Margziam (Marziale)

 

Chi èi

È il nipote di un contadino di Doras, un sinedrista molto perfido (3.191). Egli è orfano, in quanto i suoi genitori (Giovanni e Maria) e i suoi fratelli sono stati uccisi da una frana nei terreni presso Emmaus (3.198). Suo nonno lo accoglie di nascosto e lo nasconde nei boschi. Lo affida poi a Gesù che era andato a trovare i contadini di Doras.

Il suo nome originale, Jabè (Yabesh), viene modificato dalla Vergine Maria nel nuovo nome di Margziam (Marjiam - Maarhgziam) (3.198) che è il nome di Mariam scritto nell'antica lingua (3.199).

Viene adottato dall'apostolo Pietro e da sua moglie Porfirea, che erano senza figli.

Malgrado la sua giovane età egli segue occasionalmente il gruppo apostolico dove rivela dei doni eccezionali, che Gesù coltiva.

Dopo la dispersione degli apostoli, consecutiva alle prime persecuzioni di Agrippa I°, egli evangelizza l'Aquitania e più in particolare Limoges, dove la tradizione lo confonde con un omonimo del III secolo (vedi sotto)


Carattere e aspetto

Margziam ha dodici anni quando incontra Gesù (3.191). È di aspetto molto gracile, ma attivo. Sa farsi amare da tutti, virtù necessaria per la sua futura missione di evangelizzatore dei pagani. È di forte volontà e sa prendere decisioni forti. Così, quando decide di fare un digiuno per ottenere una grazia (5.310), o quando decide di riscattare suo nonno, divenuto nel frattempo contadino-schiavo di Giocana, Pietro, suo padre adottivo, confida a Gesù: "Porfirea mi diceva che egli faceva ogni tipo di sacrificio per poter mettere da parte del denaro. Ha lavorato nei campi, ha fatto fascine per i forni, ha pescato, si è privato dei formaggi e del miele per venderli…" (7.443)


Percorso apostolico

Quando viene accolto come figlio della Legge (3.201) è in compagnia del suo padre adottivo e di Giuseppe d'Arimatea, suo "padrino". Egli segue ormai i discepoli di cui fa parte. Alla prima moltiplicazione dei pani, egli è il primo a prendere un canestro e a veder realizzare il miracolo. È istruito con molta cura e affetto da Giovanni di Endor, che anche lui ama, e da Gesù. Fa la sua prima predica a dei bambini e con un suo sacrificio ottiene da Gesù il miracolo della guarigione di una bimba (5.309). Nonostante la sua giovane età, si rivela un predicatore e un futuro buon prete, mettendo in pratica, senza esitare, gli insegnamenti di Gesù. Dopo l'esilio di Giovanni di Endor, suo precettore, egli annota per lui gli insegnamenti di Gesù. Particolarmente provato dai lutti (dei suoi genitori e del nonno), e dalle separazioni (di Giovanni d'Endor), benchè colpito, (7.465) si dimostra forte e coraggioso.

Gesù lo esenta dalla partecipazione Pasqua (9.566) perché non assista alla Sua Passione. Il giorno della Risurrezione non beneficia dell'apparizione di Gesù agli apostoli e ad altri discepoli. Ha quindi l'impressione di essere in disgrazia.

Gesù risuscitato lo incontra poi al Tabor e gli dice: "Mio diletto fra i discepoli, non pensi che sono andato a rafforzare le fedi traballanti! Che bisogno c'era di venire da te, bambino, la cui fede, speranza, carità, la cui volontà e obbedienza mi sono noti? " (10.634)

Il giorno dell'Ascensione prende il nome di Marziale in ricordo di un piccolo romano martirizzato: "Questo nome, o Marziale, ti indica il tuo futuro destino: sii apostolo in terre barbare, e conquistale al tuo Signore come il mio amore ha conquistato il giovane romano al Cielo" (10.638). Sarà martire: "Verrà un giorno in cui Simon Pietro si rallegrerà sapendo imprigionato, colpito, flagellato, in pericolo di morte il suo Margziam, e avrà animo di stenderlo di sua mano sul patibolo per rivestirlo della porpora dei Cieli e per fecondare col sangue del martire la Terra, invidioso e dolente solo per un motivo: di non essere lui al posto del figlio" (5.347). Margziam, divenuto Marziale, seguirà in effetti Pietro durante la dispersione degli apostoli conseguente alle prime persecuzioni (10.649).


