Today, Thursday 17 November, the first National Report on regional/diocesan/interdiocesan services for the protection of minors and vulnerable persons and on Listening Centres produced by the Italian Bishops' Conference was presented.

«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1 Cor 12,26). Le parole di San Paolo delineano l’atteggiamento che la Chiesa oggi sta assumendo nei confronti di un fenomeno gravissimo come la pedo criminalità. Questa mattina, giovedì 17 novembre, è stato presentato il primo Report nazionale sui Servizi regionali/diocesani/interdiocesani per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e sui Centri di ascolto realizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana.

L’indagine è stata affidata ad esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il rapporto presenta una mappatura dei servizi territoriali e dei centri di ascolto. Questo Report si riferisce al biennio 2020-2021, dal momento che i servizi e i centri sono stati costituiti a seguito delle Linee guida per la tutela dei minori, approvate dalla CEI nel 2019.

Sono intervenuti: S.E.R. Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI; S.E.R. Mons. Lorenzo Ghizzoni, Presidente del Servizio Nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della CEI; Rev.do don Gianluca Marchetti, direttore del Servizio tutela minori della Diocesi di Bergamo;  Dott.ssa Barbara Parabaschi, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza;  Sig.ra Chiara Griffini, referente del Servizio tutela minori della Diocesi di Piacenza-Bobbio; dott. Paolo Rizzi, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

Il report si riferisce a presunte vittime e a presunti autori. Ciò significa che non vi è una sentenza e un accertamento della colpevolezza delle persone che sono state segnalate. Pertanto, non è corretto definire questi numeri come certi.

Nella ricerca della Verità, è necessario comprendere, grazie anche a questi dati, quali sono realmente i casi di abuso e come affrontarli. La maggior parte delle segnalazioni si riferisce a  “comportamenti e linguaggi inappropriati” (30,4% e 43,3%). Si sono registrati, poi, “toccamenti”, “molestie sessuali”, “rapporti sessuali”, “esibizione di pornografia”, “adescamento online”; “atti di esibizionismo”. Coloro che si sono rivolti alle diocesi, lo hanno fatto con il preciso fine di denunciare all’autorità ecclesiastica (53,1%), per avere informazioni (20,8%), oppure per ottenere una consulenza (15,6%). È emerso, anche, che molti centri hanno adottato come sede una struttura esterna alle sedi della Curia. Questo per garantire la libertà delle vittime.

Pedofilia ≠ Pornografia

Determinate domande, rivolte dai giornalisti, hanno veramente fatto cadere le braccia. Il giornalista Andrea Calì, di Roma Sette (settimanale di informazione della diocesi di Roma) ha chiesto se vi fossero iniziative per contrastare la pornografia, come ha detto Papa Francesco (ne abbiamo parlato qui), la quale è collegata alla pedofilia. Ora non comprendiamo quali esperienze abbia Calì in merito alla pornografia ma certamente non vi sono collegamenti fra l'essere pedo criminali e dedicarsi alla pornografia. Cosa ben diversa è la PEDOpornografia. Oggi, nella Chiesa non si è ancora giunti ad una maturità spirituale e culturale che educhi i fedeli a comprendere la differenza fra peccato, immoralita e crimine. Se un sacerdote guardasse un video porno, sarebbero affari della sua coscienza. Ciò non comporta che questo diventa pedofilo. La pedofilia è una malattia e come tale va curata. La pedofilia è anche un crimine, come tale va perseguita.

La pedofilia, nella Chiesa sopratutto, è frutto proprio di quel moralismo becero che ha sempre creato un clima di terrore nel parlare di sessualità ed affettività anche nelle strutture di formazione. L'immaturità affettiva può portare a creare soggetti malati.

La formazione nei seminari

Nella conferenza stampa di questa mattina, S.E.R. Mons. Ghizzoni ha parlato anche dellle linee guida rivolte ai seminari. Come abbiamo più volte sottolineato, infatti, non è sufficiente dire "questi sono gli abusi commessi" ma è anche doveroso prevenirli.

La prevenzione, ovviamente non si riferisce solo ai seminari ma anche alla formazione dei laici che sono risultati il 33,8% dei presunti abusatori.

Per quanto riguarda i seminari, si tratta, però, di testi inadeguati e che non affrontano seriamente la problematica. Non si parla di educazione all'affettività, alla sessualità. Si pensi, ad esempio, che il testo: la formazione iniziale in tempo di abuso, è stato scritto da Padre Amedeo Cencini, uomo che è stato segnalato all'ordine degli Psicologi del Veneto per le sue posizioni contrarie all'omosessualità. Questo religioso, infatti, ha più volte definito l'omosessualità come una malattia, una patologia. L'ordine degli psicologi del Veneto non ha ancora avviato alcun procedimento disciplinare a suo carico, dimostrando così, di coprire soggetti che ricoprono ruoli ecclesiali di rilievo.

S.I.

Silere non possum

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