Covid-follia, Green pass, dittatura… con l’aiuto di Dio, potremo attraversare il deserto e trovare la nostra terra promessa

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In vedetta, arrampicata sul costone del Pincio, osservavo, ieri, dal mio nido verde, la piazza del Popolo deserta. Un occhio all’orologio: sono le cinque appena. Sospiro e continuo a chiacchierare con mia sorella, anche lei giunta fin qui dal suo Testaccio, per dire ancora e sempre che non ci può essere, in democrazia, un lasciapassare che discrimina chi il vaccino lo ha fatto (e  in tutta libertà, ci mancherebbe!) e chi, per motivi suoi (i miei sono etici, religiosi, e invalicabili) ha preferito non farlo. Tutti siamo italiani, vaccinati e non vaccinati, e nessun marchio verde potrà mai cambiare questa sacrosanta verità! E tutti abbiamo altresì il sacrosanto diritto di salir su un treno, mangiare una pizza, andare ad ammirare Caravaggio e Raffaello in un museo! E sia. Ora, snaso tra le fronde, e sono le cinque e un quarto: vedo una piccola folla assiepata dal lato in cui la piazza  s’appoggia alle viuzze che danno sul Lungotevere. Pochi, pochini, mi dico e forse, aggiungo, arriveranno. Sospiro di nuovo. Intanto, mentre il 6 agosto si avvicina, con il suo brutto mostriciattolo verde, i morti di o con Covid si contano appena sulle dita di piedi e mani. Ma governo e comitati già ricominciano a colorare le Regioni con i pennarelli, per tornare a mettere l’Italia sotto l’arcobaleno di Satana…

Alle 17 e 30 decidiamo di andar giù a veder che cosa accade e ad annusare la partita. E mentre siamo lì, in parata al grido di “no green pass”, ecco arrivare un gruppetto di ragazzi con maglietta in forma di divisa. A squarciagola cantano “Fratelli d’Italia”, mentre su un palco immaginario qualcuno parla laggiù. Nel viavai di gente d’ogni età, non vedo, come la sera di mercoledì scorso, né cani né bambini. E ci mancherebbe: il caldo è tanto forte che anche i vestiti sudano, il sole in dardo incoccia e picchia, l’ossigeno manca anche senza mascherina. Ecco, giusto, penso che i presenti, felici pochi, meriterebbero anche soltanto per essere arrivati fin qui, nel fiato del drago, una medaglia… Non mollano la presa anche se la politica, con la furbizia  – che è frutto di malo-pensiero – ha annacquato i tempi per l’irrigidimento del green pass, facendo slittare le nuove forche caudine,  toh guarda un poco, proprio ad agosto, quando le persone, anche quelle più determinate, vorrebbero tirare i remi in barca per un po’ e, gambe all’aria, starsene sotto l’ombrellone. Invece, no, tiè! Dalla prossima settimana, con tutta probabilità, senza il marchio verde “non si pass” anche su treni, aerei e chissà dove altro mai. Diavolo di un Draghi e di una Lamorgese che, a Lampedusa, fanno entrare, però, tutti quanti, all’arrembaggio di un Paese nudo e senza green pass…

Sono ancora a Piazza del Popolo. Mumble mumble, penso e ripenso. Resto, non resto, che faccio, mi dico e mentre mi dibatto tra il piacere di esserci e i doveri che mi attendono a casa, mando messaggi ad amici e conoscenti che, in Toscana, qui e lì, sono scesi al pari di me in piazza per la libertà. Loro, come me, recano in tasca il Santo Rosario. Il mio è azzurro, con su l’immagine di Sant’Alfonso de’ Liguori, che amo tanto e proprio oggi, guarda caso, è il giorno della festa sua. Vorrei cantare in onore suo “Tu scendi dalle stelle”, ma so che il Signore è già sceso, è qui con noi e mi guida. Vado via, saluto sorella e conoscenti e mentre me ne torno verso casa (questa volta il Tridente è aperto) m’accorgo che la gente, fuori dal cerchio della piazza, sta bellamente facendosi i fatti suoi e allibita assisto al fatto che, davanti a un negozio di sandali tedeschi, c’è una fila di almeno dieci persone, tutti lì per comperare un paio di sandali da frate, mentre il Paese affonda nella dittatura. Sento una fitta di inquietudine e, per colmarla,  avrei voglia di un gelato al cioccolato da Venchi, ma faccio a meno, in gioia di penitenza.

