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Perché Benedetto "salutò" il mondo alle 17.30: dimissioni annunciate, mai confermate

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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SINTESI                                                                      (Texto en español en la parte inferior)

 

Crolla l’ultimo caposaldo che faceva ritenere valide le dimissioni di Benedetto XVI: parliamo della sua dichiarazione pubblica dal balcone di Castel Gandolfo svoltasi il 28 febbraio 2013 – non per caso - alle ORE 17.30.

 

Nella Declaratio pubblicata l’ 11 febbraio 2013, Ratzinger annunciava una data e un’ora a partire dalle quali non sarebbe stato più papa: LE ORE 20.00 DEL 28 FEBBRAIO 2013.

Ma era solo la comunicazione di una rinuncia che avrebbe dovuto essere fatta ai sensi del Canone 332 § 2:

”Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la RINUNCIA sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”.

Tuttavia, dalle 20.00 del 28 febbraio 2013, ad oggi, non è MAI stata firmata o manifestata alcuna RINUNCIA, come confermato dalle più autorevoli fonti vaticane. E’ come se l’Amministratore delegato della Fiat dichiarasse: “Fra due ore e mezza mi dimetto”, e poi non formalizza nulla, non firma nulla, non conferma niente nemmeno a voce. Vi sembra accettabile?

Una ratifica finale era indispensabile perché Benedetto XVI, come papa, avrebbe avuto piena FACOLTA’ DI CAMBIARE IDEA, rispetto a quanto annunciato, almeno fino alle 19.59 del 28 febbraio 2013. Ergo, le dichiarazioni “intenzionali” non hanno alcuna validità giuridica se non vengono confermate dopo la scadenza con una rinuncia.

I DETTAGLI DELLA QUESTIONE

Tutto ciò è illustrato sinteticamente in un piccolo libro dal titolo esplicito: “Il vero papa è ancora Benedetto XVI”, del 2017, passato quasi inosservato anche a molti attenti studiosi della vicenda. L’autore è Carlo Maria Pace, una laurea in Fisica, due in Teologia e un dottorato in Teologia dogmatica, ma non occorrono tutti questi titoli per capire di cosa parla.

Ora vi mostriamo i dettagli, anche e soprattutto illustrando come questo presunto “errore” non sia mai stato smentito dalla condotta di Benedetto XVI nei successivi otto anni, rafforzando enormemente l’ipotesi di un escamotage volontario per battere i suoi nemici, i modernisti della Mafia di San Gallo, che aveva come proprio "campione" Jorge Mario Bergoglio, come scrisse ampiamente uno dei suoi membri, il card. Godfried Danneels, nell’autobiografia del 2015 (mai smentita dal Vaticano).  

Nella sua Declaratio del 10 febbraio, Ratzinger scrive: “Dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, in modo che, DAL 28 FEBBRAIO 2013, ALLE ORE 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante”. Già è una cosa strana, quella di fissare una data e un’ora per le proprie dimissioni, ma tant’è.

Per 17 giorni, dopo la Declaratio, Benedetto è stato ancora papa, (cosa da tutti riconosciuta) così come lo era anche quel 28 febbraio 2013, quando ALLE 17.30, due ore e mezza prima dell’Ora X”, si affacciò dal balcone di Castel Gandolfo, dichiarando al mondo: «Voi sapete che questo giorno mio è diverso da quelli precedenti. Non sono più Pontefice Sommo della Chiesa Cattolica, fino alle otto di sera lo sono ancora, poi non più» .

In quest’ultima frase, la voce gli trema, e la proferisce in modo affrettato. QUI il video, al minuto 3.30

Scrive Carlo Maria Pace : “Papa Benedetto XVI pensava erroneamente che sarebbe automaticamente decaduto dal Papato senza dimettersi in alcun modo, infatti in tale occasione non ha parlato di alcun atto di dimissioni da parte sua da effettuarsi alle 20:00 del 28/02/2013 e ha fatto cenno solo a tale data e ora come termine del suo Pontificato.

Proprio perché pensava di decadere in modo automatico dal Papato, ha fatto l’errore di pensare di essere già decaduto dal Pontificato prima di tale data e ora (anche se si è corretto subito).

