Il Nobel per la fisica 2020 è andato ai buchi neri

Il premio Nobel per la fisica 2020 va a Roger Penrose per la scoperta che la formazione dei buchi neri è una conseguenza della relatività, oltre che a Reinhard Genzel e Andrea Ghez per la scoperta di un oggetto supermassiccio al centro della nostra galassia

Illustrazione di un buco nero 'visto' da un pianeta (foto: Mark Garlick/Science Photo Library)

L'Accademia reale svedese delle scienze nel 2020 ha scelto di dare il premio Nobel per la fisica ai* "più oscuri segreti dell'universo"* a Roger Penrose, Reinhard Genzel e alla fisica Andrea Ghez. Il premio va per metà a Penrose, "per la scoperta che la formazione dei buchi neri è una predizione robusta della teoria della relatività generale" e per l'altra metà a Genzel e** Ghez**,** "per la scoperta di un oggetto supermassiccio compatto al centro della nostra galassia", un buco nero. Insomma, quest'anno trionfano i buchi neri, "uno dei fenomeni più esotici dell'universo", come scrive l'Accademia.

I premi Nobel per la fisica 2020 (foto: © Nobel Media)

Dopo il premio Nobel per la medicina 2020, assegnato ieri 5 ottobre 2020 agli scopritori del virus dell'epatite C, oggi 6 ottobre è il turno della fisica. L'anno scorso il Nobel per la fisica è andato all'astronomia e in particolare ha premiato tre fisici (James Peebles, e a Michel Mayor e Didier Queloz) cacciatori di esopianeti, che hanno scoperto un esopianeta che orbita intorno a una stella simile al Sole. Quest'anno l'universo è di nuovo al centro del premio e fa il bis con i buchi neri.

Ma la settimana delle onorificenze mondiali non finisce qui: domani mercoledì 7 ottobre verrà attribuito il premio Nobel per la chimica, giovedì il Nobel per la letteratura, venerdì quello per la pace e lunedì prossimo (12 ottobre 2020) per l’economia.

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La scoperta di Penrose

Metà del premio va a Roger Penrose, fisico inglese che ha dedicato la vita alla fisica, dalla meccanica quantistica alla cosmologia, con un particolare interesse verso i buchi neri, oggi professore emerito di matematica all'università di Oxford. Penrose ha utilizzato ingegnosi metodi matematici per dimostrare che i buchi neri sono una diretta conseguenza della teoria della relatività generale di Albert Einstein. Lo stesso Einstein non credeva che i buchi neri, oggetti che catturano sia la materia sia la radiazione e da cui non può sfuggire nulla, esistessero davvero.

La scoperta di Genzel e Ghez

Reinhard Genzel, direttore del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics in Germania e professore all'università della California a Berkeley, e Andrea Ghez, la quarta donna a vincere il Nobel per la fisica, professore all'università della California a Los Angeles, sono entrambi a capo di due gruppi di ricerca sui buchi neri. A partire dagli anni '90 si sono concentrati sulla regione al centro della nostra galassia, chiamata Sagittarius A*. Con i telescopi più grandi al mondo, e sviluppando metodi per eliminare le interferenze dovute a gas e polveri interstellari, sono riusciti a studiare il nucleo della Via Lattea. E hanno fornito prove convincenti, basate sulle loro dettagliate osservazioni, della presenza di un oggetto supermassiccio e compatto, un buco nero gigantesco e invisibile, che traina i movimenti delle stelle a velocità vertiginose. Prove di oggetti supermassicci di questo genere ci sono arrivate anche recentemente, con la prima immagine di un buco nero, al centro della galassia Messier 87.

Da Einstein alle donne premi Nobel per la fisica

Nella giornata dedicata al premio Nobel per la fisica, l'Accademia reale delle scienze svedese non manca di ricordare alcuni Nobel celebri. Fra questi trionfa Albert Einstein, padre della teoria della relatività, Nobel per la fisica nel 1921 "per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico". Questo effetto è alla base della teoria dei quanti e un pilastro per la meccanica quantistica, che, insieme alla teoria della relatività, sempre formulata da Einstein, ha aperto le porte alla fisica moderna.

Ma come testimonia il Nobel di oggi, non solo gli uomini vincono questa onorificenza, ma anche qualche donna - e la minore percentuale di donne è dovuta al fatto che ancora oggi, ai giorni nostri, le scienziate sono solo il 30% del totale dei ricercatori, secondo un recente rapporto dell'Onu. La prima a vincere il Nobel per la fisica, nel 1903, è Marie Curie, che ha preso il riconoscimento insieme al marito Pierre Curie e ad Antoine Henri Becquerel, per i suoi studi sulle radiazioni. Ma Marie Curie non si fa mancare un secondo premio: nel 1911 viene insignita del premio Nobel per la chimica per la sua scoperta del radio e del polonio, ed è l'unica donna ad aver vinto il premio in due distinti campi scientifici (in tutto i vincitori di due Nobel sono solo 4).

La seconda, dopo Marie Curie, è Maria Goeppert-Mayer, che ha ricevuto il Nobel per la fisica nel 1963, conquistato insieme a Eugene Wigner e J. Hans D. Jensen. Il premio è legato al* modello a guscio (shell) del nucleo atomico*, centrale nella fisica nucleare per lo studio e la rappresentazione del nucleo degli atomi. La terza donna a ricevere il Nobel per la fisica, nel 2018, è Donna Strickland insieme a** **Arthur Ashkin e Gérard Mourou per i loro studi sulla fisica dei laser. La quarta e ultima è Andrea Ghez, la fisica vincitrice del Nobel 2020.