Rubriche
tratto dal n.05 - 1999


Tor Vergata.

Dalla certezza della fede alla certezza del dubbio sistematico


Il Papa all’Università di Roma Tor Vergata

Il Papa all’Università di Roma Tor Vergata

«Sono perfettamente consapevole io per primo che alla certezza della fede la cultura, anzi la stessa civiltà universitaria, non può che opporre la certezza del dubbio sistematico. Se ciò non ho detto a papa Giovanni Paolo II nella sua visita è solo perché non mi è parso opportuno ricordarlo a chi veniva come ospite, e ospite gradito al di là delle nostre personali convinzioni religiose». Lo ha scritto il rettore dell’Università di Roma Tor Vergata in risposta ad una lettera aperta in cui alcuni docenti dell’Ateneo lamentavano il rischio di una «prevaricazione “confessionale”» nella modalità con cui il rettore aveva organizzato e gestito la visita del Papa il 29 aprile scorso.





Alessio II

Alessio II

Russia
Alessio II: “Non utile” la visita del Papa a Mosca

Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, ha affermato di avere «dei dubbi» sulla «utilità» di una visita del Papa a Mosca fino a quando non saranno risolti i problemi con la Chiesa cattolica, in particolare in Ucraina. In dichiarazioni raccolte dall’agenzia Itar-Tass il 26 maggio, all’indomani di un incontro con il cardinale Achille Silvestrini, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, Alessio II ha sottolineato che un suo incontro con Giovanni Paolo II «non può esaurirsi in una stretta di mano davanti alle telecamere», ma deve portare alla firma di un documento congiunto sui contrasti tra le due Chiese in Ucraina occidentale.


Celam
Nel segno della continuità eletti i nuovi vertici dell’episcopato latinoamericano

Dall’11 al 14 maggio si è celebrata a Quito (Ecuador) la XXVII Assemblea del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). Nell’occasione sono stati eletti i vertici che guideranno questo organismo per il quadriennio 1999-2003. Non ci sono state grosse sorprese ed è stata mantenuta una certa continuità con la presidenza uscente dell’arcivescovo salesiano di Tegucigalpa (Honduras), Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga. Nuovo presidente è stato infatti eletto il colombiano Jorge Enrique Jiménez Carvajal, eudista, 57 anni, vescovo di Zipaquirá, negli ultimi quattro anni segretario generale dello stesso Celam. Primo vicepresidente è stato eletto Francisco Javier Errázuriz Ossa, 66 anni, dei padri di Schönstatt, arcivescovo di Santiago del Cile. Secondo vicepresidente è il brasiliano Geraldo Majella Agnelo, 66 anni, arcivescovo di São Salvador da Bahia, primate del Brasile e fino a pochi mesi fa segretario della Congregazione per il culto divino. Nuovo segretario generale è il messicano Felipe Arizmendi Esquivel, 59 anni, vescovo di Tapachula nel Chiapas. Fatto inedito, presidente del Comitato economico sarà un cittadino statunitense (di origini ispaniche): Roberto Octavio González Nieves, francescano, nato nel New Jersey 49 anni fa, da pochi mesi arcivescovo di San Juan de Puerto Rico, dopo essere stato ausiliare del cardinale Bernard Francis Law a Boston e vescovo di Corpus Christi in Texas.


Filippine
Il cardinale Sin contro la legge che prevede l’immunità ai soldati Usa

«Il Visiting Forces Agreement (Vfa) è un cavallo di Troia che non solo riverserà le sue interiora per minare la sovranità e la dignità di donne e bambini attraverso una virtuale impunità, ma troverà anche l’opposizione di Paesi con i quali non siamo in conflitto». Questo è il giudizio fortemente negativo dato dal cardinale di Manila, Jaime L. Sin, su una nuova legge che regolerà lo status delle truppe statunitensi presenti in futuro nell’arcipelago per esercitazioni militari congiunte con l’esercito filippino. Un altro presule filippino, Dinualdo D. Gutierrez, vescovo di Marbel, ha spiegato che la nuova legge renderebbe i militari statunitensi non perseguibili dalla legge filippina e, riferendosi alla tragedia del Cermis, ha detto: «Il pilota americano non è stato processato in Italia e negli Usa è stato assolto. Questo potrebbe accadere anche nelle Filippine». L’opposizione dell’episcopato non ha impedito comunque l’approvazione del Vfa da parte del Senato filippino con 18 voti a favore e 5 contro.


