Golodomor-2022

Golodomor-2022

Maria Zakharova

L'Occidente collettivo accusa a gran voce la Russia di minare la sicurezza alimentare globale. Il G7 ha rilasciato una speciale dichiarazione in tal senso. Noi, ovviamente, abbiamo risposto.

 Il coro è stato arricchito dagli assolo eseguiti dai più preoccupati. 

In questi giorni, il ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock ha dichiarato, a margine della riunione dei ministri degli Esteri del G7, che il mondo potrebbe essere investito da una carestia globale a causa della situazione in Ucraina. In precedenza, Joe Biden si era espresso in termini simili: "Gli agricoltori americani sanno che le azioni della Russia in Ucraina hanno bloccato fonti cruciali di prodotti alimentari. Se tonnellate di grano non raggiungono il mercato, molte persone in Africa moriranno di fame, perché l'Ucraina è l'unico fornitore di una serie di Paesi africani. 

E quindi adesso è colpa della Russia se la gente muore di fame in Africa. Com’è noto nessuno è mai morto di fame in quel continente. 

Smentire questa fake di Washington e dei suoi sodali è semplicissimo. Con cifre e fatti. 

Analizziamo la situazione dal punto di vista di esperti economisti.

Anche prima dell'operazione speciale in Ucraina, il settore agroalimentare internazionale era tra i più colpiti dall'instabilità economica globale. L'attuale situazione del mercato alimentare riflette la tendenza di almeno gli ultimi due anni. Secondo i dati delle piazze borsistiche, il tasso di crescita annuale dei prezzi del grano nel solo 2021 ha raggiunto il 25%. A febbraio di quest'anno, erano ben al di sopra del livello medio dei prezzi per il periodo 2017-2021 (fino al 62%). Il costo del mais è aumentato del 162% in due anni e quello della colza del 175%. Inoltre, si sta registrando un graduale rientro dai valori di picco delle quotazioni. Si tratta dunque nel complesso di un normale processo di mercato, non unico nella storia recente dei mercati cerealicoli globali.

Ma perché i prezzi dei cereali sono aumentati negli ultimi due anni? Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici.

In primo luogo, la pandemia di COVID-19, che ha causato l'interruzione delle catene di approvvigionamento e il rincaro di noli e assicurazioni. Tra il 2020 e il 2021 per far fronte agli effetti negativi della pandemia da coronavirus, sono drasticamente aumentate le iniezioni finanziarie nelle economie sviluppate. L'insieme dei pacchetti di crisi negli Stati Uniti, nell'Unione Europea e in Giappone ammonta a più di 8.000 miliardi di dollari, che hanno fatto aumentare la domanda e impennare l'inflazione (anche alimentare). 

Questa tendenza è stata esacerbata dalle guerre commerciali aperte tra i principali attori e dal persistere di acute contraddizioni nella regolamentazione dei mercati agrari. Di conseguenza, le scorte agricole hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi 5-10 anni, provocando quindi l’aumento dei prezzi dei cereali. Anche i noli sono aumentati (praticamente raddoppiati).

In secondo luogo, la transizione forzata di alcuni Paesi occidentali verso “l'energia verde” e l'affidamento a fonti energetiche alternative a scapito dei combustibili convenzionali ha portato a un aumento dei prezzi dell'energia. In particolare, le quotazioni del petrolio sono aumentate di oltre il 22% nel periodo 2020-2022 (e questo nonostante il calo della domanda in un periodo di forti restrizioni legate alla pandemia). Anche i prezzi del gas sono aumentati in modo significativo.

Di conseguenza, nel dicembre 2021 si è verificato un aumento senza precedenti del prezzo dei fertilizzanti minerali: 3,5-4 volte per l'urea e il nitrato e 2,5-3 volte per gli altri. E a cosa servono i fertilizzanti minerali? Esatto, per l'agricoltura. Il prezzo dei fertilizzanti aumenta e il costo di un moggio di grano aumenta. Tutto questo, lo sottolineo, è accaduto prima del 24 febbraio.

In terzo luogo un ruolo importante è stato svolto dalle politiche miopi ed egoistiche dei Paesi sviluppati dell'Occidente. Durante la "crisi pandemica", gli Stati Uniti e l'Europa hanno di fatto dirottato i flussi di materie prime, compresi quelli alimentari, peggiorando la già difficile situazione dei Paesi in via di sviluppo dipendenti dalle importazioni alimentari. Gli Stati Uniti e l'Europa hanno acquistato sempre più prodotti di cui non avevano assoluto bisogno, lasciando a mani vuote l'Africa e l'Asia. Questa situazione è stata aggravata dalle scarsità delle scorte alimentari, dalle condizioni climatiche avverse e da un generale sottoinvestimento nel settore.

A fronte dell'aumento dei costi dei combustibili e dei fertilizzanti, gli agricoltori hanno ridotto le superfici coltivate e, di conseguenza, la produzione agricola ha continuato a diminuire a fronte di una domanda in costante aumento. Minore offerta a fronte di una domanda crescente = aumento dei prezzi.

In quarto luogo, le sanzioni. E qui arriviamo al cuore della questione. Le misure economiche unilaterali imposte nel febbraio-marzo 2022 dall'Occidente collettivo contro il nostro Paese hanno esacerbato le tendenze negative dei mercati alimentari, energetici e industriali globali. Le restrizioni ai pagamenti e le difficoltà logistiche hanno colpito tutti gli operatori economici, comprese le aziende agricole, che hanno incontrato difficoltà con i servizi finanziari e di trasporto dei contratti alimentari. In una condizione di incertezza, i produttori agricoli hanno iniziato a mettere in dubbio la convenienza di investire per espandere e talvolta sostenere le proprie attività. Alcuni hanno optato per la riconversione, riducendo ulteriormente l'offerta sul mercato.

Le sanzioni unilaterali, comprese le minacce di sequestri di massa delle navi da carico secco e la disconnessione delle istituzioni finanziarie russe dal sistema SWIFT, hanno aggravato notevolmente il problema dell'interruzione delle catene logistiche e finanziarie che coinvolgono gli operatori economici russi. Dato il ruolo della Russia nel commercio agroindustriale, questo non poteva non avere ripercussioni sull'approvvigionamento alimentare dei nostri partner. Consapevole del ruolo della Federazione Russa nel mercato agricolo globale e ben consapevole della difficile situazione in termini di sicurezza alimentare nel mondo intero, l'Occidente ha comunque imposto sanzioni nell'ambito che riguarda il settore agricolo, esasperando così una situazione già "incandescente" Washington, Londra e Bruxelles non si sono affatto preoccupate del fatto che ciò potrebbe avere conseguenze reali con l’aumento esponenziale della malnutrizione e anche della morte per fame, in alcune parti del mondo.

In questo contesto, nonostante le difficoltà introdotte dall'Occidente, la Federazione Russa, nel pieno rispetto dei precedenti accordi contrattuali, intende continuare ad adempiere in buona fede ai suoi obblighi di esportazione di prodotti agricoli, fertilizzanti, energia e altri prodotti di cruciale importanza.

Per anni siamo stati accusati di creare minacce alla sicurezza energetica. Si diceva: “e se succedesse qualcosa e la Russia tagliasse il gas?” 

Il " se succedesse qualcosa " è arrivato, ma la Russia fornisce gas regolarmente. Proprio a quel gas impongono la rinuncia coloro che hanno intimidito il mondo con il “rubinetto energetico” russo: Washington .

Chi ha creato la minaccia alla sicurezza energetica? Lo stesso vale per la sicurezza alimentare.

 17/05/2022

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