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Uno scisma concordato: l'unica via per salvare una “Chiesa cattolica della Tradizione”

Quella ufficiale è ad un punto di non ritorno rispetto al modernismo galoppante

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Ad alcuni dispiacerà, ma è ora di proporre una riflessione lucida e impietosa. La Chiesa cattolica, per come la conosciamo, è FINITA: si è instaurato un processo di non-ritorno partito nel 1962 con il Concilio vaticano II. Non è un caso che Bergoglio abbia appena sentenziato che chi rifiuta il Concilio è fuori dalla Chiesa. Ovvio.

Nel ’62, la Chiesa si trovò di fronte a un bivio: o “seguire il mondo”, o continuare a mettersi “contro il mondo”, come aveva sempre fatto, orgogliosamente, da 2000 anni a quella parte. Fu scelta la prima strada e Francesco è la lussureggiante, piena fioritura di quei semi modernisti che attecchirono allora,  il punto d’arrivo di un percorso che inesorabilmente si è distaccato dalla Tradizione e non potrà mai più tornare indietro.

Per Tradizione non si intendete, tuttavia, il nostalgico attaccamento ai pizzi, ai merletti e alle cappe magne, come la propongono i media conformisti: è l’evoluzione logica e consequenziale del messaggio di un Gesù Cristo incrollabilmente riconosciuto come unigenito Figlio di Dio, Verbo incarnato, e non come “profeta illuminato” la cui parola può essere “adattata ai tempi”. Tradizione è IDENTITA’ TOTALE che rifiuta qualsiasi sincretismo o compromesso, sia con la modernità che con le altre religioni (sarebbero semmai queste a convertirsi a Cristo e non viceversa).

Non è un caso che il modernismo, nemico n. 1 della Tradizione, sia stato scomunicato dal papa santo Pio X in quanto sovvertitore della Chiesa e del Cattolicesimo. Qui:

Tornare alla Tradizione, è tuttavia una strada per pochi: è difficile, dura come ogni antico cammino spirituale. Ha i suoi premi, ma questi arrivano solo dopo un lungo tirocinio in salita.

Visto il clero-medio di oggi – con tutto il rispetto -  sarebbe come pretendere che una classe di liceali, lasciata per anni a se stessa, scegliesse autonomamente di rimettersi in riga, di sgobbare sui libri, di darsi le bacchettate sulle dita e di mettersi 3 in pagella, o di fare l'ora di ginnastica sotto la neve.

Solamente una terribile catastrofe spirituale, una “Apocalisse”, ovvero “Rivelazione” potrebbe fornire quella giusta dose di adrenalina tale da scuotere un clero ormai immerso completamente in un rapporto placido e disteso col mondo e la materialità, assuefatto a forme di carità emozionalmente autogratificanti, impegnatissimo nel sociale, preoccupato innanzitutto della salute corporea, ultracreativo nella liturgia, managerialmente gestore di alberghi, ospizi e case famiglia, indulgente con i (propri e altrui) peccati della carne: una specie di Bengodi.

Basta osservare il “grafico”, ovvero la dinamica in corso dal 1962, per arrivare all’impennata bergogliana: non è difficile immaginare che secondo la finestra di Overton, qui

di questo passo, fra qualche anno, saranno consacrati i matrimoni omosessuali anche per i preti, le donne diverranno sacerdotesse, vescovesse e cardinalesse, l’osmosi con la massoneria sarà definitivamente compiuta; squadre,  compassi con simbologie panteiste eco-amazzoniche saranno parte integrante dell’arredo liturgico. Già abbiamo stole e pianete arcobaleno: manca poco, pochissimo.

E’ ormai peraltro totalmente impossibile per una alta percentuale di religiosi gay e “praticanti”, posizionati anche in ruoli di potere, che vivono in uno splendido  mondo di uomini scapoli, tornare indietro all’antico rigore, alla castità e alla penitenza.

