LibreriadelSanto.it - La prima libreria cattolica online
Visualizzazione post con etichetta Sant'Ilario di Poitiers. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sant'Ilario di Poitiers. Mostra tutti i post

sabato 13 gennaio 2024

Catechesi del Papa Benedetto XVI su Sant'Ilario di Poitiers

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 ottobre 2007

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlare di un grande Padre della Chiesa di Occidente, sant’Ilario di Poitiers, una delle grandi figure di Vescovi del IV secolo. Nel confronto con gli ariani, che consideravano il Figlio di Dio Gesù una creatura, sia pure eccellente, ma solo creatura, Ilario ha consacrato tutta la sua vita alla difesa della fede nella divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio come il Padre, che lo ha generato fin dall’eternità.

Non disponiamo di dati sicuri sulla maggior parte della vita di Ilario. Le fonti antiche dicono che nacque a Poitiers, probabilmente verso l’anno 310. Di famiglia agiata, ricevette una solida formazione letteraria, ben riconoscibile nei suoi scritti. Non sembra che sia cresciuto in un ambiente cristiano. Egli stesso ci parla di un cammino di ricerca della verità, che lo condusse man mano al riconoscimento del Dio creatore e del Dio incarnato, morto per darci la vita eterna. Battezzato verso il 345, fu eletto Vescovo della sua città natale intorno al 353-354. Negli anni successivi Ilario scrisse la sua prima opera, il Commento al Vangelo di Matteo. Si tratta del più antico commento in lingua latina che ci sia pervenuto di questo Vangelo. Nel 356 Ilario assiste come Vescovo al sinodo di Béziers, nel sud della Francia, il «sinodo dei falsi apostoli», come egli stesso lo chiama, dal momento che l’assemblea fu dominata dai Vescovi filoariani, che negavano la divinità di Gesù Cristo. Questi «falsi apostoli» chiesero all’imperatore Costanzo la condanna all’esilio del Vescovo di Poitiers. Così Ilario fu costretto a lasciare la Gallia durante l’estate del 356.

venerdì 13 gennaio 2023

Sant'Ilario di Poitiers - Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia Rivelare

Sant'Ilario di Poitiers (circa 315-367), vescovo, dottore della Chiesa . Trattato sulla Trinità 2, 6-7.


Dal Padre viene tutto quanto esiste. Lui in persona, in Cristo e per Cristo, è all'origine di tutto. Del resto, è in se stesso il suo essere, e non riceve da nessuno quello che è... È infinito perché non sta in qualche luogo, ma tutto è in lui... È prima del tempo, il tempo viene da lui. Il tuo pensiero corra dietro a lui, se credi di giungere ai limiti del suo essere, sempre lo ritroverai, perché mentre avanzi senza sosta verso di lui, la meta verso la quale ti dirigi si allontana sempre di più... Tale è la verità del mistero di Dio, tale è l'espressione della natura impenetrabile del Padre... Per esprimerla, la parola può soltanto tacere, per scrutarlo, il pensiero rimane inerte, e per afferrarlo, l'intelligenza si sente allo stretto.

Eppure, questo nome di Padre indica la sua natura : egli è in tutto Padre. Infatti non riceve da nessuno, come gli uomini, il fatto di essere Padre. Egli è l'Eterno non generato... È conosciuto soltanto dal Figlio poiché : « Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare », e « Nessuno conosce il Figlio se non il Padre ». Tutti e due si conoscono l'un l'altro e questa conoscenza mutua è perfetta. Perciò, poiché : « Nessuno conosce il Padre se non il Figlio », riteniamo dal Padre il solo pensiero conforme a quello che è stato rivelato a noi dal Figlio, l'unico « testimone fedele » (Ap 1, 5).

