MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 160


29 ottobre 1943

   Dice Gesù:
   «Quando faccio dire[503] a Sofonia che Io porterò via ogni cosa dalla Terra, gli faccio profetare ciò che avverrà nella antivigilia del tempo ultimo, quello che poi Io annunciai parlando, adombrato sotto la descrizione della rovina del Tempio e di Gerusalemme, della distruzione del mondo, e ciò che profetò il Prediletto nel suo Apocalisse.
   Le voci si susseguono. Anzi posso dire che, come in un edificio sacro elevato a testimoniare la gloria del Signore, le voci salgono da pinnacolo a pinnacolo, da profeta a profeta antecedente a Cristo, sino al culmine maggiore su cui parla il Verbo durante il suo vivere d’uomo, e poi scendono da pinnacolo a pinnacolo, nei secoli, per bocca dei profeti susseguenti al Cristo.
   È come un concerto che canta le lodi, le volontà, le glorie del Signore, e durerà sino al momento in cui le trombe angeliche aduneranno i morti dei sepolcri e i morti dello spirito, i viventi della Terra e i viventi del Cielo, perché si prostrino davanti alla visibile gloria del Signore e odano la parola della Parola di Dio, quella Parola che infiniti hanno respinta o trascurata, disubbidita, schernita, disprezzata, quella Parola che venne,[504] venne: Luce nel mondo, e che il mondo non volle accogliere preferendo le tenebre.
   Io sono il vertice dell’edificio di Dio. Parola più alta e vera della mia non può esserci. Ma il mio Spirito è nella bocca delle “parole” minori, poiché ogni cosa che parla di ciò che è di Dio, è parola ispirata da Dio.
   La carestia e le mortalità delle epidemie saranno uno dei segni precursori della mia seconda venuta. Punizioni create per punirvi e richiamarvi a Dio opereranno, con la loro dolorosa potenza, una delle selezioni fra i figli di Dio e di Satana.
   La fame data dalle rapine e dalle guerre maledette, volute senza giustificazione di indipendenze nazionali ma per sola ferocia di potere e superbia di demoni in veste d’uomini, data dall’arresto, per volere di Dio, delle leggi cosmiche, per cui il gelo sarà aspro e protratto, per cui il calore sarà bruciante e non mitigato da piogge, per cui le stagioni saranno invertite e avrete siccità nelle stagioni delle piogge e piogge nel tempo della maturazione delle messi, per cui, ingannati da subiti tepori o da insolite frescure, fioriranno fuori tempo le piante e si ricopriranno, dopo aver già generato, gli alberi di nuovi inutili fiori che spossano senza frutto la pianta - poiché ogni disordine è nocivo e conduce a morte, ricordatevelo, o uomini - la fame tormenterà crudelmente questa razza proterva e nemica di Dio.
   Gli animali, privi di fieni e di biade, di grani e di semi, periranno per fame e, per la fame dell’uomo, saranno distrutti senza dar loro tempo di procreare. Uccelli del cielo e pesci delle acque, mandre e greggi saranno assaliti da ogni parte per dare ai vostri ventri il cibo che la terra non partorirà più per voi che scarsamente.
   Le mortalità create da guerre e da pestilenze, da terremoti e nubifragi, precipiteranno nell’aldilà buoni e malvagi. I primi per punizione vostra che, privati dai migliori, sempre più peggiorerete; i secondi per punizione loro, che avranno, anzi l’ora prevista, l’inferno per loro dimora.
   La vittima preparata dal Signore per purificare l’altare della Terra profanato dai peccati di idolatria, di lussuria, di odio, di superbia, sarete voi, uomini che perirete a mille e a diecimila sotto la falce aguzza dei fulmini divini. Come erba falciata su un prato in aprile, cadrete gli uni sugli altri: i fiori santi mescolati a quelli velenosi, i morbidi steli mescolati ai pungenti rovi. La mano dei miei angeli sceglierà e separerà i benedetti dai maledetti, portando i primi al Cielo e lasciando i secondi ai tridenti dei demoni per la pastura dell’Inferno. Esser re o mendicanti, sapienti o ignoranti, giovani o vecchi, guerrieri o sacerdoti, non costituirà differenza e baluardo contro la morte. Il castigo vi sarà e tremendo.
