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Cardinal Becciu: "Salvini? Chi invoca i santi e prega deve farlo per il bene di tutti"

Nella sala degli Atti dialogo tra il cardinale e Paolo Rodari sulla "chiesa di Francesco". Dal voto dei cattolici alla Lega al sacerdozio ("Un gay può essere un bravo prete, l'importante è che rispetti il voto di castità), alla pedofilia ("Uno tsunami per la chiesa")

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BOLOGNA - Il cardinale Giovanni Angelo Becciu, arcivescovo e dal 2018 prefetto della Congregazione delle cause dei santi, misura le parole con umiltà e nel farlo espone i fatti senza remore o timori. C'è l'uomo e il suo pensiero personale che si muove dentro i confini estesi della chiesa che rappresenta, la "chiesa di Francesco", tema di uno degli incontri dell'ultima giornata di Repubblica delle idee. La stessa chiesa di cui il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, parla oggi dalle pagine di Repubblica: "Non divideranno i cattolici dal Papa", il titolo in prima pagina. Nell'intervista il presidente della Cei si rivolge a Salvini: "Non basta dirsi credenti per diventare De Gasperi. Accogliere i migranti non è opera pia ma necessità democratica e priorità civile". I cattolici votano Lega? "Significa che è profonda la crisi di altre proposte".

Il cardinale Becciu, numero 3 della Santa Sede, ha tenuto i rapporti tra il Pontefice e la segreteria di Stato. Si è trovato a gestire la rinuncia al concistoro di papa Benedetto XVI. L'intervista a Bassetti è una domanda da affrontare. "Ha ragione" dice Becciu senza scomporsi. "Il cattolico se non è con il Papa, con chi è?". Detto questo, l'affondo: "Salvini tuttavia si presenta come difensore dei valori cattolici, la difesa della famiglia. Si vanta di difendere la famiglia tradizionale, di aver ripristinato i nomi d 'mamma e papà' al posto di genitore uno e due. Così qualcuno si sente rappresentato. È un facile passo mentale da fare, a me non garba però. Uno che invoca i santi e che fa una preghiera, è solo uno che si compromette".

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La Congregazione delle cause dei santi è il dicastero che ha competenza per tutto quello che riguarda la procedura che porta alla beatificazione e alla canonizzazione dei "Servi di Dio" e ha il compito di verificare l'autenticità delle reliquie. Non si invoca il nome dei santi con leggerezza. "Ai bambini insegniamo che quando pregano Gesù sono loro a impegnarsi, loro che devono mettere da parte i soldini, perché poi sta a loro far sì che le preghiere siano forti. Salvini invoca i santi e si compromette, perché se si prega si fa per il bene di tutti, non solo verso qualcuno". I santi non hanno preferenze. 

La politica di papa Francesco ha una visione ampia, larga come il mondo dove si muove. La chiusura, la nazionalizzazione si ferma a un orizzone troppo limitato. "È l'identità che va rispettata, quella sì, se l'Europa vuole intromettersi nella preparazione della pizza o impedire, com'è successo, il nostro utilizzo del latte naturale, allora non va bene. Sono piccoli esempi pratici. Ma noi crediamo nell'ideale dell'Europa unita e mi sembra strano che qualcuno voglia tornare al nazionalisme proprio in questo periodo storico in cui dobbiamo fronteggiare dei colossi come la Cina, o gli Stati Uniti, la Russia, che hanno tutti gli interessi a distruggerla, l'Europa".

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E nel suo baciare rosari e farsi segni della croce, da Matteo Salvini una richiesta d'udienza, come ha detto papa Francesco durante il suo viaggio in Romania, non è mai arrivata. "Una cosa è l'incontro" spiega il cardinale paziente. "Una cosa l'udienza. Il Papa vede per protocollo un capo di Stato e un primo ministro di tutti i Paesi, questo pubblicamente. I segretari di partito non li riceve altrimenti dovrebbe ricevere tutti. Privatamente però può incontrare chiunque. Salvini non so, lo potrebbe anche incontrare".

Eppure oggi nello smarrimento della politica italiana, i cattolici dovrebbero forse tornare a occuparsi di politica più attivamente. Manca l'elemento moderato, ora sono uniti i due estremi, dice Paolo Rodari che conduce l'incontro nella Sala degli Atti di palazzo Re Enzo a Bologna. "Se la politica la intendiamo come forma di impegno verso gli altri, allora è quasi carità. Anche per Francesco è venuto meno il tempo di vivere in maniera separata. Io vedrei necessaria forse più una lobby, una rete di persone che sappia dare buoni consigli per iniziare una stagione migliore", continua il cardinale.

