13/09/2019, 06.06
HONG KONG - CINA
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Mons. Joseph Ha di Hong Kong: Vicini ai giovani, lavoriamo per la riconciliazione

di Bernardo Cervellera

Parla il vescovo ausiliare del territorio, che in questi mesi ha accompagnato e sostenuto le coscienze dei giovani. Dopo tre mesi di tensioni, occorre affrontare “il conflitto esistente fra i dimostranti e la polizia, come pure l’insoddisfazione per il lavoro svolto dal governo”. Per la missione della Chiesa è essenziale un sostegno psicologico e morale e un indirizzo pastorale per le comunità parrocchiali.

Hong Kong (AsiaNews) – La Chiesa di Hong Kong è vicina ai giovani e alla popolazione in questo momento “difficile” e l’impegno più urgente è la “riconciliazione” nella società, affrontando “il conflitto fra i dimostranti e la polizia, e l’insoddisfazione per il lavoro svolto dal governo”. È quanto afferma mons. Joseph Ha Chi-shing, vescovo ausiliare di Hong Kong, in un’intervista ad AsiaNews. Il vescovo, frate francescano, è stato fra le personalità più vicine ai giovani del movimento anti-estradizione, celebrando messe, partecipando a veglie e momenti di solidarietà, chiedendo un cessate-il-fuoco. Iniziato con la domanda di cancellare la legge sull’estradizione in Cina, il movimento ha accolto le domande per una piena democrazia e per la giustizia nella società. Molti giovani infatti soffrono per la disoccupazione, o per le case e la vita troppo cara, che li priva di un futuro. Dopo le prime manifestazioni pacifiche, vi sono state frange violente fra i giovani, a cui la polizia ha risposto con enorme durezza, fino ad essere accusata di uso eccessivo della forza, da sottoporre a un’inchiesta indipendente. Già a suo tempo, il card. John Tong e qualche leader cristiano hanno sottoscritto questa domanda. In ogni modo, mons. Ha ha voluto precisare che nell’intervista egli esprime solo il suo personale punto di vista, e non quello ufficiale della diocesi di Hong Kong.

Eccellenza, sono tempi difficili per Hong Kong…

Sì, è davvero un periodo difficile. Pregate per noi. Come sa, la legge sull’estradizione è stata solo l’innesco che ha iniziato il movimento. [All’inizio] vi sono state due grandi manifestazioni, il 9 giugno, con un milione di persone e il 16 giugno con 2 milioni di persone sulle strade. Se la proposta di legge fosse stata ritirata allora, la situazione adesso sarebbe molto meno tesa. È davvero un peccato che le autorità implicate non abbiano risposto alla richiesta della popolazione.

Lei è sempre stato vicino ai giovani, che sono la maggioranza dei manifestanti. Come si fa a farli dialogare con il governo?

Dopo tre mesi dal primo grande raduno, la situazione ora a metà settembre, è che la voce della gente è forte e chiara. Ma il dialogo non è la questione cruciale per cambiare. La chiave è invece la riconciliazione. Bisogna affrontare il conflitto esistente fra i dimostranti e la polizia, come pure l’insoddisfazione per il lavoro svolto dal governo. È evidente che dobbiamo fare di tutto per guarire le anime e i corpi delle nostre giovani generazioni. Ma non mi chieda come fare. Davvero non saprei cosa fare, se non ci fosse l’intervento dello Spirito Santo.

La Chiesa si è mostrata vicina ai giovani e alla loro situazione…

La nostra forza e le nostre capacità sono molto limitate. Possiamo fare solo del nostro meglio, sfruttando ogni talento che Dio ci ha dato per stare vicini ai giovani. Noi contiamo sul potere della coscienza, un dono che Dio ha garantito a tutti noi. Sotto la guida del card. Tong [attuale amministratore apostolico della diocesi – ndr], la diocesi sfrutta tutte le risorse delle nostre parrocchie, della Caritas Hong Kong per servire la nostra comunità. Al presente ciò che è più essenziale sono un sostegno psicologico e morale e un indirizzo pastorale per i giovani e per i nostri parrocchiani. Lavoriamo sodo in queste aree. E lo chiedo ancora: pregate per noi.

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