Ovviamente, come abbiamo già osservato, un Papa in carica a tutti gli effetti (come era Benedetto XVI prima delle 20:00 del 28/02/’13), se non si dimette, rimane in carica a tutti gli effetti, per cui Benedetto XVI, non essendosi dimesso, è ancor oggi il Papa in carica a tutti gli effetti!.

Inoltre, dalle sue stesse dichiarazioni nel libro-intervista di Peter Seewald “Ultime conversazioni”, (pp. 21-49, 217-226) sappiamo che non si è dimesso in alcun modo dopo tale data e ora, pensando erroneamente di averlo già fatto in modo automatico il 28/02/’13 alle 20.00 e quindi di non potersi dimettere dopo tale data e ora”.

Prosegue il teologo: “Inoltre, non si può invocare, in questo caso, l’infallibilità del sensus fidei omnium fidelium (cioè del senso della fede di tutti i fedeli) per proclamare che Benedetto XVI non è più Papa dalle ore 20:00 del 28/02/2013, in quanto, non tutti i fedeli (compreso io stesso) hanno creduto contemporaneamente che Benedetto XVI non era più Papa dalle ore 20:00 del 28/02/2013. Io stesso lo ritengo il legittimo Papa fin da allora”.

Che le dimissioni “ a scadenza prefissata” non fossero un “errore” ma un escamotage attentamente preparato, diventa palese confrontando il nodo giuridico irrisolto con il fatto che Ratzinger nei successivi otto anni, non abbia MAI RIMEDIATO dicendo “io non sono più il papa”, né affermando “il papa è Francesco”. Lui ripete UNICAMENTE che IL PAPA E’ UNO SOLO.

Se fosse stato un errore involontario, perché mantenere tale perfetta, scientifica ambiguità nelle sue dichiarazioni?

Prosegue Pace: “D’altra parte il fatto di essere inattivo (in quanto emerito n.d.r.) non fa decadere automaticamente un Papa, in carica a tutti gli effetti, dal Papato, per cui l’inattività di Benedetto XVI non è un argomento contro il fatto incontrovertibile che Benedetto XVI è ancora il vero Papa”.

In aggiunta alla già auto-invalidante Declaratio in cui Benedetto annunciava che avrebbe rinunciato al ministerium (esercizio pratico), ma non al munus (incarico divino) - due elementi indivisibili di cui abbiamo già scritto - questo di Castel Gandolfo pare proprio essere il colpo di grazia alla validità delle dimissioni di Benedetto XVI e, di conseguenza, alla validità dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio. “Benedetto è il papa e Bergoglio un cardinale-antipapa”, afferma Estefania Acosta, almeno finché qualche bravo canonista non dimostrerà il contrario.

COSA E’ AVVENUTO SECONDO LA GIURISTA.

Il quadro completo di ciò che ha fatto Benedetto è stato spiegato dalla giurista Estefania Acosta nel suo recente volume giuridico: “Il testo della Declaratio scritto da Ratzinger è stato preparato con cura, in modo che, sulle prime, non si notasse che Benedetto non si stava affatto dimettendo dall'incarico di Pontefice. Infatti, vediamo come nelle dichiarazioni successive alle sue dimissioni, Benedetto fornirà vari indizi affinché questa realtà possa essere scoperta attraverso un'attenta analisi del testo, che - non a caso - è pieno di errori di latino per attirare l’attenzione. Gli ulteriori indizi sono anche il fatto che Benedetto continua a vestire di bianco (giustificandosi con la frase apparentemente surreale che “non ha più talari nere nell’armadio” n.d.r.); poi ha voluto mantenere la residenza in Vaticano,  il nome, la benedizione apostolica e continua a ripetere insistentemente che “il papa è uno solo” senza MAI dichiarare quale dei due sia”. La chiave dell'invalidità delle dimissioni non risiede nel fatto che Benedetto sia stato "forzato". Benedetto ha agito liberamente nel senso che sapeva bene quello che stava facendo, sapeva che avrebbe continuato ad essere il Papa perché non si stava dimettendo dall’ESSERE il Papa (munus) ma semplicemente dichiarava di rinunciare al FARE il papa (ministerium) ovvero a svolgere (peraltro solo alcune) delle azioni pratiche che svolge il pontefice. E questo invalida le sue dimissioni, come vedremo, poiché “essere” e “fare” sono indivisibili per il papa”.

