Il Natale non è una bella favola che, una volta nell’anno, fa dimenticare la crudeltà delle cronache, a cominciare dalla pandemia. Anche la pandemia permette di capire cos’è il Natale, perché ci ricorda che l’umanità è “malata”: in realtà è malata da sempre, nel profondo e non (solo) di Covid, ed è per questo che è venuto sulla terra il Figlio di Dio.

Ieri il papa, negli auguri alla Curia, ha usato un’immagine impressionante: Tolte le nostre vesti, le prerogative, i ruoli, i titoli, siamo tutti dei lebbrosi bisognosi di essere guariti”. Continua

Ieri don Julian Carron si è dimesso dalla presidenza della Fraternità diComunione e Liberazione. È stata una decisione inattesa perché il Decreto della Santa Sede sulle “Associazioni di fedeli”, dell’11 settembre scorso, dava due anni di tempo (quindi fino al settembre 2023) per rinnovare gli incarichi di governo dei Movimenti.

Tale Decreto stabilisce “un periodo massimo di dieci anni” per questi incarichi e siccome Carron era presidente dalla morte di don Giussani (2005) non poteva più essere rieletto.

La Santa Sede ha voluto definire questi “limiti ai mandati di governo” in tutti i movimenti perché – si legge nella Nota esplicativa vaticana – “la mancanza” di tali limiti “non di rado favorisce, in chi è chiamato a governare, forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità”.

Papa Bergoglio, in un recente incontro con i movimenti, ha aggiunto: “cadiamo nella trappola della slealtà quando ci presentiamo agli altri come gli unici interpreti del carisma, gli unici eredi della nostra associazione o movimento”. Continua

“In principio era il Verbo, alla fine le chiacchiere”. L’aforisma di Stanislaw Lec sembra adatto al Sinodo appena iniziato che è stato definito “il Concilio di Francesco”.

Basti dire che quello cominciato il 10 ottobre a Roma e ieri, in tutte le diocesi cattoliche del mondo, è un Sinodo sulla “sinodalità”. Un tema che sembra un cortocircuito, soprattutto se si pensa che papa Bergoglio, fin dall’inizio, ha (giustamente) tuonato contro la Chiesa “autoreferenziale”, cioè la Chiesa che si occupa di se stessa.

Adesso proprio lui ha deciso un Sinodo sul Sinodo che “si articolerà in tre fasi, tra l’ottobre del 2021 e l’ottobre del 2023, passando per una fase diocesana e una continentale, che daranno vita a due differenti Instrumentum Laboris, fino a quella conclusiva a livello di Chiesa Universale”.

E non è finita, perché tale Sinodo universale – che abbraccia tre anni – si interseca con l’esplosivo Sinodo della Chiesa tedesca e con il cammino sinodale della Chiesa italiana, che è cominciato a maggio e si concluderà nel 2025, nonché con i Sinodi locali che sono iniziati in diverse importanti diocesi.

Davanti alla montagna di documenti che saranno partoriti da tutte queste chiacchiere sinodali potremmo dire – restando al Prologo del Vangelo di Giovanni – “e il Verbo si fece carta”.

Ma, fra tanta carta, cosa resterà del Verbo? Dove gli uomini del XXI secolo troveranno concretamente il consolante abbraccio del Figlio di Dio, il vero Samaritano che comprende, sostiene, guarisce le ferite e salva? A quale angolo di strada si trova la compassione di Dio? A quale indirizzo reale si può incontrare? Con quale volto? Continua

Ieri papa Bergoglio ha fatto appello a tutti: “Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore… è un modo semplice ma profondo di promuovere il bene comune e di prenderci cura gli uni degli altri, specialmente dei più vulnerabili… E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli”.

Questo pronunciamento probabilmente è finalizzato a persuadere i fedeli ancora diffidenti. Ma difficilmente convincerà le opposizioni ideologicheal vaccino di alcune frange cattoliche. Anzi, potrebbe avere l’effetto opposto.

Perché la disastrosa caratteristica di molti cattolici novax è proprio quella di fare di tutta l’erba un fascio, mescolando questioni politiche, sanitarie e religiose in un confuso minestrone, paventando oscuri disegni di una planetaria dittatura biotecnocratica”, di cui tutti i poteri sarebbero in qualche modo complici e di cui i vaccini rappresenterebbero l’aspetto più minaccioso. Continua

Sta passando stranamente sotto silenzio sui media un decreto della Chiesache avrà grosse conseguenze sui movimenti ecclesiali come Comunione e Liberazione, Cammino neocatecumenale, Movimento dei Focolari, Rinnovamento nello Spirito e altri.

Ma in questo caso bisogna riconoscere che papa Bergoglio ha preso davvero una decisione saggia e ispirata a vera paternità.

