Ratzinger: chi vuole liquidare Satana?

 Premessa: dopo le recenti e gravi affermazioni del preposto dei gesuiti sulla presunta “inesistenza” del Demonio, vedi qui, e la brillante risposta di mons. Antonio Livi: Eresie moderne: Il diavolo “veste” Padre Sosa; e dopo anche le sue affermazioni, sempre di Sosa che non sapremmo neppure cosa avrebbe detto davvero Gesù, dal momento che ai suoi tempi “non esistevano i registratori” (sic!) e la chiarissima risposta sempre di mons. Antonio Livi, vedi qui: Gesù (non) dixit Il gesuita che offende Cristo,  vi offriamo e vi proponiamo un inedito dell’allora Ratzinger in una confutazione a chi già, negli anni ’70, accusava Paolo VI e la Chiesa di “credere troppo nella presenza fisica del demonio”…

  • cliccare qui per apprendere le eresie di Arturo Sosa e dei gesuiti Modernisti.


AGGIORNAMENTO dopo le recenti affermazioni, aggravate, da parte di Arturo Sosa – agosto 2019 – leggi qui.

Qui il video con il testo (sotto) di Ratzinger:

Qui invece il video e testo, di Benedetto XVI aprile 2019: ATTENZIONE Benedetto XVI denuncia la grave crisi nella Chiesa  —  qui invece la recente risposta di Benedetto XVI ai suoi critici, di Stefano Fontana.


Liquidazione del diavolo? (*)

Il vangelo della prima domenica di Quaresima, che riferisce la tentazione di Gesù ad opera di «Satana», dà occasione di anno in anno di meditare su quella misteriosa potenza, che si nasconde dietro il nome di «Satana». Un ulteriore impulso a questo problema venne alcuni anni fa da Tubinga; nel 1969 Herbert Haag, professore di Antico Testamento, vi aveva pubblicato un libretto con il significativo titolo di La liquidazione del diavolo?; questo libretto culmina nella frase: «Noi abbiamo già compreso che nel Nuovo Testamento il concetto di ‘diavolo’ sta semplicemente al posto del concetto di ‘peccato’» (p. 52). Al papa, che aveva sottolineato la reale esistenza di Satana e si era dichiarato contrario alla sua dissoluzione in qualcosa di astratto, Haag ha di recente rimproverato di ricadere nella visione del mondo giudaica dei primi tempi; Paolo VI farebbe confusione, nella Sacra Scrittura, tra visione del mondo ed espressione della fede.

Cosa si può dire di ciò? È importante qui, anzitutto, una precisazione metodologica. Neppure Haag può negare che nel Nuovo Testamento Satana e i demoni giochino un ruolo importante. Non può contestare nemmeno il fatto che nel Nuovo Testamento il termine «diavolo» non rappresenta affatto un sinonimo di peccato, ma allude ad una potenza esistente; l’uomo è abbandonato ad essa e ne viene liberato per opera di Cristo, perché solo lui, nella sua qualità di «più forte» può legare l’uomo «forte» (Lc. 11,22; cfr. Mc. 3,27). La supposizione che si avrebbe conosciuto la possibilità di sostituire diavolo con peccato sorge in Haag per via induttiva, senza un vero e proprio fondamento; il «fondamento» si nasconde in una formulazione, che per la sua ovvietà potrebbe indurre a rinunciare ad un esame più preciso: «Nel significato delle forme di pensiero giudaiche di allora il diavolo appare nel Nuovo Testamento come l’esponente del male. Gesù e gli apostoli si muovono entro queste forme di pensiero allo stesso modo del loro ambiente» (p. 47). Qui si ammette — come il testo afferma indiscutibilmente — che Gesù e gli apostoli fossero convinti dell’esistenza di potenze demoniache; nello stesso tempo, però, si presuppone come del tutto evidente che essi fossero vittime «delle forme di pensiero giudaiche di allora». Da qui non è difficile derivare la conclusione seguente, che cioè «questa concezione non è più conciliabile con la nostra immagine del mondo» (p. 27).

Ciò significa che il motivo per il «commiato dal diavolo» non poggia sulle affermazioni bibliche, le quali sostengono il contrario, ma sulla nostra visione del mondo, con la quale esso sarebbe «inconciliabile». In altre parole, Haag congeda il diavolo non come esegeta, come interprete della Scrittura, ma come persona del nostro tempo, che ritiene improponibile l’esistenza di un diavolo. L’autorità in forza della quale egli asserisce il suo giudizio non è, dunque, quella di interprete della Bibbia, ma la visione del mondo a lui contemporanea.

(in un altro passaggio Ratzinger sottolinea anche la pericolosità del pensiero errato di Haag quando afferma che Gesù stesso, con i suoi discepoli “sarebbe stato vittima «delle forme di pensiero giudaiche di allora», affermando così che lo stesso Cristo non sarebbe stato in grado di distinguere il vero dal falso, contravvenendo a ciò che disse proprio di sé stesso «Io sono la Via, la Verità e la vita…». Ratzinger afferma come questo pensiero sia stato piuttosto assorbito dalla teologia e dall’esegesi modernista del nostro tempo, atta ad eliminare non solo il Demonio in questo suo “essere creatura reale e concreta” che induce al male e contro la quale l’uomo deve lottare – convertendosi al Cristo – ma a mettere in dubbio fin anche l’esistenza del Verbo Incarnato in quanto Persona e Dio allo stesso tempo, mettendo in dubbio ciò che ha detto ed insegnato, per essere interpretato a seconda delle mode del tempo. Inoltre, rifletteva Ratzinger, se si dovesse affermare che il Demonio non esiste ci dovremo subito chiedere “chi andò dalla Vergine Maria ad annunciarle l’Incarnazione divina?“, rimettendo in discussione ciò che invece i Padri hanno risolto da tempo e che è diventata la dottrina della Chiesa sugli Angeli, gli Arcangeli, su San Michele vincitore della grande battaglia finale, tutta l’escatologia verrebbe rimessa in discussione. Dovremo piuttosto chiederci che cosa si nasconde dietro questi rimaneggiamenti della dottrina cattolica? –  In tal senso ci sembra davvero indicativo delle stesse farneticazioni espresse oggi dal capo dei gesuiti Sosa, sopra riportate).