Il suo nome

Jabè: "causa di sofferenza" - Margziam è di origine prossima a Myriam detto in "lingua antica" e Marziale è in rapporto con Marte il dio della guerra.


Marziale: tra storia e leggenda

La vita e il martirio di san Marziale interferisce con quella di un omonimo del III secolo, apostolo dell'Aquitania e del Limousin in Francia. Essa termina con una biografia incoerente che diviene logicamente leggendaria.

Il canonico Descordes, una delle figure scientifiche della regione del Limousin nel XVII secolo, postula che il san Marziale evangelizzatore di Limoges dev'essere datato del III secolo. Ipotesi che la Diocesi di Limoges ha accettato.

Altre fonti mettono questa città sotto la protezione di un Marziale contemporaneo di Gesù. Egli fa parte dei settantadue discepoli ed ha partecipato alla moltiplicazione dei pani; era apparentato all'apostolo Pietro.

Maria Valtorta dà credito a una memoria storica e isola la parte leggendaria nata dalla confusione tra il contemporaneo di Gesù, di cui fanno eco numerosi testi antichi, e un omonimo del III secolo. Si tratta chiaramente di due personaggi omonimi, fusi in uno solo dalla pietà dei primi fedeli del Limousin.


In rapporto alle affermazioni enunciate nei diversi testi, MariaValtorta conferma (e talvolta corregge):

Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF Marziale è certo contemporaneo di Gesù
Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF è certamente apparentato a Pietro: è il suo figlio adottivo
Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF ha seguito il gruppo apostolico nei suoi viaggi
Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF ha partecipato alla prima moltiplicazione dei pani (4.273)
Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF ha certamente fatto parte dei settantadue discepoli inviati in missione (ma non nel nucleo primitivo)
Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF è presente all'Ascensione dove riceve il nome di Marziale
Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF è effettivamente "apostolo in terre barbare", ma Maria Valtorta non conferma, nè nega, che si tratti del Limousin (Francia)
Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF egli ha subìto il martirio prima di Pietro se si interpreta correttamente questa frase di Gesù: "Verrà un giorno che Simon Pietro gioirà sapendo imprigionato, percosso, flagellato, messo in procinto di morte il suo Marziam, e che avrebbe animo di stenderlo di sua mano sul patibolo per rivestirlo della porpora dei Cieli e per fecondare col sangue del martire la Terra, invidioso e dolente solo per un motivo: di essere non lui al posto del figlio".


Maria Valtorta non conferma

Descrizione:     I:\Maria Valtorta\SiteWeb\ValtortaWeb\Images\BouleBleue.GIF la presenza di Marziale all'ultima Cena in quanto Gesù lo aveva esonerato dalla Pasqua.


Argomenti in favore di Marziale contemporaneo del Cristo

Estratti da: "Dissertazione sull'apostolato di San Marziale e sull'Antichità delle Chiese in Francia" - Abate François Arbellot, Canonico onorario di Limoges – 1855


- Vita di san Marziale scritta in greco

- Chiesa dedicata a san Marziale presso Rama in Palestina

110> L'Oriente da cui era partito san Marziale per andare a predicare in Gallia, secondo il rapporto dello stesso Gregorio di Tours1. L'Oriente testimonia del suo apostolato con le sue tradizioni e i suoi monumenti. Numerose di queste tradizioni si possono vedere consegnate nei due Concili di Limoges2: ci accontenteremo di menzionarne una sola.

