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L'obolo di Bergoglio ai trans. E la riabilitazione dal marciapiede?

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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“Muchas gracias, Papa Francisco. Dios te bendiga, gracias por todos”. Queste le parole commoventi con cui un gruppo di trans sudamericani ha ringraziato papa Francesco. L’emergenza Covid ha messo in seria difficoltà anche queste/i sventurate/i.

Il litorale romano, dopo lo scoppio dell’epidemia, si è svuotato e loro si sono dovuti rivolgere alla parrocchia della Beata Vergine Immacolata di Torvaianica.

Il parroco, Don Andrea Conocchia, ha chiamato lo zelante elemosiniere di Bergoglio, il cardinale Konrad Krajewski, che ha subito aperto i cordoni della borsa per saldare loro bollette, affitti, e comprare generi di prima necessità.

Krajewski è già noto alle cronache per aver riattaccato la corrente a un palazzo occupato, a Roma, che durante l’ultimo Capodanno è stato protagonista di risse, pericolosi incidenti e dove circolano, da anni, droga e alcol senza regole.

Certamente, l’aiuto immediato verso le persone disgraziate è doveroso per un cristiano.

Una prima domanda sorge spontanea: quindi si deve ritenere l’Elemosineria di Papa Francesco a disposizione anche per quei cittadini italiani, onesti, magari con una famiglia numerosa, che sono nelle medesime, tragiche difficoltà.

Siamo certi di sì, dato sono tutte creature di Dio, giusto? (L’appellativo “figli” spetta, infatti, solo ai battezzati).

No, perché a questo punto ci sarebbe un eccellente musicista cattolico padre di 5 figli che ha perso il lavoro per il Covid, è disperato e non sa più come mettere insieme il pranzo con la cena. Ci permetteremmo di indirizzarlo.

Tornando a bomba, è notorio come Gesù avvicinasse tutti, ricchi e poveri, persino le prostitute e difendesse le adultere dalle lapidazioni degli ebrei.

Ma, (e qui c’è un “ma” grosso come una casa) Cristo raccomandava alle peccatrici: “VA' E NON PECCARE PIU'”.

Ora, qui nessuno di noi sa con quale libertà e responsabilità personale queste persone abbiano intrapreso la strada del marciapiede, ma è pacifico come, stando almeno ai dettami della fede cattolica, prostituirsi, per giunta “con pratiche disordinate”, come recita il Catechismo, non dovrebbe essere esattamente un toccasana per l’anima. Lo scrive la Chiesa, non lo diciamo noi.

Quindi, per adesso, il sussidio fornito ai “sex worker” consentirà loro, de facto, di tirare avanti in attesa della “riapertura delle attività”, come se fossero dei parrucchieri o dei falegnami.

Non sarebbe stata, piuttosto, una buona occasione per accogliere queste persone nelle strutture per la riabilitazione dalla prostituzione? A volte, persino nelle disgrazie, ripetono spesso i sacerdoti, vi è nascosto il germe della Grazia divina.

Esiste una stupenda associazione fondata da don Oreste Benzi, la Comunità Giovanni XXIII, che si occupa anche specificatamente delle prostitute.

Si sarebbe potuto mettere tutti al sicuro, protetti, finalmente lontani dai loro sfruttatori, dai rischi e dall’orrore della strada. E magari anche senza risalto mediatico, per fare le cose a puntino, “come da libretta”.

Grazie persino all’accidente del Covid, si poteva prospettare un nuovo futuro, un aiuto vero e forse la completa conversione per queste persone.

Se la beneficenza è lasciata così, come un obolo una tantum, il rischio è che risulti solo un gesto di facile propaganda. Non è un caso che la comunità Lgbt, ha infatti ha subito cavalcato la notizia legittimando in qualche modo la “professione” e riportando le parole di Krajewski: “ Un gesto che mostra ancora una volta come, per il Papa, a contare siano la persone: guarda ai sostantivi e non agli aggettivi. E che ricorda a noi preti come il cuore del messaggio evangelico sia la misericordia”.

Questo “misericordismo” ossessivo sembra più che altro una carità senza verità né giustizia, che mantiene nel degrado e nell'illegalità (oltre che nel peccato, per i credenti), invece di sanare, riabilitare e convertire. Staremo a vedere: per ora, i risultati di Krajewski sono noti: nel palazzo occupato da lui rielettrificato, nulla è cambiato. O meglio: adesso gli okkupanti possono fare i rave party nella notte di Capodanno e sporzionare la droga anche nelle ore serali.

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