Come ti stronco la carriera

Lui è sotto processo. Il suo libro è all'indice. Ma i veri sconfitti sono i monsignori arrampicatori. Ecco i nomi

di Sandro Magister
Ci sono voluti quattro mesi, ma alla fine il libro "Via col vento in Vaticano" (di cui "L'Espresso" ha parlato nel marzo scorso) un bel botto l'ha fatto, come promesso dal nome del suo editore, Kaos. Il 16 luglio, il suo autore non più anonimo dovrà comparire a discolparsi davanti alla sacra romana rota. Si chiama Luigi Marinelli, è nato 77 anni fa in quel di Cerignola, ha passato mezza vita in curia e adesso è in pensione col titolo di protonotario apostolico. Ma molto più inquieti di lui sono i monsignori, i vescovi, gli arcivescovi e i cardinali dei quali il libro ha messo in piazza i peccati.

Da provetti curiali erano riusciti a incassare il colpo senza reagire, quando il libro uscì a febbraio, e anche a far star zitti quasi tutti i giornali. E infatti il libro sparì subito dai banchi. Ma poi il parente di un monsignore defunto, Mario Brini, uno dei più messi alla gogna, ha sporto denuncia e il tribunale interno vaticano s'è visto obbligato a procedere. Ha convocato a giudizio l'unico autore confesso dell'opera, il Marinelli, e gli ha ingiunto in via preventiva di procedere alla "sequestratio" delle copie ancora in circolazione. Col risultato opposto che queste, invece che al macero, ora vanno più che mai a ruba, soprattutto in Vaticano. Con gran giubilo del titolare di Kaos, Lorenzo Ruggero, editore specializzato in pamphlet anticlericali.

Contro i preti, in effetti, "Via col vento in Vaticano" ne dice di tutti i colori. È una collezione di aneddoti piccanti. Storie di carriere, di arrivismi, di avventure amorose. Spesso raccontate tacendo i nomi dei protagonisti, ma con l'accortezza di renderli riconoscibilissimi dagli intenditori. Tutte storie vere? In Vaticano non hanno dubbi. Circola ormai la battuta: «In questo libro il 30 per cento può essere vero, ma il 70 per cento è verissimo». Gli errori di fatto che gli esperti hanno sinora individuato nelle 300 pagine del volume sono proprio pochi. Certamente apocrifa, ad esempio, è una lettera data per scritta dal cardinale Achille Silvestrini, con giudizi livorosi sul porporato spagnolo Eduardo Martinez Somalo, nel pieno del duello tra i due per la successione a segretario di Stato.

Un altro errorino è stato pescato a proposito di un azzimato prelato olandese, figlio di diplomatici. Il libro racconta che costui fu colto in flagrante una notte dalla polizia italiana dalle parti del Circo Massimo, «in atteggiamento semiadamitico dentro una fuoriserie in compagnia di un giovane», e fu poi ugualmente promosso a un'importante carica curiale. Non però «ad arcivescovo», come invece si asserisce nel libro e come ormai, dopo questo libro, non accadrà più.

Ma l'inesattezza più grossa è quella che riguarda il cardinale Pio Laghi. "Via col vento in Vaticano" racconta che, quand'era delegato apostolico a Gerusalemme, fu promosso nunzio e spedito in 24 ore in Argentina perché sorpreso dai servizi segreti israeliani «in cordiale relazione con una suora in servizio presso la delegazione». In realtà il colpevole di quella défaillance non fu Laghi, che rimase altri sei mesi a Gerusalemme prima d'andare a Buenos Aires, ma uno dei suoi due segretari.

Le sbandate amorose, sia etero che omosessuali, sono uno dei "topos" più ricorrenti. Ma se le racconta, è perché il libro vuole avvalorare una tesi: mostrare che di norma, in Vaticano, il reo in queste materie viene premiato invece che punito. O, in altre parole: viene promosso per essere rimosso. Come quel vescovo d'una diocesi delle Marche processato in foro civile per abuso sessuale su un giovane, trasferito in Vaticano in carica di prestigio. Oppure, con tragitto a rovescio, come quel monsignore di curia che invaghitosi a Roma di una suora dopo l'altra (l'ultima se la portò fin in Kenya in missione), è stato alla fine sistemato come vescovo in una bella diocesi della Campania con vista mare.

