Sars-CoV-2. Numeri di contagi non pervenuti per lo Stato della Città del Vaticano, che da lunedì 20 aprile riapre parzialmente al pubblico

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Mentre si cerca di definire il caso “8 aprile”, sommergibile dello Stato della Città del Vaticano, dov’è ormeggiato e perché non e in navigazione, possiamo annunciare che il Vaticano parzialmente riapre le attività commerciali, in palese contrasto con le presunte disposizioni divulgate ufficiosamente a mezzo stampa su testate italiane, senza conferma ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede.

C’è un caso “8 aprile” e questa volta il sommergibile non è “Ottobre Rosso”, come nel noto film che vedeva protagonista Sean Connery. Il sommergibile che si chiama “8 aprile” questa volta non è oggetto di una caccia vera e propria, perché noi del “Blog dell’Editore” sappiamo esattamente dove sta ancorato, fermo e inchiodato.
Il problema semmai è proprio quello di capire perché taluni eminenti giornalisti della comunicazione vaticana (che si definiscono “vaticanisti”), senza avere le opportune conferme, hanno dichiarato la partenza del sommergibile “8 aprile”, senza che questa partenza dal porto ci sia mai stata in realtà. Perché, di fatto, ad oggi, non e mai avvenuta.

È il 24 marzo 2020, quando il Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il Vescovo Fernando Vérgez Alzaga, L.C., invia a tutte le direzioni dello Stato della Città del Vaticano una lettera (segue foto e trascrizione) con delle disposizioni definendo delle misure restrittive in campo economico, che il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano è costretto ad adottare in tempo di pandemia. Tale disposizione lascia presagire l’arrivo di ulteriori misure “drastiche” nello specifico, drastiche misure che fino ad oggi non sono ancora pervenute ufficialmente.

Stato della Città del Vaticano
Governatorato
24 marzo 2020

All’Ufficio del Cardinale Presidente
Agli Uffici della Segreteria Generale
Ai Signori Direttori
Ai Signori Capi degli Uffici Centrali
Al Direttore Amministrativo della Farmacia Vaticana
Al Direttore della Specola Vaticana

Egregi Direttori e Capi Ufficio,
in una riunione tenutasi il 20 marzo u.s., convocata dall’Ecc.mo Mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, che ha visto la partecipazione dei Superiori del Consiglio per l’Economia, della Segreteria per l’Economia, dell’APSA, della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e del sottoscritto, in qualità di rappresentante del Governatorato dello S.C.V., si sono esaminate le problematiche di natura economica che l’attuale emergenza sanitaria, causata dall’infezione da COVID-19, ha purtroppo fatto emergere. Durante la stessa si è determinato di procedere con alcuni provvedimenti immediati che dovranno essere applicati nel corso di tutto l’anno 2020.
Di seguito si indica che:
– non si procederà a promozioni ed a nuove assunzioni;
– dovrà essere evitato il ricorso a prestazioni di lavoro straordinario, salvo imprescindibili motivi istituzionali;
– sono annullate tutte le trasferte di lavoro anche quelle già programmate ed autorizzate;
– sono sospese l’organizzazione e la partecipazione a Congressi, Convegni, Mostre ed Eventi;
– dovranno essere limitate tutte le attività che prevedono ricorso a consulenza esterna.
Tale disposizioni, che possono apparire severe, sono state prese, in accordo con l’Em.mo Cardinale Presidente, al fine di mitigare, almeno nel breve periodo, il grave impatto economico che sta subendo il Governatorato, evitando nell’immediato ogni ulteriore drastica misura.
Confidando nella massima collaborazione in questo momento di particolare difficoltà, porgo i più cordiali slauti.

+ Fernando Vérgez, L.C.
Segretario Generale

Il quotidiano romano Il Messaggero il 10 aprile 2020, in un articolo a doppia firma di Franca Giansoldati e Umberto Mancini [ Vaticano nei guai finanziari, tagli ai costi e nessun rinnovo a contratti a tempo determinato ], pubblica una lettera del Presidente del Governatorato, il Cardinale Giuseppe Bertello, il quale oltre a citare le misure elencate già presenti nella lettera del 24 marzo u.s. annuncia ulteriori misure restrittive, ma questa volta la presunta lettera in questione non riguarda solamente i dipendenti del Governatorato, bensì comprende anche i dipendenti della Santa Sede e cita anche organismi/enti della curia romana, sulla quale il Governatorato SCV non ha giurisdizione.