Si potrebbe pensare di aver così eliminato il problema, perché è chiaro ormai che Haag giudica quello che è «conciliabile» con il pensiero moderno, contro il testo della Bibbia, sulla base della sua concezione. Ma la questione non è così semplice perché, in realtà, ci sono delle espressioni nella Bibbia, che non si possono reputare come testimonianza della fede, ma devono venir considerate come struttura della visione del mondo, nella quale quell’idea particolare si esprime. Questo vale ad esempio per la visione del mondo geo-centrica, che venne difesa in un primo momento, contro Copernico e Galilei, come dottrina biblica, finché si riconobbe che la Bibbia non è competente per problemi di astronomia; ciò vale per l’interrogativo sull’origine del mondo; per un certo tempo si volle vederla descritta letteralmente nel primo capitolo della Genesi, finché si ritrovò la strada per dar ragione di nuovo alla chiesa antica nell’ammettere che qui si tratta di affermazioni della potenza di Dio e del compito dell’uomo, ma non di informazioni scientifiche.

Si dovrà dichiarare pure che non è affatto sempre chiaro fin dove arrivi l’affermazione di fede della Bibbia e cosa sia soltanto una strumentalizzazione del suo tema peculiare, determinata dal tempo. Nel medioevo l’idea della terra come centro dell’universo si era fusa così strettamente con la fede nell’incarnazione di Dio, con la speranza in un nuovo cielo e una nuova terra, che la visione del mondo eliocentrica apparve come un attacco al nucleo stesso della fede. Perché Dio infatti dovrebbe essersi fatto uomo su un pianeta privo di importanza dal punto di vista astronomico, posto in mezzo ad un gigantesco universo? La decisiva azione salvifica non era stata privata di una degna sede? Solo con una faticosa lotta si potè arrivare a capire cosa è necessario, e cosa non lo è, per credere nella «discesa» di Dio.

Per questo parla a sfavore di Haag la semplicità con cui egli stabilisce ciò che è conciliabile o meno con la visione moderna del mondo; parla contro di lui la falsa pretesa di decidere in qualità di esegeta, benché egli parli come filosofo e la sua unica filosofia consista evidentemente in una irriflessiva modernità. Ma non è ancora stato deciso in senso univoco il problema se qui, forse, non ci si trovi realmente davanti solo ad un modo di vedere determinato dalla visione del mondo, il cui contenuto reale si debba separare dalla forma.

Sorge perciò l’interrogativo: come si può chiarire ciò? Come si può evitare che vengano qui ripetuti degli scontri falsi e dannosi come la disputa con Galileo? Come si può impedire, viceversa, che la modernità venga amputata per amore della fede stessa? Anche questo è accaduto, da Reimarus fino ai cristiani tedeschi del Terzo Reich; nel mettere in guardia da nuovi casi Galileo, si tace in genere su questo fatto, benché gli effetti di cristianesimi (generalmente protestanti) così conformistici fossero probabilmente molto più catastrofici del processo a Galilei, che non fu soltanto un prodotto dell’ostinatezza ecclesiastica, ma la lotta di un’intera società, la quale doveva imparare a superare la scossa ricevuta dai principi spirituali della storia fin’allora vissuta ed a distinguere di nuovo, nel cambiamento dei tempi, tra «stelle fisse» e «pianeti», tra orientamento persistente e movimento transitorio.

Non esistono criteri che si possano impiegare subito, e senza tema d’errare, in ogni caso che si presenti; il tracciare dei confini rimane un compito, che richiede anche un continuo sforzo spirituale; si potrà comprendere così una lotta per i confini della fede, finché, per un verso, rimane la disponibilità alla correzione sulla base di un sapere dimostrato e, dall’altra parte, si riconosce che una fede può venir realizzata soltanto nella fede comune con la chiesa; quello che di volta in volta viene considerato sostenibile o meno, non è soggetto alle disposizioni di decisioni private. Anche se non esiste criterio alcuno, che in tutti i singoli casi indichi automaticamente, volta per volta, dove termina la fede e dove inizia la visione del mondo, esistono tuttavia una serie di aiuti per giudicare, i quali indicano la strada da seguire nella ricerca di delucidazioni. Io ne nomino quattro.

Un primo criterio deriva dal rapporto dei due Testamenti.