Oltre ad avvalersi degli sforzi omo-catto-legittimisti di un gesuita come padre James Martin, sono immersi in una società che ormai ha completamente sdoganato “il peccato di Sodoma” e che punta dritta verso altri e ben più ambiziosi lidi.

Basti pensare che IN SOLI SETTE ANNI si è passati dal teutonico guardiano dell’ortodossia Ratzinger a un pontefice che, “a livello personale”, è a favore delle unioni civili. Cosa accadrà fra altri sette anni?  

Non è un giudizio negativo il nostro: magari il post-cattolicesimo eco-massonico potrà anche essere la risposta giusta, chi lo  sa, forse potrebbe rivelarsi un esperimento affascinante e funzionale per il Nuovo Ordine Mondiale, qui

Tuttavia, di certo, non sarà più il Cattolicesimo romano. Sarà un’altra cosa, su questo non vi sono incertezze.

La soggezione ai poteri mondialisti delle gerarchie ecclesiastiche è ormai completa, basti pensare a come l’estremista abortista Biden qui:

sia stato sponsorizzato e vezzeggiato da Bergoglio stesso e a come i pochi vescovi che si oppongono al canonico divieto della Comunione per il neo-presidente americano vengano regolarmente bullizzati dalla stampa.

Soprattutto, anche da un punto di vista elettorale, i 79 cardinali nominati da Francesco garantiranno un prossimo pontefice del tutto inserito nella scia "turbo-modernista" e le altre nomine in tutti i posti chiave dell’amministrazione completeranno il mutamento genetico della Chiesa.

Quindi, l’unica soluzione per i cattolici ortodossi, non può essere certo quella di aspettare pazientemente un nuovo papa. NON CI POTRA’ MAI PIU’ ESSERE UN NUOVO PAPA CATTOLICO ROMANO propriamente detto, a meno di non invalidare del tutto l’elezione di Bergoglio e di farlo “evaporare”. Se venisse dimostrato che non è stato eletto legalmente, come ripetono in molti, da anni, sarebbe come se non fosse mai esistito: sparito tutto, le sue nomine, i suoi cambiamenti dottrinali. Sarebbe stato solo un sogno, ma una simile operazione si potrebbe attuare solo grazie a cardinali disposti a sacrificarsi di persona, pronti a scatenare una “terza guerra mondiale” in seno alla Chiesa.

Impensabile: le reazioni più energiche sono state fino ad oggi timide obiezioni, umilissimi dubbi espressi con rispetto filiale da pochi anziani e miti cardinali come Burke, Brandmueller, Mueller, che si sono sempre concentrati sul merito delle questioni senza mai spingersi a mettere in discussione il personaggio che le promanava. E’ finita l’epoca degli Atanasio di Alessandria.

Mons. Viganò ha esplicitamente dichiarato Francesco “malvagio”, capo di una “deep Church”, invitando alla ribellione i sacerdoti qui:

Tempo fa, su queste pagine avevamo appunto teorizzato che una strada per i conservatori poteva essere solo quella di un ammutinamento generale del clero ortodosso qui

ma esso è composto in genere da un ceto “impiegatizio” che, tranne rarissime eccezioni, non è assolutamente disposto a rischiare l’8 x 1000, né le severissime sanzioni comminate da Bergoglio per ogni “ribelle”. I preti conservatori si trastullano, quindi, con concetti di obbedienza/sudditanza, (del tutto inediti, dato che sotto Ratzinger era un continuo ribellarsi), o preferiscono non pensare, magari rinchiudendosi piamente nella preghiera o sparendo dalla circolazione come Mons. D’Ercole.

Sui fedeli non si può contare: sono ormai in balìa di una ignoranza dottrinale pressoché assoluta, confusi e iperglicemizzati da 60 anni di grammelot postconciliari e da uno zucchero buonista che pervade la cultura dominante Qui

Basti pensare che i fedeli si sono sorbiti per 30 anni un Enzo Bianchi che diceva che Cristo non era il Figlio di Dio e che la Madonna non era vergine, senza batter ciglio. Qui:

Anzi, salutano con sorrisi estatici i presunti “rinnovamenti della Chiesa” anche se questi stravolgono del tutto il magistero e la Parola di Cristo.