ATTENZIONE. Questa vicenda è un PUZZLE, come uno di quei giochi in cui bisogna “unire i puntini”. Bisogna mettersi con calma, aprire la mente e ordinare i pezzi alla luce della logica e del diritto canonico, altrimenti ci sarà sempre qualcosa che sfugge, qualche obiezione irrisolta che rimane a ronzare in mente rendendo inaccettabile una situazione che è effettivamente pazzesca, anche perché ognuno di noi è stato sottoposto al martellamento psicologico da parte dei media mainstream che hanno imposto la figura di Bergoglio come papa facendo passare in cavalleria questioni sostanziali.

APPROFONDIMENTI:

Qui di seguito vi riportiamo tutti gli approfondimenti alle diverse questioni citate. Speriamo che qualcuno  possa offrire una spiegazione logica e alternativa A TUTTO, (ma 20 canonisti della Sacra Rota non ci hanno nemmeno risposto a domande elementari) oppure che si faccia rapidamente qualcosa, per esempio convocare un SINODO.

Bergoglio si è appena augurato, in un’intervista a un grande quotidiano, che “questa crisi non venga sprecata, ma che venga utilizzata per creare un nuovo ordine mondiale”. Non proprio rassicurante, anche per i laici, dato che il ruolo politico del “papa Francesco” ha rilevanza mondiale in dinamiche sovranazionali ancora poco chiare.

Se Bergoglio non è il legittimo papa, non lo sarà più nessuno dopo di lui e la Chiesa cattolica sarà finita per sempre perché il prossimo conclave avrà una maggioranza di 80 cardinali invalidi, in quanto nominati da un antipapa.

Quindi, che ne dite, varrebbe la pena approfondire la questione?

I “PUNTINI” DA UNIRE

1) Perché secondo Acosta la Declaratio è stata scritta volontariamente invalida: QUI 

2)    Nell’ultima intervista al Corriere, Benedetto ripete “il papa è solo uno”, ma non dice quale. Tutti i suoi virgolettati interpretabili diversamente dal mainstream: QUI

3)     Tutti gli indizi per ricostruire il puzzle ponendosi 50 domande: QUI

4)    I dubbi espressi anche dell’avvocato Taormina: QUI

5)    Benedetto è poco lucido, approssimativo, modernista o, piuttosto, ha organizzato un grande Reset?  QUI

6)    Come i media hanno tentato, invano, di far dire a Benedetto la frase-chiave “il papa è Francesco”: QUI

7)    “Un atto papale dubbio e incerto è valido?”  20 canonisti della Sacra Rota non rispondono: QUI

8)    La perfetta ambiguità “scientifica” di un testo di Benedetto, secondo un uso che si ripete da 8 anni. QUI

SÍNTESIS

Colapsa la piedra angular que hizo creer que la dimisión de Benedicto XVI era validada: estamos hablando de su declaración pública en el balcón de Castel Gandolfo el 28 de febrero de 2013 - no por casualidad - a las 5.30 p.m. .

En la Declaratio publicada el 11 de febrero de 2013, Ratzinger anunció una fecha y hora a partir de la cual dejaría de ser Papa: las 8.00 p.m. del 28 de febrero de 2013.

Pero fue sólo la comunicación de una renuncia la que debería haberse hecho de conformidad con Canon 332 § 2:

"En el caso de que el Romano pontífice renuncie a su cargo, es necesario que la vigencia de la RENUNCIA se haga libremente y que se manifieste debidamente, no es necesario en cambio que alguien la acepte".

Sin embargo, desde las 20.00 horas del 28 de febrero de 2013 hasta la fecha , nunca se ha firmado ni manifestado ninguna renuncia, según comohan confirmado fuentes vaticanas más autorizadas. Es como si el ceo de Fiat declarara: "En dos horas y media renuncio", y luego no formaliza nada, no firma nada, no confirma nada ni siquiera por voz. ¿Le parece aceptable?

Una ratificación final era indispensable porque Benedicto XVI, como Papa, tendría pleno derecho a CAMBIAR DE OPINIÓN, en comparación con lo anunciado, al menos hasta las 7:59 p.m. del 28 de febrero de 2013. Es decir, las declaraciones "intencionales" no tienen validez legal a menos que se confirmen después de la expiración con una exención.