Dialogo
Il principe ereditario saudita incontra il Papa

Il 25 maggio Abdullah Bin Abdulaziz Al Saud, principe ereditario e vice primo ministro del Regno dell’Arabia Saudita, è stato ricevuto in udienza dal Papa. «Durante il colloquio» ha riferito un comunicato della sala stampa della Santa Sede «sono stati trattati temi di comune interesse, in particolare la questione di Gerusalemme».
Fra Santa Sede e Arabia Saudita non intercorrono rapporti diplomatici e nel regno wahabita è formalmente vietato ogni atto di culto non islamico. Secondo indiscrezioni giornalistiche, l’erede al trono e il Papa avrebbero parlato anche della libertà religiosa per i lavoratori stranieri (solo i cattolici sono circa mezzo milione).


Pedagogia necrofila
Lezioni di morte per i bambini delle scuole inglesi

Il governo Blair ha in programma l’introduzione della “lezione di morte” nelle scuole del Regno Unito. Lo ha rivelato il giornale domenicale Sunday Times nell’edizione del 23 maggio. Il corso di lezioni dal contenuto vagamente necrofilo, destinato agli adolescenti dagli undici anni in su, avrebbe lo scopo di insegnare ai ragazzi come affrontare i lutti familiari. Le lezioni si svolgeranno con la consulenza di medici, esperti e impresari delle pompe funebri. Nel corso dovrebbe essere inclusa la partecipazione a giochi di ruolo che simulano incidenti in cui le vittime sono i propri genitori. Critiche alla proposta sono giunte da alcuni psicologi dell’età infantile, secondo i quali le “lezioni di morte” comporterebbero una preoccupante intrusione dello Stato nella vita emotiva dei bambini.


Italia
Bossi alla Chiesa: «Chi s’assomiglia si piglia»

«La Chiesa non ha più forze politiche che abbiano abbastanza seguito e coerenza elettorale per dare battaglia. Chi s’assomiglia si piglia. La Chiesa ha valori spirituali, noi politici». Così ha risposto Umberto Bossi a chi gli chiedeva se si profilasse una stagione di collaborazione tra Lega Nord e Chiesa. Il botta e risposta è avvenuto a margine di un comizio tenuto il 24 maggio ad Acqui Terme (Alessandria). Nello stesso contesto, il sindaco della cittadina piemontese, Bernardino Bosio, ha riferito di un incontro avvenuto nei giorni precedenti a Roma tra lui, Bossi e il segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano.


Roma
Traslate le spoglie della serva di Dio Antonietta Meo

Il 3 maggio scorso le spoglie mortali della serva di Dio Antonietta Meo (Nennolina) sono state traslate nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. La storia di Antonietta, una bambina romana morta all’età di sei anni in odore di santità nel 1937, è già stata presentata ai lettori di 30Giorni (aprile 1998). La piccola bara di Nennolina, prelevata dal cimitero del Verano, è stata posta in una cappella per lei adibita vicino al luogo dove sono custodite le reliquie della passione di Gesù. Anche se la cerimonia si è svolta in forma privata, una folla di fedeli ha atteso il ritorno di Antonietta alla sua parrocchia. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo Agostino Superbo, assistente nazionale dell’Azione cattolica. Ha concelebrato l’abate cistercense Luigi Rottini, parroco di Santa Croce in Gerusalemme. Hanno assistito il professor Mario Sensi, postulatore della causa di beatificazione, e i vicepostulatori don Simone Fioraso e don Luca Zecchetto. Tra i partecipanti la sorella di Antonietta, Margherita Meo. Recentemente si è costituita un’associazione intitolata a Nennolina. L’associazione e la postulazione hanno sede nella parrocchia di Santa Croce in Gerusalemme. Se il processo si svolgerà speditamente, questa bambina romana sarà la più giovane santa, non martire, elevata agli onori degli altari.