Quindi, allo stato presente, non c’è nulla da sperare per salvare la Chiesa cattolica per come la conosciamo, almeno dal punto di vista dell’azione umana.

L’unica strada alternativa all’attesa passiva di un “intervento divino” (che di solito tarda sempre in presenza dell’inerzia umana: per la serie, “aiutati che Dio t’aiuta”)  pare essere solo quella di una RADICALE RIFONDAZIONE della Chiesa cattolica romana: uno SCISMA, peraltro già, di fatto, in corso, che potrebbe essere anche CONSENSUALE, a patto di cominciare da subito le trattative, prima che si giunga a una Notte di San Bartolomeo.

Una separazione in cui paradossalmente, non sarà una piccola parte rivoluzionaria ed eversiva a distaccarsi dalla vera Chiesa, ma un Piccolo resto – per citare la categoria biblica dei Maccabei -  che rimane perfettamente cattolico, purissimo, tenacemente mariano ed eucaristico, amante del Rosario, dei Santi e della messa in latino, rigorosamente fedele al Catechismo, a fronte di una massa ecclesiastica conquistata dal modernismo che se ne andrà per la sua strada, con i suoi propositi ecologisti, massonici, omosessualisti, immigrazionisti, sostenuta da legami doppi e tripli con la sinistra mondiale.  Il “mondo” ha messo il cappio al collo alla chiesa ufficiale e la terrà fermamente con sé per ricavarne una legittimazione morale per ogni prossimo provvedimento malthusiano. Vedremo chi durerà di più.

La strada del Piccolo resto era stata anche profetizzata da papa Benedetto che, tuttavia, è stato finora oggettivamente e inspiegabilmente corresponsabile della debacle della Tradizione. A meno di non ricevere qualche sorpresa dopo la sua dipartita (un testamento con rivelazioni postume choc?) la storia non si spiegherà come e perché Ratzinger abbia potuto consegnare la Chiesa nelle mani di coloro che ben conosceva e temeva. La Declaratio di dimissioni piena di errori e la mancata rinuncia al munus petrino qui

sembrano essere appigli troppo deboli , non in sé, ma per un clero che non ha alcuna voglia di fare luce sulla questione.

Per ipotesi di scuola, questa scismatica “Chiesa cattolica della Tradizione” (potrebbe chiamarsi così) dovrebbe quindi coagulare le comunità tradizionaliste e raccogliersi intorno a qualche porporato coraggioso (il “grande prelato” di cui parlano le profezie della Madonna del Buon Successo, 1600 c.a) che cominci a nominare in proprio preti e vescovi cattolico-romano-tradizionalisti.

Una rifondazione che riparta dalla fine del pontificato di Pio XII, riunendo sedevacantisti, “una cum”, qui:

lefevriani, ratzingeriani, tradizionalisti vari e tutti coloro che vorranno continuare a dirsi cattolici senza finire ogni tre per due dallo psicanalista per le stravolgenti innovazioni delle gerarchie.

Il fatto stesso di aprire uno scisma ufficiale potrebbe convincere la neo-Chiesa modernista ad aprire dei margini di trattativa per una sorta di “divorzio consensuale”.

La “Chiesa cattolica della Tradizione” forse otterrebbe, così, sedi storiche, congregazioni, fondi, alcune “enclave di sopravvivenza” come per gli Indiani d’America.

Tale Chiesa sarebbe comunque grandemente minoritaria (almeno all’inizio) e tale da non preoccupare i disegni di quella postcattolico-modernista che finalmente potrebbe svincolarsi da tutta una serie di grane, di lacci e lacciuoli derivanti dai “catecontici” tradizionalisti e viaggiare a tutta velocità verso le proprie mete.

La storia ci dirà darwinianamente quale delle due chiese sopravviverà e quale delle due fosse quella “vera”.

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