Alessandra Bucossi
Nel 1952 Antoine Dondaine nel suo famoso articolo dedicato al soggiorno presso la corte di Costantinopoli e al ruolo dei fratelli pisani, Ugo Eteriano e Leone
Tosco, durante il regno di Manuele Comneno scrisse:
È difficile capire quali furono le relazioni del nostro teologo latino, Ugo, con la società letteraria bizantina e, particolarmente, con gli ecclesiastici rappresentanti dell’ortodossia, poiché Ugo fu principalmente un uomo di libri, che consacrava il suo tempo
agli studi più austeri. Ci si sbaglierebbe a voler precisare questi contatti facendo i
nomi dei teologi letti nel
: Ugo, infatti, non fa alcuna distinzione tra i polemisti contemporanei e quelli dei secoli anteriori; nessun aggettivo
qualificativo differenzia un Teofilatto o un Niceta Bizantino da un Nicola di Metone,
da un Niceta di Maronea o da un Niceta di Nicomedia1.
Se per un verso la posizione dello studioso domenicano è assolutamente
condivisibile, perché non è scientificamente accettabile ipotizzare relazioni
personali e frequentazioni sulla base di citazioni, d’altra parte è proprio grazie
a testi come quello di Eteriano, cioè testi dove sono chiaramente indicati i
nomi degli autori citati, che la ricerca sul
teologico/letterario della corte
di Manuele Comneno può procedere più speditamente, che possiamo formulare
ipotesi sulle dipendenze reciproche fra questi autori, e talvolta perfino precisare datazioni.
Chi sono questi autori? Che tipo di relazione li collega? Cosa leggono, ma
soprattutto cosa citano e perché? Quale idea hanno del concetto di Tradizione e
Autorità? E infine, quale ruolo gioca l’imperatore nella composizione e nella
fama di queste opere? Il presente contributo vuole essere uno spunto di riflessione su un limitato gruppo di autori particolarmente rilevanti ed un esempio
della complessità delle interrelazioni tra i testi anti-latini di età comnena.
1
A. DONDAINE,
âge» 19 (1952), pp. 67-134: 84-85.
, «Archives d’histoire doctrinale et littéraire du moyen
312
Alessandra Bucossi
Nel 1986 Joan Hussey nel suo libro dedicato alla Chiesa ortodossa nell’impero
bizantino scrisse: «Un’analisi delle relazioni tra Bisanzio e l’Occidente chiarisce
che il periodo paleologo è semplicemente la continuazione di ciò che era già
cominciato sotto i Comneni e gli Angeli, aggravato come fu dai risultati della
catastrofe del 1204. Questo è vero per la diplomazia, e nei contatti polemici e
personali tra greci e latini»2.
Se il periodo comneno è precursore di eventi, concezioni e atteggiamenti del
periodo paleologo nel campo della diplomazia e della storia delle relazioni tra le
chiese romana e costantinopolitana, allora è indubbiamente necessario approfondire lo studio degli scritti dedicati alla refutazione delle posizioni latine in
età comnena che tanto influirono sullo sviluppo del pensiero e della posizione
dogmatica della Chiesa greca dei secoli successivi3. Infatti, mentre il periodo
paleologo nei suoi grandi personaggi ed eventi è già stato approfonditamente
studiato, l’analisi delle fonti degli autori che combatterono o appoggiarono il
dopo il XII secolo necessita di ulteriori approfondimenti.
Nel ricostruire la storia dei dibattiti tra Chiesa latina e Chiesa ortodossa
generalmente sono messi in luce quattro momenti: Fozio, il 1054, il secondo
concilio di Lione del 1274 e la conseguente «Crisis in Byzantium», come la
definisce Papadakis4, ed infine il concilio di Ferrara-Firenze (1438-39). Del
periodo comneno successivo al 1054 in genere si citano Alessio Comneno e il
sinodo del 10895 – durante il quale si dichiarò apertamente che non esisteva
nessun documento per cui fosse legittimo non inserire il nome del papa nei
dittici – e, talvolta, l’atteggiamento irenico di Teofilatto di Ocrida nel suo
– di cui Gautier6 scrisse che l’originalità si
trova «nella serenità con la quale l’autore affronta i punti controversi e nella
ponderazione che egli dimostra nell’apprezzare le divergenze teologiche distinguendo ciò che è fondamentale da ciò che è secondario, i dogmi dai
costumi»7 –, ma generalmente si ricordano quasi esclusivamente i dialoghi
J.M. HUSSEY,
, Oxford 1986, p. 168.
