L’altare dimenticato

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    Lo scorso mese di luglio, dopo 104 anni passati nell’oblio, è stata ritrovata la grande lastra di granito, adibita ad altare, dove gli allora avversari austriaci celebrarono una Messa a ricordo degli alpini del battaglione Morbegno, caduti nella prima battaglia della Guerra Bianca. È necessario ritornare al 23 maggio 1915, giorno precedente lo scoppio delle ostilità, quando i comandi militari italiani ordinarono al piccolo reparto di alpini che presidiava il Passo del Monticello, oggi Passo Paradiso, di abbandonare la posizione perché ritenuta di difficile mantenimento. Di tale decisione approfittarono gli austriaci per occupare tutto il territorio circostante e dominare sull’intera Sella del Tonale e sulla strada che da Ponte di Legno sale alle prime linee italiane, dislocate a ridosso del passo.

    Nasceva quindi immediata, dopo il frettoloso abbandono, la necessità di rioccupare il Passo del Monticello e la Conca Presena, diventate una spina nel fianco per le nostre difese sull’importante valico del Tonale. L’azione, stabilita per il 9 giugno 1915, veniva affidata al battaglione Morbegno del 5º Alpini che doveva procedere ad un audace attacco aggirante, anziché un prevedibile assalto diretto portato dal Tonale. Gli alpini dalle nappine bianche partirono da Ponte di Legno (1.258 m) alle ore 12 dell’8 giugno, risalirono la Valle Narcanello, il ghiacciaio del Pisgana fino al Passo omonimo (2.935 m). Discesero quindi in Conca Mandrone (2.661 m) e risalirono il Passo Maroccaro (2.975 m), compiendo così un dislivello di quasi duemila metri e giungendovi alle ore 7 del giorno successivo con un ritardo di circa tre ore sulla tabella di marcia.

    La salita, che occupò tutta la notte, si rivelò faticosissima e resa ancor più difficile dalle pessime condizioni della neve, dalla pioggia e dalla tormenta che durò per otto ore sulle complessive diciannove di cammino prima di giungere ai posti di combattimento. Le fasi successive sono narrate in un passaggio del diario del capitano Angelo Gatti, all’epoca in forza al Comando della 1ª Armata: “La neve era diventata tenera causa l’acqua della notte mentre che per solito in quella vedretta è sempre dura; l’avanzata fu quindi faticosa: (i soldati erano con la neve fino alle anche. Pure continuavano andare avanti, sperando che la nebbia, che allora si era levata, li portasse fin sotto il nemico non visti).

    La 44ª compagnia verso le 7,30 raggiunse quota 2.646 e qui si diradò la nebbia: erano allora ancora in mezzo alla neve, legati in tutti i modi. Fu questo l’origine dell’insuccesso. La sorpresa c’era stata: erano a 200 metri dal nemico, se la nebbia avesse durato ancora venti minuti tutto andava bene”. Diverse furono le cause che portarono al fallimento di questa azione che segnò il battesimo della Guerra Bianca: la grande fatica sostenuta nella marcia di avvicinamento, la divisa grigioverde che consentì agli osservatori del Forte austriaco di Saccarana, al di là del Passo del Tonale, di scorgerli per tempo e dare l’allarme, il mancato apporto dell’artiglieria italiana e l’effetto sorpresa mancato negli ultimi metri prima dell’attacco. Al termine della battaglia rimasero sul campo 18 soldati caduti e 21 dispersi, quasi tutti feriti gravi e Caduti non identificati. Persero la vita anche 4 ufficiali: il capitano Villani e i sottotenenti Arrigoni, Petterino e Pompele.

    Dopo lunghe ricerche sono stati identificati 21 caduti di quel giorno, in larga parte alpini dei distretti di Como e Lecco, tradizionali zone di reclutamento del Morbegno. A ricordo del sacrificio di così tante vite umane, con grande senso cavalleresco e profonda fede, segno di una fratellanza che nemmeno le armi potevano violare, gli austriaci celebrarono una Messa immortalata in alcune suggestive immagini. Di quella funzione religiosa il Museo della Guerra Bianca di Temù conserva tre riproduzioni fotografiche e proprio attraverso queste immagini, girando in largo e in lungo le pietraie a monte del Passo Paradiso, poco discosta dal sentiero che conduce al Passo del Castellaccio, lo scorso mese di luglio ho ritrovato la grande lastra di granito utilizzata come altare per la cerimonia. Con grande emozione ho potuto constatare che dopo oltre cent’anni nulla era cambiato!

    Su quelle stesse pietre e su quell’altare ritrovato, lo scorso 9 agosto il Museo della Guerra Bianca, di cui sono Presidente, ha organizzato una commovente manifestazione per ricordare quel lontano evento. Don Antonio Leoncelli ha celebrato la Messa, accompagnata dai cori Vallecamonica e La Pineta diretti dal Maestro Francesco Gheza. Intervallati da canzoni sulla Grande Guerra, l’attore Luciano Bertoli ha letto le commoventi testimonianze di alcuni soldati camuni. Erano presenti il vessillo della Sezione di Como e i gagliardetti dei Gruppi di Saronno, Valmadrera e Passirano, insieme al Labaro del Nastro Azzurro Sezione di Lecco a rappresentare i numerosi decorati di quel 9 giugno 1915.

    L’altare ritrovato, a oltre cent’anni dall’evento, è oggi muta testimonianza di quei tragici eventi e monito perché tutti si impegnino nella custodia della pace. Per non dimenticare.

    Walter Belotti