Prima del XI secolo, si possedeva, in Oriente, una vita di san Marziale scritta in greco, dove questo apostolo dell'Aquitania era detto uno dei settantadue discepoli. Ascoltiamo, su questo punto, la deposizione giurata e solenne di un dotto chierico di Angoulême che aveva accompagnato il Vescovo di questa città, Rohon, al secondo concilio di Limoges: "Che questa santa assemblea si degni di ascoltarmi con benevolenza: alcuni anni or sono due religiosi del Monte Sinai, uomini seri e di vita esemplare, dotti nella dottrina cattolica, versati nelle lingue greca e latina, vennero in questi paesi dell'Occidente per disposizione della Provvidenza.

 

111> Siccome essi dimorarono a lungo ad Angoulême, attendendo il principe della città3, noi, vedendoli perfettamente istruiti nelle lettere greche e latine4, avemmo cura di interrogarli su questa questione e domandammo loro se gli Orientali conoscevano san Marziale. Tutti e due, Siméon e Côrne, risposero con voce unanime: "Certamente noi conosciamo l'apostolo Marziale, uno dei settantadue!" - E, siccome noi abbiamo detto loro: "Noi non conosciamo altri apostoli che i dodoci!" - "Avete, risposero, in queste Chiese d'Occidente l'evangelista san Luca che scrive che, dopo i dodici apostoli altri settantadue furono scelti dal Signore?" - Rispondemmo loro che abbiamo l'Evangelo di san Luca, ma che questi settantadue non li consideriamo come degli apostoli ma solamente come discepoli. - Allora, allontanandosi da noi e munendosi del segno della croce, essi detestarono le nostre parole, e ci dissero: "Andatevene, infelici, perché siete degli eretici, poiché non credete alle parole del Signore, che ha detto ai settantadue: Andate, Io vi invio come agnelli in mezzo ai lupi. Come potete voi non considerare come apostoli quelli che il Signore ha inviato a predicare il Vangelo? I Greci, aggiunsero, sono sempre stati più dotti dei Latini, e le scritture latine derivano dalla fonte dei Greci. Noi sappiamo che san Marziale è uno dei settantadue che se ne andò in Occidente con san Pietro per predicare l'Evangelo e noi abbiamo i suoi Atti scritti nella nostra lingua nel nostro monastero del Monte Sinai".

112> Questo religioso, Simeone, venuto in Occidente dal monastero del Monte Sinai, morì a Trèves il 1° giugno 1035 e fu posto nella Chiesa al rango dei santi alcuni anni dopo la sua morte (1042). "È, dice Fleury5, uno dei più grandi santi dell' XI secolo". Una chiesa collegiale si è elevata a Trèves sul luogo della sua cella e della sua sepoltura6. "Dio mi ha custodito" scrive il P. Papebroch7 riportando la testimonianza di san Simeone e di Côme. "Dio mi ha preservato dal sospettare la sincerità di questi due uomini, e di dire che essi hanno parlato per adulazione o per ambizione! Senza dubbio essi avevano appreso questi dettagli in quella vecchia "Vita" che noi pensiamo essere stata consultata da Florus, e che era stata portata da dei viaggiatori d'Europa in Oriente". Chissà, aggiungeremo noi, se questa Vita scritta in greco, in luogo di essere una semplice traduzione non era una vita originale, scritta in Oriente, nella patria di san Marziale?

113> "A tre leghe da Rama, vi è un casale8 abitato solo da Arabi locali, chiamati nella loro lingua Arouha, che significa nella loro lingua: spirito e specchio, dove si vede ancora una vecchia Chiesa edificata un tempo a san Marziale, nativo di questo luogo, il quale era stato battezzato da san Pietro; fu poi inviato in Francia addirittura prima di S. Denys. Mi è stato detto che il re Carlomagno fece fare questa chiesa e la dotò di alcune rendite9.