LOS DETALLES DEL ASUNTO

Todo esto está ilustrado brevemente en un pequeño libro titulado explícitamente: "El verdadero Papa sigue siendo Benedicto XVI", de 2017, pasó casi inadvertido incluido para cuidadosos eruditos de la historia. El autor es Carlo Maria Pace, licenciado en Física, dos en Teología y doctor en Teología Dogmática, pero no se necesitan todos estos títulos para entender de qué está hablando.

Ahora les mostramos los detalles, sobre todo y tambien ilustrando cómo este supuesto "error" que nunca ha sido negado por la conducta de Benedicto XVI en los siguientes 8 años, reforzando en gran medida la hipótesis de una retracción voluntaria para vencer a sus enemigos, los modernistas de la mafia de San Galeno, que ya tenía como su "campeón" Jorge Mario Bergoglio, como uno de sus miembros escribió extensamente , Cardenal Godfried Danneels, en su autobiografía de 2015 (nunca negada por el Vaticano).

En su Declaración del 10 de febrero, Ratzinger escribe: "Declaro que renuncio al ministerio de Obispo de Roma, Sucesor de San Pedro, para que, a partir del 28 de febrero de 2013, a las 8:00 p.m., la sede de Roma, la sede de San Pedro, quede vacante". Ya es extraño fijar una fecha y un momento para su renuncia, pero que así sea.

Por 17 días, después de la Declaratio, Benedicto seguía siendo Papa, (reconocido por todos) como lo fue también aquel 28 de febrero de 2013, cuando a las 5.30 p.m., dos horas y media antes de la hora X", miró desde el balcón de Castel Gandolfo, declarando al mundo: "Ustedes saben  que el día hoy es diferente de los anterioresYa no sere mas el Sumo Pontífice de la Iglesia Católica, pero lo sere hasta las ocho de la tarde , luego ya no ».

En esta última frase, le tiembla la voz y la pronuncia en manera apresurada.

Carlo María Pace escribe: "El Papa Benedicto XVI pensó equivocadamente que automáticamente caducaría del Papado sin renunciar de ninguna manera, de hecho en esa ocasión no habló de ningún acto de renuncia de su parte que se llevara a cabo a las 8:00 p.m.del 28/02/2013 y solo mencionó una fecha y hora como final de su pontificado.

Precisamente porque pensó que el decaia automáticamente del Papado, cometió el error de pensar que ya había decaído del pontificado antes de esa fecha y hora (aunque si se corrigió inmediatamente).

Obviamente, como ya hemos observado, un Papa en cargo a todos efectos (como Benedicto XVI fue antes de las 8:00p.m de 28/02/'13), si no renuncia, sigue en todos los efectos en el encargo, por lo que Benedicto XVI, por haberse dimitido, sigue siendo hasta hoy el Papa en pleno encargo!

Además, de sus propias declaraciones en el libro-entrevista de Peter Seewald "Últimas conversaciones", (pp. 21-49, 217-226) sabemos que no dimitió de ninguna manera después de esa fecha y hora, pensando erróneamente que ya lo había hecho automáticamente el 28/02/'13 a las 8:00 pm y por lo tanto no poder renunciar después de esa fecha y hora".

El teólogo continúa: "Además, no es posible invocar, en este caso, la infalibilidad de sensus fidei omnium fidelium (es decir, el sentido de fe de todos los fieles) para proclamar que Benedicto XVI ya no es Papa a partir de las 8:00p.m. del 28/02/2013, porque no todos los fieles (incluyéndome a mí mismo) creían al mismo tiempo que Benedicto XVI ya no era Papa desde las 8:00p.m. del 28/02/2013. Yo mismo lo considero el Papa legítimo desde entonces".

Que la renuncia "establecida de antemano" no fue un "error" sino un retracción voluntaria  cuidadosamente preparada, queda claro al comparar el problema legal no resuelto con el hecho de que Ratzinger en los siguientes ocho años, NUNCA HA REMEDIADO diciendo "Ya no soy el Papa", ni afirmando que "el Papa es Francisco". Sólo repite que EL PAPA ES SOLO UNO.