Ma ancor più clamoroso è il caso di un importante prelato americano. Insignito anni fa in curia di una carica chiave, ma «molto chiacchierato per il disbrigo, a suo dire, di certe pratiche di lavoro straordinario in compagnia di qualche bel giovane», è oggi arcivescovo di una diocesi di prima grandezza negli Stati Uniti.

Il leitmotiv del libro è la denuncia del carrierismo, dei clan, delle promozioni non per meriti ma per servitù. Una delle più sbalorditive arrampicate di successo che "Via col vento in Vaticano" mette alla berlina è quella dell'attuale arcivescovo di Palermo, il salentino Salvatore De Giorgi. Prefetto di camerata quand'era in seminario, segretario del vescovo quand'era giovane prete, consacrato lui stesso vescovo a soli 43 anni, prima come ausiliare e poi come titolare a Oria, promosso tre anni dopo a Foggia, promosso sei anni dopo a Taranto, promosso tre anni dopo ad assistente nazionale dell'Azione cattolica, promosso sei anni dopo a Palermo, promosso due anni dopo cardinale. Gli manca solo d'essere promosso papa. Perché intanto papabile s'è già autopromosso lui.

Peccato però che a De Giorgi e a quelli come lui "Via col vento in Vaticano" abbia giocato un brutto tiro. Anche perché il libro ha trovato inattesi alleati. Dopo la sua uscita, due cardinali di peso (di cui il libro medesimo non fa parola) hanno mostrato di condividerne la sostanza: sono intervenuti a chiedere che il Vaticano dia un taglio alle promozioni facili. Il primo di questi cardinali è stato Vincenzo Fagiolo, canonista di fama, con un articolo sull'"Osservatore Romano" del 27 marzo. Il secondo Bernardin Gantin, per 15 anni alla testa della potentissima congregazione per i vescovi, con un'intervista a "30 Giorni", la rivista diretta da Giulio Andreotti. Entrambi hanno sostenuto che «un vescovo, una volta nominato in una determinata sede, in linea di principio deve rimanervi per sempre» e non usarla come trampolino per traguardi più alti e ambiziosi. Gantin ha aggiunto: «Spero che questa norma entri nel diritto canonico. Altrimenti si rischia di dare ulteriore materiale per libri scandalistici».



E infatti, i peggiori travasi di bile, il libro di monsignor Marinelli li ha fatti venire a quei prelati in carriera che, viste messe in piazza le loro ambizioni, proprio per questo adesso temono di vederle svanire. Uno dei più inviperiti è Claudio Gugerotti, numero tre della congregazione per le Chiese orientali. "Via col vento in Vaticano" ne decanta in lungo e in largo le doti di arrampicatore, chiamandolo sempre, invece che per nome, col nomignolo di «Stambecco». E mostrando come l'intera sua scalata sia solo frutto dei servigi prestati al suo cardinale protettore, Silvestrini. Il guaio è che proprio quest'anno Gugerotti aveva in programma un altro grosso salto all'in su: ad arcivescovo e a numero due della congregazione, al posto dell'ucraino Miroslav Stefan Marusyn, giunto ai 75 anni che sono in curia l'età della pensione. Salto ora divenuto per lui molto più difficile, quasi proibitivo.

Un altro che s'è infiammato d'ira alla lettura del libro è l'americano Justin Francis Rigali. È arcivescovo di Saint Louis. Ha ottenuto che il papa facesse tappa nella sua diocesi in aggiunta al recente viaggio in Messico. Aspira a esser fatto cardinale e soprattutto a esser promosso a New York o a Washington, sedi prestigiose i cui titolari hanno passato entrambi i 75 anni. Ma ora che è stato sbeffeggiato in pubblico da "Via col vento in Vaticano", anche per lui tutto diventa più arduo. «Ho scritto queste pagine in ginocchio, come in preghiera», dice monsignor Marinelli. Ma in ginocchio ha messo piuttosto tante carriere.



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8.7.1999 

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