Si veda per esempio la fortuna del testo di Andronico Camatero tra i secoli XIII e XV in A. BUCOSSI,
, in
, a cura di A. RIGO – P. ERMILOV,
Roma 2009 (Quaderni di 郁 遠允 , 3), pp. 33-50.
4
A. PAPADAKIS,
, Crestwood, N.Y. 1996.
5
W. HOLTZMANN,
, «Byzantinische Zeitschrift» 28 (1928), pp. 38-67: 60-62.
6
TEOFILATTO,
, ed. P. GAUTIER, Thessaloniki
1980 (Corpus Fontium Historiae Byzantinae, 16/1), pp. 245-285 testo.
7
«Dans la sérénité avec laquelle l’auteur aborde les points litigieux et dans la pondération dont il
fait preuve dans l’appréciation des divergences théologiques, distinguant ce qui est fondamental de ce
qui est secondaire, les dogmes des coutumes»,
, p. 97.
2
3
Dibattiti teologici alla corte di Manuele Comneno
313
tra Pietro Grossolano con un gruppo di teologi Bizantini (tra cui Niceta Seide8,
Teodoro di Smirne9, Giovanni Furnes10 ed Eustrazio di Nicea11) del 1112 e i
dibattiti tra Anselmo di Havelberg e Niceta di Nicomedia12 del 1136 13 e con
Basilio di Ocrida14 del 1154.
È palese che questo tipo di riassunto non solo è riduttivo, poiché per esempio il regno di Manuele Comneno è praticamente ignorato, ma è basato su una
ricostruzione frammentaria e superficiale dei temi discussi e delle relazioni tra
autori. Nel periodo comneno è, infatti, possibile rintracciare e ricostruire sia
un cambiamento all’interno delle argomentazioni anti-latine prodotte e dibattute all’interno della Chiesa ortodossa, sia un
che, passando attraverso il periodo in cui regnò la dinastia comnena, lega il IX al XV secolo, ed entrambi questi spunti di riflessioni andrebbero approfonditi. Uno studio che
certamente aiuta a mettere a fuoco i cambiamenti all’interno dei repertori di
errori dogmatici e di costume dei latini è quello di Tia Kolbaba che, per esempio, rileva chiaramente come il
sia un elemento di discordia quasi
dimenticato tra il periodo foziano e il XII secolo, poiché ritenuto marginale
rispetto alla questione delle azzime, e come le discussioni sulla processione
dello Spirito Santo riprendano vigore a partire dal XII secolo insieme alla
questione del primato papale, superando l’interesse per il tema dell’uso del
pane non lievitato15.
8
J. DARROUZÈS,
, «Revue des études
, Paris
byzantines» 23 (1965), pp. 42-88: 51-59; J. DARROUZÈS,
1966 (Archives de l’Orient chrétien, 10), pp. 306-309; R. GAHBAUER,
, München 1975; T.M. KOLBABA,
, Urbana, Ill. 2000, pp. 177-178.
9
I suoi scritti sono in gran parte inediti, cf. A.P. KAZHDAN,
,
, New York-Oxford 1991, p. 2044.
10
Edito in A. DEMETRAKOPOULOS,
, I, Lipsiae 1866, pp. 36-47.
11
, pp. 47-99.
12
Di Niceta di Nicomedia abbiamo scarsissime informazioni biografiche e nessun testo, l’elemento
più interessante per la nostra analisi sono le citazioni da sue opere inserite nel
, pp. 59-65.
di Ugo Eteriano,
202, 236 D, etc., 256B, etc. Cf. DARROUZÈS,
13
ANSELMO DI HAVELBERG,
Anticimenon:
, traduzione inglese a cura di A. Criste e C. Neel, Collegeville, Minn., 2010. J.T.