La Bibbia non esiste in uniformità, ma nell’accordo tra Antico e Nuovo Testamento, che nel loro porsi di fronte e nella loro unità si commentano a vicenda. Si deve affermare anzitutto che l’Antico Testamento ha valore soltanto in unione col Nuovo, sotto i suoi segni, per mezzo della sua rapportabilità, come pure che il Nuovo Testamento dischiude il suo contenuto solo grazie al suo continuo riferirsi all’Antico. Questo dato di fatto è generalmente riconosciuto per quanto riguarda le prescrizioni legislative dell’Antico Testamento; esse non hanno valore di legge nella loro letteralità, ma valgono in quanto sono una parte della storia che porta a Cristo, che è terminata in lui. La stessa regola di base, che Paolo ha chiaramente formulato per la questione della legge, determina in generale la relazione dei Testamenti. Se nell’ultimo secolo la si avesse avuta così chiaramente davanti agli occhi come l’ebbero i padri della chiesa, si sarebbe evitata tutta la disputa sul racconto della creazione. In base ad essa, infatti, il racconto della creazione della Genesi non ha valore diretto, come testo veterotestamentario, nella sua nuda letteralità, ma in quanto viene accolto nella prospettiva del Nuovo Testamento, nell’ambito della cristologia. Se si usa questo criterio, si vede che Gv.1,1 è l’assunzione neotestamentaria del testo della Genesi, la cui vivace descrizione viene riassunta nell’unica affermazione: in principio era il Verbo. Tutto il       resto viene così rimandato nel mondo delle immagini. Ciò che rimane è la provenienza della creazione dalla parola, la quale si rispecchia nell’Antico Testamento in molte parole.

Che senso ha questo criterio per le nostre questioni? Chi lo usa va incontro ad un risultato sconcertante. Mentre noi nel problema della creazione e nella questione della legge trovavamo, nel porre il Nuovo Testamento di fronte all’Antico, la tendenza alla concentrazione, al riassunto in un semplice punto centrale, qui appare esattamente il contrario, la tendenza cioè all’espansione; la presentazione di potenze demoniache appare nell’Antico Testamento soltanto gradualmente; nella vita di Gesù invece possiede un peso incredibile, che rimane immutato in Paolo e si mantiene fino agli ultimi scritti del Nuovo Testamento, nelle lettere della prigionia e nel vangelo di Giovanni. Questo processo di intensificazione, di estrema cristallizzazione del demoniaco — che avviene nel passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento, proprio in contrapposizione alla figura di Gesù — e la persistenza del tema nell’intera testimonianza neotestamentaria possiedono una notevole forza espressiva.

A partire da qui si potrà dire che nella storia iniziale della fede veterotestamentaria l’affermazione di potenze demoniache doveva rimanere in disparte, perché si doveva far accettare, in primo luogo, contro ogni dualità, la fede nel Dio uno ed unico. In un ambiente saturo di dei, che osservava incerto i cambiamenti tra dei buoni e cattivi, il richiamo a Satana avrebbe tolto la sua chiarezza alla decisiva professione religiosa. Solo quando la tesi dell’unico Dio, con tutte le sue conseguenze, era divenuta possesso imperturbabile di Israele, fu possibile allargare lo sguardo a delle potenze che superavano la dimensione dell’uomo, senza poter mettere in discussione Dio, nella sua unicità. Questo processo storico rimane importante in quanto anche oggi dà un parere vincolante sull’ordine gerarchico della conoscenza di fede.

Al primissimo posto sta l’essere Dio di Dio, la sua unicità. La fede cristiana va verso Dio e, a partire da lui, vede il mondo; il cristiano, come dice Gregorio di Nissa a proposito del libro di Qohelet (2,14), ha i suoi occhi nella testa, cioè in alto, non in basso. Egli sa che colui che teme Dio non deve temere niente e nessuno e il timore di Dio è fede, qualcosa di molto diverso da un timore servile, da una paura dei demoni. Ma esso è anche qualcosa di molto diverso da un coraggio millantatore, che non vuol vedere la serietà della realtà. È proprio del vero coraggio non nascondersi le dimensioni del pericolo, ma essere in grado di percepire la realtà nel suo insieme. E ciò chiarifica anche il fenomeno dell’intensificazione: quanto più l’uomo sta dalla parte di Dio, tanto più egli diventa realistico; quanto più chiari si mostrano i confini della realtà, tanto più chiara diventa anche la contrapposizione a ciò che e santo: le belle maschere del demonio non ingannano più colui che le osserva partendo da Dio.

Questo porta già ad un secondo criterio. Si deve indagare di volta in volta in quale rapporto sta un’asserzione con la realizzazione interiore della fede e della vita del credente. Delle affermazioni che rimangono soltanto modi di vedere teoretici, ma non entrano nel vero e proprio svolgersi dell’esistenza, in via normale non potranno venir annoverate tra ciò che è essenzialmente cristiano. Viceversa ciò che non si presenta come un puro modo di vedere teoretico, ma sta nello spazio dell’esperienza di fede, appare nella vita di fede come dato dell’esperienza, ha una posizione del tutto diversa. L’idea del sorgere e del tramontare del sole, della posizione centrale della terra, poteva essere quindi un modo di vedere naturale e variamente interpretabile della fede, non apparteneva alle sue specifiche esperienze. La mistica, con la sua via dell’unione, portava piuttosto alla relativizzazione di tutti gli schemi di visione del mondo. In questa questione mi sembra di straordinaria importanza il fatto che la lotta con la potenza dei demoni appartiene allo specifico cammino religioso di Gesù stesso.

La Bibbia è a conoscenza delle sue tentazioni (Lc. 22,28), non soltanto di quelle che vengono esplicitamente descritte; essa va così avanti da poter affermare che Gesù è venuto nel mondo per distruggere le opere del diavolo (1Gv.3,8). Questa formula compendia ciò che Gesù stesso dice — nella serie di detti sull’uomo più forte e sull’uomo forte — della potenza dei demoni, il cui regno egli, nella forza dello Spirito Santo, porta alla rovina (Mc.3,20-30). Sorprende che egli, che non voleva lasciarsi trasformare in uomo del miracolo, ritenesse la lotta contro i demoni la parte centrale del suo incarico (vedi ad esempio Mc.1,35-39) e che, di conseguenza, i pieni poteri su di essi costituiscano il nucleo del potere, che egli conferisce ai suoi discepoli: essi vengono mandati «a predicare col potere di cacciare i demoni» (Mc.3,i4s). La lotta spirituale contro le potenze che rendono schiavi, l’esorcismo su un mondo abbacinato da demoni è una componente inseparabile dell’iter spirituale di Gesù e sta al centro sia della sua particolare missione che di quella dei suoi discepoli. La figura di Gesù, la sua fisionomia spirituale non cambia se il sole gira attorno alla terra oppure se la terra si muove attorno al sole, se il mondo si è formato per evoluzione oppure no, ma viene decisamente cambiata, se si esclude da essa la lotta con la sperimentata potenza del regno dei demoni.

