28 agosto 2020 - 13:29

«Mio padre morto di morte naturale, ma è stato classificato come Covid»

La denuncia di un dirigente bancario del Pavese, Alberto Stelluti Scala: «È mancato per consunzione e per altre patologie cardiache e renali, ma non ha mai avuto il Coronavirus. Nè gli è stato fatto il tampone»

di Ferruccio Pinotti

«Mio padre morto di morte naturale, ma è stato classificato come Covid» Da sinistra Alberto Stelluti Scala e il padre Giuseppe, mancato il 24 agosto
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Suo padre è molto anziano ed è morto di morte naturale, senza alcun sintomo di Coronavirus, ma il suo decesso è stato classificato come Covid. La vicenda viene denunciata da un professionista genovese residente nel Pavese, Alberto Stelluti Scala, 60 anni, già dirigente bancario presso la banca Ubs, il quale nei giorni scorsi ha assistito il padre Giuseppe, che a 88 anni è venuto a mancare a Casarza Ligure (Genova) il 24 agosto scorso. Nonostante nei mesi precedenti alla morte non abbia mai esibito i sintomi tipici del coronavirus (febbre, polmonite, perdita dell’olfatto, difficoltà respiratorie) il suo decesso è stato però classificato come dovuto al Covid. Va precisato che nella sua drammaticità la vicenda non è emblematica: numeri alla mano, storie di questo tipo non inficiano le statistiche sui decessi per coronavirus. L’Asl 4 il 31 agosto ha spiegato la procedura, affermando che si tratta di una prassi istituita per l’emergenza Covid che riguarda solo lo smaltimento della salma ma non il conteggio della stessa tra i morti Covid (clicca qui per leggere l’articolo completo).

Il documento

Stelluti Scala ha messo a disposizione del Corriere tutta la documentazione e chiede risposte rispetto ad una procedura che, a suo dire, solleva molti quesiti. «Mio padre si è spento a casa nel suo letto, amorevolmente confortato dai suoi cari, in maniera del tutto naturale e per effetto di un numero consistente di patologie pregresse — spiega Stelluti —. Aveva infatti una situazione cardiaca compromessa che ne aveva determinato l’invalidità al 100%, era un paziente con problemi renali e dializzato e soffriva di altre patologie. Tuttavia non si è mai ammalato di Covid, non ha mai registrato i sintomi tipici ne ha dovuto essere ricoverato per alcuna patologia connessa al coronavirus».

«Mio padre morto di morte naturale, ma è stato classificato come Covid»

Nessun tampone effettuato

Giuseppe Scala infatti non è mai stato sottoposto — nemmeno nella fase più aggressiva del Coronavirus e nonostante l’età avanzata — al test del tampone: «Né il medico di base né altri professionisti che a vario titolo lo seguivano hanno ritenuto necessario praticargli il tampone in quanto mio padre viveva in una situazione controllata, non era esposto al virus e non presentava alcun sintomo di Covid. Aveva semplicemente un cuore che non funzionava più a dovere, al 25% della funzionalità; ed era dializzato». E allora perché quando è morto il suo decesso è stato classificato come dovuto al Covid? «Perché, come recita l‘attestazione della ASL4 (Distretto sociosanitario 16 Liguria, ndr), la cosiddetta Attestazione Covid Salme (ovvero, le Indicazioni emergenziali connesse all’epidemia Covid19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione, ndr), nonostante mio padre non avesse sintomi e non sia stato sottoposto a tampone, la sua morte va considerata di default da attribuirsi al Covid».

La richiesta delle carte

Il professionista ha voluto vederci chiaro: «Ho richiesto copia della Attestazione Covid Salme in questione e vi è scritto, tra le quattro caselle da barrare come causa della morte di mio padre, “indeterminato (salma da considerarsi positiva)”. Più in basso, nelle note, viene riportato quanto segue, come indicazione per il medico che compila e firma: “Nel caso in cui non sia stato eseguito tampone, ma i sintomi siano suggestivi di infezione Covid, la gestione della salma dovrà essere equiparata allo stato di positività: barrare indeterminato”». Il dottor Alberto Stelluti Scala non accetta questo tipo di impostazione e la ritiene lesiva sia della verità che della storia clinica del padre, ma anche gravemente pericolosa in termini di statistiche generali: «Sintomi suggestivi che significa? Ritengo inaccettabile che a priori la morte di un anziano che non recava alcun sintomo di Covid debba essere qualificata e attribuita all’emergenza Coronavirus. Se questo criterio, certificato dalla attestazione in mio possesso, viene applicato ad ogni anziano che ogni giorno si spegne di morte naturale o per diverse morbilità pregresse, ne emergeranno dei dati completamente falsati. Ritengo che questo tipo di procedura sia completamente scorretta sul piano tecnico, su quello formale ma soprattutto su quello sostanziale».

Le obiezioni possibili

Poniamo al dottor Stelluti Scala un’obiezione: come fa in assoluto a escludere che il padre non sia morto di Covid? «Bisognerebbe procedere ad un’autopsia, ma ritengo che costringere il cittadino comune ad effettuare a proprie spese un’autopsia per dimostrare che un proprio congiunto anziano non è morto di Coronavirus sia un’ipotesi aberrante. Visto che mio padre, come riconosce il certificato, non è stato sottoposto a tampone e che non è mai stato affetto da sintomi di Coronavirus, bisogna ritenere che non sia morto a causa del Covid. Quindi questo tipo di attestazione è completamente invalida, come ritengo essere il caso di situazioni simili a questa. La prova del nove di questa mia affermazione è che se davvero erano convinti che mio padre fosse morto di Covid, i sanitari avrebbero potuto fargli il tampone anche da morto, come è stato fatto in altri casi. Invece non si è proceduto e la sua morte figura ora tra i casi di Covid». Perché ha sentito l’esigenza di denunciare alla stampa una vicenda così personale? «Perché ho trovato assurdo e inaccettabile che la morte di mio padre sia stata qualificata come Covid quando invece si è spento in modo del tutto naturale. Se questo criterio viene applicato su vasta scala c’è da preoccuparsi».

La replica dell’Asl4

Il giorno 31 agosto è l’Asl4 ha risposto alle domande del Corriere sul caso. Potete leggere l’articolo completo cliccando qui. In sintesi la risposta è questa: si tratta di una procedura nazionale istituita con i decreti sicurezza, per cui se non c’è certezza della negatività, la salma per ragioni di sicurezza viene sempre e comunque smaltita come se fosse positiva, ma il defunto non rientra tra i morti per il virus.

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