Se questa chiesa di san Marziale non fosse esistita in Oriente, noi non vediamo per quale ragione Thévet l'avrebbe inventata. Per quanto riguarda la costruzione di questa chiesa al tempo di Carlomagno, essa non manca di fondamento, giacché vediamo nei Capitolari che questo principe inviava del denaro a Gerusalemme per la restaurazione delle chiese. Il primo Capitolare dell'anno 810 porta questo titolo: "Dell'elemosina che si deve inviare a Gerusalemme per il restauro delle chiese". Un altro Capitolare è così intitolato: "Dell'elemosina che si deve inviare a Gerusalemme per restaurare le chiese per il prossimo Natale". Un tale disegno era degno della pietà di questo grande imperatore, di cui Éginard, suo biografo, ci dice che inviava delle elemosine ai cristiani poveri fino in Siria, in Egitto, a Gerusalemme e ad Alessandria, e che ricercava l'amicizia dei re d'oltre mare, principalmente per avere l'occasione di fornire un po' di sollievo e sostegno ai cristiani che vivevano sotto il loro dominio.

114> Così non è solo Roma e la Toscana, dove è passato san Marziale, che rendono testimonianza alla sua missione apostolica nei primi anni del Cristianesimo: è ancora l'Oriente, sua patria, che lo riconosce per un discepolo di san Pietro e un contemporaneo degli apostoli.

Noi non abbiamo la pretesa di avere strappato alla scienza la sua ultima parola su questa questione dell'apostolato di san Marziale, ma siamo persuasi che delle ricerche più estese e più approfondite delle nostre faranno fare un nuovo progresso a questa discussione, e getteranno su questo fatto tradizionale una piena luce storica. Siamo persuasi che delle ricerche ulteriori, fatte, sia in Francia, nei manoscritti della biblioteca Reale, sia nelle più celebri biblioteche d'Italia e dell'Inghilterra, faranno scoprire dei nuovi documenti relativi a questa questione capitale delle origini del Cristianesimo in Gallia. Abbiamo visto il ruolo importante che ha, nella nostra dissertazione, il poema di Fortunat scoperto a Firenze sulla fine del secolo scorso, e sconosciuto dai critici che, prima di noi, hanno discusso il fatto dell'apostolato; si è potuto apprezzare l'importanza dei pezzi manoscritti recentemente scoperti dal Signor Faillon alla biblioteca Reale: chissà l'avvenire cosa metterà in luce su questo soggetto! La biblioteca del Vaticano rinchiude, in un manoscritto dell' XI secolo, una Vita di san Marziale diversa dalla leggenda di Aureliano, a giudicare dalle prime righe che l'Abate Ronard ci ha trascritto. Questa leggenda, sconosciuta da tutti i critici che ci hanno preceduto, può apportare un nuovo peso nella bilancia10; in Inghilterra, la biblioteca del collegio di San Giovanni Battista di Oxford, possiede una Vita di san Marziale che non è stata ancora esaminata11: così noi sottoscriviamo volentieri quel che ci dice su questo punto lo studioso autore dei Monumenti inediti sull'apostolato di santa Maddalena, l'Abate Faillon, in una lettera che ci ha fatto l'onore di scriverci:

115> "Se dovessi dare qualche consiglio a uno scrittore che volesse chiarirci le origini delle Chiese della Gallia, lo inviterei a non limitarsi alle biblioteche di Francia, come la biblioteca del Re, a Parigi, che rinchiude più di centomila manoscritti; lo esorterei a spingere le sue ricerche soprattutto in Inghilterra, le cui biblioteche non sono state esplorate dai critici, soprattutto nella parte che concerne la storia dei santi. Gli Inglesi, dopo il loro scisma, sembrano avere disprezzato tutti i monumenti concernenti la vita dei santi, che sono ancora ammucchiati nelle loro biblioteche: non dubito che esse racchiudano delle ricchezze preziose per i Galli, e encora sconosciuti ancora alle nostre Chiese.

Se la mia posizione e le mie funzioni avessero potuto permettermi di fare un anno di soggiorno in Inghilterra quando lavoravo ai Monumenti inediti, non avrei esitato a fare delle ricerche: la Vita di santa Maddalena, di Raban Maur, di cui non possediamo in Francia nessuna copia, può giustificare quanto dico. Credo dunque che, se voi poteste percorrere le biblioteche d'Inghilterra, potreste farvi delle scoperte che getterebbero molta luce sulle origini delle nostre Chiese, e probabilmente anche sull'apostolato di san Marziale12".