A questo secondo criterio è strettamente collegato il terzo.

Una Bibbia senza chiesa sarebbe soltanto una raccolta letteraria. Perciò quando, al di là della necessaria ricerca scientifica di ciò che è strettamente storico, la Bibbia viene esaminata come libro della fede, quando viene cercata la distinzione tra fede e non fede, deve venir in ballo questa unità di Bibbia e Chiesa. Come già dicemmo, la fede può venir realizzata soltanto nel credere insieme con tutti; essa svanisce dove viene superata dalla volontà del singolo individuo. Come ulteriore criterio è necessario quindi ricercare in che misura le affermazioni sono state accolte nella fede della chiesa. Ma la fede della chiesa non è un qualcosa del tutto univoco e circoscrivibile, altrimenti la questione sarebbe semplice. Si deve dunque discernere con più esattezza ed adoperarsi per scoprire in quale misura qualcosa è entrato a far parte della vera ed interiore realizzazione della fede, nella forma di base della preghiera e della vita stessa, al di là delle deviazioni della tradizione.

Così, ad esempio, la disputa sulla filiazione divina di Gesù, sulla divinità dello Spirito Santo, sulla unità e trinità di Dio, è stata portata avanti a motivo delle conseguenze per la liturgia battesimale, per la liturgia eucaristica e quindi per il significato della conversione cristiana, quale si presenta nel battesimo. Basilio, ad esempio, che portò a conclusione l’ultima disputa sulla divinità dello Spirito Santo, ha discusso questo problema con molta rigorosità, partendo dall’intima pretesa del battesimo e della sua forma liturgica. Lui sostenne che il battesimo non è un trastullo liturgico, ma la solenne forma ecclesiale della decisione esistenziale, supposta dall’essere cristiano. Si deve poter prenderla alla lettera, soprattutto nel suo avvenimento centrale. Essa specifica cosa avviene nel divenire cristiani e cosa non avviene.

Ma, per ritornare alla nostra questione, l’esorcismo e la rinuncia a Satana fanno parte dell’avvenimento centrale del battesimo; quest’ultima, assieme alla promessa a Gesù Cristo, costituisce l’essenziale porta d’ingresso al sacramento. Il battesimo introduce così l’uomo nel modello di esistenza di Gesù Cristo, nella sua lotta e nella sua libertà. Viene a contatto con la sua esperienza spirituale e la trasferisce in colui, che inizia ad imitare Cristo. Quando l’uomo cammina nella luce di Gesù Cristo il demonio viene trasportato dall’altra parte e diventa così superabile. Ritorna con pieno valore l’affermazione che se si volesse annullare la realtà della potenza (e della presenza) demoniaca, si cambierebbe il battesimo e con esso la realizzazione della vita cristiana (e la stessa missione della Chiesa).

Nella ricerca sulla chiesa, d’altronde, si dovrebbe includere l’esperienza dei santi, di coloro che credono in forma esemplare; parlo della loro esperienza, non di tutte le loro idee. Questa esperienza corrisponde all’esperienza di Gesù; con quanta maggior forza diventa visibile e potente ciò che è santo, tanto meno il demonio può nascondersi. Per questo si potrebbe dire senz’altro che lo scomparire dei demoni, il presunto divenire innocuo del mondo vanno di pari passo con lo scomparire di ciò che è santo.

Infine, come ultimo criterio, deve venir ricordato il problema della «visione del mondo», della conciliabilità con una conoscenza scientifica. La fede diventerà di continuo la critica di ciò che di volta in volta ha valore di certezza in quanto moderno e nuovo; però essa non può contraddire una conoscenza scientifica garantita, anche se questa deve stabilire dei segni negativi così notevoli. Si sarebbe curiosi di sapere in base a quali ragioni Haag decide «che questa concezione non è più conciliabile col nostro mondo». È evidente che essa si oppone al gusto medio della gente; è altrettanto palese che essa non trova nessun appoggio in un mondo considerato funzionalisticamente.

Ma in un puro funzionalismo non c’è posto neppure per Dio né per l’uomo come uomo, ma soltanto per l’uomo come funzione; qui dunque crolla molto di più della sola idea del «diavolo». Rimane difficile cercar di sapere in nome di quale filosofia Haag esprima il suo verdetto; secondo le apparenze egli parte da uno schema personalistico fortemente semplificato. Ma le forme del personalismo più approfondite hanno riconosciuto senz’altro che con le sole categorie di io e tu non è possibile spiegare l’intera realtà; proprio il «rapporto» che unisce l’un l’altro i due poli è una realtà caratteristica ed autonoma. Alcuni suggerimenti tratti dal pensiero asiatico fanno oggi risaltare ancor di più questa coesione. Una malattia psichica, così dicono ad esempio, non è un semplice modo di sentirsi dell’io, ma si basa proprio su una perturbazione del «rapporto»; dal momento che il rapporto non è in ordine, è spezzato, sviato, rovesciato, anche l’io stesso è fuori fase.