È meglio pensare a quanto riguarda il Padre che parlarne. Infatti ogni parola è incapace di tradurre le sue perfezioni... Possiamo soltanto riconoscere la sua gloria, avere di essa una certa idea, e provare di precisarla con l'immaginazione. Ma il linguaggio degli uomini prova la sua impotenza e le parole non spiegano la realtà così come è... Perciò, per quanto riconosciamo Dio, dobbiamo rinunciare a chiamarlo : qualsiasi siano le parole usate, non potranno esprimere Dio così come egli è, né tradurre la sua grandezza... Dobbiamo credere in lui, provare di comprenderlo e adorarlo ; facendo questo, parleremo di lui.

giovedì 8 dicembre 2022

Sant'Ilario di Poitiers - Questa è l'Opera di Dio: Credere in Colui che egli ha Mandato

Sant'Ilario di Poitiers (circa 315-367), vescovo, dottore della Chiesa Trattato sulla Trinità, I, 37-38 (trad. dal breviario)


Dipende da te concedere l'oggetto della nostra preghiera, essere presente a quanto si chiede, aprire a chi bussa. La natura è presa da una strana pigrizia e non possiamo capire ciò che ti riguarda per la debolezza della nostra intelligenza... Attendiamo dunque che tu dia slancio agli inizi di questa impresa, causa per noi di trepidazione, che la consolidi con spirito dei profeti e degli apostoli, perché possiamo capire le loro parole nello stesso senso con cui essi le hanno pronunziate e le interpretiamo nel loro significato. Parleremo, infatti, di quanto essi predicarono per tua ispirazione. Annunzieremo cioè te, Dio Eterno, padre dell'Eterno e Unigenito Dio. Confesseremo che tu solo sei senza nascita con l'unico nostro Signore, Gesù Cristo, generato da te fin dall'eternità e da non annoverarsi fra gli dei. Generato da te, che sei l'unico Dio e non da diversa sostanza. Crederemo che è veramente Dio colui che è nato da te, che sei veramente Dio e Padre. Aprici dunque l'autentico significato delle parole, e donaci luce per comprendere efficacia di parola, vera fede. Fa che possiamo esprimere ciò che crediamo, che proclamiamo te unico Dio Padre, e l'unico Signore Gesù Cristo... Fa' che... sappiamo affermare che tu, o Padre, sei Dio insieme al Figlio, e sappiamo predicare la divinità senza errori.

domenica 20 novembre 2022

Sant'Ilario di Poitiers - Dal "Commento ai Salmi"

Sappiamo bene che molti hanno opinioni differenti sul libro dei Salmi, dagli scritti stessi che ci hanno lasciato. Difatti alcuni tra gli Ebrei vogliono che essi siano divisi in cinque libri, in modo che fino al salmo quarantesimo formerebbero il libro primo, dal quarantesimo al settantunesimo il libro secondo, fino all’ottantesimo il libro terzo, fino al centocinquesimo il libro quarto, e il motivo sarebbe che tutti questi salmi recano nella conclusione l’espressione: Sia fatto, sia fatto; infine il libro quinto si concluderebbe con il salmo centocinquantesimo. Altri poi hanno pensato che essi dovrebbero portare il titolo ”Salmi di Davide”, e con ciò vogliono intendere che tutti i salmi siano stati composti da Davide. Ma noi, seguendo l’autorità degli Apostoli, li chiamiamo e scriviamo “libro dei Salmi”. Ricordiamo che negli Atti degli apostoli si dice: “E’ scritto infatti nel libro dei Salmi: “La sua dimora diventi deserta, e il suo incarico lo prenda un altro”. Perciò non bisogna parlare né di cinque libri secondo alcuni ebrei, né dei Salmi di Davide, secondo l’ingenuità di molti; li si conosca piuttosto come “libro dei Salmi”, secondo l’autorità degli apostoli.

domenica 17 luglio 2022

Matteo, Capitolo 28, Versetti 11-15

Quando se ne furono andate, ecco che alcuni dei custodi vennero in città e annunziarono ai principi dei sacerdoti tutte che le cose che erano avvenute. Questi, riunitisi con gli anziani, deliberarono di dare una copiosa somma di denaro ai soldati dicendo: Dite che i suoi discepoli sono venuti di notte e lo hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se ciò sarà udito dal procuratore, noi lo persuaderemo e vi metteremo al sicuro. Essi, preso il danaro, fecero come era stato loro detto. Questa diceria si è divulgata presso i Giudei fino ad oggi.

Girolamo: Pertanto i principi dei sacerdoti che dovevano pentirsi pentirsi e cercare Gesù risorto, persistono nella loro malizia, e male versano il denaro, che hanno ricevuto per le necessità del tempio, per comprare una menzogna, come in precedenza avevano consegnato a Giuda le trenta monete d'argento.

