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Il dono dell’indulgenza

+Francisco José Cox

1. L’indulgenza diventa comprensibile alla luce della fede nella persona e nell’opera di Gesù Cristo. Lui è venuto nel mondo per la nostra salvezza: per insegnarci  a vivere in questa vita secondo la volontà di Dio e per donarci, con la sua morte e risurrezione, la vita eterna, cioè la piena felicità in Dio, autentico fine e pienezza della vita umana.

2.Gesù ci ha insegnato che, alla fine della nostra vita, dovremo rendere conto dei nostri atti, perché siamo stati creati come esseri liberi e responsabili. Ci sarà un giudizio dinanzi a Dio che è –allo stesso tempo – Padre ricco in misericordia e giusto giudice.

3. I peccati commessi – particolarmente i più gravi – offendono Dio, ma allo stesso tempo danneggiano  chi li commette e hanno delle conseguenze su  tutta la comunità. Si pensi ai peccati a cui oggi più spesso si assiste: omicidio, aborto, guerre, abbandono della famiglia, arricchimento con la droga, truffe che rovinano tanti e impediscono lo sviluppo. Sembrerebbe come se  nel mondo il male trionfasse  sul   bene.  Vi sono tante ingiustizie e tanto dolore nel mondo che qualcuno può pensare  che Dio sia impotente contro il male e che l’ingiustizia prevalga sulla giustizia.

4. Ma non è cosi. Alla fine della vita arriva l’ora di Dio. Ce lo ricorda la parabola di Lazzaro, il povero alla porta del ricco che  aveva tutto e non si curava di lui. Ambedue morirono: Lazzaro fu accolto nella gloria di Dio e il ricco dovette andare nel luogo della sofferenza (cfr Lc.16,19). Dio farà giustizia. Chi fa il  bene sarà benedetto e godrà della gioia eterna nel cielo. Chi ha fatto il male, se non si è pentito, rimarrà per sempre  nella sua scelta di rifiutare  Dio e perciò fisso in una frustrazione radicale ed amarezza senza fine, situazione di somma disgrazia che chiamiamo con la terribile parola “inferno”.

5. Dio perdona la colpa del peccato   per  il  ministero della Chiesa, nel sacramento della penitenza, sacramento dell’amore misericordioso di Dio Padre e del nostro Redentore Gesù Cristo.

6. Il danno causato dal peccato, però, esige la riparazione nella misura del possibile. La penitenza data  nel sacramento del perdono a chi si confessa è una forma di  riparazione. Nei secoli antichi le penitenze erano pubbliche e tanto severe che la Chiesa, con il passare degli  anni, ha voluto trasformarle in forme meno pesanti. Questo fatto sta all’origine dell’indulgenza.

7. Soltanto Dio può valutare con esattezza il bene o il male che abbiamo fatto nella vita. Soltanto Lui conosce la piena verità della vita umana. E Lui che ci farà vedere, nel giudizio alla fine della nostra vita se dobbiamo ancora  purificarci per poter entrare in santità nella piena gioia  in  Dio. Questa purificazione accade – in forma assai misteriosa - nel “Purgatorio”.

 8. Al giudizio di Dio non arriviamo soli. Siamo membra della Chiesa, Corpo mistico di Cristo. E la Chiesa, la cui missione è la nostra salvezza, fa uso di tutte le risorse che il Signore le ha dato per concedere il perdono e la cancellazione  delle pene meritate per i peccati. Nei Giubilei  Ella apre con grande generosità  i tesori della misericordia divina a chi, con fede, chiede il dono del  perdono e l’indulgenza per la pena meritata.

 9. La Chiesa ha piena fiducia che Dio concede ai cristiani l’indulgenza che abbrevia o annulla la purificazione dovuta per i loro peccati quando  essi, insieme alla Chiesa intera, per i meriti di Cristo, della Madonna e di tutti i santi, implorano umilmente questo dono di misericordia. La Chiesa ricorda la promessa di Cristo a Pietro: “tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli. e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”  (Mt 16,19). Per ottenere l’indulgenza plenaria ossia la totale cancellazione della purificazione  è necessario un distacco totale di qualsiasi attaccamento al peccato, anche veniale. Se tale distacco non è pieno, nemmeno l’indulgenza sarà piena.

10. La Chiesa chiede al fedele che intende ottenere il dono dell’indulgenza di compiere alcuni atti nei quali egli renda  manifesta la sua  fede nella redenzione, nella misericordia di Dio, nella Chiesa, nei sacramenti, nella vita eterna. Gli  atti richiesti, se non sono animati dalla fede, non portano frutti spirituali né alcuna indulgenza.

11. Gli atti stabiliti dalla Chiesa – le condizioni – per implorare e ricevere il dono dell’indulgenza sono principalmente i seguenti:

a. il pellegrinaggio a qualcuno dei luoghi santi designati dai Vescovi: Basiliche, Catacombe,  Cattedrali, Santuari, Chiese… Il pellegrinaggio è un segno della volontà di conversione, di penitenza, di progredire nella vita cristiana e di speranza nella vita eterna. E’ un ricordo e un simbolo della nostra condizione di pellegrini in questa terra, in cammino verso il Regno dei cieli.

b. la  confessione. Il condono della pena che dobbiamo sopportare per la purificazione dei nostri peccati suppone il perdono dei peccati stessi concesso  nella confessione sacramentale. Essa implica il pentimento, la penitenza, il proposito di non peccare e la volontà di riparare i danni che i nostri peccati hanno procurato a noi stessi ed altre persone.

c. la partecipazione all’Eucaristia, ricevendo la S. Comunione del Corpo del  Signore  ciò che rafforza la comunità ecclesiale, fa presente il mistero della redenzione e ci rende  partecipi della missione di Cristo nel mondo. Il cristiano deve rinnovare l’impegno di partecipare ogni domenica all’Eucaristia.

d. un  atto di carità verso il prossimo (offrire un’elemosina importante, visitare ammalati o carcerati…), come segno della virtù della carità che è il distintivo dei cristiani, o compiere una rinuncia (nel bere, nel mangiare, nel fumare, nel’ uso della TV…), come segno della libertà del cristiano dinanzi ai beni materiali che un giorni dovremmo lasciare, e di uno stile di vita  più sobrio. e. si deve, inoltre, pregare per le intenzioni del Santo Padre e per le necessità della Chiesa.

12. Anche le sofferenze della vita, offerte con fede e amore al Signore, sono  un modo per riparare i nostri peccati e quelli  del mondo. Unite al merito infinito della morte e risurrezione di Cristo, della vita di Maria Santissima, dei martiri e dei  santi, contribuiscono a formare  quel che si può chiamare un “tesoro” di meriti per la salvezza degli uomini.

13. Implorato cosi, la Chiesa crede fermamente  che il fedele riceve il dono dell’indulgenza, cioè la riduzione o l’annullamento della pena, che dopo la morte dovrebbe sopportare per la piena purificazione dei peccati commessi.  Chiedere Dio  di “trasferire” l’indulgenza  ai fedeli defunti è un grande atto di carità
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