Il rapporto è una forza decisiva del destino della quale il nostro io non può affatto disporre completamente. Il ritenere questo è un razionalismo di una sincerità quasi fantastica. Qui il pensiero moderno mette a disposizione, mi sembra, una categoria che ci può aiutare a comprendere di nuovo e con più esattezza la potenza dei demoni, la cui esistenza è di certo indipendente da tali categorie. Essi sono una potenza del «rapporto», col quale l’uomo è confrontato ad ogni pié sospinto, senza che egli lo possa arrestare. Paolo intende esattamente questo quando parla dei «signori di questo mondo tenebroso»; quando dice che la nostra lotta è diretta contro di essi, contro le potenze celesti del male, non contro la carne e il sangue (Ef. 6,12). Essa si dirige contro quel «rapporto» saldamente stabilito, che lega gli uomini l’uno all’altro e nello stesso tempo li separa uno dall’altro, che usa loro violenza mentre fa da preludio alla loro libertà. Qui si chiarifica una particolarità tutta specifica del demoniaco, cioè la sua assenza di fisionomia, la sua anonimità.

Quando si chiede se il diavolo sia una persona, si dovrebbe giustamente rispondere che egli è la non-persona, la disgregazione, la dissoluzione dell’essere persona e perciò costituisce la sua peculiarità il fatto di presentarsi senza faccia, il fatto che l’inconoscibilità sia la sua forza vera e propria. In ogni caso rimane vero che questo rapporto è una potenza reale, meglio, una raccolta di potenze e non una pura somma di io umani. La categoria dell’intermedio, che ci aiuta così a ricomprendere l’essere del demonio, si presta inoltre per un altro servizio parallelo; rende possibile spiegare meglio la vera potenza opposta, che diventa anch’essa sempre più estranea alla teologia occidentale, lo Spirito Santo cioè. Noi potremmo dire, partendo da quella categoria, che egli è quell’intermediario, nel quale Padre e Figlio costituiscono una cosa sola, l’unico Dio; nella forza di questo intermediario il cristiano si pone di fronte a quell’intermediario demoniaco, che sta ovunque «fra mezzo» ed ostacola un’unità.

Un teologo così «libero da pregiudizi» come H. Cox ha di recente affermato che i mass-media, nei modelli di comportamento da loro elogiati, farebbero appello «ai demoni non esorcizzati»; sarebbe perciò molto necessaria «una chiara parola di esorcismo». Forse egli lo pensa solo in termini allegorici, non lo so. Ma chi come cristiano vede i baratri dell’era moderna, vede operare la potenza dei sette demoni, che sono tornati nella casa pulita e vuota e mettono in moto il loro non-essere, costui sa che il compito di esorcista del credente inizia oggi a riacquistare quella necessità, che possedette all’inizio del cristianesimo (1). Egli sa che in questo campo è debitore di un servizio al mondo e che trascura il suo incarico, se egli aiuta i demoni ad avvilupparsi in quella anonimità, che è il loro elemento prediletto.

. si legga anche quest’altro capitolo: Il concetto di persona nella dottrina di Dio

suggeriamo anche: I gesuiti novatores al comando della loro “nuova chiesa” (apostata)

______________________

Note

(*) tratto da Joseph Ratzinger “Dogma e Predicazione”, lezioni del 1973, rieditati nel 2005 da Queriniana

1) si legga dal Catechismo della Chiesa Cattolica: 394 La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama « omicida fin dal principio » (Gv 8,44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre. 515 « Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo » (1 Gv 3,8). Di queste opere, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l’uomo a disobbedire a Dio.

395 La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell’uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma « noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (Rm 8,28).

  • cliccare qui per apprendere le eresie di Arturo Sosa e dei gesuiti Modernisti.

AGGIORNAMENTO dopo le recenti affermazioni, aggravate, da parte di Arturo Sosa – agosto 2019 – leggi qui.

Qui invece il video e testo, di Benedetto XVI aprile 2019: ATTENZIONE Benedetto XVI denuncia la grave crisi nella Chiesa


Un esorcismo raccontato da Don Giuseppe Tomaselli.

