Fumata bianca

Così la Chiesa tedesca ha "tradito" Ratzinger

La Germania ha del tutto abbandonato la "dottrina Ratzinger". Sacche di resistenza del conservatorismo provano ad evitare il trionfo progressista

Così la Chiesa tedesca ha "tradito" il suo Ratzinger

Dicono che con Joseph Ratzinger sul soglio di Pietro la Chiesa avrebbe affrontato l'avvento del progressismo con un atteggiamento diverso. Lo dicono, certo, ma forse sono i tempi a dettare l'agenda di tutti. Persino a una istituzione così granitica come la Chiesa cattolica, che è costretta oggi a porsi problemi culturali e dottrinali poco immaginabili sino a qualche decennio fa: cambiamenti di paradigmi complessivi che presentano concetti innovativi e "nuovi diritti", in un contesto dove la cultura occidentale non è più quella considerata tradizionale.

Per dirla meglio: forse Benedetto XVI, che dell'avvento dei "nuovi diritti" e del progressismo esasperato aveva iniziato a parlare molto tempo fa, aveva previsto il calendario culturale del futuro. E allora si spiega meglio il perché della rinuncia: il "mite professore" di Tubinga potrebbe aver scelto di fare un passo indietro, per consentire ad energie nuove di affrontare l'avvento effettivo dei suoi pronostici. Altri, in maniera più ideologica, si limitano a constatare come l'avvento del laicismo e della secolarizzazione sia ormai un fatto compiuto.

Sono tutte suggestioni, ma magari neanche troppo. Certo fa specie pensare che molte delle richieste di cambiamento interne alla Chiesa, buona parte dell'alleanza stipulata tra quel progressismo e certe velleità ecclesiastiche, provengano dalla Germania. Non che Ratzinger non si sia mai confrontato in punta di dottrina con i suoi compatrioti ecclesiastici, anzi. Basti ricordare i raffronti con il cardinale Walter Kasper. Ora però la strada sembra libera. Comunque in Germania esistono ancora coloro che si definiscono "ratzingeriani".

Per quanto la definizione in questione possa prestarsi male ed essere frutto di semplificazioni. Chi si oppone al "Sinodo biennale" - quello tramite cui la Conferenza episcopale tedesca potrebbe arrivare ad adottare tutta una serie di cambiamenti in barda alle indicazioni del Vaticano - può essere definito "ratzingeriano". Se non altro perché il fronte conservatore è tuttora composto, sulla scia del pensiero dell'emerito ma non solo, da persone contrarie all'abolizione del celibato sacerdotale, alla concessione della benedizione per le coppie omosessuali e così via. Al netto di ogni singolo punto sollevato, è la tendenza generale degli episcopati tedeschi ad aver preso le distanze dal "ratzingerismo". L'elenco delle cose cui sono contrari i "ratzingeriani" è lo stesso che contiene le modifiche in cui spera chi ratzingeriano non è (e forse non è mai stato).

Del resto lo aveva messo nero su bianco lo stesso pontefice emerito: "Lo spettacolo delle reazioni della teologia tedesca è così sciocco e così cattivo che è meglio non parlarne. I veri motivi per cui vogliono silenziare la mia voce non voglio analizzarli". Il virgolettato - come riporta Aska News - è contenuto in Benedikt XVI.- Ein Leben (Benedetto XVI – Una vita), l'ultima opera biografica di Peeter Seewald. Ratzinger ha continuato a scrivere, dunque a dire la sua, anche dopo aver rinunciato al soglio di Pietro, e forse questo non è andato a genio a tutti.

Poi c'è la versione di chi sostiene che la Germania progressista sia la favorita di Francesco: i fatti ad oggi dicono che nessuna delle richieste derivate dalla dialettica interna al "Sinodo biennale" è stata approvata dal pontefice regnante. Vedremo alla fine del "Concilio", cioè quando i tedeschi riuniti comunicheranno di aver preso decisioni, che potranno essere "vincolanti" o no. Dipende dalle possibili marce indietro rispetto alle intenzioni, che pure di "vincoli" si erano occupate.

Certo la Chiesa immaginata oggi dal progressismo teutonico, dalle benedizioni per le coppie omosessuali alla laicizzazione della gestione parrocchiale, passando soprattutto per l'abolizione del celibato sacerdotale, non è quella che i conservatori vorrebbero. E se è vero che Ratzinger è stato uno strenuo difensore del conservatorismo dottrinale, allora il sillogismo diviene elementare. Più in generale, la Chiesa teutonica sembra intenzionata all'abbraccio al mondo, mentre Benedetto XVI pareva convinto della possibilità di traghettare il cattolicesimo oltre il guado del relativismo anche mettendo in discussione l'influenza sul globo dell'Ecclesia. Che il "relativismo" secondo categorie ratzingeriane sarebbe arrivato era chiaro.

Le differenze dipendono dalle modalità di ricezione.

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