Successivamente assistiamo ad un copia incolla a cervello spento. La maestra alla scuola elementare esortava: “Bambini non copiate, perché se sbaglia quello da cui copiate, sbagliate tutti e si capisce da chi avete copiato pure male!”.

Il 10 aprile copiano e incollano l’articolo del Messaggero:
Dagospia: Tempo di vacche magrissime – Il Vaticano, nei guai finanziari per il calo di introiti, è costretto a tagliare i costi – Nessun rinnovo ai contratti a tempo determinato, sforbiciata alle consulenze, blocco assunzioni e promozioni – I dipendenti complessivamente sono poco più di 4 mila e pesano per circa 70 milioni di euro all’anno…
247.libero.it: Vaticano nei guai finanziari, tagli ai costi e nessun rinnovo a contratti a tempo determinato
Il Gazzettino: Vaticano nei guai finanziari, tagli ai costi e nessun rinnovo a contratti a tempo determinato

Il 10 aprile riporta dal Messaggero, indicato come fonte:
Libero: Papa Francesco, Vaticano in crisi: “Serve una drastica riduzione dei costi e la sospensione dei contratti a tempo determinato”

L’11 aprile riporta la notizia, con la prima pagina della lettera del Cardinale Bertello (sempre mancante la seconda pagine della firma), senza indicare la fonte:
Lettera 43: E il Vaticano impugna le sacre forbici

Il 15 aprile riporta la notizie, senza indicare la fonte (indicando come firmatari, non solo il Presidente ma anche il Segretario Generale del Governatorato e di aver “letto in anteprima” la lettera:
Ilfattoquotidiano.it (Francesco Antonio Grana): Coronavirus, le conseguenze economiche della crisi colpiscono anche il Vaticano: ecco il piano di spendig review – 15 aprile 2020

Il 15 aprile riporta la notizie, senza indicare la fonte:
Duc in altum (Aldo Maria Valli): E il coronavirus colpisce anche le casse vaticane. Parola d’ordine: austerità – 15 aprile 2020

Il 15 aprile riporta la notizie, con il link all’articolo del Messaggero:
Radio Spada: Il coronavirus è una bomba sulle finanze vaticane. Card. Bertello: “Serie ripercussioni”

Il 16 aprile riporta la notizia, senza indicare la fonte:
Il Giornale (Fabio Marchese Ragona): La crisi economica bussa anche alla Santa Sede. Operazione risparmio nella Città del Vaticano

Invece, tre testate vicine al Domus Sanctae Marthae, Faro di Roma, Vatican Insider e Avvenire non hanno rilanciato la notizia del Messaggero.

Sotto la nostra lente fino a quel momento non vi è nulla da eccepire, tranne per un piccolissimo, ma non trascurabile particolare: in tutti gli articoli viene dato per scontato, nonché come “fatto avvenuto”, che la presunta lettera “8 aprile” a firma del Cardinale Bertello, indirizzata agli Uffici della Segreteria Generale, ai Direttori e ai Capi degli Uffici Centrali, al Direttore Amministrativo della Farmacia Vaticana e al Direttore della Specola Vaticana, sia stata diramata.

Bene, questa notizia ad oggi (17 aprile 2020) non può essere confermata, in quanto la suddetta lettera su tanto di carta intestata del Presidente del governatorato, numero di protocollo AS/06062/2020 e data dell’8 aprile 2020, nella quale vengono citati impropriamente anche i dipendenti della Santa Sede (che sono fuori dalle proprie competenze) è ancora ferma in porto proprio, come un sommergibile in fase di manutenzione, che galleggia ormeggiato a motori spenti.