Severiano [Crisologo]: Non si accontentano di aver ucciso il maestro, ma ora cercano di perdere i discepoli, facendo apparire come un crimine di questi ciò che è potere del maestro. È incontestabile che i soldati si erano lasciati corrompere: i Giudei avevano perso la loro vittima e i discepoli avevano ricuperato il loro maestro, non per mezzo del furto, ma per la fede, non con l'inganno, ma con la virtù, non con il crimine, ma con la santità, non morto, ma vivo.

sabato 2 luglio 2022

Matteo, Capitolo 28, Versetti 8-10

E uscirono subito dal sepolcro con timore e gioia grande, correndo a dare l'annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro dicendo: Salute a voi. Esse si accostarono e gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora disse loro Gesù: Non temete; andate, annunziate ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.

Agostino: Si dice che uscirono dal sepolcro, cioè da quel luogo dove c'era lo spazio del giardino ricavato davanti alla pietra.

Girolamo: Un duplice effetto teneva le menti delle donne: il timore e la gioia; in conseguenza uno della grandezza del miracolo, l'altro del desiderio del risorto, e tuttavia l'uno e l'altro facevano affrettare il passo delle donne. Si dirigevano dunque verso gli Apostoli, affinché per mezzo di essi cominciasse a spargersi la semente della fede. Ma quelle che così cercavano e quelle che così meritavano di incontrare il Signore risorto.

Severiano [Crisologo]: Si mostra evidentemente che in queste donne rimane la figura perfetta della Chiesa, poiché Cristo riprende i suoi discepoli quando dubitavano della sua risurrezione, e li conferma quando vacillano; quando va incontro a queste donne non le intimorisce con il suo potere, ma le previene con l'ardore della sua carità.

Rabano [Beda]: Già si è detto in precedenza che risuscitò mentre il sepolcro restava chiuso, facendo conoscere così che il suo corpo era immortale, nonostante che fosse stato morto e racchiuso nel sepolcro; volle poi trattenere le donne per dimostrare loro chiaramente che aveva la carne, la stessa che era toccata dai mortali.

Girolamo: Tanto nell'Antico quanto nel Nuovo Testamento si deve osservare che quando c'è stata qualche apparizione straordinaria, si ha cura sempre di togliersi prima il timore, perché così, calmata l'intelligenza, si possano udire le cose che vengono dette. Ilario: Al contrario, invece, l'ordine della causa principale viene invertito, poiché come la morte era venuta per mezzo della donna, così la donna dovesse essere la prima che vedesse e annunciasse la gloria della risurrezione.

domenica 17 aprile 2022

Matteo, Capitolo 28, Versetti 1-7

La sera del sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena con l'altra Maria andò a vedere il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto. Infatti un angelo del Signore discese dal cielo e accostatosi rotolò la pietra e sedeva su di essa. Il suo aspetto era come la folgore, e il suo vestito come la neve. Per il timore di lui le guardie furono atterite e divennero come morte. Ma l'angelo rispondendo disse alle donne: Non temete voi: so infatti che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Non è qui: è risorto infatti, come ha detto. Venite a vedere il luogo dove era stato deposto il Signore, e subito andando dite ai suoi discepoli: che è risorto, ed ecco, vi precederà in Galilea; là lo vedrete: ecco, ve l'ho predetto.

Agostino [Crisostomo]: Dopo le burle e le sferzate, dopo il fiele e l'aceto mescolati, dopo i tormenti delle piaghe sofferte sulla croce, e alla fine dopo la morte e la discesa agli inferi, risuscitò dalla sua tomba la nuova carne, germogliò dal caduco la nuova vita, e risuscitò la salvezza nascosta nella morte, per ritornare più pura dopo il sepolcro.

Remigio [Beda]: Bisogna sapere che, parlando in senso spirituale, Matteo si propose di dimostrarci la grande dignità che quella santissima notte ricevette in base all'onore della risurrezione del Signore e della sua vittoria sulla morte; per questo dice: La sera del sabato, all'alba del primo giorno della settimana; dunque, in conformità all'ordine comune dei tempi, la sera non porta la luce del giorno, ma più che altro le tenebre della notte; però con queste parole ci dimostra che il Signore convertì questa notte in festiva e splendente per mezzo della luce della sua risurrezione.