Purtroppo non solo tra i miscredenti, ma persino tra alcuni cattolici praticanti si è diffusa l’opinione secondo cui il demonio non esiste o se esiste non è pericoloso. Ho tratto dal libretto “Satana nel mondo” scritto dal celebre esorcista Don Giuseppe Tomaselli, il racconto di un esorcismo effettuato dall’autore stesso, nella speranza che qualche miscredente possa ricredersi. La serietà dello scritto è comprovata dalla fama di santità di Don Giuseppe Tomaselli oltre che dall’approvazione ecclesiastica.
Visto per la Società Salesiana
Catania, 18 – 4 – 68
Sac. Calogero Conti
IMPRIMATUR
S. Lucia del Mela 13 – 5 – 68
+ Francesco Tortora
Vescovo-Prelato
PRIMO INCONTRO
Un giorno, 18 maggio 1965, venne a trovarmi un uomo. Così mi parlò: – Sono stato indirizzato a lei dalle Suore di San Paolo della città. Sono molto sofferente. Sono stato in giro tanto tempo per avere sollievo; ma ormai sono stanco. Mi aiuti lei!
– Di che cosa si tratta?
– Ho disturbi diabolici. Prego, prego, prego sempre. L’unica mia forza è la preghiera.
– Che lavoro compie?
– Prima ero impiegato nell’Amministrazione Provinciale della mia città. A causa dei miei continui e forti disturbi, dovetti lasciare il lavoro.
– Vediamo se i suoi disturbi sono proprio diabolici, poichè potrebbero provenire dal sistema nervoso indebolito. Di salute come sta?
– Fisicamente sto bene. Sono stato da specialisti, ho avuto visite, mi hanno esaminato con i « Raggi X », mi hanno fatto analisi di tante specie ed è risultato sempre u organismo perfettamente sano ». – Quanti anni tiene?
– Trenta quattro.
– Ora dica: Come sono cominciati i suoi disturbi?
– Circa sette anni addietro all’improvviso cominciai a sentirmi male, in tutto il corpo, come oppresso da un peso. E poi … dolore di viscere, dolore alle ossa, la gola serrata … Mi abbattei e credevo di morire.
Dopo qualche tempo mi apparivano cose strane, ad esempio, un grosso serpente che mi attorcigliava e mi mordeva. Io tremante pregavo.
Spesso, di notte e di giorno, mi apparivano esseri mostruosi, in forma di demoni, e questo mi terrorizzava.
A letto talvolta sentivo tirarmi le coperte; nella mia camera apparivano luci e fiamme.
Per due anni non sapevo a chi confidare le mie pene. Pregavo e solo così avvertivo qualche sollievo. Quando mi decidevo a fare la Comunione, provavo un senso di disgusto; ma mi comunicavo lo stesso.
Siccome pregavo molto, durante la preghiera udivo vicino a me uno che bestemmiava contro Gesù Cristo e contro i Santi. Subito guardavo attorno e non vedevo alcuno.
Mi piacevano le letture sante. Comprai la Bibbia ed altri libri religiosi; ma il demonio, assalendomi, me li faceva strappare.
Poichè i disturbi non cessavano, ed anzi aumentavano, decisi farmi esorcizzare per cacciare il demonio.
Andai in diverse città d’Italia, anche in Francia, a Chalon ed a Lione, per farmi liberare da Sacerdoti capaci. Mi recai anche da Padre Pio, il quale mi disse: Io ti benedico e speriamo che durante il viaggio di ritorno a casa il demonio ti lasci per sempre. –
Invece tutto è continuato come prima. Spesso i demoni, in grandi schiere, mi circondano e mi fanno soffrire.
Avrei tante altre cose da dire, ma ne faccio a meno.
Mentre avveniva il primo incontro di quest’uomo con me, nel mio ufficio venne un Vescovo. Approfittai dell’occasione.
– Eccellenza, quest’uomo è indemoniato. Vorrebbe essere liberato; prega molto e spera.
– Ma è proprio indemoniato? – soggiunse il Vescovo.
– Eccellenza, ecco una prova! L’indemoniato davanti ad un oggetto sacro reagisce subito e questo è uno dei tanti segni dell’ossessione. Voglia osservare! – Appena l’uomo vide il Crocifisso che io tenevo in mano, il demonio si manifestò. L’ossesso indietreggiò, alterò la voce, il suo volto si fece strano e giù bestemmie contro Dio e la Madonna. Poi inveì contro il Vescovo con parole e con gesti triviali, quantunque Sua Eccellenza fosse un Pastore esemplare.
Impallidì il Vescovo e disse:
Tu, o demonio, sarai vinto dalla Madonna. Ti mostri forte con noi, ma la Madonna è più forte di te.
Dopo questa battuta il Vescovo disse a me e ad altri tre presenti: Veramente qui c’è il demonio! –
Allora tracciai un segno di Croce sulla fronte dell’ossesso ed all’istante fu lasciato libero; infatti ritornò normale, risollevato e baciò il Crocifisso con devozione.
Vista la situazione, dissi all’uomo: Lei ha bisogno degli Esorcismi solenni. Per riuscire nell’impresa, che non è facile, occorre tempo. Date le mie occupazioni, non intendo mettermi a fare gli Esorcismi. Si rivolga ad altro Sacerdote, che possa mettersi a sua disposizione. –
L’indemoniato dopo qualche tempo partì dalla mia città e ritornò al luogo natìo.
SECONDO INCONTRO
Trascorsero due anni.
Una domenica, mentre rincasavo sul mezzogiorno, un tale si avvicinò e mi baciò la mano. Era l’indemoniato. Gli dissi:
– E lei è in questa città?
– Siccome nella mia città sono conosciuto e sento vergogna, preferisco stare qui.
– Ed ora cosa fa?
– Cammino. Devo camminare per almeno cinque ore, anche sotto la pioggia e con il freddo. Il demonio che ho addosso vuole così.
– Ma ancora non si è liberato? – E chi mi libera? –
Ne ebbi compassione. – Beh, soggiunsi, per questa volta mi metterò io. Venga a trovarmi e così si daranno le botte al demonio. Intanto preghi!
