Covid e immunizzazione: la ricerca della verità. Il mainstream istituzionale e sanitario glorifica il vaccino come unica e sola forma di protezione tramite la formazione degli anticorpi.

I dati però sono pronti a smentire determinate affermazioni elevate a dogmi incontrovertibili. Chi prova ad alimentare il dibattito, con voci fuori dal coro unanime, viene sostanzialmente silurato. L’annoso tema dell’immunizzazione occupa le vetrine delle discussioni, scientifiche e non, con opposti punti di vista a confronto.

Nel consueto appuntamento con Un Giorno Speciale il Dottor Giovanni Frajese spiega con chiarezza il principio secondo cui la reale immunizzazione giunge successivamente ad un’eventuale infezione, con una potenza di gran lunga superiore rispetto a quella assicurata e fornita dall’inoculazione del vaccino.

In realtà è l’eventuale infezione presa che immunizza il soggetto. La sua forza è 16 volte superiore rispetto a quella che viene data dalla vaccinazione. I dati sono questi. Tra l’altro sarebbe molto opportuno distinguere, nei vari gruppi presentati nel tempo, chi ha avuto la patologia e poi è stato forzatamente vaccinato, cosa che a livello fisiologico non ha nessun significato. Vi ricordo che sono stati trovati anticorpi della spagnola, come scritto una decina di anni fa su Nature, 90 anni dopo. Sul Covid invece venite a dirmi che non sappiamo quanto dura l’immunità e quindi, leggendo sempre su Nature, dopo un anno incredibilmente ci sono ancora anticorpi circolanti senza prendere in considerazione i linfociti B e T. Dobbiamo riappropriarci della logica della verità e porre fine a questo stato di assedio.

Due o tre giorni fa ho letto che un membro del Comitato Tecnico Scientifico ha ammesso proprio questo finalmente. In sostanza ha detto che quelli che hanno avuto in via naturale l’infezione, e che dunque hanno sviluppato gli anticorpi, devono essere considerati immuni. Inoltre Paolo Gasparini avrebbe espresso pubblicamente lo stesso concetto“.