Beda: Ci fu un gran terremoto alla risurrezione del Signore dal sepolcro come ci fu anche nella morte di croce, ed esso mostra che i cuori umani si commossero prima per la fede nella passione, e poi furono eccitati a fare penitenza per il timone salutare della risurrezione.

sabato 1 gennaio 2022

Matteo, Capitolo 27, Versetti 62-66

Il giorno seguente, che era dopo la Parasceve, i principi dei sacerdoti e i Farisei si presentarono a Pilato dicendo: Signore, ci siamo ricordati che quel seduttore disse quando era ancora vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Comanda chiunque che il sepolcro sia custodito fino al terzo giorno, affinché per caso non vengano i suoi discepoli e lo rubino e dicano alla folla: E' risorto dai morti; e l'errore seguente sarà peggiore del precedente. Disse loro Pilato: Avete la guardia; andate e custodite come sapete. Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro sigillando la pietra e ponendovi i custodi.

Girolamo [Rabano]: I principi dei sacerdoti, benché avessero commesso un orrendo crimine con la morte del Signore, non sarebbero stati soddisfatti se non avessero sparso tutto il veleno della perfidia contratta facendo il suo onore dopo la sua morte; per questo chiamano seduttore colui che sapevano che era innocente; per cui dicono: Signore, ci siamo ricordati che quel seduttore disse. Come poi Caifa senza saperlo aveva prima profetizzato dicendo (Gv 18, 14): «Conviene che uno solo muoia per il popolo e non tutta la gente perisca», così anche adesso: Cristo infatti era seduttore, non facendo passare dalla verità all'errore, ma dalla falsità alla verità, dai vizi alle virtù, dalla morte alla vita.

Ilario: La paura che fosse rubato il corpo, la sua custodia e il sigillo sono una testimonianza di insipienza e di incredulità: vollero infatti sigillare il corpo di colui al cui comando avevano visto alzarsi Lazzaro dal sepolcro.

Rabano: E quando dicono: l'errore seguente sarà peggiore del precedente, senza saperlo dicono la verità, poiché fu molto peggiore il disprezzo del pentimento nei Giudei che non l'errore della loro ignoranza.

Crisostomo: Vedi anche come senza volerlo si concertano per provare la verità: infatti la prova irrefragabile della risurrezione fu portata proprio dalle disposizioni che adottarono, poiché, essendo stato custodito il sepolcro, non ci poté essere inganno alcuno. E se non c'è inganno, è evidente e irrefragabile che il Signore è risorto.

Segue: Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro sigillando la pietra e ponendovi i custodi. Crisostomo: Pilato non permette che solo i soldati mettano i sigilli; in tal caso infatti avrebbero potuto dire che i soldati permisero che i discepoli rubassero il corpo del Signore, e così avrebbero compromesso la fede nella risurrezione; ora, non possono dire questo poiché essi stessi hanno sigillato il sepolcro.

domenica 28 novembre 2021

Matteo, Capitolo 27, Versetti 45-50

Dall'ora sesta fino all'ora nona si fece buio su tutta la terra. E verso l'ora nona Gesù gridò a gran voce dicendo: Elì, Elì, lamà sabactàni, che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Alcuni stando lì e udendo dicevano: Costui chiama Elia. E subito correndo uno di loro, prese una spugna, la riempì di aceto e la pose sopra una canna e gli dava da bere. Gli altri invece dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a liberarlo. Ma Gesù, gridando ancora a gran voce, emise lo spirito.

Crisostomo: Le tenebre durano tre ore, mentre l'eclissi di sole passa per breve tempo, poiché non si ferma, come sanno coloro che l'hanno osservata.

Crisostomo: […] Ciò non era sufficiente per convertirli, non solo per la grandezza del miracolo, ma anche perché esso fu compiuto dopo che essi avevano detto tutto quello che vollero e si furono saziati con le ingiurie. Ma allora in che modo non tutti si meravigliarono, né ritennero che fosse Dio? Poiché allora il genere umano era trattenuto da grande malizia e accidia, e questo miracolo passò presto, ed essi non ne conoscevano la causa.