Vescovi/1
Medina Estévez: «L’episcopato non può essere il coronamento di una carriera»

«L’intima e connaturale relazione tra il vescovo e la sua Chiesa particolare mostra chiaramente come l’ufficio episcopale sia di natura teologica, esprimendo di per sé la qualità di capo, propria di Cristo, nella sua diocesi. Sarebbe penoso che qualcuno considerasse l’episcopato come una mera “onorificenza”, come uno status di prestigio, una ricompensa o una promozione a coronamento di una “carriera” ecclesiastica. L’ufficio del vescovo è essenzialmente un servizio pastorale. È giustificato che ci siano vescovi che non siano pastori di una Chiesa particolare, ma queste situazioni, la cui storia è assai complessa, vanno considerate come eccezioni al luogo connaturale dell’episcopato in quanto esercizio della funzione di capo visibile in mezzo a una comunità diocesana. È vero che l’ordinazione episcopale inserisce l’ordinato all’interno del Collegio episcopale e lo rende corresponsabile, insieme agli altri vescovi e sotto l’autorità del vescovo di Roma, del bene comune di tutta la Chiesa. Ma è altrettanto vero che l’inserimento nel Collegio episcopale implica (almeno tendenzialmente) l’assunzione della responsabilità pastorale di capo di una diocesi: a riguardo, è significativa la consegna del pastorale nella ordinazione episcopale. È possibile che questo secondo aspetto non si verifichi di fatto o resti “in sospeso”, ma questo non vuol dire disconoscere che l’ufficio episcopale sia di per sé connesso alla qualità di pastore di una diocesi. È chiaro che dal punto di vista dei Padri e degli antichi riti di ordinazione episcopale, l’ordinazione aveva lo scopo di provvedere a dare a una Chiesa particolare il suo legittimo pastore. Ragioni storiche e varie circostanze pastorali hanno dato origine alla presenza nella stessa diocesi di altri vescovi oltre a quello diocesano, ma questi eventi, che sarebbe sbagliato scartare a priori come illegittimi, non derogano il principio dell’unicità del vescovo in ogni Chiesa particolare. In ogni diocesi c’è un solo vescovo diocesano e, se ce ne sono altri che lo aiutano, la loro autorità è vicaria e non propria. Quanto detto non significa neanche mettere in questione la legittimità della coesistenza, in uno stesso territorio, di due o più Chiese particolari, differenti in virtù del rito proprio di ciascuna di esse; ma anche questa situazione ha caratteristiche di eccezionalità. Spetta all’autorità legittima arbitrare i mezzi giuridici atti a garantire la convivenza ordinata di Chiese di rito diverso su uno stesso territorio».
Così il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, nel corso di una relazione, titolata Riflessioni sull’episcopato come elemento costitutivo della Chiesa, offerta durante un simposio sulla figura del vescovo organizzato nel marzo scorso dal Pontificio Ateneo della Santa Croce.