Se la Provvidenza, che ci impiega oggi in un laborioso ministero, ci riserva per il futuro un po' di tempo libero, noi speriamo di fare, su questo soggetto, qualche nuova scoperta, ma, nell'attesa, noi crediamo che la storia moderna deve, fin d'ora, cassare il giudizio che aveva fatto sull'apostolato di san Marziale, e assegnare, senza esitazione, la sua missione al I° secolo.

Riassunto - Conclusione

Ecco dunque una tradizione costante, che troviamo stabilita in un modo positivo o confermata indirettamente da testimonianze storiche, risalendo di secolo in secolo fino ai primi anni del Cristianesimo. Nell' XI secolo, noi la troviamo diffusa dappertutto, non solo in tutte le Chiese dell'Aquitania che riconoscono san Marziale come fondatore, ma anche da un capo all'altro della Francia, in Inghilterra e in Italia, a Costantinopoli e nella Palestina, cioè in tutta l'estensione del mondo cristiano.

Se ne vedono le prove irrefragabili nei concili tenuti a Parigi e a Poitiers, a Bourges e a Limoges, sulla questione dell'apostolato di san Marziale all'inizio dell' XI secolo. - Nel X secolo, le Chiese di Bordeaux e di d'Angoulême, di Quercy e della Borgogna, etc. aggiungono le loro testimonianze a quelle del Limousin. - Nel IX secolo, troviamo la nostra tradizione consegnata nella Vita di santi Sacerdoti, nelle pitture murali di San Salvatore, nel libro dei Miracoli di san Marziale e negli scritti di Raban Maur, arcivescovo di Mayence. - Nel VII secolo, la nostra tradizione è confermata dal monaco Florus, autore delle Addizioni al Martirologio di Beda; essa è appoggiata indirettamente dal celebre diacono Paul Warnefride, segretario di Didier, re dei Lombardi. - Nel VI secolo, le leggende di san Ausone e di san Austremonio, attribuiscono senza esitazione la missione di san Marziale ai tempi di san Pietro.

Nel VI secolo questa tradizione si ritrova ancora non solo nella Chiesa di Limoges, ma anche nelle Chiese di Poitiers, di Bourges e di Arles: essa è contraddetta solo da una parola di Gregorio di Tours: ora, dopo la confutazione che abbiamo fatto di questo passaggio, si può giudicare come questa contraddizione è poco seria, e noi abbiamo d'altronde, per controbilanciare Gregorio di Tours, uno dei suoi contemporanei più illustri, Fortunato, vescovo di Poitiers, i cui versi composti sulla leggenda di san Marziale provano che la nostra tradizione è anteriore a Gregorio di Tours. - Risalendo ancora nel tempo, troviamo un appoggio indiretto in una lettere del Papa Innocente I. - Nel III e nel II secolo, la nostra tradizione è confermata indirettamente da Tertulliano e da san Ireneo, i quali affermano che, al loro tempo, vi erano delle Chiese cristiane costruite tra le diverse nazioni dei Galli e tra i Celti.

Inoltre, monumenti stranieri di autorità incontestabile, danno alla nostra tradizione una conferma eclatante: è così che nella Chiesa Romana, la nostra tradizione si congiunge a quella di san Paolo e di san Luca; e noi la troviamo consegnata nei vecchi archivi di S. Maria in via Lata. Nella Toscana, la Chiesa di san Marziale costruita vicino alla città di Colle Val d'Elsa, sulla tomba di san Austricliniano, e i ricordi tradizionali che vi si congiungono; in Oriente, la Vita di san Marziale, scritta in greco, che si trovava, nel X secolo, nel monastero del Monte Sinai, e che faceva dell'apostolo dell'Aquitania uno dei settantadue; poi la chiesa di San Marziale che il cosmografo Thévet assicura di aver visto, nel suo viaggio in Palestina, presso la città di Rama nel luogo dove l'antica tradizione faceva nascere il primo vescovo di Limoges:

116> ecco dei monumenti, ecco un fascio di tradizioni che, accordandosi con la nostra, e dandosi mutuo appoggio, gettano una vera luce storica sulla missione di san Marziale al tempo degli apostoli. Questa tradizione è cattolica o universale: essa è di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

E si vorrebbe che tanto di Chiese, in Gallia e in Italia, in Inghilterra e in Palestina, si fossero accordate per ammettere un fatto storico che non avrebbe fondamento! - E si vorrebbe che tutte le Chiese d'Aquitania avessero perso di vista un fatto così importante come quello della loro origine, come l'epoca della missione del loro primo apostolo, e si fossero lasciate ingannare dal sogno favoloso di qualche impostore! … Ma chi si persuaderà che tante Chiese, rivali di quella di Limoges, abbiano ammesso senza reclamare un fatto che dava alla nostra Chiesa una tale superiorità di origine? E com'è che l'errore è diventato così generale? Come supporre che l'Aquitania e la Francia, Roma e la Toscana, l'Occidente e l'Oriente si rendessero complici della menzogna, accordandosi unanimemente su un fatto controverso? Come spiegare che tante Chiese straniere, perfettamente disinteressate alla questione, rendano la stessa testimonianza?

Come spiegare che un sì gran numero di testimoni, di cui molti, come abbiamo visto, non hanno parlato fra loro, facciano su questo punto una deposizione unanime? - Bisogna riconoscere con Tertulliano che "una tradizione che è la stessa in molti luoghi, non è un errore, una fiction o una menzogna, ma una verità trasmessa a viva voce13". Ecco perché noi termineremo questo capitolo con queste parole dell' illustre studioso di Marca, che noi siamo fieri di avere con noi in questa importante discussione: "Ho pensato che bisognava, non rovesciare, ma conservare le nostre tradizioni, che sono fondate sulla verità: con tanta più ragione poiché esse sono state ricevute un tempo nella Chiesa Romana e in tutto il mondo cristiano14".

 

Parte critica

San Marziale di Limoges, Annali del mezzogiorno, pag. 289 e seguenti, 1892. Notizia di L. Duchesne.

Questo testo, critico in rapporto a quello dell'Abate Arbelot, di cui sopra, comporta anche la citazione delle fonti storiche, specialmente quella di:

Adémar di Chabannes15, che scrive: "Marziale è un contemporaneo del Cristo. Essendo il Salvatore venuto a passare per la tribù di Beniamino, due giudei di questo paese, Marcello ed Elisabetta, intesero la sua predicazione e furono battezzati da san Pietro, con il loro figlio Marziale ed altre persone, nel numero delle quali vi erano Zaccheo (di Roc-Amadour) e Giuseppe d'Arimatea. Il giovane Marziale (aveva allora una quindicina d'anni) si attaccò a san Pietro, col quale era apparentato, e da allora seguì il collegio dei dodici apostoli. Egli assistette alla risurrezione di Lazzaro, all'ultima Cena, al lavaggio dei piedi (era lui che teneva l'asciugatoio); egli vide gli apostoli toccare le piaghe del Cristo risuscitato, mangiare con Lui, assistette all'Ascensione e alla Pentecoste, e ricevette così la missione e l'effusione dello Spirito santo come gli apostoli. Con san Pietro predicò ad Antiochia, poi a Roma, dove portò da Antiochia alcuni dei loro convertiti, particolarmente Alpinien e Austriclinien. Dopo qualche tempo, san Pietro lo inviò, con alcuni compagni, ad evangelizzare la città di Limoges. Per strada, cioè a Colle di Val d'Elsa, in Toscana, operò il primo miracolo, cioè la morte e la risurrezione di Austricliniano, e tuttora è venerato…"

 

Altre fonti

Secondo questa fonte, Marziale (Margziam) è il bambino che ha distribuito i pani durante la prima moltiplicazione dei pani (4.273). Dalla Storia degli Arcivescovi di Bordeux del Canonico Lopès traiamo queste note: San Marziale è, secondo la tradizione, il bambino che il Salvatore benedì e per il quale ha detto queste parole toccanti: "Lasciate che i fanciulli vengano a me". È ancora lui che ha portato i cinque pani d'orzo che Gesù ha moltiplicato nel deserto.