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? - Ilario: Gli interpreti eretici deducono da queste parole o che il Verbo di Dio era passato a essere del tutto anima e corpo, dato che lo vivificava a modo di anima, o che Cristo uomo non era in alcun modo nato, poiché in esso il Verbo di Dio inabitava a modo di spirito profetico; come se Gesù Cristo avesse cominciato a essere un uomo comune composto di anima e di corpo solo quando cominciò a esistere l'uomo che ora, privato di nuovo dell'aiuto che riceveva dal Verbo di Dio, esclama: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Oppure, essendosi mutata la natura del Verbo in anima, avesse avuto in tutto l'aiuto del Padre, e ora, mancando di lui e offerto alla morte, si lamentasse della sua solitudine e accusasse colui che lo abbandonava. Ma in mezzo a queste opinioni empie e deboli, la fede della Chiesa, appoggiata sugli insegnamenti apostolici, non divide Gesù Cristo, e intende che il Figlio di Dio è allo stesso tempo Figlio dell'uomo; e il lamento dell'abbandonato è la fiacchezza di colui che muore, e la promessa del paradiso è il regno del Dio vivente. Si lamenta che è stato abbandonato alla morte perché è uomo; hai colui che muore il quale professa che egli regnerà in paradiso, poiché è Dio. Dunque non meravigliarti dell'umiltà delle parole e dei lamenti dell'abbandonato, quando conoscendo la forma del servo vedi lo scandalo della croce.

domenica 7 febbraio 2021

Matteo, Capitolo 27, Versetti 35-38

Dopo che l’ebbero crocifisso si divisero a sorte le sue vesti, affinché si adempisse ciò che fu detto dal Profeta: Si divisero i miei vestiti e sopra la mia veste gettarono la sorte. E sedutisi gli facevano la guardia. E imposero sul suo capo la motivazione scritta della sua condanna: Questi è Gesù, il re dei Giudei. Poi furono crocifissi con lui due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

Agostino: La sapienza di Dio prese un uomo per darci l’esempio di come dobbiamo vivere rettamente. Ora, appartiene alla vita retta il non temere le cose che non vanno tenute. Ci sono però degli uomini che, sebbene non temano la morte stessa, tuttavia inorridiscono di fronte a qualche genere di morte. Affinché dunque nessun genere di morte fosse da temere per un uomo che vive rettamente, bisognava mostrarlo con la croce di quell’uomo. Infatti fra tutti i generi di morte non ve n’era alcuno più esecrabile e temibile di quello.

Rabano: Secondo il senso morale si può dire che la croce significa con la sua larghezza la gioia di colui che lavora, poiché la tristezza produce le angustie: Infatti la larghezza della croce è nella parte trasversale di questa, dove si fissano le mani, e per mani intendiamo le azioni; con l’altezza della croce, alla quale aderisce la testa, viene significata la speranza del premio che si attende dall’altissima giustizia di Dio; e la lunghezza, dove tutto il corpo si estende, rappresenta la tolleranza a ragione della quale vengono detti longanimi coloro che tollerano; finalmente la profondità è ciò che si trova dentro la terra, e questa prefigura l’occulto del mistero.

Segue: E imposero sul suo capo la motivazione scritta della sua condanna: Questi è Gesù, il re dei Giudei. Girolamo: Non posso meravigliarmi abbastanza per la grandezza di questo accadimento, come, avendo comperato testimoni falsi ed eccitato il popolo ignorante perché si sollevasse e gridasse, non trovarono altra causa di morte se non quella che egli si proclamava re dei Giudei; ed essi forse fecero questo come burlandosi e ridendo su di lui.

domenica 17 gennaio 2021

Matteo, Capitolo 27, Versetti 31-34

E dopo averlo schernito gli tolsero il mantello, gli rimisero le sue vesti e lo portarono via per crocifiggerlo. Uscendo trovarono un uomo di Cireneo di nome Simone, e lo costrinsero a prendere la croce di lui. E giunsero a un luogo che è detto Golgota, che significa luogo del cranio. E gli diedero da bere vino misto a fiele, e avendolo assaggiato non volle berlo.