Si hubiera sido un error involuntario, ¿por qué mantener esta ambigüedad perfecta y científica en sus declaraciones?

Pace continúa: "Por otro lado, el hecho de estar inactivo (como emérito n.d.r.) no hace automáticamente que un Papa, en pleno oficio, falle del Papado, por lo que la inactividad de Benedicto XVI no es un argumento contra el hecho incontrovertible de que Benedicto XVI sigue siendo el verdadero Papa".

Además de la ya con Declaratio auto invalidante en la que Benedicto anunció que renunciaría al ministerio (ejercicio práctico), pero no al munus (asignación divina) - dos elementos indivisibles de los que ya hemos escrito - este de Castel Gandolfo parece ser el golpe final a la validez de la renuncia de Benedicto XVI y, en consecuencia, a la validez de la elección de Jorge Mario Bergoglio. "Benedicto es el Papa y Bergoglio es cardenal-antipapa", dice Estefania Acosta, por lo menos hasta que algún buen canónigo demuestre lo contrario.

LO QUE PASÓ SEGÚN LA JURISTA.

La imagen completa de lo que Benedicto hizo fue explicada por la jurista Estefania Acosta en su reciente volumen legal: "El texto de la Declaratio escrito por Ratzinger fue cuidadosamente preparado, por lo que, en el primero, no se notó que Benedicto no renunciaba al cargo de Pontífice en absoluto. De hecho, vemos cómo en las declaraciones posteriores a su renuncia, Benedicto proporcionará varias pistas para que esta realidad pueda ser descubierta a través de un análisis cuidadosa del texto, que -no es de extrañar- está llena de errores latinos para llamar la atención.  Las otras pistas son también el hecho de que Benedicto sigue vistiéndose de blanco (justificándose a sí mismo con la frase aparentemente surrealista de que "ya no tiene thallaries negros en el armario" n.d.r.); entonces quiso mantener su residencia en el Vaticano, el nombre, la bendición apostólica y sigue insistiendo insistentemente en que "el Papa es uno" sin declarar nunca cuál de los dos es". La clave de la nulidad de su dimisión no es que Benedicto fuera "forzado". Benedicto actuó libremente en el sentido de que sabía bien lo que estaba haciendo, sabía que seguiría siendo el Papa porque no renunciaba a ser el Papa (munus) sino que simplemente declaraba renunciar al HACER el Papa (ministerium) o llevar a cabo (además sólo algunos) de las acciones prácticas que lleva a cabo el pontífice. Y esto invalida su renuncia, como veremos, ya que "ser" y "hacer" son indivisibles para el Papa".

Atención. Esta historia es un ROMPECABEZAS, como uno de esos juegos donde tienes que "unirte a los puntos". Debemos abrir tranquilamente, abrir nuestras mentes y ordenar las piezas a la luz de la lógica y el derecho canónico, de lo contrario siempre habrá algo que escape, alguna objeción no resuelta que queda por resolver teniendo en cuenta hacer inaceptable una situación que en realidad es una locura, también porque cada uno de nosotros ha sido sometido a martilleo psicológico por los medios de comunicación convencionales que han impuesto la figura de Bergoglio como Papa poniendo cuestiones de fondo en la caballería.

Profundizaciónes

A continuación le daremos todas las ideas sobre los diversos temas mencionados. Esperamos que alguien pueda ofrecer una explicación lógica y alternativa a TODO, (pero 20 canónigos de la Sagrada Rota ni siquiera han respondido a preguntas elementales) o que algo se haga rápidamente, por ejemplo convocando un SÍNODO.

Bergoglio acaba de esperar, en una entrevista con un importante periódico, que "esta crisis no se desperdicie, sino que se utilice para crear un nuevo orden mundial". No es precisamente tranquilizador, incluso para los laicos, ya que el papel político del "Papa Francisco" tiene relevancia mundial en dinámicas supranacionales que aún no están claras.

Si Bergoglio no es el Papa legítimo, nadie estará detrás de él y la Iglesia Católica terminará para siempre porque el próximo cónclave tendrá una mayoría de 80 cardenales inválidos, ya que son nombrados por un antipapa.

Entonces, ¿qué tal si valdría la pena seguir investigando el asunto?

                                                                   

                                                                                           Traducción por Anna Pellegrino

 

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