La nostra lente evidenzia quindi un fatto insolito, per una lettera di tale levatura: il Presidente del Governatorato SCV ha competenza sui dipendenti del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ma nella presunta lettera “8 aprile”, il Cardinale Bertello cita “tutti coloro che sono al servizio della Santa Sede”, ambito chiaramente di esclusiva competenza del Segretario di Stato.

Dal 24 marzo era già in nostro possesso la lettera a firma del Segretario Generale (riportato sopra), potevamo benissimo pubblicarla, ma non l’abbiamo fatto. Vi state chiedendo perché? Perché il “Blog dell’Editore” di Korazym.org non vuole arrivare per primo senza capirne il motivo. L’editore e il proprio staff cercano sempre di valutare la veridicità di una informazione. Perché a pubblicare una presunta lettera lo possono fare in tanti, ma a valutarne l’autenticità, spiegarne la motivazioni e le dinamiche in pochi riescono a farlo.

A cosa serve essere vaticanisti da doppia spunta blu? A cosa serve definirsi vaticanisti e operare a macchinetta solo con il copia e incolla? Le risposte le troverete nelle chat di gruppo dove giornalisti e operatori della comunicazione seria, per il momento restano in silenzio e osservano, facendosi una idea sempre più chiara di questa “epoca della comunicazione che non comunica” nella quale ci troviamo. Vaticanisti seri presto parleranno e saranno coraggiosamente inesorabili.

A ricevere soffiate sono bravi tutti. A proposito, vale la pena ricordare le soffiate, che per anni arrivarono direttamente dall’Appartamento Pontificio ad un noto vaticanista. La questione ha portato al processo Vatileaks 1 (definizione coniata dall’allora Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I.) con unico arrestato, indagato, accusato, condannato e graziato Paolo Gabriele, l’Aiutante di camera di Sua Santità. E soltanto perché Gianluigi Nuzzi fece l’errore di pubblicare nel suo libro Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI dei documenti, ricevuti con il passo mano, che potevano venire solo ed esclusivamente dalla scrivania del Papa stesso. I veri colpevoli, il noto vaticanista e i suoi sodali, monsignori e cardinali coinvolti non vennero toccati.

Però, tutta la dinamica di una faccenda lunga anni e loro nomi finirono nel voluminoso dossier, che i tre cardinali (Juliàn Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi, aiutati dal segretario Fra Luigi Martignani, OFM Cap) incaricati dell’indagine extra-giudiziario predisposto da Papa Benedetto XVI, che lo consegnò al suo successore e di cui l’opinione pubblica non ha mai saputo niente. Ma non è detto che un giorno non si saprà.

La vera differenza è saper valutare quello che si ha per le mani, altrimenti si fa come per le perle gettate ai porci, con tutto il rispetto per i porci.

È giornalismo pubblicare una presunta lettera senza sapere, ne da dove arriva, ne dove andrà, se ci andrà, ma soprattutto senza sapere se è davvero partita!? No, perché il giornalismo serio non è un “album delle figurine da riempire”. Il giornalismo serio non è una “collezioni di farfalle” appese i un bacheca. Il giornalismo serio è il giornalismo d’inchiesta fatto con il pugno di ferro in guanto di velluto e la capacità di raccogliere elementi sommata alla capacità di “leggere” questi elementi, passarli da persone molte devote e con la particolare devozione alla lente (come lo definì magistralmente Papa Francesco), dargli un significato e spiegarli al mondo. Non basta fare un articolo con una doppia firma da economista vaticanista “last minute”, perché per capire il Vaticano e la Santa Sede, e per saperlo leggere e spiegare, ci vogliono secoli di conoscenza, epoche di esperienza ed ere geologiche di accurata accortezza. Tutto ciò unito agli elementi fondamentali, umiltà e accensione del cervello.

La nostra lente svela, per chi non lo sapesse, che nella Città del Vaticano convivono due “mondi lavorativi”, ben distinti e non sovrapponibili:
– i dipendenti della Santa Sede che rispondono al RGCR, il famoso Regolamento Generale della Curia Romana (che conosco quasi a memoria dopo 30 anni di servizio) e fanno capo al Segretario di Stato di Sua Santità e di conseguenza al Sostituto per gli Affari generale della Prima Sezione della Segreteria di Stato;
– i dipendenti dello Stato della Città del Vaticano che rispondono al Regolamento Generale per il Personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e fanno capo al Presidente del Governatorato S.C.V. e di conseguenza al Segretario Generale.