Girolamo: Bisogna notare che quando Gesù viene flagellato e sputacchiato non ha le proprie vesti, ma quelle che aveva assunto per i nostri peccati; invece quando è crocifisso ed è passato tutto il livore delle burle, allora riceve le sue vesti di prima e il distintivo che gli è proprio, e immediatamente si scompigliano gli elementi, e la creatura dà testimonianza al creatore.

Crisostomo: Il Signore non volle patire sotto un tetto o nel tempio dei Giudei, affinché tu non abbia a pensare che pativa solo per quel popolo; quindi uscì fuori della città, fuori dalle sue mura, affinché si veda che il suo sacrificio ha per oggetto il bene generale, ossia che egli si offre per tutto il mondo e per la purificazione di tutti.

Origene: Portando la croce Simone, secondo la disposizione di Dio, fu condotto al punto di essere degno di venir ricordato nella Scrittura evangelica e di essere al servizio della croce di Cristo. Non solo poi conveniva che il Salvatore prendesse la sua croce, ma anche a noi conveniva portarla, sopportando un disagio per noi salutare; tuttavia non ci avrebbe giovato allo stesso modo il prenderla se lui non l’avesse presa.

Ilario: I Giudei non erano degni di portare la croce di Cristo, poiché era rimasto in eredità alle genti ricevere la croce e patire con il Signore.

venerdì 1 gennaio 2021

Matteo, Capitolo 27, Versetti 27-30

Allora i soldati del governatore, prendendo Gesù nel pretorio, radunarono intorno tutta la coorte. E spogliatolo gli misero indosso un manto scarlatto, e intrecciando una corona di spine la misero sul suo capo, con una canna nella destra, e genuflettendosi davanti a lui lo deridevano dicendo: Salve, re dei Giudei. E sputandogli addosso presero la canna e lo percuotevano sulla testa.

Girolamo: Poiché infatti era stato chiamato re dei Giudei, e gli Scribi e i sacerdoti gli opponevano questo crimine, cioè di aver usurpato il dominio di tutto Israele, deridendo questo fatto gli tolsero le vesti precedenti e lo rivestirono di un manto scarlatto in luogo del drappo rosso che usavano gli antichi re, e come diadema gli impongono una corona di spine, per scettro regale gli danno una canna e lo adorano come un re.

Crisostomo: Che preoccupazione ci deve dunque dare d’altra parte se soffriamo affronti da un altro dopo che Cristo ha sofferto questo per noi? Infatti ciò che succedeva in Cristo era l’estremo dell’affronto; non pativa le ingiurie una sola parte del suo corpo, ma tutta la sua persona; il capo per la corona, i colpi di canna e le percosse, il volto poiché sputacchiato, le guance poiché erano ferite dagli schiaffi, e tutto il suo corpo per le sferzate, essendo stato spogliato per essere rivestito dalla clamide e per l’adorazione burlesca che gli facevano; le sue mani erano offese dalla canna che gli fu data come uno scettro, come se temessero di tralasciare qualcosa che potesse offenderlo.

Ilario: Il Signore, dopo aver preso sopra di sé tutte le infedeltà del nostro corpo, ci dimostra con il colore della porpora il sangue sparso dai martiri che avrebbero meritato con lui il regno dei cieli; inoltre è incoronato di spine, cioè dai peccati delle nazioni, che come grossi aghi formano la corona della vittoria di Cristo; con la canna che impugna nella sua mano conforta la debolezza e la frivolezza delle Genti, ed è colpito da essa il suo capo affinché la debolezza dei Gentili, sostenuta dalla mano di cristo, riposi anche in Dio Padre, che è il suo Capo.

Rabano: Feriscono il capo del Signore con una canna coloro che negano la sua divinità, sforzandosi di provare il loro errore con l’autorità della Sacra Scrittura, che è scritta con la canna. Sputano nel suo volto coloro che rifiutano con parole esecrande la presenza della sua grazia, e negano che Gesù sia venuto nella carne. Adorano falsamente coloro che credono in lui, però lo disprezzano con i loro costumi perversi.

LibreriadelSanto.it - La prima libreria cattolica online