, Leiden 1998. Il primo dialogo 188,
LEES,
, I, Paris 1966 (Sources
coll. 1141-1160, testo e traduzione in G. SALET,
chrétiennes, 118). Il secondo dialogo
188, coll. 1163-1248 tradotto in P. HARANG,
, «Istina» 17 (1972), pp.
375-425. I dialoghi II e III sono analizzati in N. RUSSELL,
, «Sobornost» 1.2 (1979), pp. 19-41; 2.1 (1980), pp. 29-94. Vedi anche DARROUZÈS,
, pp. 59-65.
14
BASILIO,
, ed. J.
SCHMIDT, München 1901.
15
T.M. KOLBABA,
, in
, a cura di A.E. LAIOU – R.P.
MOTTAHEDEH, Washington D.C. 2001, pp. 117-143.
314
Alessandra Bucossi
Per quanto riguarda invece la continuità, già citata in precedenza nel passaggio della Hussey, tra periodo comneno e periodo paleologo è necessario
cominciare a proporre degli studi che sottolineino come il XII secolo abbia
giocato il ruolo fondamentale di cerniera tra il periodo pre ed il periodo post
1204, salvaguardando il patrimonio di scritti anti-latini ed arricchendo il
panorama delle discussioni teologiche di opere capaci di testimoniare l’evoluzione dei rapporti tra Oriente ed Occidente, come è per esempio nel caso
gli scritti sul primato16. Il regno di Manuele Comneno, infatti, rappresenta un
, per usare un termine caro all’aviazione, un ‘
letterario’, un punto di
arrivo e partenza in cui convergono gli scritti dei Padri della Chiesa e degli
autori anti-latini più recenti e da cui la successiva produzione anti-latina
riparte.
I testi dei padri vengono tagliati, collezionati, antologizzati, e discussi per
produrre scorte di ‘munizioni’ contro i latini che verranno utilizzate nei secoli
successivi – non a caso termini quali ‘panoplia’, ‘arsenale’, e ‘
’ sono
così diffusi tra l’XI ed il XII secolo –; ma la vera novità di questo periodo non è
certo l’utilizzo delle antologie, il cui ruolo e la cui diffusione nella cultura bizantina non hanno certamente bisogno di essere sottolineati, la vera novità è la
scelta degli autori da citare, la vicinanza cronologica, il tipo di citazione e la
chiara urgenza di unire alle citazioni patristiche e bibliche, spiegazioni, esegesi,
e ragionamenti di tipo prettamente filosofico.
Se ripercorriamo la storia di dibattiti sul
, ci apparirà chiaro come
questa tendenza del XII secolo sia la naturale evoluzione del
foziano. Nel XII secolo, infatti, non è più possibile combattere i latini con
le sole armi patristiche o bibliche, il contributo di Fozio era stato fondamentale,
i suoi sillogismi e i suoi ragionamenti stringenti avevano fatto scuola e nessuno
scrittore posteriore al patriarca avrebbe più osato citare solamente i padri; anzi
potremmo addirittura dire che in questo momento storico i padri ricoprono quasi un ruolo più defilato rispetto all’argomentazione logica. Eustrazio di Nicea,
Nicola di Metone ma anche Teofilatto di Ocrida, per citare qualche autore, limitano l’uso della citazione patristica e si concentrano su dimostrazioni di tipo
logico/filosofico.
Per non rimanere a considerazioni generiche, passiamo ad analizzare due esempi testuali. I due scritti sono molto diversi per forma ma vicini per contemporaneità e si potrebbe dire ‘gemelli’ per ambiente in cui sono stati composti, infatti,
entrambi furono scritti per ordine dell’imperatore Manuele: il primo scritto è
16
Si veda per esempio l’analisi condotta da Y. SPITERIS,
, Roma 1979 (Orientalia Christiana Analecta, 208).
Dibattiti teologici alla corte di Manuele Comneno
315
di Andronico Camatero17, il secondo testo è il ben più famoso
di Ugo Eteriano18.