Sono due mondi vicini e opposti, due mondi con due vertici chiari e distinti, i quali non possono sconfinare in altro campo, che non sia il proprio.

Nella presunta lettera “8 aprile”, il Cardinale Bertello si rivolgerebbe ai dipendenti che prestano la loro opera sia alla Santa Sede sia allo Stato della Città del Vaticano, e questo fatto è un fatto palesemente in contrasto alle competenze della figura del Presidente del Governatorato.

Noi riteniamo che se una lettera porta la firma del Cardinale Bertello, lo stesso possa rivolgersi solo ed esclusivamente ai Dipendenti del Governatorato S.C.V. Se lo stesso scrive una lettera in cui coinvolge la Santa Sede e la Curia romana, delle due l’una, o è un falso o è un enorme abbaglio.

La presunta lettera del Cardinale Bertello datata “8 aprile”, nella quale si parla di Santa Sede e Curia romana è scritta sulla carta intestata del Presidente del Governatorato S.C.V. e porterebbe la sua sola firma (comunque, va rilevato che Il Messaggero pubblica solo la prima pagina, non la seconda, con la firma). Tutto ciò appare come un atto, che non può essere emanato, perché in evidente contrasto di competenze dei ruoli apicali.

Attendiamo da chi ha pubblicato la lettera “8 aprile”, definendola evidentemente veritiera e data per “diramata”, delucidazioni in merito (nonché la secondo pagina). Perché, come ci si esaltava a scuola quando si rispondeva per primi alla maestra, per farsi belli dopo aver imparato la lezione solo a memoria, senza capirne il significato, nello stesso modo da grandi adulti e bamboccioni, si viene sbeffeggiati dai colleghi di penna, quando oggi qualcuno aggiunge una piccola domanda “perché?”, che si sa, è una parolaccia, una parola “oscena”.

E si sa anche che, se non è farina del proprio sacco, la farina che si porta non si sa nemmeno come è fatta e a cosa serve. Perché hai pubblicato quello che hai pubblicato nemmeno tu lo sai e dopo aver preso troppi abbagli, devi solo prendere armi, bagagli e fonti varie e avariate, e allungare la quarantena in isolamento tassativo, con la prerogativa di spegnere i mezzi informatici e accendere il cervello fino a nuova comunicazione.

In conclusione. Ad oggi, 17 aprile 2020 la presunta lettera “8 aprile” non è stata ancora diramata, bensì si ha notizia, che lunedì 20 aprile prossimo verranno aperti nuovamente al pubblico gli esercizi commerciali dello Stato della Città del Vaticano, che svolgono attività presso il Palazzo della ferrovia-Magazzino economato. L’apertura al pubblico avverrà dunque in palese contrasto con quanto afferma la presunta lettera “8 aprile”, pubblicata da Il Messaggero e rilanciata da altri organi di stampa, senza avere conferma dell’avvenuta diramazione ufficiale alle amministrazioni di competenza.

Recita la disposizione di cui abbiamo preso visione: “Da lunedì 20 aprile sarà possibile accedere all’abbigliamento in modo selettivo e contingentato tramite appuntamento da concordare negli orari stabiliti per regolare l’afflusso negli spazi disponibili del titolare di tessera e max un accompagnatore”.

Non viene specificato il motivo della riapertura a lunedì prossimo, ma si capisce che il problema è economico, sia per la vendita delle merci che stazionano sugli scaffali, sia per rendere utile un servizio affinché si capisca che tale servizio serve allo Stato e che quindi servono anche i dipendenti che lo portano avanti.
Papa Francesco aveva già eliminato la vendita delle sigarette e siccome qualcuno pensa che i superiori vogliono prendere la palla al balzo per chiudere i servizi non essenziali, i dipendenti hanno paura di trovarsi senza lavoro con i servizi commerciali, chiusi perché non sono essenziali, cioè perché non sono necessari per il Magistero del Sommo Pontefice.

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