Le origini e il significato della festa del Corpus Domini

 

Ci sono sacerdoti, e non sono pochi, come abbiamo potuto verificare direttamente in questi giorni di vigilia del Corpus Domini, che non conoscono più l’origine di questa fondamentale festa. È impressionante come, immersi in mille questioni, funzioni, interessi, anche extra rispetto all’identità sacerdotale, tali presbiteri vengano privati già nei seminari del cuore e del significato del Santo Sacrificio dell’Altare, perdendo anche i connotati delle più importanti feste religiose.

Oggi giorno l’ignoranza religiosa impera nella Chiesa: ministri chiamati alle cose trascendenti e sacre, si adattano a vivere esistenze piatte e orizzontali, incapaci di vivere i fondamenti dottrinali e teologali del loro credo e del loto ministero e, dunque, di guardare alle realtà soprannaturali e alle tradizioni che hanno costituito il Corpo Chiesa in cui sono entrati a far parte.

Cerchiamo, allora, di ricordare perché esiste la festa del Santissimo Sacramento.

La prima volta venne indetta nel 1247 nella diocesi di Liegi, in Belgio, per celebrare la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia in reazione alle tesi di Berengario di Tours (998-1088), secondo il quale, anticipando le tesi dell’eresiarca Martin Lutero (1483-1546) e dei protestanti in genere, la presenza di Cristo non era reale, ma soltanto simbolica. Nel calendario della Cristianità questa festa venne introdotta altresì per volontà divina, infatti, la sedicenne santa Giuliana di Cornillon (1192 ca.-1258), già membro dell’Ordine delle Agostiniane, ebbe una visione mistica: le apparve la Chiesa con le sembianze di una luna piena, ma con una macchia scura per indicare la mancanza di una specifica festività eucaristica.

Nel 1208 ebbe un’altra visione: questa volta le apparve Gesù Cristo, che le chiese di adoperarsi affinché venisse istituita la festa del Santissimo Sacramento, per ravvivare la Fede dei fedeli e per espiare i peccati commessi contro il Sacramento dell’Eucaristia. La mistica non parlò di tali avvenimenti per diversi anni, finché, dopo essere divenuta priora del suo monastero nel 1222, si confidò con due consorelle, ferventi adoratrici dell’Ostia divina. Successivamente, santa Giuliana chiese ad un sacerdote di Liegi, don Giovanni di Losanna, di interrogare teologi ed ecclesiastici per chiedere l’istituzione della festa; inoltre, scrisse una petizione, che ebbe esiti positivi, al domenicano cardinale, noto esegeta biblico, Ugo di San Caro (?-1263); all’arcidiacono di Liegi, Jacques Pantaléon (1195 ca.-1264), futuro papa Urbano IV; a Roberto de Thourotte, vescovo di Liegi dal 1240 al 1246.

Fin qui un discorso diocesano, ma il Corpus Domini divenne poi festività universale, quando, proprio Urbano IV, con bolla Transiturus dell’11 agosto 1264, estese la solennità a tutta la Chiesa universale. Il Sommo Pontefice volle compiere quest’atto ufficiale non solo in virtù delle apparizioni private di santa Giuliana, di cui si era occupato personalmente, come si è detto, ma anche di un grande Miracolo eucaristico che accadde nel 1263 a Bolsena, in provincia di Viterbo.

Fra i documenti più attendibili e antichi dell’evento prodigioso è da registrare la Chronica (III, tit. 19, cap. 13) dell’Arcivescovo di Firenze, sant’Antonino Pierozzi OP (1389-1459), simile, nella descrizione, al racconto della Nuova Chronica di Giovanni Villani (1280-1348), mercante, storico e cronista di Firenze. Da questi documenti si evince che nell’estate del 1263 un sacerdote boemo di nome Pietro da Praga iniziò a dubitare della reale presenza di Gesù nell’ostia e nel vino consacrati. Turbato e molto preoccupato, decise di recarsi in pellegrinaggio a Roma per pregare sulla tomba di Pietro al fine di fugare i suoi dubbi. Così avvenne, tuttavia le sue perplessità tornarono a tentarlo fortemente, in particolare quando si fermò, durante il tragitto sulla via Cassia, per pernottare a Bolsena, patria di santa Cristina e il giorno successivo celebrò la Santa Messa proprio nella Grotta della santa. Nel momento in cui il sacerdote consacrò l’Ostia, essa iniziò a sanguinare sul corporale. Impaurito e confuso concluse la celebrazione e la avvolse nel corporale di lino, correndo verso la sacrestia, ma durante il tragitto alcune gocce di sangue caddero sul marmo del pavimento e sui gradini dell’altare: ancora oggi sono visibile le rosse macchie sulle lastre.