– E si che prego! Prego continuamente, con la bocca o con la mente, per sei o sette ore al giorno, invocando il Sangue di Gesù Cristo! Povero me se non pregassi! Ripeto spesso: Satana, ti sgridi Dio! … Il Sangue di Gesù Cristo ti abbatta! … – E mi comunico ogni giorno.
– Dunque si faccia coraggio! Domani l’attenderò.
Vengono a trovarmi tanti. Mentre mi disponevo a fare le forti preghiere per l’indemoniato, giunsero alcune donne ed alcuni uomini, persone già messe a conoscenza del fatto.
Domandai all’indemoniato, che era piuttosto sereno: Lei permette che assistano costoro?
– Niente di male; purché non ci sia qualche fotografo.
– Stia tranquillo! Frattanto si disponga. Mentre lotterò con il demonio, lei preghi nella mente. –
Erano presenti un gruppetto di pie donne, un dottore, tre professori, due sottufficiali di Questura, alcuni padri di famiglia e qualche giovanotto.
Prima d’iniziare dissi:
Se qualcuno ha paura di assistere all’esorcismo, si allontani. Raccomando ciò specialmente alle donne. – Si allontanò solo una madre di famiglia.
Continuai: Non fatevi meraviglia se quest’uomo bestemmierà o dirà parolacce; non sarà lui, ma lo spirito maligno. Ed ora mettetevi in ginocchio. Recitiamo tutti l’atto di dolore. Umiliamoci profondamente davanti a Dio!
Mentre ci si disponeva a questo, il demonio cominciò a tormentare l’uomo. Subito iniziai la preghiera, dicendo solo nella mia mente:
« Signore, sono nulla al tuo cospetto e molto debole davanti alle potenze infernali. Per la dignità sacerdotale, di cui mi hai rivestito per la tua misericordia, per le preghiere dei presenti e per la tua vittoria su Satana, fa’ che io possa dominare il maligno spirito e permetti che egli dica qualche cosa, che un giorno possa giovare alle anime ».
Quantunque avessi pregato mentalmente, il demonio conobbe il mio pensiero e frattanto mi guardava con occhi biechi.
L’ossesso improvvisamente contorse il collo a più riprese, agitava spasimante ora le braccia ed ora le gambe e bestemmiava contro il Signore e la Madonna.
Toccai con il dito le sue labbra e subito tacque.
Tenendo poi la mia mano sopra il suo capo, in segno di dominio come Ministro del Signore, gli dissi:
– Se Dio te lo permette, dimmi il tuo nome!
– Sono il principe degli angeli ribelli, Lucifero! –
Udito ciò, dissi ai presenti: Invochiamo allora l’Arcangelo San Michele, il vincitore di Satana.
– Michele, esclamò l’ossesso, … lo conosco! … Abbiamo lottato assieme e poi mi ha precipitato ed incatenato negli abissi infernali! –
Tre volte invocammo San Michele e ad ogni invocazione Satana fremeva sempre di più, tormentando il paziente.
Continuai: Che peccato hai fatto in Cielo?
– Tu lo sai! … Mi ribellai a Dio… Del resto, leggi la Scrittura.
– Che Dio ti maledica, o Satana!
– Ma io sono già maledetto!
– Nel nome di Dio, ti comando di rispondere: Come mai tu, che in qualità di capo mandi in giro i demoni e ti servi di loro, questa volta sei venuto in costui tu personalmente?
– Non riescono, perchè lui prega troppo. Ma ora devo lasciarlo e ritornare nel pozzo infernale. Là aspetto voi! Ma quest’uomo andrà altrove. Vi aspetto con me nel fuoco! – Ed alterando la voce da far paura, soggiunse: Ma … fuoco fuoco!
– Che differenza c’è tra il fuoco della terra e quello dell’inferno?
– Quello della terra è materiale; quello dell’inferno è di potenza divina. – Se si proponesse a te: Se farai la tale o tal’altra cosa, tu uscirai dall’inferno! – cosa saresti disposto a fare?
– Ipotesi inutile! La mia condanna è eterna.
– Nel nome di Dio, rispondi ancora! Le anime che stanno nell’inferno, per quali peccati vi sono cadute?
– Tu lo sai.
– Lo so; è per la disonestà. Ma in modo particolare?
– Per adulterio, per omicidio, per ateismo.
– Se Dio ti permette di parlare, rispondi su questo: Quando tu vai in giro per il mondo, cosa fai?
– Tento; lavoro nella mente umana. Spingo alla bestemmia, all’omicidio, all’odio, al furto, all’impurità e ad altri peccati. Rovino più anime che posso. Ma devo anche dire che in questo mio lavoro talvolta sono percosso dal Creatore e daglí Angeli. –
Pensando che le dichiarazioni di Satana, un giorno pubblicate, avrebbero potuto essere utili alle anime, continuai ad interrogarlo. Certamente il maligno rispondeva perché era obbligato a farlo.
– Che lavoro fai con quelli che si confessano?
– Dopo averli spinti al peccato, li accompagno sino al confessionale; li tento affinchè dicano bugie al Confessore. Però i buoni non mi danno ascolto.
– Presso i moribondi cosa fai?
– Sino all’ultimo dò l’assalto, nella speranza di vincere.
– Se venissero nel mondo coloro che sono nell’inferno, cosa direbbero ai viventi? –
A questo non rispose.
Credo che la risposta sia quella data da Gesù Cristo nella parabola del ricco Epulone: Se non ascoltano Mosè ed i Profeti, non crederanno nemmeno se uno risuscitasse dai morti. – (S. Luca – XVI – 31).
Il che significa: Se certi dannati si presentassero nel mondo e parlassero dell’inferno, i cattivi li piglierebbero per pazzi e non crederebbero lo stesso.
Frattanto tutti i presenti guardavano l’indemoniato. I loro volti erano pallidi e gli occhi sbarrati, meravigliati di ciò che vedevano ed udivano. Osservai che i più impressionati erano gli uomini. Esortai tutti ad intensificare la preghiera. Satana inferocì; faceva segni poco educati, gridando: Miserabili, non pregate! … Bestemmiate! … Andate piuttosto a divertirvi al cinema!… –