Premetto una considerazione di carattere storico. Durante il regno di Manuele Comneno non solo gli scambi di ambascerie fra Roma e Costantinopoli furono
particolarmente numerosi19; ma, come scrive Tia Kolbaba citando il caso di Demetrio di Lampe e della conseguente diatriba sul versetto «Il Padre è più grande
di me» (Gv. 14, 28), i confini intellettuali tra Est e Ovest durante il regno di
Manuele Comneno furono completamente permeabili20, e l’imperatore stesso fu
descritto da fonti contemporanee come sensibile al fascino della cultura e dei
costumi occidentali, nonché pronto a difendere la posizione latina nella controversia cristologica sul versetto di Giovanni21. Il quadro degli elementi che contribuirono all’aumento del volume degli scambi tra Est e Ovest è complesso e
ricco (le crociate, il sogno di Manuele di ricostruire l’impero di Giustiniano, le
aspirazioni universalistiche della Chiesa romana uscita rafforzata dalla riforma
gregoriana, etc.), e la sua analisi ci porta alla conclusione che fu di Johan Hussey: «l’Occidente inondò l’Impero in un modo sconosciuto alle precedenti
generazioni»22 e Manuele Comneno fu certamente l’uomo che incarnò al meglio
la spinta dei tempi verso scambio e confronto tra Oriente ed Occidente accogliendo, interrogando, confrontando, posizioni teologiche, costumi e tradizioni.
Per tornare ai testi fu proprio Manuele che ordinò la composizione delle due
opere – ordine che, secondo la ricostruzione di Darrouzès, fu impartito contemporaneamente, poco dopo il 1166 e certamente prima del 117023 – poiché desiderava avere due scritti che contenessero prove patristiche attestanti sia la prol’
17
Dell’
sto completando l’edizione critica e la traduzione in lingua inglese. Sull’opera
si vedano A.C. CATALDI PALAU,
, «Revue des études byzantines» 51
(1993), pp. 5-62; A. BUCOSSI,
, «Revue des études byzantines» 67 (2009), pp. 111-130; A. BUCOSSI,
, «Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik» 59 (2009), pp. 37-50.
18
, 202, coll. 277-396. Si vedano R. LECHAT,
, in
, I,
, pp. 98-104.
Louvain-Paris 1914, pp. 484-507; DONDAINE,
19
Ohnsorge per esempio ha contato sette ambascerie papali tra il 1160 ed il 1169, ma secondo la sua
ricostruzione storica non ci furono ambasciate tra la seconda metà del 1169 e il 1181, si veda W. OHNSORGE,
, Berlin 1928, p. 164
tavola riassuntiva.
20
KOLBABA,
,
p. 139.
21
GIOVANNI CINNAMO,
, Corpus
Scriptorum Historiae Byzantinae, ed. A. MEINEKE, Bonn 1836, pp. 251-257; A. DONDAINE,
, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 21 (1951), pp. 320-446; A. DONDAINE,
, «Historisches Jahrbuch» 77 (1958), pp. 473-483: 473-483.
22
HUSSEY,
, p. 176.
23
DARROUZÈS,
, p. 74.
316
Alessandra Bucossi
cessione dello Spirito dal solo Padre, posizione della Chiesa greca, che dal Padre
e dal Figlio, il
della Chiesa latina.
Camatero compose per ordine dell’imperatore un testo intitolato
24
contenente nella sua prima parte sia il dialogo tra l’imperatore e i cardinali romani su primato papale e processione dello Spirito Santo che due antologie: un’antologia patristica commentata e un’antologia di sillogismi contro la
processione
. L’antologia patristica è vasta (151 citazioni) e include diciotto Padri della Chiesa, tra i quali i più citati sono, come prevedibile, Atanasio
(34 passi), Cirillo (24), Gregorio di Nazianzo (18), Basilio (16), e Gregorio di
Nissa (10)25. Il nostro compilatore però non inserisce solamente autorità affermate, cioè i Padri della Chiesa, ma cita anche autori più recenti, come Teofilatto di Bulgaria ed Eutimio Zigabeno. È tuttavia necessario rilevare che di questi
ultimi due, Teofilatto ed Eutimio, egli cita solamente passi di opere esegetiche,
cioè i commenti al vangelo di Giovanni, ma non opere di carattere puramente
speculativo, riservando i trattati teologici per la seconda antologia, l’antologia di
sillogismi.
