Cronache

Ora cambia tutto: così il Papa riforma la Curia romana

Laici alla guida dei Dicasteri, niente più Congregazioni, estensione del potere della segreteria di Stato e "declassamento" dell'ex Sant'Uffizio

Ora cambia tutto: così il Papa riforma la Curia romana

Adesso ci siamo: tra le priorità di Jorge Mario Bergoglio è sempre stato possibile annoverare la riforma della Curia romana. Il Papa, poco dopo il Conclave in cui è stato eletto, ha messo in piedi un consiglio formato da nove cardinali, che poi, per vicissitudini varie, ma pure per qualche presunto scandalo, sono diventati sei.

Dal momento dell'insediamento, quello che è stato chiamato "C9" si è anche messo a ragionare su quale fosse il modo migliore per riformare "nel profondo" tanti meccanismi ecclesiastici, specie quelli considerati desueti. Quella della riforma interna alla Santa Sede assomiglia a una battaglia campale, nel senso di davvero complessa, perché sfiora equilibri di un certo peso: il fine, qualunque sia l'esito del progetto riformistico del Santo Padre, sembra soprattutto quello di semplificare l'organizzazione clericale. La formalizzazione arriverà, nel caso il quadro che stiamo per presentare venisse suffragato da conferme, durante la stagione autunnale. Per ora è lecito parlare solo di bozza. Come ha fatto il vaticanista Sandro Magister sul suo blog, che è la fonte dei contenuti che elencheremo. Procediamo dando per scontato che il Papa e il C9 riusciranno nel loro intento, quindi annoverando le sostanziali modifiche che il testo apporterebbe alla situazione odierna.

Il primo dato che vale la pena rimarcare riguarda le Congregazioni, che cambierebbero titolazione in "Dicasteri". Quelli che peraltro oggi già esistono. Tramite questo passaggio, insomma, si opererebbe una prima semplificazione. Ora come ora, le Congregazioni sono guidate da cardinali ma, un domani più o meno prossimo, quello che sino ad oggi è sempre stato un dato ovvio, potrebbe mutare: nella bozza non c'è, infatti, una prescrizione secondo cui il vertice, cioè il ruolo di prefetto, debba essere ricoperto da un porporato, un vescovo o un consacrato. I laici, quindi, potrebbero prendere il sopravvento alla guida dei "ministeri" del Vaticano. Non è una innovazione di poco conto: può essere interpretata alla luce di una tendenza, molto in voga nella Conferenza episcopale teutonica, che punta alla laicizzazione della gestione parrocchiale ed ecclesiastica.

Poi c'è la questione della Congregazione per la Dottrina della Fede, cioè l'ex Sant'Uffizio, il cui prefetto viene anche definito "custode delle fede": bene, Sandro Magister ha fatto notare come si possa parlare di "declassamento". In estrema sintesi: conterebbe molto meno. Ma andiamo avanti. Una funzione che continuerebbe ad essere esercitata solo e soltanto da un cardinale ci sarebbe ancora: quella di segretario di Stato, che è l'incarico oggi ricoperto dal cardinale Pietro Parolin. In quel caso, e solo in quello, sarebbe previsto un obbligo specifico in favore, per così dire, di un porporato. Un'ulteriore annotazione, ancora, può essere fatta in relazione alla prefettura della Casa pontifica, quella di cui oggi è titolare monsignor Gaenswein: verrebbe un po' depotenziata.

La bozza di riforma sta circolando e più di qualche fattore suggerisce di come possa divenire definitiva in breve tempo: il Papa argentino cambierebbe, forse per sempre, la struttura ecclesiastica della Santa Sede.

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