La rabbia satanica si riversò sull’ossesso. Questi provava forti attacchi dolorosi, ora al cuore, ora alla testa ed ora ad altre membra; compresi ciò perchè egli spasimante portava la mano sulle varie parti del corpo, indicando ove soffriva di più.
Appena poggiavo la mano sacerdotale sulla parte sofferente, all’istante cessava lo spasimo locale. Satana era sotto il dominio della potestà del Sacerdote.
Intanto facevo internamente atti di umiltà. Guai a me ed all’ossesso se io avessi fatto qualche atto di superbia! Avrei rese nulle le fatiche dell’esorcismo. Il maligno tentò assaltarmi dicendomi parole di lode. Per grazia di Dio compresi e respinsi l’assalto.
Vedendosi alle strette, il brutto spirito esclamò:
– Maledetto il momento in cui quest’uomo s’incontrò con te! … Ti piglierei a schiaffi, come ho fatto con altri; ma non posso farlo! … E voi, donnacce, che pregate, sappiate che io potrei torcervi il collo a tutte; ma non mi è permesso farlo! Voi pregate e con voi c’è la potenza divina!… Posso vendicarmi soltanto sopra questo uomo. Come tormentai Giobbe nel corpo, così tormento questo miserabile! Non posso toccare l’anima sua, ma il corpo sì; ed allora lo faccio soffrire, portandolo in giro sotto la pioggia, e lo spavento con orribili visioni! –
E qui bestemmie! Gli toccai le labbra e tacque.
– Se è volontà di Dio ed Egli te lo permette, rispondimi:
– Sei solo in quest’uomo?
– Con me ci sono tanti altri. Ho a disposizione una legione di combattenti, demoni a me soggetti. Andiamo in giro per la terra. Conosco tutti e conosco tutte le lingue ed i dialetti. Potrei parlare in tedesco, francese, inglese, spagnolo, portoghese …
A queste parole pensai:
Se gli permetto di parlare in lingua estera, forse Dio non sarà contento, quasi io volessi appagare la mia curiosità, e tanto più che tra le norme degli Esorcisti c’è anche questa: Non si facciano domande di curiosità – Inoltre pensai: Questa potrebbe essere un’insidia diabolica, perchè, ascoltando lui con interesse, smetteremmo tutti di pregare. Per tal motivo non gli permisi di parlare.
Proseguii nelle mie domande:
– Quali luoghi della terra tu preferisci?
– Certamente gli abitati, perché là trovo le anime.
– Se hai altro da dire e Dio te lo permette, parla!
– Ho da dire questo: Devo lasciare quest’uomo e ritornare nel pozzo eterno, ove Michele mi ha incatenato.
– Vedi come Gesù trionfa sopra di te!
– Il Cristo morendo in Croce mi ha schiacciato!
– Anche Maria Santissima ti ha schiacciato il capo!
– Ah, questa Donna! … Non dirò mai il nome di questa tale! –
I presenti ripetevano a coro: Viva Maria! … Viva Maria! … –
La faccia dell’uomo divenne così brutta, come mai l’avevo vista; dicevo tra me: Sembra proprio la faccia del diavolo!
– Ed ora, esclamai, va’ via Satana! La Madonna deve cacciarti! –
Allora feci nella mia mente la seguente preghiera, invitando i presenti ad unirsi alla mia supplica:
« O Dio, per la bontà che hai avuta nel dare all’umanità la Vergine Santissima per Madre, per il suo Immacolato Concepimento, per la sua dignità di Madre di Dio, per la sua Assunzione al Cielo, per la sua potenza quale Regina degli Angeli e dei Santi, ti prego, libera quest’uomo! »
Sull’istante l’uomo esclamò: « Viva Maria! » –
Si alzò da sedere tranquillo e sorridente, dicendo: Sento di essere leggero! … Sono a digiuno, ma ho tanta gioia da non sentire voglia di mangiare!
CHIARIFICAZIONI
– Ed ora, gli chiesi, mi chiarisca qualche cosa. Durante il colloquio che ho tenuto con Satana, lei cosa faceva?
– Pregavo nella mia mente, invocando il Sangue di Gesù Cristo.
– Vedeva me e queste persone presenti?
– Non vedevo nessuno di voi. Vedevo qui, alla mia sinistra, staccati da voi, centinaia e centinaia di demoni, brutti brutti. Davanti a me, qui, c’era Satana, grande, con le ali come un pipistrello; l’ho visto anche in forma di dragone, cioè, di grossissimo serpente, disteso qui, con la bocca orribile e talvolta mi mordeva.
– Ha sentito me, mentre parlavo con Lucifero?
– Ho sentito nulla.
– Eppure c’è stato un dibattito interessante!
– Ma io non so cosa abbia detto. – Le spiego il fenomeno. In questa lotta con Satana lei era libero nella sua mente e poteva pregare. Il suo corpo invece era in potere di Satana, il quale si serviva della sua bocca per rispondere. Non era quindi lei che ragionava e parlava, ma era Lucifero in persona. Ormai che lei si è liberato, dopo quanto le è avvenuto, cosa potrebbe dire agli altri? – Voglio esortare tutti ad invocare spesso il Sangue di Gesù Cristo, affinchè questo Divin Sangue purifichi l’anima nostra e ci liberi da ogni astuzia del demonio. Io ne ho provato la grande efficacia. Sono in pace con il Signore; lo prego e lo amo con tutto il cuore e spero essere fedele a Lui con grande riconoscenza per la liberazione ricevuta. –
C’è da ringraziare il Signore e la Madonna del buon esito dell’esorcismo.
COMMENTI
Naturalmente, tutto finito, i presenti all’esorcismo fecero i commenti.
Diceva un professore: Avrebbero dovuto essere presenti a quanto è avvenuto ora certi professori atei! –
Un altro disse: Ma il demonio, che è intelligente, sapendo che quello che dice giova alle anime, perché l’ha detto?
– L’ha detto perché è stato costretto dalla volontà divina. –

I commenti sono chiusi.

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