Questa seconda raccolta merita una speciale attenzione perché apre spazi di
confronto tra l’opera di Camatero e l’opera di Eteriano. Il florilegio in questione
26
è formato da quarantadue sillogismi anonimi (introdotti dal titolo
)e
tratti da cinque autori che coprono la storia della letteratura anti-filioquista tra
il IX e il XII secolo: Fozio (c. 810 - c. 893), Niceta di Bisanzio (seconda metà IX
sec.)27, Teofilatto di Ocrida (†
1126), Eustrazio di Nicea (fl. 1100) e Nicola
di Metone (morì tra 1160 e il 1166).
È necessario domandarsi quale sia la motivazione che portò Camatero a scegliere questo gruppo di autori e a decidere di non indicarne nomi e titoli delle
opere; Fozio, per citare il caso più clamoroso, era certamente l’autore fondamentale nel campo delle diatribe sul
nel XII secolo e la sua
è
24
Tradizione manoscritta: München, Bayerische Staatsbibliothek gr. 229, XIII secolo; Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, gr. Z 158 (coll. 515), inizio XIV secolo; Athous Philotheou 249, primo
quarto del XIV secolo; Moskva, Gosudarstvennyj IstoričeskijMuzej gr.239, 1387 AD; Genova, Biblioteca
Franzoniana Urban.32, ff. 1-88 databile XV secolo, ff. 89-309 datati 1321 AD (f. 241v); Athina, EBE,
Metochiou tou Panaghiou Taphou 204, 1598 AD; Paris BnF gr. 214A, XIV secolo; Venezia, Biblioteca
Nazionale Marciana, gr.Z. 150 (coll. 490), ff. 297-307v, databile 1431; München, Bayerische Staatsbibliothek gr.28, XVI secolo, 1550 AD circa; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. gr.
409, databile 1550 AD.
25
L’antologia patristica dell’
è pubblicata come parte dell’opera di Becco in GIOVANNI
BECCO,
141, coll. 395-614.
26
Antologia di sillogismi in München, Bayerische Staatsbibliothek gr. 229, ff. 82v-91v, Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, gr. Z 158 (coll. 515), ff. 64v-70v.
27
A. RIGO,
, in
, a cura di G. FIACCADORI – A. GATTI – S. MAROTTA, Napoli 2007, pp. 147187.
Dibattiti teologici alla corte di Manuele Comneno
317
citata
non solo nell’antologia di sillogismi ma anche in un passaggio del
28
dialogo , così come due volte è citato Teofilatto di Ocrida29, eppure i loro nomi
non sono riportati nel florilegio di sillogismi. La ragione di questa esclusione
sembra essere il fatto che durante la seconda metà del XII secolo i testi di questi cinque autori, di cui tre molto recenti o contemporanei, sono opere autorevoli, ma non patristiche, quindi sono certamente considerate testimonianze utili,
ma il citarne la paternità non sarebbe stato né appropriato né vantaggioso. Questi testi sono validi come armi, come strumenti per il dibattito, ma non rappresentano l’Autorità della Tradizione.
Nell’ambito della discussione sulla scelta degli autori da citare fatta da Camatero, è notevolmente interessante paragonare il testo dell’
con
il testo di Eteriano perché Ugo Eteriano cita i nomi di questi stessi autori e
questo paragone non è ancora stato approfondito e certamente meriterebbe uno
studio dedicato30. Eteriano nel suo
, con l’esclusione
di Eustrazio di Nicea e l’aggiunta di Niceta di Maronea e Niceta di Nicomedia,
inserisce gli stessi autori che compaiono nell’
, ma Eteriano a
differenza di Camatero nomina gli autori che cita, anzi costruisce la sua intera
opera quasi come fosse una risposta ai trattati greci sul
, più che come
risposta a quanto Manuele, secondo la prefazione di Ugo stesso31, gli aveva chiesto, e cioè la prova dell’esistenza di
sulla processione
Ugo sembra temere di non aver assolto l’ordine imperiale e sembra scusarsi all’inizio dell’opera scrivendo che chi voglia fare una dimostrazione fede
degna della più difficile e prima filosofia, cioè la teologia, deve utilizzare il
metodo induttivo e i sillogismi, «Inductiones et syllogismique disponendi sunt
ei qui de difficillima et prima philosophia fide dignam vult facere demonstrationem»32. Egli infatti prepara un testo che è per la maggior parte una sorta di
opera compilativa intessuta di sillogismi greci, addirittura definita da Anastos
come assemblata «in the manner of compilers of
and
»33. Eteriano dunque combatte i Greci con le loro stesse armi, non solo le citazioni dei
padri ma tutta una serie di argomentazioni logiche che seguono fedelmente la
München, Bayerische Staatsbibliothek gr. 229, f. 15v, PHOTIOS
, col. 301, ll. 9-26.