Vescovi/2
Ruini: trasferimento di diocesi non vuol dire carrierismo

L’intervista al cardinale Bernardin Gantin, pubblicata nello scorso numero di 30Giorni, sull’opportunità di tornare alla prassi antica di evitare i trasferimenti episcopali da diocesi a diocesi per eliminare «arrivismi e carrierismi», ha trovato una vasta eco sui mass media. Ne ha parlato persino Sat2000, la tv della Conferenza episcopale italiana. È avvenuto il 21 maggio, ultimo giorno della XLVI Assemblea generale della Cei, nel corso della trasmissione Cantiere Italia: il Paese e i suoi vescovi dedicata al tema “Quanto contano i vescovi?”. Il programma, condotto dai giornalisti Monica Mondo e Massimo Bernardini, aveva come ospiti il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente della Cei, e quattro intellettuali di varia estrazione culturale: Giorgio Rumi, Giovanni Minoli, Giuseppe Vacca, Giano Accame. A un certo punto della trasmissione, dopo un servizio dedicato alla giornata tipo di un vescovo italiano (nello specifico quella di Salvatore Boccaccio, ordinario di Sabina-Poggio Mirteto), Minoli ha introdotto il tema del carrierismo ecclesiastico. Di seguito pubblichiamo la trascrizione della breve discussione che è seguita:
«Minoli: Eminenza, posso fare una domanda piccola, breve, rapidissima? Abbiamo visto la storia di questo vescovo, la sua vita: farà carriera questo vescovo? So che c’è stato un problema...
Mondo: Cosa vuol dire fare carriera per un vescovo?
Ruini: Vuol dire che un vescovo, essendo vescovo di una diocesi più piccola, passa in una diocesi più grande. In poche parole vuol dire questo.
Minoli: So che c’è stato un po’ di... Capita? Com’è? C’è questo problema?
Ruini: Il problema è molto semplice: è che le diocesi si liberano quando un vescovo o muore, oppure compie una certa età, passa i 75 anni, o viene a sua volta trasferito in un’altra diocesi. E a questa diocesi [che si libera] si può provvedere in due modi: o nominando vescovo un prete, uno che prima non era vescovo, oppure trasferendo chi era già vescovo. Di solito nelle diocesi più importanti vanno persone che hanno fatto già un’esperienza da vescovo. La prassi odierna è, non sempre, ma prevalentemente questa. Io non so se si può definire questo un fare carriera.
Minoli: Lo dico perché c’è stata...
Ruini: Sì, lo so che c’è stata questa polemica di recente...
Mondo: Il cardinal Ruini e Minoli fanno riferimento...
Ruini: ...ad un articolo, un’intervista del cardinale Gantin...
Mondo: ...che è stata fatta su 30Giorni...
Ruini: Io posso dire che aver fatto per tanti anni il professore, aver fatto per tre anni il vescovo ausiliare a Reggio Emilia mi ha molto aiutato quando sono diventato segretario della Cei. Ed aver fatto per cinque anni il segretario della Cei mi ha aiutato a diventare poi cardinale vicario del Papa e presidente della Cei. Questo mi pare abbastanza normale, abbastanza logico».


Diplomazia/1
Nuovi nunzi in Uganda e Turchia

A maggio sono stati nominati nuovi nunzi in Uganda, Turchia e Turkmenistan, Tanzania e Ucraina.
Il 10 maggio l’arcivescovo Christophe Pierre, francese, 53 anni, è stato nominato nunzio in Uganda. Entrato nel corpo diplomatico vaticano nel ’77, ha prestato la propria opera nelle rappresentanze pontificie di Nuova Zelanda, Zimbabwe, Cuba, Brasile e presso l’ufficio Onu di Ginevra. Dal ’95 era nunzio ad Haiti.
Il 15 maggio l’arcivescovo Luigi Conti, 70 anni, di Ceprano (Frosinone), è stato nominato nunzio in Turchia e Turkmenistan. Nella diplomazia vaticana dal ’59, ha lavorato in Indonesia, Venezuela, Belgio e Francia. Successivamente è stato osservatore permanente presso l’Unesco dal ’71 al ’75, nunzio in Haiti e delegato nelle Antille (’75-’83), pronunzio in Iraq e Kuwait (’83-’87) e nunzio in Ecuador (’87-’91). Dal ’91 era nunzio in Honduras.
Il 22 maggio l’arcivescovo Luigi Pezzuto, 53 anni, pugliese, è stato nominato nunzio in Tanzania. In diplomazia dal ’78, ha lavorato in Ghana, Paraguay, Papua Nuova Guinea, Brasile, Senegal, Ruanda e Portogallo. Incaricato d’affari ad interim in Congo e Gabon dal ’95, l’anno successivo è stato nominato nunzio in quegli stessi Paesi.
Lo stesso giorno il croato Nikola Eterovic, 48 anni, è stato nominato nunzio in Ucraina e arcivescovo titolare di Sisak. In diplomazia dall’80, Eterovic ha lavorato in Costa d’Avorio, Spagna, Nicaragua e poi nella seconda sezione (rapporti con gli Stati) della Segreteria di Stato.