   L’occhio di Dio sceglierà i destinati levando le “luci” perché non abbiano più a soffrire della caligine creata dagli uomini congiunti a Satana, levando le “tenebre” generatrici di tenebre perché possedute dal padre delle tenebre: Satana.
   L’occhio di Dio, che penetra nei palazzi, nelle chiese, nelle coscienze - e non c’è sbarrame e non c’è ipocrisia che gli impedisca di vedere - scruterà nel seno della Chiesa: Gerusalemme di ora, scruterà nel seno delle anime e scriverà il singolo decreto per gli ignavi, gli indifferenti, i tiepidi, i ribelli, i traditori, gli omicidi dello spirito, i deicidi.
   No, non pensate che Dio non vi farà né male né bene per le vostre opere. Io ve lo giuro, lo giuro a Me stesso, lo giuro per la mia Giustizia, lo giuro con triplice giuramento, Io vi farò del bene per il bene che farete e del male per il male da voi compiuto.
   Se a voi le immondezze della carne e della vostra vita da bruti vi fanno crosta agli occhi dell’anima per impedirle di vedere Dio, a Dio nulla fa velo. Appesantirò la mia mano su coloro che di essere nel fango si beano e che nel fango vogliono restare nonostante ogni invito e ogni mezzo che do loro per uscirne. Diverranno fango nel fango, poiché del fango del peccato fanno il cibo preferito dalla loro fame impura.
   Il giorno si avvicina, figli che avete rinnegato il Padre. Il tempo della Terra è lungo e breve nello stesso tempo.
   Non era ieri forse che godevate di un onesto benessere dato dalla pace e dalle opere pacifiche che dànno pane e lavoro? Non era ieri forse, o voi che vivete in quest’ora tremenda, che godevate la gioia della famiglia non smembrata e distrutta, la gioia dei figli intorno al desco del padre, del talamo: lo sposo presso alla sposa, del padre curvo sui capi dei bimbi come maestro e amico? Ed ora? Dove è tutto ciò? Rapido come uccello che vola in lidi lontani, quel tempo è passato. Era ieri... ora vi volgete e vedete che un numero di giorni, che l’orrore moltiplica con la sua sanguigna intensità, ve ne separa. Vi rifugiate nel ricordo, ma cumuli di macerie e distese di tombe vi distruggono la dolcezza del ricordo con la realtà del presente.
   Oh! uomini, uomini che insultate Dio con voci di bocca e di cuore credendovi lecito farlo, udite, uomini, la voce di Dio, straziata e straziante, che già tuona sul mondo poiché non le giova parlarvi per bocca dei suoi servi ed amici, e che vi annuncia l’ira sua, e che vi chiama ancora perché di punirvi ne soffre.
   Prima che la cecità degli spiriti vostri sia totale, venite al Medico e alla Luce. Prima che il sangue sia tanto da essere lago di morte, venite alla sorgente della Vita. Radunate le vostre misere capacità di amore e volgetele a Dio. L’Amore vi perdonerà per quelle briciole d’amore, avanzo delle rapine della carne e di Satana, che voi offrirete a Lui.
   A Dio vanno date le primizie e la totalità dei beni. Ma posto che questo non avete saputo fare, o figli che mi siete costati la vita, date al Signore grande, pietoso, potente, quello che ancora vi resta. Nella vostra povertà di spirito, povertà non evangelica ma umana, strappatevi dal cuore l’ultimo picciolo, negate alla carne quel resto e datelo a Me. So che a un mio diletto costa meno il sacrificio della vita, poiché l’amore lo inebbria, di quanto a voi non costi il sacrificio di un bacio. E per il vostro sforzo, sproporzionato all’offerta, vi darò premio sproporzionato al dono. Ve lo darò, purché veniate.
   Chi ben lavorò nell’ultima ora sarà ammesso al Regno come colui che resse l’aratro, fino a cadere su esso, dalla sua aurora alla sua anticipata sera. D’avere dimora diversa in Cielo non vi rammaricherete; là non sono le meschinità delle invidie umane. Ma conquistate questo Cielo che ho creato per voi e che vi ho aperto con la mia morte di Croce. Venite al Signore prima che il Signore venga su voi con la sua maestà di Giudice.
   Riguardo a voi, miei diletti, restate nella via che avete scelta. Turbini e tempeste non potranno farvi perdere la mèta che sono Io, il cui Cuore è aperto per ricevervi col bacio di amore più vivo. Lasciate che cadano regni e popoli, e ciò che ora si crede potente divenga cenere e maceria, e ciò che ora si crede lecito dettare volontà e dottrine divenga polvere stritolata dalla Volontà e dalla Legge di Dio.