München, Bayerische Staatsbibliothek gr. 229, f. 80v; 85r-85v.
30
Lechat infatti analizza solo le citazioni patristiche ma non le citazioni di teologi contemporanei, si
.
veda sopra LECHAT,
31
, 202, coll. 232-233.
32
., col. 231.
33
M. ANASTOS,
, in
, a cura di M. CLAGETT – G. POST – R. REYNOLDS, Madison 1961, pp. 138-149: p. 142.
28
29
318
Alessandra Bucossi
strada tracciata da Fozio e ben si adattano al rinnovato interesse in Aristotele
che permea la cultura della corte comnena durante il regno di Manuele34.
Nel presente contributo si desidera solamente accennare alla problematica
dell’interdipendenza, nell’auspicio e nell’attesa di uno studio comparativo basato su tabelle di dati e confronti tra passi citati e loro disposizione all’interno
delle opere fin qui discusse, ma ciò che può già essere chiaramente affermato è
che la comparazione tra autori permette di ricostruire con estrema precisione i
nodi teologici discussi nel XII secolo e, quindi, di confrontare le opere di età
comnena sia con la successiva produzione antilatina di età paleologa che con la
contemporanea produzione sul
di origine latina.
Per tornare al tema della relazione e dell’interdipendenza tra teologi comneni, è necessario rilevare che Eteriano e Camatero si ignorano, includono citazioni diverse nelle loro opere e quando citano gli stessi passi, spesso, lo fanno in
modo diverso, tagliando e ricucendo in maniera differente. Ciò nondimeno il
confronto tra i due testi offre al lettore uno spaccato realistico dei temi più dibattuti nelle discussioni a corte, specialmente quanto si comparino Ugo, Camatero e Niceta di Maroneia.
Niceta, vescovo di Tessalonica, detto anche Niceta di Maronea è l’autore di
35
. Di questi, quattro sono editi
e due sono disponibili solo in una tesi del 1965 presso l’università Urbaniana
scritta da Mons. Corrado Giorgetti, e da questo stampata in un numero limitato
di copie poi distribuite in varie biblioteche italiane. La questione della biografia
dell’autore e della datazione dei dialoghi è estremamente complessa e non credo
sia il caso di affrontarla in questa sede, è necessario però presentare l’unico
dato certo che abbiamo in relazione agli autori citati e cioè che Ugo Eteriano
aveva letto e citava
il
di Niceta nel suo terzo libro, che
molto probabilmente fu composto intorno al 1176 o 117736.
Il confronto tra Niceta, Ugo e Camatero mostra testi così vicini per temi trattati da sembrare tre versioni diverse delle stesse discussioni, nello specifico
Niceta e Camatero affrontano gli stessi temi, dibattano l’esegesi degli stessi
passi patristici e discutono le stesse metafore; la versione di Camatero è più
breve e più tradizionale, la versione di Niceta è più lunga, complessa e aperta
P. MAGDALINO,
, Cambridge 1993, p. 332.
I sei dialoghi sulla processione dello Spirito Santo di Niceta di Maroneia non sono nemmeno completamente pubblicati: il primo dialogo è stampato in
139, coll. 169-201; i dialoghi 2, 3 e 4 sono
[16 (1912), 17 (1913); 18 (1914); 19 (1915)];
editi da NICOLA FESTA e pubblicati nel periodico
mentre i dialoghi 5 e 6 furono editi nel 1965 nella tesi di CORRADO GIORGETTI, studente della Pontificia
Università Lateranense a Roma, e sono disponibili solo come copia di questa tesi. Si vedano anche gli
, «Bessarione»
articoli A. PALMIERI,
, «Revue des
9 (1912), pp. 80-88 e A. BARMINE,
études byzantines» 58 (2000), pp. 231-243.
