Magdi Allam chiede più protezione: “L’attentato a Rushdie conferma che la fatwa non decade”

16 Ago 2022 19:34 - di Penelope Corrado
Magdi Cristiano Allam

Magdi Cristiano Allam si rivolge al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere una maggiore sicurezza e di intervenire per ”adeguare la mia protezione”. L’attentato a Rushdie, sottolinea, “è avvenuto per carenza di scorta” e dimostra che “la condanna a morte del ‘nemico dell’islam’ non decade mai”.

L’attentato a Rushdie 33 anni dopo la fatwa

“Il grave attentato terroristico islamico perpetrato negli Stati Uniti venerdì 12 agosto nei confronti dello scrittore Salman Rushdie, 33 anni dopo la ‘fatwa’, responso giuridico islamico, emessa dalla ‘Guida suprema’ dell’Iran l’imam Khomeini il 14 febbraio 1989, ci obbliga a prendere atto che la condanna a morte del ‘nemico dell’islam’, sia in quanto ‘apostata’, Rushdie è nato musulmano ma si professa ateo, sia in quanto ‘blasfemo’, perché avrebbe offeso Allah e Maometto nel suo romanzo ‘I versi satanici’ del 1988, non decade mai e non si estingue se non con la sua morte”, si legge nella lettera di Allam al Capo dello Stato.

Il musulmano che uccide il ‘nemico dell’islam’, ricorda, “lo fa nella certezza di obbedire a Allah e a Maometto, che con il suo eventuale ‘martirio’ conquisterà il Paradiso islamico e, nel caso specifico di Rushdie, riscuoterà una cospicua taglia che attualmente ammonta a 3,3 milioni di dollari promessa dalla Fondazione 15 Khordad che è un’istituzione dello Stato iraniano. Ebbene l’errore fatale delle autorità di Sicurezza americane è stato di ridurre drasticamente la protezione a Rushdie, immaginando che dopo 33 anni dalla ‘fatwa’ di Khomeini e in assenza di nuovi indizi di pericolo, la minaccia alla sua vita fosse venuta meno. Il terrorista islamico ha potuto infliggergli 15 coltellate al volto, alla gola e all’addome prima dell’arrivo di cinque poliziotti che sono riusciti a bloccarlo. Tutti noi preghiamo affinché possa salvarsi e tornare a vivere normalmente”.

“Dal 2003 vivo sotto scorta per le minacce islamiche”

“Dal marzo 2003 vivo sotto scorta per una decisione delle autorità di Sicurezza dello Stato, che ringrazio per la tutela della mia incolumità fisica, a causa di condanne e di minacce di morte da parte di terroristi e estremisti islamici all’estero e in Italia. Nell’informativa raccolta all’epoca dal Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica) si afferma che il Movimento islamico palestinese Hamas, ad oggi considerato dall’Unione Europea una organizzazione terroristica, ha ‘manifestato un forte risentimento nei confronti di Magdi Allam, editorialista de ‘La Repubblica’ ed inviato attualmente in Kuwait’, e che ci sono ‘possibili rischi incombenti sul giornalista, con particolare riguardo alla sua incolumità fisica'”.

Magdi Cristiano Allam è reo di essersi convertito al cattolicesimo

“Successivamente autorevoli rappresentanti in Italia e in Europa che ideologicamente fanno riferimento al Movimento estremista dei “Fratelli Musulmani” a cui aderisce Hamas, messo fuorilegge in quanto organizzazione terroristica da Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan, mi hanno pubblicamente condannato come ‘nemico dell’islam’, una sentenza che si traduce inequivocabilmente nella mia condanna a morte”, sottolinea Magdi Cristiano Allam. “Nel 2008, dopo la mia scelta di convertirmi dall’islam al cristianesimo, a seguito dell’intercettazione di comunicazioni di terroristi islamici in cui si manifestava la decisione di uccidermi, menzionandomi insieme al Papa Benedetto XVI che mi aveva battezzato nella Basilica di San Pietro, e in una distinta comunicazione insieme all’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la mia scorta fu portata al “primo livello eccezionale” con complessivi 11 carabinieri, 4 macchine blindate, mentre per gli spostamenti più lunghi usufruivo degli aerei dei Servizi segreti. Ero il civile più scortato d’Italia”.

Magdi Cristiano Allam convertito col battesimo di Benedetto XVI

“Per 56 anni sono stato il cittadino italiano di fede islamica che più di altri si è prodigato per affermare in Italia un ‘islam moderato’ e un ‘islam italiano’. Il 10 settembre 2004 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per la prima volta nella Storia d’Italia, mi ricevette al Quirinale insieme a una delegazione di sette cittadini italiani musulmani, firmatari del ‘Manifesto contro il terrorismo e per la vita’, da me pubblicato sul “Corriere della Sera” di cui ero vice-Direttore. Il Presidente Ciampi ci manifestò l’apprezzamento per l’iniziativa e ci esortò a essere il modello di riferimento per i musulmani in Italia. Ma quel Manifesto e l’iniziativa del Presidente Ciampi furono condannati dai rappresentanti delle organizzazioni islamiche che controllano gran parte delle moschee presenti sul territorio italiano”.

“Mi hanno ridotto drasticamente la scorta, Mattarella intervenga”

“Sono anni che gradualmente si sta allentando la sicurezza accordatami dopo che lo Stato aveva ritenuto di portarla al massimo livello. Nonostante la mia denuncia di minacce di morte ricevute sia in Rete sia in luoghi pubblici, non vi è stato alcun seguito concreto. Attualmente la mia protezione è limitata a due carabinieri, che si riduce a un carabiniere quando scendo dall’auto della scorta. Dal 15 giugno 2018 mi è stata tolta la vigilanza fissa che avevo presso la mia abitazione e nelle strutture dove pernottavo ovunque in Italia. Io non ho paura della morte. A 70 anni so bene che la morte ci appartiene. Da credente mi riconosco nel testamento spirituale di Paolo Borsellino: ‘È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola’. Chiedo a Lei, Signor Presidente della Repubblica, di fare ciò che in suo potere per tutelare in modo adeguato la mia sicurezza e consentirmi di andare avanti nella missione di dire la verità in libertà anche nei confronti dell’islam. Siamo tutti sulla stessa barca. Se dovessero uccidere la mia libertà, morirà la libertà di tutti noi”, conclude.

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