Chi è Reinhard Marx, il cardinale che vuole rendere la Chiesa di sinistra

Il cardinale teutonico Reinhard Marx è uno dei più vicini a papa Francesco. Potente lo era già ma, attraverso il ruolo che si è ritagliato in questi quasi otto anni, ha svolto quasi una funzione di polo di attrazione dottrinale. Per cosa è presto detto: per tutte le istanze progressiste. Quelle che, da sinistra, puntano a far passare come dottrina ufficiale o come nuove forme organizzative, a seconda di quale sia l’ambito d’intervento. Esistono certi ambienti ecclesiastici, ma anche composti da laici che gravitano attorno alla Chiesa, che lavorano per una riforma complessiva. Marx sembra altrettanto convinto che una rivoluzione sia necessaria.

La centralità del cardinale è assodata da buona parte della narrativa sulla cavalcata del progressismo nella Ecclesia, come abbiamo appreso proprio dalla Germania, con quello che sta accadendo ormai da un anno e mezzo con il “Concilio interno” teutonico, che non sarebbe un Concilio, ma che del Concilio vorrebbe avere le fattezze. In realtà, il discorso sarebbe più complesso: a Marx non possono essere associate tutte le battaglie campali della “sinistra ecclesiastica”, tedesca o no che sia. Anche altri attori sono della partita. Certo, Marx conservatore non è. Sintetizzando, si direbbe che il cardinale è un simbolo internazionale per chi vorrebbe che la Chiesa cattolica si rivoluzionasse nel profondo, a partire dalla propria organizzazione interna, persino quella curiale. Ma Marx non è il centro da cui partono tutte le richieste di riforma. Quelle che stanno contribuendo alla polarizzazione del quadro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il cardinale è originario di Geseke, una cittadina in cui dimorano circa ventimila persone. Si tratta di un luogo del Nord Ovest della Repubblica federale. Marx è un teologo progressista, dunque non uno di quelli che segue l’impostazione ratzingeriana, che è ad esempio è molto rigida sul celibato e che non vuole sentir ipotizzare di modifiche o persino di abolizione di una delle regole cardine della vita di un ecclesiastico. La ratzingeriana è una scuola che in Germania non gode di un grande sostegno. Sono rimasti pochi sostenitori, pure tra i cardinali.

La vicenda biografica di Marx è quella di un vescovo elevato presto a cardinale che, almeno nelle prime fasi della sua carriera, è stato incaricato in Germania Ovest. Poi, com’è avvenuto per molti dal 1989 in poi, il raggio di azione si è esteso, consentendo al consacrato di divenire un riferimento nazionale. In ottica di politica ecclesiastica, Marx ha il vantaggio dell’età: ha soltanto sessantotto anni. Non sono molti i cardinali che, con quella carta d’identità, possono vantare l’influenza che ha il tedesco. E forse, anche per questo motivo, Marx viene spesso inserito nelle canoniche liste dei “papabili” dagli addetti ai lavori. Già al Conclave che ha eletto Francesco se ne parlava.

Sempre in termini di “politica ecclesiastica”, Marx è stato spesso associato al nome di un altro cardinale, quello di Walter Kasper, principale controcanto alla dottrina ratzingeriana in Germania e teologo strutturato di grande esperienza e fama. I due, in realtà, non la pensano sempre alla stessa maniera. Ad esempio, Kasper sul Sinodo biennale tedesco ha espresso più di qualche preoccupazione, mentre Marx no. Kasper e Marx non per forza costituiscono un binomio.

Se qualcuno pensasse alla storia di Marx come a quella di un anti-ratzingeriano – come abbiamo premesso – sbaglierebbe di grosso. Oltre ad averlo creato cardinale, l’emerito lo ha anche incaricato nell’arcidiocesi di Monaco-Frisinga. Forse perché Ratzinger ha sempre dato spazio pure a chi non sembrava assecondare il suo stile comunicativo e le priorità che individuava per la dottrina e la pastorale. Conosciamo le critiche avanzate da destra per aver dato troppo spazio ai progressisti. Critiche dirette proprio a Ratzinger.

Un’ultima curiosità: l’ex presidente dell’equivalente tedesca della Cei è stato il presule dell’importante diocesi di Treviri, la cittadina di cui era originario il principale teorico del comunismo Karl Marx. Il cardinale è solito fare dell’ironia sull’omonimia. In giro circola pure qualche citazione. A destra, scherzano molto meno su questo aspetto, temendo che anche la Chiesa cattolica abbia trovato il suo “Marx”.

Quella sul Sinodo biennale è ormai una battaglia campale. A dire il vero, Marx si è dimesso da presidente della Conferenza episcopale tedesca. Dunque i lavori sinodali non sono di sua diretta emanazione. Le istanze che la sinistra ecclesiastica porta in dote, però, possono essere ricondotte all’humus dottrinale dell’alto ecclesiastico teutonico. Marx, a titolo esemplificativo, è favorevole alla benedizione per le coppie omosessuali.