36
DONDAINE,
, p. 102.
34
35
Dibattiti teologici alla corte di Manuele Comneno
319
all’interpretazione latina della processione. Ugo, invece, scrive un trattato (e
sottolineo un trattato e non un dialogo) di altissimo livello, intessuto di citazioni
di filosofi e di sillogismi di teologi greci, ma riprende passaggi fondamentali
delle opere di Niceta e Camatero come la spiegazione di origine foziana del
versetto, «Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve l’annunzierà» (Gv.
16, 14)37, o come la differenza tra le preposizioni т e 域38 o l’utilizzo di metafore come: sole, raggio, luce; sostanza, potenza, energia; punto, linea, superficie;
dita, mano, corpo per spiegare la processione dello Spirito39.
Aggiungo un’ultima considerazione sull’interconnessione tra autori, l’unico
autore presente nella collezione di sillogismi di Camatero che non viene citato
da Ugo Eteriano è Eustrazio di Nicea, il quale però è fonte, come ha già piegato
Barmine in un suo articolo del 200040, di Niceta di Maronea.
Il tema della continuità tra i periodi comneno e paleologo merita la citazione di
alcuni esempi. Gli autori menzionati prepararono, seppure inconsciamente,
quelle che saranno le armi usate dai Greci dopo il 1204, infatti sono questi gli
autori insieme ai testi originali dei padri, ma talvolta anche più dei padri, che
diventano le fonti dei teologi dei secoli successivi.
È possibile citare come primo esempio il patriarca Giovanni Becco. Uno
studio recentissimo, quello di Alexandra Riebe41, mette in luce i legami tra
Becco e Niceta di Maronea; ma del patriarca si dovrebbe ricordare anche il legame con Camatero, contro il quale scrisse due distinte edizioni delle sue confutazioni42. In merito a questo secondo legame Pachimere testimonia che Giovanni «riguardo all’Unigenito si opponeva43 all’uso della preposizione т a favore della preposizione 域 in modo conforme all’intercambiabilità (г
в
) delle preposizioni nei casi in cui [la preposizione т ] si trovava nei
passaggi riguardanti il Figlio», specificando che «questo in effetti è ciò che, egli
, 202, coll. 324-325.
., capitolo XX.
39
., e.g. coll. 234; 239; 248; 263; 291; 294; 295, etc.
40
BARMINE,
, vedi sopra.
41
A. RIEBE,
, Wiesbaden 2005.
42
La versione contenente solo l’antologia patristica è pubblicata in
141, coll. 395-614, la refutazione completa dell’opera di Camatero è contenuta in Firenze, Biblioteca Medicea-Laurenziana Pl.VIII.
26 (XIV secolo, A.M. BANDINI – E. ROSTAGNO – N. FESTA – F. KUDLIEN,
,Leipzig, 1961, pp. 381-384.
43
к
疫 , dal verbo г
域 con il significato di «sail or march out against» in LSJ. Cf. la
疫 ) la préposition
à la
traduzione di A. Failler: «S’agissant du Fils unique, il assimilait (г
préposition
, conformément à la commutation des prépositions, lorsqu’elle se trouve aussi dans les
passages sur le Fils; c’est en effet ce qu’enseigne, disait-il, l’
, qui est reçu parmi les livres
, III, Paris 1984 (Corpus
authentiques de l’Église»: G. PACHIMERE, ed. A. FAILLER,
Fontium Historiae Byzantinae, 24), pp. 40-42.
37
38
320
Alessandra Bucossi
[Becco] diceva, insegna l’
, che è considerato tra i libri autentici
della Chiesa».
Posto che questa affermazione di Becco non corrisponde alla realtà di quanto scritto da Camatero, tuttavia questa frase mi sembra il miglior esempio per
chiarire in poche parole quanto l’
fosse per il famoso patriarca un
testo fondamentale44.
