Giacomo, monaco siriano, diventò primo vescovo di Nisibi in Mesopotamia nel 308 circa, e S. Efrem (9 giu.), suo discepolo, ci racconta quanto fosse importante la sua attività per la Chiesa locale. Inoltre, fece costruire una bella basilica e forse fu responsabile dell'istituzione della prima scuola teologica della città, anche se quella che divenne in seguito famosa fu fondata solo nel 457.
Partecipò al concilio di Nicea nel 325, e sia S. Atanasio (2 mag.), sia lo storico Teodoreto affermano che si oppose senza compromessi all'arianesimo. In occasione del primo attacco del re persiano Sapore II contro Nisibi nel 338, Giacomo era ancora vivo, ma con buona probabilità morì più tardi in quello stesso anno durante l'assedio (perciò fu sepolto nelle mura della città di cui era difensore). Le spoglie furono successivamente trasferite a Costantinopoli dall'imperatore Giovanni Tzimisces, benché un'altra versione racconti che furono portate ad Amida quando Nisibi fu ceduta ai persiani nel 363.
Non si hanno altre informazioni certe su Giacomo, eccetto la sua presunta paternità di opere sostanzialmente teologiche; Alban Butler afferma che queste gli valsero il diritto di occupare un posto tra i dottori della Chiesa, come lo stesso S. Efrem. Queste opere gli furono erroneamente attribuite e non resta nulla che sia stato scritto da lui con certezza.
Il culto era diffuso in Oriente da antica data, e Giacomo è riconosciuto dal punto di vista liturgico praticamente in ogni Chiesa orientale.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Nisibi in Mesopotamia, nel territorio dell’odierna Turchia, san Giacomo, primo vescovo di questa città, che partecipò al Concilio di Nicea e governò in pace il suo gregge, nutrendolo e difendendolo dall’assalto dei nemici della fede.
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