Il decreto, firmato l’11 giugno dal card. Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, con l’approvazione del papa, ricordando che “il governo, Continua

Con il Motu proprio “Traditionis custodes”, papa Bergoglio ha spazzato via la liberalizzazione della messa in rito antico di Benedetto XVI che, nel 2007, aveva voluto rispondere alla richiesta di tanti, anche giovani, attirati dall’antica liturgia la quale era stata proibita dopo il Concilio.

Joseph Ratzinger, che pure era un uomo del Concilio Vaticano II, aveva raccontato: “rimasi sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l’impressione che questo fosse del tutto normale”. Continua

Cosa sta succedendo nella Chiesa Cattolica? Siamo alla vigilia di un terremoto? Molti segnali inducono a pensarlo e quello arrivato ieri dalle colonne di “Repubblica” – a firma di Alberto Melloni – è davvero clamoroso, perché mostra il duro divorzio di certe aree cattoprogressiste da papa Bergoglio che prima sostenevano entusiasticamente.

Melloni – simbolo della “Scuola di Bologna” e dell’ala “progressista” della Chiesa – inizia la sua requisitoria sottolineando che il cardinale tedesco Marx, nella sua recente lettera di dimissioni, “ha di fatto chiesto le dimissioni del Papa”. Continua

Papa Bergoglio è tornato a mettere in discussione la proprietà privata(che “non è intoccabile”) e a parlare di comunismo. La prima lettura della messa di domenica gliene ha offerto l’occasione e lui ha commentato: “Gli Atti degli Apostoli raccontano che ‘nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune’. Non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro”.

In effetti, condividere i propri beni non è affatto comunismo. Quando hanno preso il potere i comunisti hanno condiviso i beni altrui, anzi hanno preteso di abolire la proprietà privata in nome della proprietà statale. Che poi è il dominio del Partito.

Tuttavia è assai discutibile che quella pagina degli “Atti degli apostoli” sia “cristianesimo puro”. Inoltre usare quel passo per discettare di economia e di politica, come fa Bergoglio, è storicamente infondato. Continua

La Santa Sede continua a far notizia per le questioni economiche. Pochi giorni fa il papa, vista la grave crisi finanziaria del Vaticano, ha disposto tagli alle retribuzioni per tutti, pure per i cardinali: lì non ci sono sindacati che protestano e il papa decide come un monarca.

Inoltre ieri, inaugurando l’Anno giudiziario del Tribunale del suo Stato, il pontefice ha ricordato “le iniziative per l’assoluta trasparenza delle attività istituzionali dello Stato vaticano, soprattutto nel campo economico e finanziario”, sottolineando che devono essere sempre “ispirate ai principi fondanti della vita ecclesiale e, al tempo stesso” devono tenere “debito conto dei parametri e delle ‘buone pratiche’ correnti a livello internazionale” cosicché “appaiano esemplari, come si impone a una realtà quale la Chiesa Cattolica”.

Quindi ha chiesto a chi lavora nello Stato Vaticano di aiutare la Chiesa a “dare buon esempio di ciò che insegna nel suo magistero sociale“. Infine ha aggiunto: “Tutti gli operatori in questo settore, e tutti i titolari di incarichi istituzionali tengano dunque una condotta che, mentre denota un fattivo ravvedimento – ove occorra – riguardo al pa ssato, sia anche irreprensibile ed esemplare per il presente e il futuro”.

Sono parole sacrosante, quelle che ci si aspetta da un papa, ma ci si chiede a chi si rivolga l’invito al ravvedimento.

Gli otto anni di questo pontificato sono stati una sequela di nomine, polemiche, dimissioni, esclusioni e defenestrazioni (non ricordo autocritiche). A molti osservatori è sembrato il tutti contro tutti. Spesso non si sono capite le colpe specifiche imputate a qualche silurato. Nessuno è mai riuscito a raccapezzarsi. La trasparenza non è stata granché. Continua

La cosa più “irriverente”, sul viaggio in Iraq del pontefice argentino, l’ha scritta Dagospia in uno dei suoi titoli notoriamente scanzonati, ma spesso efficaci: “Andare a cercarsi le rogne. Non c’è stato verso di far capire a papa Francesco che forse era il caso di rinunciare al viaggio in Iraq”.

Sotto il titolo era riprodotto l’articolo di Gian Guido Vecchi, pubblicato dal “Corriere della sera”, dove si sottolineavano due dati importanti.

Il primo notissimo: tutti sanno che l’Iraq è in assoluto una delle aree più pericolose del globo, perché è ancora instabile e vi imperversano organizzazioni terroristiche (“il 21 gennaio, a Baghdad, due islamisti si sono fatti esplodere nel mercato e hanno ucciso 32 persone. Il 15 febbraio” ricorda Vecchi “sono stati lanciati tre razzi sull’aeroporto di Erbil, a Nord, nel Kurdistan iracheno, dove il Papa atterrerà con un volo interno domenica”).

L’altro dato è meno noto, ma altrettanto drammatico: anche in Iraq si è scatenato il Covid, i casi sono in forte aumento e proprio in questi giorni il Paese è in lockdown. Dunque era proprio il caso di andare là adesso? Continua