A casa, ho tempo di andar al piano di sopra dalla vicina e poi la cena e a nanna. Ahimè, mi giro e mi rigiro, da tutta Italia, più o meno (perché a Milano e a Torino e in altri posti le cose sono andate un poco meglio) ci sono notizie grame. I numeri sono risicati, le persone poche. E dormo male finché il bel mattino mi sveglia e sono pronta per andare a Messa. E proprio al Signore, a Lui solo, il mio Gran Consolatore, ho chiesto lumi per continuare nell’andare, in ginocchio sotto la sua Santa Croce che ci invita a non avere paura mai. Quando poi, durante la funzione, sono chiamata a leggere la Prima Lettura, ecco l’aiuto del cielo, che arriva sempre, in balsamo d’amore. Essa, la Scrittura, parla della traversata nel deserto degli Israeliti e di come si lamentassero con Mosè di averli portati via dall’Egitto dove avevano cibo e acqua in abbondanza, anche se in schiavitù. Ed eccoci, noi in tutta Italia, noi vivi, nel deserto, soli, smarriti, con il pensiero, magari, vile di preferire di essere schiavi, con la pancia piena, piuttosto che liberi, senza neppure un palco dove metter su un simulacro d’oratore. Il Signore ascolta i lamenti degli Israeliti e manda quaglie e manna. Ecco il messaggio, se continueremo, in fedeltà, unione, speranza e carità, potremo, con l’aiuto di Dio, attraversare il deserto e trovare la nostra terra promessa, che è semplicemente l’Italia di due anni fa, un’Italia magari pasticciona, ma dove potevi prendere un treno in serenità e abbracciare conoscenti, amici e mamma e papà. Un’Italia senza green pass… E sarebbe soltanto l’inizio perché la vera terra promessa è un’Italia che, convertita al Signore, abroghi le leggi che offendono la sua Santa Eterna Legge.

E prima di chiudere questo pezzo di lotta e di battaglia, vorrei portavi via dal caldo e dall’oggi per inoltrarci nelle selve germaniche ai tempi dell’impero Romano. Dopo la tragica sconfitta di Teutoburgo,  Augusto chiedeva al suo generale Varo di ridargli le sue legioni. Non poteva. Ma più avanti, sotto il regno di Tiberio, Aulo Severo Cecina inflisse ai germani una sonora sconfitta. Tutto sembrava perduto, racconta Tacito, ma a comandare i romani c’era un certo Aulo Severo Cecina che a ventitrè anni era diventato tribuno militare, passando poi tutta la vita sotto le armi. Fu lui, a restituir l’onore perduto ai romani. Coraggio, una battaglia può andar maluccio, ma è la guerra che vogliamo vincere. Una guerra santa, sotto la guida delle forze angeliche e di Maria Santissima, contro l’oscurità che invade tutta la terra. Coraggio!

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3 commenti su “Covid-follia, Green pass, dittatura… con l’aiuto di Dio, potremo attraversare il deserto e trovare la nostra terra promessa”

  1. Guerre sante sotto la guida di forze angeliche si sono svolte nella storia, ma le forze angeliche bisogna meritarsele e implorarle. Bisogna commuovere il Cuore di Dio e non ci si riesce se Dio non l’abbiamo nel nostro. Si possono fare raduni, riempire piazze reclamando libertà ad alta voce, ma se non v’è intenzione di preghiera, nessuna milizia celeste si muoverà. Ed è questa la tragedia dei nostri sciagurati tempi senza timor di Dio e ricolmi di superbia. Le nazioni e i loro governanti sfidano senza vergogna la pazienza del Signore, Lo insultano e Lo sbeffeggiano con le loro empietà e con leggi che gridano vendetta al Suo cospetto, i Suoi rappresentanti in terra non Lo difendono più. Comanderà Egli alle milizie celesti di liberarci dal male? O ci sta già castigando? Ci soccorra la Madonna Santissima, la nostra Madre di Misericordia. Per mezzo di Lei niente è perduto.

  2. Benedetta de Vito: sono una giovane signorina di 89 anni, e purtroppo posso SOLTANTO RINGRAZIARLA CON TUTTO IL CUORE E ASSICURARLE LA MIA PREGHIERA!!!!
    Paola

    1. Benedetta De Vito

      Carissima Paola,
      le tue parole così semplici, schiette e gentili mi hanno commosso. Se sono riuscita, per qualche minuto, a farti star, con me in Piazza del Popolo, sono tanto contenta! E spero di portarti con me per altri viaggi, che hanno sempre, lassù, la Santa benedizione del nostro Papà celeste che ci ama.
      Grazie, Paola, e un ciao nel mattino che sorge giocondo, nonostante tutto
      Benedetta

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