 


 

1 Gregorio di Tours – Historia Francorum – I,30 : Gregorio di Tours data l'arrivo di Marziale a Limoges al III secolo.

2 Vi è stato un concilio locale a Limoges nel 936, ma si tratta probabilmente dei concili locali tenuti nel secolo XI: "I Prelati d'Aquitania celebrarono due concili a Limoges nell'undicesimo secolo. Il primo fu tenuto nel 1029, lo presiedette Gauzelin di Bourges. Questa assemblea si fece sulla contestazione che emerse se bisognava dare a san Marziale, Vescovo di Limoges, il titolo di apostolo, come volevano i limosiani, o solamente di consigliere, come altri sostenevano. Il Concilio non poté terminare questa questione. Lo si discusse ancora in un altro concilio tenuto a Bourges e poi a Limoges nel 1032, e non nel 1034, come dicono Baronio e Bini. In questo si consultò la Santa Sede che decise che san Marziale doveva essere considerato come apostolo. Aimoin di Bourbon, arcivescovo di Bourges, lo presiedeva; e Giordano, vescovo di Limoges, si trovò presente ad entrambi i concili". Il grande dizionario storico dove si mescolano curiosità della storia sacra e profana - Louis Moreri, dottore in teologia - 1863 - Lione - vol. 2 - pag. 422

3 Guillaume conte d'Angoulême che non era ancora di ritorno dal suo pellegrinaggio in Terra Santa. Fleury ha confuso questo Guillaume d'Angoulême con Guillaume conte di Poitiers.

4 Il monaco Simeone sapeva cinque lingue: l'egiziano, il siriaco, l'arabo, il greco e il latino.

5 Si tratta dell'Abate Claude Fleury (1640-1723) che consacrò la sua vita alla scrittura di una "Storia ecclesiastica" di riferimento.

6 I Bollandisti hanno dato la sua Vita al primo giorno del mese di giugno. (Acta Sanctorum, volume I, giugno, p.87). Si può vederne il sommario in Fleury ("Storia ecclesiastica" – T. 59, n° 27 e 32).

7 Daniel Van Papebroeck, detto Papebroch (1628-1714). Erudito prolifico, gesuita bollandista, celebre al suo tempo. Daniel Papebroch pubblicò delle Vite dei santi, Acta sanctorum, che finirono per essere interdette (fonte: Ecyclopaedia Universalis)

8 Villaggio, frazione, dall'italiano casale.

9 Cosmographie Universelle, liv. VI, chap VII. Des anciennes villes de Jaffé et de Rarna. (Édition in folio 1575 T I p 169)

10 Questa leggenda comincia così: "Patebant quœdam fortiorum impiorum gesta... Eo namque tempore quo Dominus noster Jesus Christus ex intemerato aimœ Virginis utero, etc." (Collezione della regina di Svezia n° 543). É possibile che questa Vita fosse quella che Ellies Dupin dice di avere composto, all'inizio del IX secolo, per san Oddone di Cluny, Vita ancora inedita, che noi non abbiamo potuto finora trovare.

11 Una Vita di san Marziale, vescovo, con quella di san Alexis, etc., nel collegio di Saint Jean Baptiste d'Oxford in Inghilterra ma di cui non si dice il secolo - (Catal mss. Angl. 1697) (Note de Nadaud).

12 Lettera di M. Faillondatée d'Issy 2 marzo 1854

13 Cœlerum quod apud multos unum invenitur non est erratum, sedtraditum. (TERTULLIANO - De Prœscript. C. XXVIII)

14 (De tempore paedicatae primum in Galliis fidei ° 27 - Apud Acta SS., T. V junii p 552)

15 Adhémar de Chabannes (988-1034), uno dei monaci più noti del secolo undicesimo, autore di due opere agiografiche di san Marziale.

 


 

Tradotto dal sito: www.maria-valtorta.org