Un altro chiaro esempio, sempre tratto da Pachimere, è il caso del dibattito
sul passo del
di Giovanni Damasceno «il padre è
attraverso il Verbo dello Spirito». Il
Moschabar lo considerava spurio, mentre il gran logoteta Mouzalon rispondeva che essendo citato dall’
di Camatero era da considerarsi certamente originale45.
Per ultimo in ordine cronologico vorrei citare Marco Eugenico che ha tra le
sue fonti, ovviamente insieme ad autori più vicini cronologicamente, alcuni tra
gli autori di età comnena che abbiamo citato come Nicola di Metone, Teofilatto
di Bulgaria, Andronico Camatero, e che quando scrive contro i latini, tra le altre
opere, include un dialogo, un’antologia patristica ed una collezione di sillogismi.
Per concludere, il periodo comneno vede il fiorire di una produzione anti-latina
senza precedenti. Tutti gli autori del periodo scrivono almeno un breve trattato
contro la Chiesa di Roma, che sia sull’uso del pane azzimo, sul primato papale
o sul
, possiamo citare gli autori più famosi come i meno studiati, ma
tutti scrivono contro i latini: Michele Cerulario, Niceta Stetato, Michele Psello,
Teofilatto di Ocrida, Giovanni Furnes, Eustrazio di Nicea, Niceta Seides, Michele Glica, Nicola di Metone e la lista sarebbe ancora lunga e alcuni di questi testi
non sono neppure editi, o meriterebbero un’edizione critica migliore.
Questo fiorire di letteratura polemica è certamente causato dalla presenza dei
latini a Costantinopoli e nei territori ‘d’oltre mare’, dagli scambi più fitti, dalla
maggiore permeabilità delle barriere culturali, dai tentativi di riunificazione e
ovviamente dalle crociate in generale, ma anche dalla spinta che diedero gli
imperatori comneni alla produzione teologica di tipo polemico e anti-eretico, non
è un caso infatti se le due maggiori panoplie, cioè la
di
Zigabeno e l’
di Camatero sono proprio di questo periodo, ed entrambe furono composte per ordine imperiale.
C’è un ultimo punto in particolare che vale la pena di essere sottolineato. Il
periodo comneno è il primo, dopo Fozio, a vedere teologi impegnati nel dibatte-
44
Tema approfondito in A. BUCOSSI, ш 域
, «Porphyra – Online Journal www.porphyra.it» (2009), pp. 4-12.
45
案
一
壱 於 ,維 威
亥 煙郁
ed. A. FAILLER,
渥
堰
於 郁
稲
逸煙 逸 椅 д 溢
, III, p. 107.
夷
г
煙 逸
壱
燕
芋
域
;т 壱т
益 溢 鴛 疫 宛 洩
燕 in PACHIMERE,
Dibattiti teologici alla corte di Manuele Comneno
321
re il tema della processione con un approccio di tipo filosofico e teologico, mentre la letteratura patristica rimane sullo sfondo. Questa ‘nuova’ produzione s’impone ai teologi di epoca successiva come una fonte di citazioni, che è all’altezza
della produzione patristica e, talvolta, di quest’ultima è persino prova inconfutabile di autenticità. Certamente non è possibile sostenere che la letteratura sul
di epoca comnena brilli per originalità o innovazione, Paul Magdalino
è oggettivo e preciso nella sua descrizione degli intellettuali del XII secolo quando scrive: «il loro interesse nello scrivere letteratura religiosa, e così presumibilmente anche nel leggerla o nel sentirla leggere, fu qualche volta palesemente
filologico»46; tuttavia è interessante e degno di ulteriore approfondimento il tema
delle fonti usate dagli autori comneni perché è ampiamente dimostrabile che chi
scrisse in epoca comnena sul
, e nello specifico chi scrisse durante il
regno di Manuele, frequentava un unico milieu intellettuale, quello della corte,
conosceva le opere contemporanee, o di poco precedenti, le citava direttamente
o indirettamente e partecipava alle discussioni con gli inviati latini. Resta un
tema da affrontare e capire quanto di questa produzione sia legato ad eventi
reali e quanto invece sia solo un interesse «palesemente filologico».
46
MAGDALINO,
, p. 370.