Era stata preannunciata da tempo e si pensava che a sottoscriverla potesse essere qualche cardinale e qualche vescovo. Ora che è stata pubblicata, la «correzione formale» al Papa per le sue presunte «eresie» contenute nell’esortazione Amoris laetitia non è sottoscritta da alcun vescovo ma porta in calce le firme di 62 studiosi sparsi in tutto il mondo: teologi, sacerdoti, giornalisti, avvocati esperti dei misteri di Fatima, lefebvriani, blogger ultra-tradizionalisti per lo più legati al mondo della destra cattolica. Con qualche eccezione.

Una di queste è rappresentata dal nome del banchiere cattolico Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello Ior, defenestrato dal Vaticano nel maggio 2012. Anche lui è tra quelli che ritengono che Papa Francesco abbia propagato ben 7 «proposizioni false ed eretiche», come si legge nel documento.

La «correzione formale», resa disponibile su un sito web in sei lingue, si rivolge al Pontefice affermando: «Per mezzo di parole, atti e omissioni e per mezzo di passaggi del documento Amoris laetitia, Vostra Santità ha sostenuto, in modo diretto o indiretto (con quale e quanta consapevolezza non lo sappiamo né vogliamo giudicarlo), le seguenti proposizioni false ed eretiche, propagate nella Chiesa tanto con il pubblico ufficio quanto con atto privato». Segue l’elencazione di 7 «eresie» che secondo i firmatari Bergoglio avrebbe direttamente o indirettamente approvato, sostenuto e divulgato, con i suoi scritti e le sue parole. L’unico vero oggetto del contendere, com’è noto, è la possibilità di concedere ai divorziati risposati l’accesso all’eucaristia, in alcuni casi, a certe condizioni, senza automatismi e dopo un percorso di discernimento.

I firmatari ritengono che le tesi da loro dedotte dal magistero dell’attuale Pontefice contraddicano «verità divinamente rivelate che i cattolici devono credere con assenso di fede divina». Nell’elencare le 7 eresie, aggiungono, «non intendiamo offrire una lista esaustiva di tutte le eresie ed errori che ad una lettura obiettiva di Amoris laetitia, secondo il suo senso naturale e ovvio, il lettore evidenzierebbe in quanto affermati, suggeriti o favoriti dal documento».

Tra chi ha messo il proprio nome in calce al testo, oltre al banchiere Gotti Tedeschi, ci sono il teologo Antonio Livi, lo storico Roberto De Mattei, il superiore della Fraternità San Pio X Bernard Fellay e l’avvocato «fatimista» americano Christopher Ferrara.

Al telefono con La Stampa Gotti Tedeschi getta acqua sul fuoco: «Condivido il documento ma non ho firmato come banchiere: un richiamo fatto da intellettuali. I laici hanno diritto di esporre le loro critiche». L’ex presidente dello Ior spiega: «L’unico intento che ho è il bene della Chiesa e di Papa Francesco, per il quale prego tutti i giorni nella messa. Io voglio bene al Papa, sono fedele alla Chiesa».

Gotti Tedeschi, dopo aver spiegato di non sapere chi siano molti degli altri firmatari, precisa: «Io non do dell’eretico al Papa, non lo penso neanche lontanamente. Sarei stupido se lo facessi, non sono un teologo».

Il documento era stato più volte preannunciato dal cardinale americano Raymond Leo Burke come seguito dei famosi dubia presentati da quattro porporati critici con Amoris laetitia. Ma Burke non ha firmato la «correzione formale» pubblicata ieri.

Questo articolo è stato pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano La Stampa

I commenti dei lettori