Allo stesso modo, il porporato tedesco è uno dei più aperti in materia di revisione della regola del celibato. Sempre il membro del C9 si è dimostrato favorevole ad assegnare i sermoni liturgici alle persone non consacrate, il che rientra nella progressiva gestione laicale degli affari ecclesiastici, che è un altro punto discusso nel Sinodo biennale. Se è vero che Marx non è il padrone del “Concilio” tedesco, e non lo è, è vero pure che il cardinale ha preparato il terreno affinché la Chiesa cattolica tedesca potesse mettere sul tavolo i temi di cui oggi si dibatte. Il “Concilio interno” durerà qualche altro mese.

Poi saremo in grado di sapere se davvero i tedeschi puntano a prendere delle “decisioni vincolanti”. Gli ultimi retroscena hanno abbastanza smorzato il quadro, lasciando intendere che Santa Sede e Conferenza episcopale tedesca possano trovare una forma di accordo o comunque evitare, com’è pronosticabile, uno strappo che non porterebbe grossi vantaggi a nessuno.

Il porporato tedesco è uno dei promotori, se non il sostenitore principale, del Sinodo biennale che sta portando avanti la Conferenza episcopale tedesca. L’appuntamento che desta preoccupazione nei tradizionalisti, e non solo, per via del ventilato “scisma”. In quel caso, oltre che di organizzazione, si parla di tematiche dottrinali e di cambiamenti epocali in merito. La sovrapposizione tra le posizioni prese da Marx in questi anni ed alcune delle richieste che sono state avanzate all’interno del Sinodo è evidente ai più. Sarà il Vaticano, in fin dei conti, a decidere. Ma Marx ha un peso anche in Santa Sede. E quindi la partita merita attenzione.

Quando Marx, poche settimane fa, ha presentato le dimissioni da arcivescovo di Monaco al Santo Padre, la notizia ha suscitato grosso clamore. Il perché risiede pure nella prossimità tematica e pastorale tra papa Bergoglio ed il “principe della Chiesa” tedesco. Un elemento utile: Marx è stato scelto da Francesco per far parte del C9, ossia dell’organo ristretto di cardinali che sono deputati a lavorare sulla riforma della Chiesa cattolica. Non solo: Marx presiede pure il Consiglio economico. Il suo compito è quasi quello di gestire una spending review del Vaticano.  Insomma, Marx è un uomo di fiducia di Bergoglio, come dimostrato dagli incarichi ricoperti sotto questo regno.

Comunque sia, spesso e volentieri le dichiarazioni del cardinale Marx fanno rumore. L’atto con cui ha definito la Chiesa cattolica a un “punto morto” nella lotta alla pedofilia è stato richiamato da tutta la stampa internazionale. Qualcuno pensava che Bergoglio potesse reagire male alle dimissioni del cardinale. E invece il Papa non solo ha respinto il gesto formale della porpora tedesca, ma ha anche rilanciato, plaudendo all’azione del cardinale e chiedendogli di continuare così per distruggere la piaga legata agli abusi. Chi pensava che le strade di Francesco e di Marx si stessero separando, quindi, ha sbagliato i calcoli. E questo può valere qualcosa anche sull’argomento “scisma”.

Per comprendere quale siano le posizioni di Marx in politica, nel senso alto del termine, bisogna ripercorrere le mosse fatte dal cardinale durante il pontificato di Francesco. Una delle costanti dottrinali e pastorali del Santo Padre è l’accoglienza dei migranti. Un diritto che Bergoglio andrebbe garantito sempre ed esteso in sostanza a tutti. Sappiamo quanto le Ong abbiano occupato il campo della dialettica politica, in specie prima della pandemia. Marx è stato tirato in ballo dalle cronache per aver finanziato una delle Ong dedite al salvataggio di coloro che cercano di approdare sulle nostre coste. Per i tradizionalisti se non è tollerabile poco manca. Su migranti ed immigrazione, però, Marx non si discosta affatto dalla narrativa e dalle scelte operate dal pontefice argentino.

In Germania, pure per via del suo peso economico, la Chiesa tedesca svolge una funzione politica di tutto rilievo. Inoltre in quel contesto non vi è quella netta separazione culturale tra l’interventismo politico e la presa di posizione religiosa. Non che politica e confessioni siano mischiate, ma la prassi differisce da quella italiana, dove la Chiesa è solita intervenire in punta di piedi e solo in certe circostanze, soprattutto da quando è stato eletto Bergoglio, che ha di molto ridotto la casistica degli interventi sugli affari dello Stato italiano.

Marx è un anti-populista, e pure in questo non si discosta da Bergoglio. Inoltre, dopo la performance dell’ultima tornata valevole per il Parlamento europeo, il cardinale ha incontrato la dirigenza dei Verdi tedeschi. Se non altro perché anche l’ambientalismo fa parte del paradigma del tipo di Chiesa che il cardinale vorrebbe veder edificata.