei territori che fanno da teatro alle vicende della Bibbia, consumata sotto forma di semola, pane, focacce, eccetera. Presso le antiche civiltà il grano era simbolo di rinascita e dell’alternarsi delle stagioni. Infatti il cereale rimane sepolto sotto terra per poi nascere a primavera, così come l’anima passa dall’ombra alla luce. Presso gli egizi era associato a Osiride, presso i greci a Demetra.

In ambito cristiano Gesù è associato al seme di grano che muore nella terra per rinascere, alla spiga sgranata dagli uomini, ai chicchi vagliati. Da tutta questa sofferenza, da tutta questa violenza, nasce in nutrimento che ci permette di vivere. Come Gesù è morto per tutti noi, il suo esempio, le sue parole, il suo ricordo sono semi che cadono e attecchiscono nella terra fertile dei nostri cuori, per produrre nuovi frutti buoni.

Giglio (Lilium)

Simbolo di bellezza e purezza per antonomasia, ma anche di verginità e fecondità, il Giglio è un fiore bellissimo, dal profumo inebriante.

Per gli ebrei era simbolo di bellezza e fertilità, per i cristiani è associato ai concetti di santità e resurrezione. Nell’iconografia cristiana è associato alla Vergine, e San Giuseppe viene spesso rappresentato con un bastone da cui sbocciano gigli.

Mandorlo (Prunus dulcis)

Essendo il primo albero a sbocciare con la bella stagione, è stato considerato presso molte civiltà antiche simbolo di fertilità, rinascita e resurrezione. Nella Bibbia viene citato spesso come simbolo della promessa di salvezza di Dio al Popolo eletto. Dal bastone di Aronne germogliarono fiori bianchi che diedero come frutto una mandorla. La tradizione cristiana lo associa invece alla Madonna, a un tempo vergine e feconda. 

Melo (Malus domestica)

Il melo ricorre in moltissime tradizione mitologiche, essendo un albero dalla diffusione molto vasta. Nella mitologia greca il frutto della mela è protagonista di molti miti, da quello delle mele d’oro custodite nel giardino delle Esperidi, che donavano l’immortalità, al pomo della discordia, conteso tra tre dee e donato da Paride a Elena, che scatenò la Guerra di Troia. Nella mitologia scandinava le mele erano il cibo degli dei.

In ambito ebraico e cristiano, come ben sappiamo, la mela era il frutto proibito, che portava la conoscenza a chi lo assaggiava, e che determinò la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre.

Olivo, o Ulivo (Olea europaea)albero ulivo

Considerato da molti popoli e civiltà del passato un albero sacro e un simbolo di pace. Nell’antica Grecia cingeva il capo degli atleti vincitori ed era caro ad Atena, che ne aveva fatto dono agli uomini. In onore della dea l’Ulivo divenne anche simbolo di castità.

Nella cultura ebraica era invece simbolo di giustizia e sapienza. Quando il Diluvio terminò, Noè mandò una colomba in ricognizione, ed essa tornò con un rametto di Ulivo nel becco, segno che l’ira di Dio si era placata e gli uomini erano stati perdonati.

Nella festa delle Palme, in ambito cristiano, l’olivo rappresenta Gesù che, morendo in croce e sacrificando se stesso, diventa simbolo della riconciliazione tra Dio e gli uomini. Del resto Gesù venne accolto a Gerusalemme da una folla che agitava fronde di palma e rami di Olivo, e trascorse la sua ultima notte nell’Orto degli Olivi.

Anche i frutti dell’Olivo hanno una forte valenza religiosa: l’olio d’oliva è alla base del Crisma, con qui i celebranti battezzano i nuovi nati, segnano i ragazzi che ricevono la Cresima, consacrano i nuovi sacerdoti e impartiscono l’estrema unzione.

Passiflora

La Passiflora, o “fiore della Passione” richiama la Passione di Cristo, di cui la sua stessa forma è emblema: il pistillo presenta tre stigmate che simboleggiano i chiodi della croce, cinque macchioline che richiamano le cinque piaghe di Gesù, mentre la corolla presenta 72 filamenti come 72 erano le spine della corona posta sul capo di Nostro Signore, e dodici petali come dodici erano gli apostoli. Ancora, le sue foglie sono aguzze, come punte di lancia e all’interno del fiore ci sono 30 fessure arrotondate, come i 30 denari per i quali Giuda tradì Gesù.

Ranuncolo (Ranunculus acris)

Simbolo della bellezza e della ricchezza, ma anche della loro caducità, essendo un fiore molto bello, ma che dura pochissimo. Ricorre spesso nella Bibbia. Secondo la tradizione Gesù trasformò le stelle in Ranuncoli per farne dono a sua madre, la Madonna, ragion per cui questi fiori sono usati per decorare gli altari durante la Settimana Santa.