Milano, 22 ottobre 2017 - 16:24

Appia Antica, si stacca il fregio papale dalla chiesa del «Quo vadis»

Paura domenica pomeriggio sul sagrato della cappella nel luogo dove all’apostolo Pietro in fuga dalle persecuzioni di Nerone apparve Gesù Cristo. Sopralluogo dei vigili del fuoco e del Vicariato. Nessun ferito, ma la mente è andata alla tragedia di Firenze

Gli stucchi caduti  dalla facciata della chiesa Domine quo vadis (Proto) Gli stucchi caduti dalla facciata della chiesa Domine quo vadis (Proto)
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Ad aggravare la situazione potrebbe essere stata la pioggerella caduta in mattinata, anche se non si esclude che qualche danno possa risalire al passato. Ma solo per un caso, nel primo pomeriggio, sul sagrato della chiesetta «Domine Quo Vadis» al bivio fra via Appia Antica e via Ardeatina, non c’erano turisti, altri visitatori e nemmeno religiosi. Lo spettro di quello che è successo a Firenze qualche giorno fa, con la morte di un cinquantenne spagnolo colpito alla testa da un frammento che si è staccato dal soffitto della basilica di Santa Croce, si è materializzato quando un pezzo di fregio papale sopra il portone principale è improvvisamente piombato a terra.

Un volo di circa otto metri che ha trasformato quel frammento di marmo in una specie di micidiale proiettile che per fortuna si è frantumato sui gradini senza ferire nessuno. Le schegge sono finite in strada. A dare l’allarme sono stati proprio i religiosi della Congregazione di San Michele Arcangelo, che abitano nel convento annesso alla chiesa. I vigili del fuoco hanno svolto un lungo sopralluogo insieme con la polizia municipale transennando il sagrato in attesa di ulteriori accertamenti. Intanto hanno messo in sicurezza i luoghi che comunque sono stati chiusi al pubblico. I turisti che arrivavano sono rimasti sorpresi dal trovare tutto transennato con i vigili urbani impegnati nei rilievi e il portone sbarrato. Il fregio distrutto è stato comunque recuperato: è in mille pezzi ma forse sarà ricostruito in vista del restauro dello stemma con le tre api, simbolo della famiglia Barberini e adottato da Papa Urbano VIII, Maffeo Barberini, pontefice nato a Firenze, rimasto in carica dal 1623 al 1644.

La chiesa, piccola ma dal grandissimo valore spirituale e storico, fu edificata nel IX secolo ma poi ricostruita fra il XVI e il XVII secolo. Il fregio e la facciata furono fatti restaurare invece nel 1637 dal cardinale Francesco Barberini. Adesso saranno i tecnici inviati dal Vicariato - gli stessi che dopo le numerose scosse di terremoto fra la fine dell’anno scorso e l’inizio del 2017 hanno valutato i danni provocati al patrimonio religioso nella Capitale - a esaminare i reperti caduti e anche altri frammenti di stucco che l’umidità, insieme con le vibrazioni del terreno provocate dal continuo passaggio di veicoli sui sampietrini, potrebbe aver contribuito a staccare. Il sopralluogo di ieri pomeriggio ha riguardato anche l’interno della chiesa dove campeggia anche la lapide che ricorda la visita di Papa Giovanni Paolo II il 22 marzo 1982. Un luogo fortemente simbolico per i pontefici, tanto più che fu costruito, come raccontato negli Atti di Pietro, dove proprio all’apostolo in fuga dalle persecuzioni di Nerone apparve Gesù. «Domine, quo vadis?» gli chiese Pietro al quale Cristo rispose: «Vado a Roma a farmi crocifiggere». Una frase che spinse il primo Papa e fondatore della Chiesa cristiana a tornare per affrontare la sorte che lo attendeva, ovvero il martirio.

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