Poi ricorda il giorno delle dimissioni di Benedetto XVI quando l'11 febbraio del 2013 annunciò di rinunciare "al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro". "Quel giorno lo passai bene perché avevo superato il trauma della notizia che mi era stata comunicata mesi prima. E poi gli dovevo preparare la casa, nel massimo segreto. Lì abitavano delle suore e dovevo spiegare all'ingegnere senza dire la verità che l'abitazione doveva cambiare. Dissi una piccola bugia, che serviva a un cardinale presto in pensione. Di quel giorno mi ricordo la telefonata dell'ingegnere, aveva capito. Ricordo anche che mi divertì vedere le reazioni degli altri cardinali, Benedetto aveva parlato in latino e non tutti avevano afferrato quello che diceva. Fu una giornalista dell'Ansa che sapeva il latino a capire. Lei a scriverlo, poi la notizia si è diffusa in un attimo in tutto il mondo".

Benedetto ha detto che lasciava per stanchezza fisica, ma in quel modo, incalza Rodari, rovesciò anche un po' il tavolo, come dire, 'mi chiamo fuori, e azzero tutto'. "Sono dietrologie che non conosco con certezza, quello che so è che il Papa era stato a Cuba e ne era tornato distrutto, doveva partire l'anno dopo per il Brasile: sono certo che quel pensiero lo atterriva, non ce la faceva più. Quando elessero Bergoglio fui sorpresissimo, ma ci avrei scommesso nello stesso tempo. In linea di logica sembrava più che improbabile visto che non era stato scelto nel precedente conclave".

La chiesa di Francesco. Un Papa rivoluzionario? "Rivoluzionario è un po' forte come termine. Una rivoluzione significa mandare tutto all'aria, lui invece ha un modo di governare nuovo ma vuole conservare le tradizioni, la chiesa. Ci ha tolto tanti di quegli orpelli, di quelle regole che ci appesantivano... È un Papa innovatore, questo sì". Un Pontefice che apre all'ascolto, che non si chiude dentro confini di marmo. "Per quanto riguarda l'eucarestia a divorziati risposati, Francesco non ha voluto cambiare la dottrina, due conviventi di per sé non sono in grazia di Dio e quindi non si possono avvicinare ai sacramenti. Questo resta ma Francesco ci invita anche a non pensare che leggi della chiesa siano delle applicazioni matematiche fredde, statiche. Bisogna applicare la legge, con coerenza ma al vissuto della persona, che non è qualcosa di astratto, una donna abbandonata dal marito che si rifà una vita e vorrebbe riavvicinarsi alla chiesa, perché non potrebbe farlo? Davanti a questa donna che piange, bisogna tendere una mano. E Bergoglio è elastico, applica le regole caso per caso. L'uomo non è per il sabato ma il sabato è per l'uomo".

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Che sia criticato non è una novità. "No, niente di nuovo sotto il cielo. Quando fu eletto Pio IX ci fu un grande applauso, perché si pensava avrebbe favorito l'unità d'Italia, poi quando morì gli antipapisti volevano gettare il cadavere nel Tevere. Ecco, in questo caso siamo al massimo, ma le critiche ci sono sempre state. Paolo VI fu criticato perché aveva deciso che i cardinali a ottant'anni dovessero lasciare senza poter entrare nel conclave. Oggi ci sono i social, così se da una parte possiamo incontravi tutti, andiamo anche incontro a più critiche. Con internet, i tweet, i blog, ci attaccano da più parti, ma questa pressione è più nel web che nella realtà. Quando il Papa viaggia, dovunque incontri persone è sempre amato, ben accolto, applaudito".

Francesco l'innovatore che non giudica "se un prete è gay, dice 'chi sono io per giudicare'. Essere gay non è un peccato, ma più  che un'approvazione del mondo gay si tratta di rispetto, si può essere gay e vivere da bravo sacerdote. L'importante è rispettare il voto di castità, perché quella è la vera scelta": Una scelta che viene legata alle accuse di pedofilia molto spesso. "Quella questione è uno tsunami che è capitato alla chiesa, in tutto il mondo, un flagello che ha toccato ogni paese. Nel summit ci siamo decisi a essere più severi nella valutazione dei candidati al sarcerdozio. Dobbiamo preoccuparci delle vittime, prima e più di tutto. È stato un dramma che abbiamo vissuto, la cosa più grave che ci potesse capitare".