Don Pietro si precipitò subito da papa Urbano IV ad Orvieto per narrargli i fatti e il Pontefice, al fine di verificare la veridicità di quel racconto e recuperare gli oggetti dello straordinario evento, inviò a Bolsena il Vescovo di Orvieto. Il Papa dichiarò la soprannaturalità dell’evento e, per ricordarlo, l’11 agosto 1264 estese a tutta la Chiesa la solennità del Corpus Domini; inoltre, affidò a san Tommaso d’Aquino il compito di preparare i testi per la liturgia delle ore e per la Santa Messa della festività, mentre, nel 1290, il suo successore, Niccolò IV (1227-1292) fece innalzare il duomo di Orvieto per custodire il corporale. Successivamente, il duomo fu ampliato con la cappella del corporale, nel 1364, e la cappella nuova, nel 1504.

La ricorrenza del Corpus Domini ha il grado liturgico di solennità ed è di precetto. Il suo giorno proprio è il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste, quindi corrisponde al giovedì dopo la solennità della Santissima Trinità. Nelle nazioni come l’Italia, in cui il giovedì non è giorno festivo nel calendario civile, la solennità si trasferisce alla seconda domenica dopo Pentecoste, in conformità con le norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario. Nella città di Orvieto, dove avvenne l’accadimento eucaristico straordinario, la festività si svolge, comunque, il giovedì dopo la solennità della Santissima Trinità e nella stessa data si celebra anche in quei Paesi nei quali la solennità è anche festa civile: nei cantoni cattolici della Svizzera, in Spagna, in Germania, Irlanda, Croazia, Polonia, Portogallo, Brasile, Austria, Principato di Monaco, San Marino. A Roma la celebrazione è presieduta dal Papa e inizia con la Santa Messa sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano, cui fa seguito la processione eucaristica tradizionale fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. La festa liturgica si è svolta di giovedì sera fino all’anno 2017, quando papa Francesco l’ha spostata alla domenica sera.

Nella riforma del rito ambrosiano, promulgata dall’arcidiocesi di Milano il 20 marzo 2008, la festività è stata riportata obbligatoriamente al giorno tradizionale, con la possibilità di celebrarla pure la domenica successiva.

Le sante reliquie eucaristiche sono custodite e venerate non solo nel Duomo orvietese, ma anche nella basilica di Santa Cristina a Bolsena. Nella cappella del corporale, in Duomo, si trovano l’ostia, il corporale e i purificatoi, che in seguito, nel 1338, furono collocati nel reliquiario del più celebre orafo e scultore senese, Ugolino di Vieri (XIV secolo), mentre, a partire dal 1363, il reliquiario fu posto nel tabernacolo in marmo che si trova nella stessa cappella. L’altare, invece, dove accadde il Miracolo fu collocato, fin dalla prima metà del XVI secolo, nel vestibolo della basilica ipogea di santa Cristina, dove sono conservate anche le quattro lastre di marmo macchiate di sangue che, dal 1704, si trovano all’interno della cappella nuova del Miracolo. Una quinta lastra fu donata, nel 1574, alla parrocchia di Porchiano del Monte, una frazione del comune di Amelia, in provincia di Terni.

L’auspicio per il Corpus Domini 2021 è che molti sacerdoti non solo vengano a conoscenza delle ragioni per cui la Chiesa celebrerà solennemente giovedì 3 e/o domenica 19 giugno, ma che possano anche andare in pellegrinaggio sia a Bolsena che ad Orvieto per respirare al meglio quella devozione tradizionale e secolare che tanto bene fa all’anima e alla Fede.

Corrispondenza Romana

 

 

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