Diplomazia/2
La scomparsa di Tagliaferri

Il 21 maggio, dopo una lunga malattia, si è spento a Parigi l’arcivescovo Mario Tagliaferri, nunzio apostolico in Francia dal ’95.
Nato ad Alatri (Frosinone) nel 1927, ordinato sacerdote nel ’50, nel ’54 fu chiamato ad entrare nel servizio diplomatico della Santa Sede. Arcivescovo dal ’70, prima di approdare a Parigi è stato pronunzio nella Repubblica Centrafricana (’70-’75), a Cuba (’75-’78), nunzio in Perù (’78-’85) e in Spagna (’85-’95).


Diplomazia/3
Nuovi ambasciatori presso la Santa Sede

Il 20 maggio il Papa ha accolto le lettere credenziali dei nuovi ambasciatori presso la Santa Sede che non risiederanno a Roma. Si tratta dei nuovi rappresentanti di Ucraina (Nina Kovalska, 62 anni, ambasciatrice anche in Svizzera), Australia (Robert George Halverson, 62 anni, ambasciatore anche in Irlanda), Malta (James Farrugia, 77 anni), Barbados (Peter Patrick Kenneth Simmons, 57 anni, ambasciatore anche a Londra), Monaco (Jean-Claude Michel, 64 anni), Islanda (Hjámar W. Hannesson, 53 anni, ex ambasciatore a Pechino) e Thailandia (Ronarong Nopakun, 58 anni, ambasciatore anche in Svizzera). Ha presentato le lettere credenziali anche il primo rappresentante dello Yemen (Mohy Al-Dhabbi, 44 anni, ambasciatore anche in Germania).




Incontri.

Padre Pio e Lefebvre


Marcel Lefebvre e Padre Pio

Marcel Lefebvre e Padre Pio

Il 2 maggio si è svolta a Roma la cerimonia di beatificazione di Padre Pio di Pietrelcina. Il giorno precedente il Corriere della Sera ha pubblicato una foto del frate con l’arcivescovo Marcel Lefebvre. L’immagine documenta l’unico incontro tra Padre Pio e il presule francese, avvenuto il 31 marzo 1967. «Incontro brevissimo,» ha ricordato Lefebvre nell’83 «dopo aver assistito alla santa messa mattutina celebrata da Padre Pio: il quale ebbe da me la richiesta di una benedizione cui egli si sottrasse volendo baciare con umiltà il mio anello pastorale, e insistendo, per converso, a ottenere, lui, la mia benedizione».




Bidawid,

il Patriarca caldeo di Baghdad, dal Papa



Il 14 maggio Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza una delegazione interreligiosa irachena, guidata da Raphael I Bidawid, Patriarca cattolico di Babilonia dei Caldei (nella foto, alla destra del Papa), e composta dall’imam sciita della moschea di Kadum, Hussein Ismail Hayder Al-Sader (col copricapo nero), dal presidente sunnita del Consiglio di amministrazione della Iraqi Islamic Bank, Abdul Latif Hemin Mohammed (col copricapo bianco), e da un rappresentante del Ministero del Culto (in giacca). Scopo della visita, ha dichiarato il portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls, «era di rendere omaggio a Sua Santità e ringraziarlo per la sollecitudine con la quale segue le sorti dell’intera popolazione dell’Iraq». Lo stesso portavoce non ha fatto cenno all’ipotesi di un viaggio del Papa in Iraq, per visitare Ur dei Caldei, la città dove secondo la tradizione nacque Abramo, che pure è allo studio. A fine maggio il patriarca Bidawid ha comunque dichiarato: «Dopo l’udienza [del 14] ho subito inviato al governo iracheno una raccomandazione perché compia il passo ufficiale dell’invito alla Santa Sede per il viaggio del Papa».


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