   Nel mio breve regno sul mondo sarò Io che regnerò, Io e i resti del mio popolo, ossia i fedeli veri, quelli che non hanno rinnegato Cristo e ricoperto il segno di Cristo con la tiara di Satana. Cadranno allora le bugiarde deità dello strapotere, le dottrine oscene rinneganti Iddio, Signore onnipotente.
   La mia Chiesa, prima che l’ora del mondo cessi, avrà il suo fulgido trionfo. Nulla è diverso nella vita del Corpo mistico di quanto fu nella vita del Cristo. Vi sarà l’osanna alla vigilia della Passione, l’osanna quando i popoli, presi dal fascino della Divinità, piegheranno il ginocchio davanti al Signore. Poi ver­rà la Passione della mia Chiesa militante, e infine la gloria della Risurrezione eterna in Cielo.
   O beatitudine di quel giorno in cui saranno finite per sempre le insidie, le vendette, le lotte di questa Terra, di Satana, della carne! La mia Chiesa sarà allora composta di veri cristiani. Allora, nel penultimo giorno. Pochi come all’inizio, ma santi come all’inizio. Finirà in santità come in santità cominciò. Fuo­ri resteranno i mentitori, i traditori, gli idolatri. Quelli che all’ultima giornata imiteranno Giuda e venderanno la loro anima a Satana nuocendo al Corpo mistico di Cristo. In essi la Bestia avrà i suoi luogotenenti per la sua ultima guerra.
   E guai a chi in Gerusalemme, negli ultimi tempi, si renderà colpevole di tale peccato. Guai a coloro che in essa sfrutteranno la loro veste per utile umano. Guai a coloro che lasceranno perire i fratelli e trascureranno di fare, della Parola che ho loro affidata, pane per le anime affamate di Dio. Guai. Fra chi rinnegherà apertamente Iddio e chi lo rinnegherà con le opere, Io non farò differenza. E in verità vi dico, con dolore di Fondatore eccelso, che all’ultima ora tre quarti della mia Chiesa mi rinnegheranno, e li dovrò recidere dal tronco come rami morti e corrotti da lebbra immonda.
   Ma voi che rimarrete in Me, udite la promessa del Cristo. Attendetemi con fedeltà e amore ed Io verrò a voi con tutti i miei doni. Col dono dei doni: Me stesso. Verrò a redimere e a curare. Verrò a illuminare le tenebre, a vincerle e fugarle. Verrò a insegnare agli uomini ad amare e adorare il Dio eterno, il Signore altissimo, il Cristo santo, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Verrò a portarvi non la pace di questo mondo, eterno distruttore della Pace, ma la Pace del Regno che non muore.
   Esultate, o miei servi fedeli. Questo vi dice la bocca che non mente. Voi non avrete più a temere di alcun male, perché porrò fine al tempo del male, anticiperò questa fine per pietà dei miei benedetti.
   Esultate soprattutto, o voi, miei amati di ora. Per voi ancor più sollecito sarà l’avvento del Cristo e il suo abbraccio di gloria. Per voi già si aprono le porte della Città di Dio e ne esce il Salvatore vostro per venirvi incontro e darvi la Vita vera.
   Ancora un poco e per voi verrò. Come per Lazzaro[505], l’amico mio, Io vi chiamerò uno ad uno: “Vieni fuori!”. Fuori di questa vita della Terra che è tomba per lo spirito incarcerato nella carne. Fuori. Nella Vita e nella libertà del Cielo.
   Chiamatemi col vostro amore fedele. Esso sia la vampa che fonde le catene della carne e dà allo spirito la libertà di venire presto a Me. Dite il più bel grido[506] scritto da uomo: “Vieni, Signore Gesù”.»

[503] faccio dire, in Sofonia 1, 2-3; annunciai, in Matteo 24, 1-31; Marco 13, 1-27; Luca 21, 5-28; profetò, in Apocalisse 14, 14-20; 19, 11-21; 20.
[504] venne…, come è detto in Giovanni 1, 9-11.
[505] Come per Lazzaro, in Giovanni 11, 43.
[506] grido, che chiude la rivelazione in Apocalisse 22, 20.