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Esteri

Carcere per George Pell, cardinale pedofilo. Difesa choc del suo legale al processo: "Fu una semplice penetrazione"

Mark Dadswell / Reuters
Mark Dadswell / Reuters 

Il cardinale George Pell sta trascorrendo la sua prima notte in carcere dopo che i giudici australiani gli hanno revocato la libertà su cauzione (concessa l'anno scorso per permettergli di subire un intervento chirurgico alle ginocchia). E il Vaticano rompe gli indugi registrati ieri. La sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che la Congregazione per la dottrina della fede ha aperto un processo canonico nei confronti di George Pell "dopo il verdetto di colpevolezza" del processo penale in Australia. Il Vaticano insomma non aspetterà più il compimento dell'intero iter penale, ma valuterà autonomamente le accuse che potrebbero portare all'esclusione dal collegio cardinalizio del porporato - Pell è un cardinale elettore avendo 77 anni - e/o alla "laicizzazione", come già avvenuto per Theodore McCarrick.

Dettagli choc sono emersi nell'udienza che ha condotto in carcere Pell, per bocca del suo stesso avvocato. Il principe del Foro australiano Robert Richter ha affermato che uno dei reati "non era più di un semplice episodio di penetrazione sessuale (plain vanilla sex, l'espressione usata, ndr) in cui il bambino non partecipava attivamente". L'avvocato ha fatto questa affermazione-boomerang allo scopo di chiedere una condanna meno grave sostenendo che il cardinale non doveva rispondere di "circostanze aggravanti" ed era stato probabilmente "preso da un impulso irresistibile", secondo quanto ha scritto The Guardian. Richter ha ulteriormente minimizzato - suggerendo ancora che un assalto era solo "fugace" e sostenendo che le vittime avrebbero mostrato segni a casa se fossero stati "veramente angosciati" - il Chief Justice Peter Ridd ha ribattuto definendo "insensibile, sfacciato e offensivo" e "scioccante" il comportamento di Pell.

Complessivamente il Vaticano ha reagito lentamente alla notizia della condanna dell'ormai ex per cinque capi di imputazione compreso uno stupro e sesso orale con minorenni di tredici anni, nel cosiddetto "Cathedral Trial", pur avendo avuto quasi tre mesi di tempo prima che la notizia (dell'11 dicembre) diventasse pubblica, a motivo del fatto che la Corte ha fatto cadere l'ordine di non divulgazione imposto, in attesa di un secondo processo (il cosiddetto "Swimming trial") che invece non si terrà per la insufficiente consistenza delle accuse.

Dopo una prima dichiarazione del direttore "ad interim" della Sala Stampa, Alessandro Gisotti ,di martedì mattina sulla "penosa notizia" che rimandava all'attesa per il compimento di tutti i gradi di giudizio per un'ulteriore valutazione, a sera un tweet dello stesso Gisotti ha confermato che Pell dal 24 febbraio non è più Prefetto dell'Economia. Per scadenza del mandato. Una carica quella che era iniziata nel 2014 con i poteri di un vero e proprio "zar dell'economia" vaticana da cui aveva ottenuto dal Papa un "leave of absence", un permesso di allontanarsi dal Vaticano, nel giugno del 2017 per potersi difendere in Australia. Ora sappiamo non è più Prefetto dal 24 febbraio. Ma già dal 2016 il suo potere aveva subito una forte battuta d'arresto.

Soprattutto, Gisotti ha comunicato che è iniziato il processo canonico a suo carico, quindi senza aspettare oltre. Evidentemente il Vaticano e lo stesso Papa Francesco hanno compreso che non era possibile fare altrimenti.

I legali di Pell avevano programmato di chiedere il proseguimento della libertà su cauzione, in attesa del processo di appello, ma hanno improvvisamente rinunciato. Anche se forse adiranno la Corte Suprema australiana. La sentenza che stabilirà l'esatta misura della pena è attesa per il 13 marzo. Ognuno dei cinque capi di imputazione per cui è stato riconosciuto colpevole comporta una pena massima di 10 anni, quindi Pell affronta un rischio di 50 anni di carcere.

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